tag:blogger.com,1999:blog-49350460817641014672024-03-13T21:52:09.434+01:00Scritti di Joseph RatzingerPrima di iniziare a leggere il blog preghiamo per il Pontefice Emerito Benedetto XVI!Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.comBlogger107125tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-39594351159445654652018-09-16T20:38:00.000+02:002018-09-16T20:42:09.752+02:00Gesù non è venuto a insegnarci una filosofia, ma a mostrarci una via, anzi, la via che conduce alla vita - XXIV Domenica del Tempo Ordinario - Anno B<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 14.6667px; text-align: center;">
<b><i>Angelus</i> di Benedetto XVI</b></div>
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 14.6667px; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 14.6667px; text-align: center;">
di Domenica 13 settembre 2009</div>
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 14.6667px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 14.6667px; text-align: justify;">
In questa Domenica – la 24.ma del Tempo Ordinario – la <b>Parola di Dio ci interpella con due questioni cruciali </b>che riassumerei così: “<b>Chi è per te Gesù di Nazaret?</b>”. E poi: “<b>La tua fede si traduce in opere oppure no?</b>”. </div>
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 14.6667px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 14.6667px; text-align: justify;">
La prima domanda la troviamo nel Vangelo odierno, là dove Gesù chiede ai suoi discepoli: “Voi, chi dite che io sia?” (<i>Mc</i> 8,29). La risposta di Pietro è netta e immediata: “Tu sei il Cristo”, cioè il Messia, il consacrato di Dio mandato a salvare il suo popolo. <b>Pietro e gli altri apostoli, dunque, a differenza della maggior parte della gente, credono che Gesù non sia solo un grande maestro, o un profeta, ma molto di più. Hanno <i>fede</i>: credono che in Lui è presente e opera Dio.</b> Subito dopo questa professione di fede, però, quando Gesù per la prima volta annuncia apertamente che dovrà patire ed essere ucciso, lo stesso Pietro si oppone alla prospettiva di sofferenza e di morte. Gesù allora deve rimproverarlo con forza, per fargli capire che <b>non basta <i>credere</i> che Lui è Dio, ma spinti dalla carità bisogna <i>seguirlo</i> sulla sua stessa strada, quella della croce</b> (cfr <i>Mc</i> 8,31-33). </div>
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<br /></div>
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 14.6667px; text-align: justify;">
<b><span style="color: red;">Gesù non è venuto a insegnarci una filosofia, ma a mostrarci una via, anzi, <i>la</i> via che conduce alla vita.</span></b></div>
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<br /></div>
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 14.6667px; text-align: justify;">
Questa via è l’amore, che è l’espressione della vera fede. Se uno ama il prossimo con cuore puro e generoso, vuol dire che conosce veramente Dio. <b>Se invece uno dice di avere fede, ma non ama i fratelli, non è un vero credente. Dio non abita in lui.</b> Lo afferma chiaramente san Giacomo nella seconda lettura della Messa di questa Domenica: “Se non è seguita dalle opere, [la fede] in se stessa è morta” (<i>Gc</i> 2,17). </div>
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 14.6667px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 14.6667px; text-align: justify;">
A questo proposito, mi piace citare uno scritto di san Giovanni Crisostomo, uno dei grandi Padri della Chiesa, che il calendario liturgico ci invita oggi a ricordare. Proprio commentando il passo citato della <i>Lettera di Giacomo</i> egli scrive: “<b>Uno può anche avere una retta fede nel Padre e nel Figlio, così come nello Spirito Santo, ma se non ha una retta vita, la sua fede non gli servirà per la salvezza.</b> Quando dunque leggi nel Vangelo: «Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio» (<i>Gv</i>17,3), non pensare che questo verso basti a salvarci: sono necessari una vita e un comportamento purissimi” (cit. in J. A. Cramer, <i>Catenae graecorum Patrum in N.T.</i>, vol. VIII:<i> In Epist. Cath. et Apoc.</i>, Oxford 1844).</div>
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<br /></div>
<div style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 14.6667px; text-align: justify;">
[...]</div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-41329892423591835612015-04-03T12:33:00.003+02:002015-04-03T12:34:42.958+02:00L’apertura del cristiano al mondo, della quale oggi si sente tanto parlare, non può reperire il proprio modello altrove che nel fianco aperto del Signore<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Testo di Joseph Ratzinger da Karl Rahner-Joseph Ratzinger, <i>Settimana Santa</i>, Queriniana, Brescia 2012, § Venerdì Santo, Seconda meditazione, pp 61-64.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Volgiamo
ancora una volta il nostro sguardo al lato aperto del Cristo crocifisso,
giacché questo sguardo costituisce il senso intimo del Venerdì santo che vuole
riportare i nostri occhi via da tutte le attrazioni del mondo, dalla fata
Morgana delle sue promesse in vetrina, al vero punto direzionale che unico ci
può garantire il cammino [61] in mezzo al groviglio di viuzze che girano sempre
attorno allo stesso posto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Giovanni
ha espresso in maniera ancora diversa, rispetto a quella precedentemente
considerata, il pensiero che la chiesa deve la sua origine più profonda al
fianco trafitto di Cristo. Egli accenna al fatto che dalla ferita del fianco
sono usciti sangue ed acqua. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Sangue
ed acqua stanno ad indicare per lui i due sacramenti fondamentali, battesimo ed
eucaristia, che a loro volta costituiscono il contenuto autentico
dell’esser-chiesa della chiesa.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Battesimo
ed eucaristia sono i due modi in cui gli uomini possono essere inseriti nello
spazio vitale di Gesù Cristo. <b><span style="background: yellow; mso-highlight: yellow;">Il battesimo sta a significare
infatti che un uomo diventa cristiano e si pone sotto il nome di Gesù Cristo. E
questo stare sotto un nome significa molto di più che un puro gioco di parole;
ciò che sta a significare può essere visto un po’ attraverso l’evento del
matrimonio e la comunità di nome che si istituisce tra due persone come
espressione dell’unione vicendevole del loro essere, che avviene appunto nel
matrimonio.<o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><span style="background: yellow; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Il
battesimo che, come attuazione sacramentale del divenire cristiani, ci unisce
al nome di Cristo, sta a significare esattamente un evento simile al
matrimonio: compenetrazione della nostra esistenza con la sua, inserimento
della nostra vita nella sua, che diventa cosi criterio e spazio del mio essere
umano.</span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">L’Eucaristia
è a sua volta comunione di mensa con il Signore che ci vuole trasformare in lui
per condurci cosi l’uno verso l’altro, giacché tutti mangiamo Io stesso pane.
Non siamo infatti noi ad assumere il corpo del Signore, ma e lui che ci cava,
per [62] così dire fuori da noi stessi e ci inserisce in lui per farci chiesa.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Giovanni
riconduce i due sacramenti alla croce; egli li vede defluire dal fianco aperto
del Signore e considera quindi compiuta la parola del discorso di congedo: io
vado e torno a voi. Proprio mentre me ne vado vengo a voi; anzi la mia
dipartita – la morte sulla croce – è essa stessa il mio ritorno. Fin quando
vivremo il nostro corpo non e soltanto il ponte che ci unisce vicendevolmente,
ma anche la barriera che ci separa, ci rinchiude nell’inaccostabilità del
nostro io dentro alla nostra forma spazio-temporale. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Il
fianco aperto diventa nuovamente il simbolo della nuova apertura che il Signore
viene a costituire mediante la sua morte: ormai la barriera del corpo non lo
lega più, sangue ed acqua scorrono attraverso la storia. In quanto risorto egli
è lo spazio aperto che ci chiama tutti. Il suo ritorno non è soltanto un
avvenimento lontano, alla fine dei tempi, ma è iniziato già nell’ora della sua
morte, a partire dalla quale egli viene sempre nuovamente in mezzo a noi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Nella
morte del Signore si è compiuto quindi il destino del seme di grano: nel pane
di grano dell’eucaristia noi riceviamo l’inesauribile moltiplicazione di pane
dell’amore di Gesù Cristo, sufficiente a saziare la fame di tutti i tempi e che
proprio in questa maniera vuole assumere anche noi al servizio di questa
moltiplicazione di pani. I due (sic) pani di orzo della nostra vita potranno
apparire inutili, ma il Signore ha bisogno di essi e li esige.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>I sacramenti della chiesa sono, come
questa, tutto del seme di grano morente. Riceverli si</b>[63]<b>gnifica per noi donarci a quel movimento da
cui essi provengono. <o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Si
esige cioè da noi di penetrare in quel perdersi, senza del quale non ci
possiamo ritrovare: <b><span style="background: yellow;">«</span></b><b><span style="background: yellow;">Chi vuole conservare la sua vita la
deve perdere; ma chi la perderà per il mio nome e per il vangelo, la
conserverà»; questa parola del Signore è la formula fondamentale della vita
cristiana.</span></b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">La fede in ultima analisi non è niente
altro che il dire di sì a questa santa avventura del perdersi, e proprio qui, a
partire dal suo nucleo profondo non è altro che amore autentico. <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background: yellow;">La
fede cristiana riceve quindi la sua forma determinante dalla croce di Gesù
Cristo e l’apertura del cristiano al mondo, della quale oggi si sente tanto
parlare, non può reperire il proprio modello altrove che nel fianco aperto del
Signore, espressione di quell'amore radicale che solo può redimere.</span></b><b> <o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Dal
corpo trafitto del crocifisso sono usciti sangue ed acqua. Ciò che in primo<o:p></o:p></span></div>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">luogo
e segno della sua morte, espressione del suo fallimento nell’abisso della
morte, è nello stesso tempo un nuovo inizio: il crocifisso risorgerà e non morrà
più... <b><span style="background: yellow; mso-highlight: yellow;">Dalla profondità della morte si innalza la promessa della
vita eterna. Sulla croce di Gesù Cristo brilla già sempre lo splendore
vittorioso del mattino di Pasqua. Vivere con lui a partire dalla croce
significa quindi sempre vivere anche sotto la promessa della gioia pasquale</span>
</b>[64].</span><span style="font-size: 14.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-54201389368040511522015-03-30T09:03:00.000+02:002015-03-30T09:06:56.200+02:00L'ingresso in Gerusalemme di Gesù<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: Georgia, serif;">tratto da Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, <i>Gesù di Nazaret. Dall’ingresso in
Gerusalemme fino alla Risurrezione</i>, Libreria Editrice Vaticana, Città del
Vaticano 2011, pp. 11-34</span><span style="font-family: 'Times New Roman', serif; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Capitolo
1 - Ingresso in Gerusalemme e purificazione del Tempio<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<b><span style="font-family: "Georgia","serif";"><i>1. L’ingresso in Gerusalemme</i><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Il Vangelo di Giovanni riferisce su <b>tre feste di Pasqua, che Gesù ha celebrato
durante il periodo della sua vita pubblica</b>: una prima Pasqua, alla quale
era legata la purificazione del tempio (2,13-25); la Pasqua della
moltiplicazione dei pani (6,4) e infine la Pasqua della morte e risurrezione
(p. es. 12,1; 13,1), che è divenuta la «sua» grande Pasqua, sulla quale si fonda
la festa cristiana, la Pasqua dei cristiani. <b>I sinottici hanno trasmesso notizia di una sola Pasqua: quella della
croce e risurrezione; in Luca il cammino di Gesù appare quasi come un unico
ascendere in pellegrinaggio dalla Galilea fino a Gerusalemme.</b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">È una «ascesa» innanzitutto nel senso geografico:
il Mare di Galilea è situato a 200 metri circa sotto il livello del mare, l’altezza
media di Gerusalemme è di 760 metri al di sopra di tale livello. Come gradini
di questa salita, <b>ciascuno dei sinottici
ci ha trasmesso tre profezie di Gesù circa la sua passione</b>, alludendo con ciò
anche all’ascesa interiore, che si svolge nel cammino esteriore: <b>l’andar su verso il tempio come luogo dove
Dio voleva «<i>stabilire il suo nome</i>»</b>
– così il <i>Libro del Deuteronomio</i>
descrive il tempio (cfr 12,11; 14,23). [11]<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<b><span style="font-family: "Georgia","serif";">L’ultima
meta di questa «ascesa» di Gesù è l’offerta di se stesso sulla croce, offerta
che sostituisce i sacrifici antichi</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif";">;
è la salita che la <i>Lettera agli Ebrei</i>
qualifica come l’ascesa verso la tenda non più fatta da mani d’uomo, ossia nel
cielo stesso, al cospetto di Dio (9,24). <b>Questa
ascesa fino al cospetto di Dio passa attraverso la croce – è la salita verso
l’«amore sino alla fine»</b> (cfr <i>Gv</i>
13,1), che è il vero monte di Dio. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<br />
<a name='more'></a><br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<b><span style="font-family: "Georgia","serif";">La
meta immediata del pellegrinaggio di Gesù, tuttavia, è Gerusalemme</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif";">, la città santa con il suo tempio, e la
«Pasqua dei Giudei», come la chiama Giovanni (2,13). Gesù si era incamminato
insieme ai Dodici, ma poco a poco si era associata a loro una schiera crescente
di pellegrini; Matteo e Marco ci raccontano che già alla partenza da Gerico
c’era una «grande folla» che seguiva Gesù (<i>Mt</i>
20,29; cfr <i>Mc</i> 10,46). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Un evento in quest’ultimo tratto del percorso
aumenta l’attesa di ciò che sta per avvenire e mette Gesù in modo nuovo al
centro dell’attenzione dei pellegrini. Lungo la strada sta seduto un mendicante
cieco di nome Bartimeo. Egli viene a sapere che fra i pellegrini c’è Gesù, e
allora non cessa più di gridare: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!» (<i>Mc</i> 10,47). Si cerca di quietarlo, ma
invano, e alla fine Gesù lo invita ad avvicinarsi. Alla sua supplica: «Rabbunì,
che io riabbia la vista!», Gesù risponde: «Va’, la tua fede ti ha salvato». <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<b><span style="font-family: "Georgia","serif";">Bartimeo
riacquistò la vista «e prese a seguire Gesù per la strada» (Mc 10,48-52).
Diventato vedente, egli si associò al pellegrinaggio verso Geru[12]salemme.</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif";"> A un tratto il tema «Davide» e la sua
intrinseca speranza messianica s’impadronì della folla: quel Gesù, col quale
erano in cammino, non era forse davvero l’atteso nuovo Davide? Con il suo
ingresso nella città santa era forse arrivata l’ora in cui Egli avrebbe
ristabilito il regno di Davide? <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">La preparazione, che Gesù realizza con i suoi
discepoli, aumenta questa speranza. Gesù arriva al Monte degli ulivi dalla direzione
di Bètfage e Betània, da dove si attende l’ingresso del Messia. Manda avanti
due discepoli ai quali dice che avrebbero trovato un asino legato, un puledro,
sul quale nessuno era mai salito. Devono scioglierlo e portarglielo; ad un’eventuale
domanda circa la loro legittimazione devono rispondere: «Il Signore ne ha
bisogno» (<i>Mc</i> 11,3; <i>Lc</i> 19,31). I discepoli trovano l’asino,
vengono – come previsto – interrogati circa il loro diritto, danno la risposta
loro ordinata e possono compiere la loro missione. Così Gesù entra in città
su un asino preso in prestito, 24/613 che subito dopo farà riportare al suo padrone.
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<b><span style="font-family: "Georgia","serif";">Al
lettore di oggi tutto ciò può sembrare piuttosto trascurabile, ma per i giudei
contemporanei di Gesù è gravido di riferimenti misteriosi. In ogni particolare
è presente il tema della regalità con le sue promesse.</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif";"> Gesù rivendica il diritto regale della
requisizione di mezzi di trasporto, un diritto noto in tutta l’antichità (cfr Pesch,
Markusevangelium II, p. 180). Anche il fatto che si tratti di un animale, sul
quale non è ancora salito nessuno, rimanda a un diritto regale. Soprattutto, però,
c’è [13] un’allusione a quelle parole veterotestamentarie che danno all’intero svolgimento
il suo significato più profondo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">C’è innanzitutto <i>Genesi</i> 49,10s – la benedizione di Giacobbe, in cui viene assegnato
a Giuda lo scettro, il bastone del comando, che non sarà tolto tra i suoi piedi
«finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli».
Di Lui si dice che Egli lega alla vite il suo asinello (49,11). L’asino legato rimanda
quindi a Colui che deve venire, a cui «è dovuta l’obbedienza dei popoli». <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Ancora più importante è <i>Zaccaria</i> 9,9 – il testo che Matteo e
Giovanni citano esplicitamente per la comprensione della «Domenica delle
Palme»: «Dite alla figlia di Sion: Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su
un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma» (Mt 21,5; cfr Zc 9,9; Gv
12,15). Sul significato di queste parole del profeta per la comprensione della figura
di Gesù abbiamo già riflettuto ampiamente commentando la beatitudine dei miti
(dei mansueti) (cfr Parte I, pp. 104-109). <b>Egli
è un re che spezza gli archi da guerra, un re della pace e un re della
semplicità, un re dei poveri.</b> E infine abbiamo visto che Egli governa un
regno che si estende da mare a mare e abbraccia il mondo intero (cfr <i>ibid</i>., p. 105); questo ci ha ricordato
il nuovo regno universale di Gesù che, nelle comunità della frazione del pane,
cioè nella comunione con Gesù Cristo, si espande da mare a mare quale regno
della sua pace (cfr <i>ibid</i>., p. 108s). Tutto
ciò allora non era percepibile, ma in retrospettiva si rende evidente quanto – nasco[14]sto
nella visione profetica – era appena accennato solo da lontano. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<b><span style="font-family: "Georgia","serif";">Per
ora teniamo a mente: Gesù rivendica, di fatto, un diritto regale. Vuole che si
comprenda il suo cammino e il suo agire in base alle promesse dell’Antico
Testamento, che in Lui diventano realtà.</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif";"> <b>L’Antico Testamento
parla di Lui – e inversamente: Egli agisce e vive nella parola di Dio, non
secondo programmi e desideri suoi propri. La sua esigenza si basa sull’obbedienza
di fronte all’ordine del Padre.</b> Il suo è un cammino all’interno della
parola di Dio. L’ancoraggio a <i>Zaccaria</i>
9,9 <b>esclude al contempo
un’interpretazione «zelota» della regalità: Gesù non si fonda sulla violenza;
non avvia un’insurrezione militare contro Roma. Il suo potere è di carattere
diverso: è nella povertà di Dio, nella pace di Dio, che Egli individua l’unico
potere salvifico.</b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Ritorniamo allo svolgimento del racconto.
L’asinello viene condotto a Gesù, e ora avviene qualcosa di inaspettato: i
discepoli gettano sull’asino i loro mantelli; mentre Matteo (21,7) e Marco
(11,7) dicono semplicemente: «ed Egli vi si pose a sedere», Luca scrive: «vi
fecero salire Gesù» (19,35). È questa la parola usata nel Primo Libro dei Re
nel racconto dell’elevazione di Salomone sul trono di suo padre Davide. Lì si
legge che il re Davide ordina al sacerdote Zadòk, al profeta Natan e a Benaià:
«Prendete con voi la guardia del vostro signore: fate montare Salomone, mio
figlio, sulla mia mula e fatelo scendere a Ghicon! Ivi il sacerdote Zadòk con
il profeta Natan lo unga re d’Israele…» (1,33s). [15]<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<b><span style="font-family: "Georgia","serif";">Anche
lo stendere i mantelli ha una sua tradizione nella regalità di Israele</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif";"> (cfr 2 Re 9,13). <b>Ciò che i discepoli fanno è un gesto di intronizzazione nella
tradizione della regalità davidica e così nella speranza messianica, che da
questa tradizione si è sviluppata.</b> I pellegrini, che insieme a Gesù sono
venuti a Gerusalemme, si lasciano contagiare dall’entusiasmo dei discepoli;
stendono ora i loro mantelli sulla strada sulla quale Egli avanza. Tagliano rami
dagli alberi e gridano parole del Salmo 118 – parole di preghiera della liturgia
dei pellegrini di Israele – che sulle loro labbra diventano una proclamazione messianica:
«Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il regno che
viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!» (Mc 11,9s; cfr
Sal 118,25s). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Questa acclamazione viene trasmessa da
tutti e quattro gli evangelisti, anche se con le loro specifiche varianti. Di
tali differenze non irrilevanti per la storia della trasmissione e per la
visione teologica dei singoli evangelisti non dobbiamo occuparci in questo
luogo. Cerchiamo soltanto di comprendere le essenziali linee di fondo, tanto
più che la liturgia cristiana ha accolto questo saluto interpretandolo in base
alla fede pasquale della Chiesa. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<b><span style="font-family: "Georgia","serif";">C’è
innanzitutto l’esclamazione: «Osanna!».</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif";"> All’origine, questa era stata una parola di supplica, come:
«Deh, aiutaci!». Nel settimo giorno della festa delle Capanne, i sacerdoti,
girando sette volte intorno all’altare dell’incenso, l’avevano ripetuta in modo
monotono come supplica per la pioggia. Ma così come la festa delle Capanne da
[16] festa di supplica si trasformò in una festa di gioia, la supplica divenne
sempre di più un’esclamazione di giubilo (cfr Lohse, <i>ThWNT</i> IX, p. 682).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Probabilmente già ai tempi di Gesù, la parola
aveva assunto anche un significato messianico. <b>Possiamo così nell’esclamazione «osanna» riconoscere un’espressione dei
molteplici sentimenti sia dei pellegrini venuti con Gesù sia dei suoi
discepoli: una lode gioiosa a Dio nel momento di quell’ingresso; la speranza
che fosse arrivata l’ora del Messia e al contempo la richiesta che si
realizzasse nuovamente il regno di Davide e con esso il regno di Dio su
Israele.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">L’espressione seguente del <i>Salmo</i> 118: «Benedetto colui che viene
nel nome del Signore», apparteneva, come s’è detto, in un primo tempo alla
liturgia di Israele per i pellegrini, con la quale essi venivano salutati
all’ingresso della città o del tempio. È quanto dimostra anche la seconda parte
del versetto: «Vi benediciamo dalla casa del Signore». Era una benedizione che
dai sacerdoti veniva rivolta e quasi applicata ai pellegrini in arrivo. Ma <b>l’espressione «che viene nel nome del
Signore» nel frattempo aveva assunto un significato messianico. Anzi, era
diventata addirittura la denominazione di Colui che era stato promesso da Dio.</b>
Così, da una benedizione per i pellegrini, <b>l’espressione
si è trasformata in una lode di Gesù, che è salutato come Colui che viene nel
nome del Signore, come l’Atteso e l’Annunciato da tutte le promesse.</b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Il particolare riferimento davidico che si
trova [17] soltanto nel testo di Marco riproduce per noi forse nel modo più
originale l’attesa dei pellegrini di quell’ora. Luca, che invece scrive per i
cristiani provenienti dal paganesimo, ha del tutto omesso l’osanna e il
riferimento a Davide, sostituendolo con l’esclamazione che allude al Natale:
«Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!» (19,38; cfr 2,14). Da tutti e
tre i Vangeli sinottici, ma anche da Giovanni, si evince chiaramente che <b>la scena dell’ossequio messianico a Gesù si
è svolta all’ingresso della città e che i suoi protagonisti non erano gli
abitanti di Gerusalemme, ma coloro che accompagnavano Gesù entrando con Lui
nella città santa.</b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Matteo ce lo fa capire nel modo più esplicito,
proseguendo dopo il racconto dell’osanna rivolto a Gesù, figlio di Davide,
così: «Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione
e diceva: “Chi è costui?” E la folla rispondeva: “Questi è il profeta Gesù, da
Nazaret di Galilea”» (21,10s). <b>Il
parallelismo con la narrazione dei magi dall’Oriente è evidente.</b> Anche
allora nella città di Gerusalemme non si sapeva niente del neonato re dei
Giudei; la notizia di ciò aveva lasciato Gerusalemme «turbata» (Mt 2,3). Ora ci
si «spaventa»: Matteo usa la parola <i>eseísthē</i>
(<i>seíō</i>) che esprime lo sconvolgimento
causato da un terremoto. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Del profeta proveniente da Nazaret si era
in qualche modo sentito dire, ma Egli sembrava non avere alcun rilievo per
Gerusalemme, non era conosciuto. <b>La
folla che, alla periferia della città, rendeva omaggio a Gesù non è la stessa
che avrebbe [18] poi chiesto la sua crocifissione.</b> In questa duplice
notizia circa il non-riconoscimento di Gesù – un atteggiamento di indifferenza
e di spavento insieme – c’è già un qualche accenno alla tragedia della città,
che Gesù ha annunziato ripetutamente, in modo più esplicito, nel suo discorso
escatologico. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">In Matteo, però, c’è anche un ulteriore importante
testo, proprio di lui soltanto, circa l’accoglienza di Gesù nella città santa.
Dopo la purificazione del tempio, alcuni fanciulli ripetono nel tempio le
parole dell’omaggio: «Osanna al figlio di Davide» (21,15). Gesù difende
l’acclamazione dei fanciulli davanti ai «sommi sacerdoti e agli scribi» col
riferimento al Salmo 8,3: «Dalla bocca di bambini e di lattanti hai tratto per
te una lode». Ritorneremo ancora a questa scena nella riflessione sulla
purificazione del tempio. Cerchiamo qui di comprendere che cosa Gesù ha voluto
dire col riferimento al Salmo 8, un’allusione con la quale ha spalancato una
vasta prospettiva storico-salvifica. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Ciò che Egli intendeva si rende evidente,
se ricordiamo l’episodio, riferito da tutti gli evangelisti sinottici, circa i bambini
condotti da Gesù, «perché li accarezzasse». <b>Contro la resistenza dei discepoli, che vogliono difenderlo di fronte a
questa invadenza, Gesù chiama i bambini a sé, impone loro le mani e li
benedice. Egli spiega poi questo gesto con le parole: «Lasciate che i bambini
vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro appartiene il regno di
Dio. </b>In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo
accoglie un bambino, non entrerà in esso» (Mc 10,13-16). <b>I [19] bambini sono per Gesù l’esempio per eccellenza di quell’essere
piccoli davanti a Dio che è necessario per poter passare attraverso la «cruna
dell’ago», </b>di cui parla il racconto del giovane ricco nel brano che segue
immediatamente (Mc 10,17-27). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Prima c’era già stato l’episodio in cui Gesù
aveva reagito alla disputa per la precedenza tra i discepoli mettendo in mezzo un
bambino e, abbracciandolo, aveva detto: «Chi accoglie uno solo di questi bambini
nel mio nome, accoglie me» (Mc 9,33-37). <b>Gesù
si identifica col bambino – Egli stesso si è fatto piccolo. Come Figlio non fa
niente da sé, ma agisce totalmente a partire dal Padre e in vista di Lui.</b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">In base a ciò si capisce poi anche la pericope
successiva, in cui non si parla più di bambini, ma dei «piccoli» e <b>l’espressione «i piccoli» diventa
addirittura la denominazione dei credenti, della comunità dei discepoli di Gesù
(cfr Mc 9,42). Nella fede essi hanno trovato questo autentico essere piccoli,
che riporta l’uomo alla sua verità.</b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Con ciò ritorniamo all’«osanna» dei bambini:
nella luce del Salmo 8 la lode dei bambini appare come un’anticipazione della
lode che i suoi «piccoli» intoneranno a Lui molto al di là di questa ora. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Per questo, con buona ragione la Chiesa nascente
poteva vedere in tale scena la rappresentazione anticipata di ciò che essa fa
nella liturgia. Già nel testo liturgico post-pasquale più antico che conosciamo
– nella Didachē (intorno all’anno 100) – prima della distribuzione dei Doni
sacri appare [20] l’«osanna» insieme col «Maranatha»: «Venga la grazia e passi questo
mondo. Osanna al Dio di Davide. Chi è santo, acceda; chi non lo è, si converta.
Maranatha. Amen» (10,6).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Molto presto è stato inserito nella
liturgia anche il Benedictus: <b>per la
Chiesa nascente la «Domenica delle Palme» non era una cosa del passato. Come
allora il Signore era entrato nella città santa cavalcando l’asinello, così la
Chiesa lo vedeva arrivare sempre di nuovo sotto le apparenze umili del pane e
del vino.</b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<b><span style="font-family: "Georgia","serif";">La
Chiesa saluta il Signore nella santa Eucaristia come Colui che viene ora, che è
entrato in mezzo ad essa. E al contempo Lo saluta come Colui che rimane sempre
il Veniente e ci prepara alla sua venuta. Come pellegrini andiamo verso di Lui;
come pellegrino Egli ci viene incontro e ci coinvolge nella sua «ascesa» verso
la croce e la risurrezione, verso la Gerusalemme definitiva che, nella
comunione col suo Corpo, già si sta sviluppando in mezzo a questo mondo. <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<b><span style="font-family: "Georgia","serif";">2.
La purificazione del Tempio<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Marco ci racconta che Gesù dopo questa accoglienza
andò nel tempio, guardò ogni cosa attorno e, essendo ormai tardi, si recò a Betània,
dove alloggiava durante quella settimana. Il giorno dopo entrò di nuovo nel
tempio e cominciò a cacciare fuori quelli che vendevano e quelli che compravano;
«rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe»
(11,5). [21]<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<b><span style="font-family: "Georgia","serif";">Gesù
giustifica questo suo agire con una parola del profeta Isaia che Egli integra
con una parola di Geremia</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif";">:
«La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni. Voi invece
ne avete fatto un covo di ladri» (Mc 11,17; cfr Is 56,7; Ger 7,11). Che cosa ha
fatto Gesù? Che cosa intendeva dire? <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Nella letteratura esegetica si possono
individuare tre grandi linee di interpretazione, che dobbiamo brevemente considerare.
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">C’è innanzitutto la tesi, secondo cui la purificazione
del tempio non significava un attacco contro il tempio come tale, ma colpiva
solo gli abusi. Certo, i commercianti erano autorizzati dall’autorità giudaica,
che ne traeva un grande profitto. In questo senso l’agire dei cambiamonete e dei
commercianti di bestiame era legittimo entro le norme in vigore; era anche comprensibile
che per le monete romane in uso, che a motivo dell’immagine dell’imperatore
dovevano essere considerate idolatriche, si provvedesse al loro cambio nella
valuta del tempio proprio entro l’ampio cortile dei gentili e lì si vendessero
anche gli animali da sacrificare. Ma, secondo l’impostazione architettonica del
tempio, questa mescolanza tra tempio ed affari non corrispondeva alla
destinazione del cortile dei gentili. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<b><span style="font-family: "Georgia","serif";">Con
il suo agire Gesù attaccava l’ordine in vigore disposto dall’aristocrazia del
tempio, ma non violava la Legge e i Profeti – al contrario: contro una prassi
profondamente corrotta, diventata «diritto», Egli rivendicava il diritto
essenziale e vero, il diritto divino di Israele.</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif";"> Solo così si spie[22]ga perché non siano
intervenute né le guardie del tempio, né la coorte romana presente nella
fortezza Antonia. Le autorità del tempio si limitarono a porre a Gesù la
domanda circa la sua legittimazione per una tale azione. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">In questo senso è giusta <b>la tesi, motivata minuziosamente
soprattutto da Vittorio Messori, secondo cui Gesù nella purificazione del
tempio agiva in sintonia con la legge impedendo un abuso nei confronti del
tempio.</b> Se però da ciò si volesse trarre la conclusione che Gesù «appare come
un semplice riformatore che difende i precetti giudaici di santità» (così
Eduard Schweizer; cit. secondo Pesch, Markusevangelium II, p. 200), non si
valuterebbe bene il vero significato dell’avvenimento.<b> Le parole di Gesù dimostrano che la sua rivendicazione andava più nel
profondo, proprio anche perché col suo agire intendeva dare compimento alla
Legge e ai Profeti. <o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Arriviamo così ad <b>una seconda spiegazione, in contrasto con la prima – l’interpretazione
politico-rivoluzionaria dell’evento.</b> Già nell’Illuminismo c’erano stati
tentativi di interpretare Gesù come rivoluzionario politico. Ma solo l’opera di
Robert Eisler, <i>Iesous basileus ou
basileusas</i>, pubblicata in due volumi (Heidelberg 1929/30), ha cercato di
dimostrare coerentemente sulla base dell’insieme dei dati neotestamentari che
«Gesù sarebbe stato un rivoluzionario politico di impronta apocalittica: avendo
suscitato a Gerusalemme un’insurrezione, Egli sarebbe stato arrestato e
giustiziato dai Romani» (così Hengel, <i>War
Jesus Revolutionär?</i>, p. 7). Il libro fece enorme sensazione, ma nella situa[23]zione
particolare degli anni trenta non esercitò ancora un effetto durevole. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Solo negli anni sessanta si formò il clima
spirituale e politico in cui una tale visione poteva sviluppare una forza esplosiva.
Fu allora Samuel George Frederick Brandon, nella sua opera <i>Jesus and the Zealots</i> (New York 1967), a dare all’interpretazione
di Gesù come rivoluzionario politico un’apparente legittimazione scientifica. <b>Con ciò Gesù veniva collocato nella linea
del movimento zelota</b>, che vedeva il suo fondamento biblico nel sacerdote
Pincas, un nipote di Aronne: Pincas aveva trafitto con la lancia un Israelita che
si era messo con una donna idolatra. Ora era visto come modello degli «zelanti»
per la legge, per il culto rivolto unicamente a Dio (cfr Num 25). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">La sua origine concreta il movimento zelota
la individuava nell’iniziativa del padre dei fratelli Maccabei, Mattatia, il quale,
di fronte al tentativo di uniformare Israele totalmente al modello della
cultura unitaria ellenistica, privandolo con ciò anche della sua identità
religiosa, aveva affermato: «Non ascolteremo gli ordini del re per deviare
dalla nostra religione a destra o a sinistra» (1 Macc 2,22). Questa parola
avviò l’insurrezione contro la dittatura ellenistica. Mattatia mise in atto la
sua parola: uccise l’uomo che, seguendo i decreti delle autorità ellenistiche,
voleva pubblicamente sacrificare agli idoli. «Ciò vedendo, Mattatia arse di zelo…
Fattosi avanti di corsa, lo uccise sull’altare… Egli agiva per zelo verso la legge»
(1 Macc 2,24ss). D’allora in poi, la parola «zelo» (in greco: zēlos) fu la
parola guida per esprimere la disponibilità ad impegnarsi con la for[24]za in
favore della fede d’Israele, a difendere il diritto e la libertà di Israele per
mezzo della violenza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Secondo la tesi di Eisler e di Brandon, Gesù
sarebbe da collocare in questa linea dello «zēlos» degli zeloti – una <b>tesi che negli anni sessanta ha suscitato
un’onda di teologie politiche e di teologie della rivoluzione.</b> Come prova
centrale di questa teoria <b>si adduce ora
la purificazione del tempio, che sarebbe stata evidentemente un atto di
violenza, perché senza violenza non avrebbe neppure potuto svolgersi, sebbene
gli evangelisti abbiano cercato di nasconderlo.</b> Anche il saluto rivolto a
Gesù quale figlio di Davide ed instauratore del regno davidico sarebbe stato un
atto politico e la crocifissione di Gesù da parte dei Romani sotto l’accusa di
«re dei Giudei» dimostrerebbe pienamente che Egli sarebbe stato un rivoluzionario
– uno zelota – e come tale sarebbe stato giustiziato. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Nel frattempo <b><span style="background: yellow; mso-highlight: yellow;">si è calmata
l’onda delle teologie della rivoluzione che, in base ad un Gesù interpretato
come zelota, avevano cercato di legittimare la violenza come mezzo per
instaurare un mondo migliore – il «Regno». I risultati terribili di una
violenza motivata religiosamente stanno in modo troppo drastico davanti agli
occhi di tutti noi. La violenza non instaura il regno di Dio, il regno
dell’umanesimo.</span></b><span style="background: yellow; mso-highlight: yellow;">
<b>È, al contrario, uno strumento preferito
dall’anticristo – per quanto possa essere motivata in chiave religioso-idealistica.
Non serve all’umanesimo, bensì alla disumanità.</b></span> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Ma ora, <b>qual è la verità riguardo a Gesù?</b> Era forse uno zelota? La
purificazione del tempio era forse [25] l’inizio di una rivoluzione politica?
L’intera attività e il messaggio di Gesù – a partire dalle tentazioni nel
deserto, dal suo battesimo nel Giordano, dal discorso della montagna fino alla
parabola del Giudizio finale (cfr Mt 25) ed alla sua risposta alla professione
di fede di Pietro – vi si oppongono decisamente, come abbiamo visto nella Prima
Parte di quest’opera. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<b><span style="font-family: "Georgia","serif";">No,
il sovvertimento violento, l’uccisione di altri nel nome di Dio non
corrispondeva al suo modo di essere. Il suo «zelo» per il regno di Dio era del
tutto diverso.</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif";"> Non
sappiamo che cosa precisamente immaginavano i pellegrini quando,
nell’«intronizzazione» di Gesù, parlavano del «regno che viene, del nostro
padre Davide». Ma ciò che Gesù stesso pensava e intendeva, lo ha reso assai evidente
con i suoi gesti e con le parole profetiche, nel cui contesto Egli poneva se stesso.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Certo, ai tempi di Davide l’asino era stato
l’espressione della sua regalità e, sulla scia di questa tradizione, Zaccaria presenta
il nuovo re della pace che cavalca un asino quando entra nella città santa. Ma
già ai tempi di Zaccaria, e ancor più in quelli di Gesù, il cavallo era
diventato l’espressione del potere e dei potenti, mentre <b>l’asino era l’animale dei poveri e quindi l’immagine di una regalità
ben diversa.</b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">È vero che Zaccaria annuncia un regno «da
mare a mare». Ma proprio con ciò egli abbandona il quadro nazionale ed indica una
nuova universalità, in cui il mondo trova la pace di Dio e, nell’adorazione dell’unico
Dio, è unito al di là di tutte le frontiere. In quel regno di cui il profeta parla,
gli [26] archi da guerra sono spezzati. Ciò che in lui è ancora una visione
misteriosa, la cui configurazione concreta, scrutata nel suo giungere da
lontano, non poteva essere percepita distintamente, si chiarisce lentamente
nell’operare di Gesù; tuttavia, solo dopo la risurrezione e nel cammino del
Vangelo verso i pagani, può prendere pian piano la propria forma. Ma anche nel
momento dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme, la connessione con la profezia
tardiva, nella quale Gesù inseriva il suo agire, dava al suo gesto un orientamento
che contrastava radicalmente con l’interpretazione zelota. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<b><span style="font-family: "Georgia","serif";">In
Zaccaria Gesù non aveva trovato soltanto l’immagine del re della pace che
arriva sull’asino, ma anche la visione del pastore ucciso che mediante la sua
morte porta la salvezza, e ancora l’immagine del trafitto al quale tutti
avrebbero rivolto lo sguardo.</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif";">
L’altra grande cornice di riferimento, entro la quale Egli vedeva il suo operare,
era la visione del servo sofferente di YHWH, che servendo offre la vita per i
molti e porta così la salvezza (cfr Is 52,13-53,12). Questa profezia tardiva è
la chiave d’interpretazione con la quale Gesù apre l’Antico Testamento; a
partire da essa Egli stesso diventa poi, dopo la Pasqua, la chiave per leggere
in modo nuovo la Legge e i Profeti. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Veniamo ora alle <b>parole interpretative con cui Gesù stesso spiega il gesto della purificazione
del tempio.</b> Atteniamoci anzitutto a Marco con cui Matteo e Luca, a prescindere
da piccole varianti, coincidono. Dopo l’atto della purificazione Gesù, ci
riferisce Marco, «insegnava». L’essenziale di [27] questo «insegnamento», l’evangelista
lo vede riassunto nella parola di Gesù: «Non sta forse scritto: La mia casa
sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni? Voi invece ne avete fatto
un covo di ladri» (11,17). <b>In questa
sintesi della «dottrina» di Gesù sul tempio – come abbiamo già visto – sono
fuse insieme due parole profetiche. <o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<b><span style="font-family: "Georgia","serif";">C’è
innanzitutto la visione universalistica del profeta Isaia (56,7) di un futuro,
in cui nella casa di Dio tutte le nazioni adorano il Signore come l’unico Dio.</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif";"> Nella struttura del tempio il
grandissimo cortile dei gentili, in cui la scena si svolge, è lo spazio aperto,
che invita tutto il mondo a pregarvi l’unico Dio. L’azione di Gesù sottolinea
questa apertura interiore dell’attesa, che nella fede di Israele era viva. <b>Anche se Gesù limita il suo operare
consapevolmente a Israele, è tuttavia sempre mosso dalla tendenza
universalistica di aprire Israele in modo che tutti nel Dio di questo popolo
possano riconoscere l’unico Dio comune a tutto il mondo.</b> Alla domanda <b><span style="background: yellow; mso-highlight: yellow;">che cosa Gesù abbia veramente portato agli uomini, nella Prima Parte
avevamo risposto che Egli ha portato Dio alle genti (cfr p. 67). Secondo la sua
parola, nella purificazione del tempio si tratta proprio di questa intenzione
fondamentale: togliere ciò che è contrario alla comune conoscenza ed adorazione
di Dio – aprire quindi lo spazio alla comune adorazione.</span></b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Nella stessa direzione orienta una
piccola vicenda che Giovanni riferisce circa la «Domenica delle Palme». Con
ciò, tuttavia, dobbiamo tener presente che, secondo Giovanni, la purificazione
del tem[28]pio si svolse durante la prima Pasqua di Gesù, all’inizio della sua
attività pubblica. I sinottici invece – come abbiamo già visto – raccontano
solo di un’unica Pasqua di Gesù e così la purificazione del tempio cade
necessariamente negli ultimi giorni di tutta la sua attività. Mentre fino a
poco tempo addietro l’esegesi partiva prevalentemente dalla tesi che la datazione
di san Giovanni fosse «teologica» e non esatta nel senso biografico-cronologico,
oggi si vedono sempre più chiaramente le ragioni che militano per una datazione
esatta anche dal punto di vista cronologico del quarto evangelista che,
nonostante tutta la penetrazione teologica della materia, qui come anche
altrove si rivela informato assai precisamente sui tempi, i luoghi e gli svolgimenti.
Ma non dobbiamo qui entrare in questa discussione, in definitiva secondaria. <b>Fermiamoci semplicemente ad esaminare
quella piccola vicenda che, in Giovanni, non è connessa con la purificazione
del tempio, ma chiarisce ulteriormente il suo intrinseco significato.</b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">L’evangelista riferisce che tra i
pellegrini c’erano anche alcuni Greci «che erano saliti per il culto durante la
festa» (Gv 12,20). Questi Greci si avvicinano a «Filippo, che era di Betsàida
di Galilea» e gli chiedono: «Signore, vogliamo vedere Gesù» (12,21). Nell’uomo
col nome greco proveniente dalla Galilea semi-pagana vedono ovviamente un
mediatore che può aprire loro l’accesso a Gesù. Questa parola dei Greci:
«Signore, vogliamo vedere Gesù», ci ricorda in qualche maniera la visione che
san Paolo ebbe del Macèdone, che gli disse: «Passa in Macedonia e aiutaci!» (At
16,9). Il Van[29]gelo continua raccontando che Filippo ne parla ad Andrea e
tutti e due espongono la richiesta a Gesù. Come spesso accade nel Vangelo di
Giovanni, Gesù risponde in modo misterioso e, sul momento, enigmatico: «È venuta
l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico:
se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece
muore, produce molto frutto» (12,23s). <b>Alla
richiesta di un incontro da parte di un gruppo di pellegrini greci, Gesù
risponde con una profezia della passione, in cui interpreta la sua morte
imminente come «glorificazione» – una glorificazione che si dimostra nella grande
fecondità. Che significa questo? <o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<b><span style="background: yellow; font-family: "Georgia","serif"; mso-highlight: yellow;">Non un incontro immediato ed esterno
tra Gesù e i Greci è ciò che conta. Ci sarà un altro incontro che andrà molto
più nel profondo. Sì, i Greci lo «vedranno»: verrà da loro attraverso la croce.
Egli verrà come chicco di grano morto e porterà frutto tra di loro. Essi
vedranno la sua «gloria»: nel Gesù crocifisso troveranno il vero Dio, di cui
nei loro miti e nella loro filosofia erano alla ricerca.</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif";"> L’universalità, di cui parla la profezia
di Isaia (cfr 56,7), viene messa nella luce della croce: <b>a partire dalla croce, l’unico Dio si rende riconoscibile alle nazioni;
nel Figlio conosceranno il Padre e, in questo modo, l’unico Dio che si è
rivelato nel roveto ardente.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Ritorniamo alla purificazione del tempio.
Lì la promessa universalistica di Isaia è collegata con quella parola di
Geremia: Avete reso la mia casa un covo di ladri (cfr 7,11). Torneremo ancora
bre[30]vemente alla battaglia del profeta Geremia a riguardo ed in favore del
tempio nel contesto della spiegazione del discorso escatologico di Gesù.
Anticipiamo qui l’essenziale: <b>Geremia
s’impegna appassionatamente per l’unità tra culto e vita nella giustizia
davanti a Dio; egli lotta contro una politicizzazione della fede, secondo la
quale Dio dovrebbe in ogni caso difendere il suo tempio per non perdere il
culto. Un tempio, però, che è diventato un «covo di ladri», non ha la
protezione di Dio. <o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Nella connessione tra culto e affari, che
Gesù combatte, Egli ovviamente vede nuovamente realizzata la situazione dei tempi
di Geremia. In questo senso, la sua parola come il suo gesto sono un
avvertimento nel quale, sulla base di Geremia, si poteva percepire anche
l’allusione alla distruzione di questo tempio. Ma <b>come Geremia, così anche Gesù non è il distruttore del tempio: ambedue
indicano con la loro passione chi e che cosa distruggerà realmente il tempio.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Questa spiegazione della purificazione
del tempio diventa ancora più chiara alla luce di una parola di Gesù, che in
questo contesto è trasmessa solo da Giovanni, ma che in modo deformato si trova
anche sulle labbra di falsi testimoni durante il processo a Gesù, secondo la
relazione di Matteo e Marco. Non c’è dubbio che una tale parola risalga a Gesù
stesso ed è altrettanto ovvio che essa vada collocata nel contesto della purificazione
del tempio. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">In Marco, il falso testimone dice di Gesù
che [31] Egli avrebbe dichiarato: «Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo,
e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo» (14,58). Il «testimone»,
con ciò, è forse molto vicino alla parola di Gesù, sbaglia però in un punto
decisivo: <b>non è Gesù a distruggere il
tempio; lo abbandonano alla distruzione coloro che lo rendono un covo di ladri,
come era avvenuto ai tempi di Geremia. <o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<b><span style="font-family: "Georgia","serif";">In
Giovanni, la vera parola di Gesù suona così: «Distruggete questo tempio e in
tre giorni lo farò risorgere» (2,19).</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif";">
Con questa parola Gesù rispondeva ad una richiesta da parte dell’autorità
giudaica di un segno col quale desse prova della sua legittimazione ad un atto
quale la purificazione del tempio. <b>Il
suo «segno» è la croce e la risurrezione. La croce e la risurrezione lo
legittimano come Colui che instaura il culto giusto. Gesù si giustifica
mediante la sua passione – il segno di Giona, che Egli dà a Israele e al mondo.</b>
Ma la parola va ancora più in profondità. A ragione Giovanni dice che i
discepoli compresero la parola in tutta la sua profondità solo facendone
memoria dopo la risurrezione – facendone memoria nella luce dello Spirito Santo
come comunità dei discepoli, come Chiesa. <b>Il
rifiuto di Gesù, la sua crocifissione, significa allo stesso tempo la fine di
questo tempio. L’epoca del tempio è passata. Arriva un nuovo culto in un tempio
non costruito da uomini. Questo tempio è il suo corpo – il Risorto che raduna i
popoli e li unisce nel Sacramento del suo corpo e del suo sangue. Egli stesso è
il nuovo tempio dell’uma[32]nità. La crocifissione di Gesù è al contempo la
distruzione dell’antico tempio. Con la sua risurrezione inizia un nuovo modo di
venerare Dio, non più su questo o quell’altro monte, ma «in spirito e verità»
(Gv 4,23).</b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Come stanno allora le cose circa lo
«zēlos» di Gesù? Riguardo a questa domanda, Giovanni – proprio nel contesto
della purificazione del tempio – ci ha donato una parola preziosa che
costituisce una risposta precisa ed approfondita alla domanda stessa. Egli ci
dice che, in occasione della purificazione del tempio, i discepoli si
ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà» (2,17). È
questa una parola tratta dal grande Salmo 69 riguardante la passione. <b>A causa della sua vita conforme alla parola
di Dio, l’orante è spinto nell’isolamento; la parola diventa per lui una fonte
di sofferenza recatagli da quelli che lo circondano e lo odiano.</b> «Salvami,
o Dio, l’acqua mi giunge alla gola… Per te io sopporto l’insulto… mi divora lo
zelo per la tua casa…» (Sal 69,2.8.10). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Nel giusto sofferente il ricordo dei
discepoli ha riconosciuto Gesù: <b>lo zelo
per la casa di Dio lo porta alla passione, alla croce. È questa la svolta
fondamentale che Gesù ha dato al tema dello zelo. Ha trasformato nello zelo
della croce lo «zelo» che voleva servire Dio mediante la violenza. <span style="background: yellow; mso-highlight: yellow;">Così Egli ha eretto
definitivamente il criterio per il vero zelo – lo zelo dell’amore che si dona.
Secondo questo zelo il cristiano deve orientarsi; in ciò sta la risposta
autentica alla questione circa lo «zelotismo» di Gesù.</span></b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Questa interpretazione trova la sua
conferma nuovamente nei due piccoli episodi con cui Matteo conclude il racconto
della purificazione del tempio. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">«Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi,
ed egli li guarì» (21,14). <b>Al commercio
di animali e agli affari col denaro Gesù contrappone la sua bontà risanatrice.
Essa è la vera purificazione del tempio. <span style="background: yellow; mso-highlight: yellow;">Gesù non viene come distruttore; non viene con la spada
del rivoluzionario. Viene col dono della guarigione.</span></b> Si dedica a
coloro che a causa della loro infermità vengono spinti ai margini della propria
vita ed ai margini della società. <b>Egli
mostra Dio come Colui che ama, e il suo potere come il potere dell’amore.</b> <o:p></o:p></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif; line-height: 115%;">In piena
armonia con tutto ciò sta poi anche il comportamento dei fanciulli i quali
ripetono l’acclamazione dell’osanna che i grandi gli rifiutano (cfr Mt 21,15). <b><span style="background: yellow; mso-highlight: yellow;">Da questi «piccoli» Gli verrà sempre la lode (cfr Sal 8,3) – da coloro
che sono in grado di vedere con un cuore puro e semplice e che sono aperti alla
sua bontà.</span> </b>Così in queste due piccole vicende si preannunzia il nuovo
tempio che Egli è venuto a costruire. [34]</span></div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-22375095584916425122014-02-02T17:00:00.000+01:002014-02-03T16:59:31.088+01:00Dio è amore. Ma l’amore può anche essere odiato, laddove esige che si esca da se stessi per andare al di là di se stessi. L’amore non è un romantico senso di benessere<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Tratto da Benedetto XVI, <i>Gesù di Nazaret. L’infanzia di Gesù</i>, Rizzoli (Milano 2012) - Libreria Editrice Vaticana, (Roma 2012), cap. 3. <i>La nascita di Gesù a Betlemme</i>, § 3. <i>La presentazione di Gesù al Tempio</i>, pp. 94-103.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">3. La presentazione di Gesù al Tempio<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Luca conclude la narrazione della nascita di Gesù con un racconto di ciò che, secondo la Legge di Israele, è avvenuto riguardo a Gesù nell’ottavo e nel quarantesimo giorno.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>L’ottavo giorno è il giorno della circoncisione. Così Gesù viene accolto formalmente nella comunità</b> [94]<b> delle promesse che proviene da Abramo</b>; ora appartiene anche giuridicamente al popolo di Israele. Paolo allude a questo fatto, quando nella <i>Lettera ai Galati</i> scrive: «Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli» (4,4s). Insieme alla circoncisione, Luca menziona esplicitamente l’imposizione del nome preannunciato, Gesù – «Dio salva» (cfr. 2,21) – così che <b>a partire dalla circoncisione viene proiettato lo sguardo verso l’adempimento delle attese che appartengono all’essenza dell’alleanza.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>Del quarantesimo giorno fanno parte tre avvenimenti: </b>la<b> «purificazione» di Maria</b>, il<b> «riscatto» del figlio primogenito </b>Gesù mediante un sacrificio prescritto dalla Legge e<b> </b>la<b> «presentazione» di Gesù al tempio.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br />
<a name='more'></a><br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Nel racconto dell’infanzia nel suo insieme, e così anche in questo brano del testo, è facilmente riconoscibile <b>il fondamento giudaico-cristiano proveniente dalla tradizione della famiglia di Gesù. </b>Al tempo stesso, però, è riconoscibile che esso è stato elaborato da un curatore che scrive e pensa secondo la cultura greca e che è da identificare logicamente con lo stesso evangelista Luca.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">In questa redazione diventa visibile, da una parte, che il suo autore non possedeva una conoscenza precisa della legislazione veterotestamen[95]taria e, dall’altra, che il suo interesse non stava nei particolari di essa, ma era diretto piuttosto verso il nocciolo teologico dell’avvenimento, che egli intendeva rendere evidente ai suoi lettori.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Nel <i>Libro del Levitico</i> è stabilito che una donna, dopo il parto di un maschio, è impura (cioè esclusa dagli adempimenti liturgici) per sette giorni; l’ottavo giorno il bambino deve essere circonciso e la donna resterà ancora trentatré giorni a casa per purificarsi dal suo sangue (cfr. <i>Lv</i> 12,1-4). Successivamente ella deve offrire un sacrificio di purificazione, un agnello come olocausto e un colombo o una tortora per il peccato. Le persone povere devono dare soltanto due tortore o due colombi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>Maria offrì il sacrificio dei poveri </b> (cfr. <i>Lc</i> 2,24). Luca,<b><span style="color: red;"> il cui intero vangelo è pervaso da una teologia dei poveri e della povertà, qui ci fa capire ancora una volta in modo inequivocabile che la famiglia di Gesù era annoverata tra i <i>poveri di Israele</i>; ci fa capire che proprio fra di loro poteva maturare l’adempimento della promessa.</span></b> Anche qui percepiamo nuovamente che cosa voglia dire: «nato sotto la Legge»; quale significato abbia il fatto che Gesù dica al Battista che ogni giustizia debba essere compiuta (cfr. Mt 3,15).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; color: red;">Maria non ha bisogno di essere purificata a seguito del parto di Gesù: questa nascita porta la purificazione del mondo. Ma ella obbedisce alla Legge e serve proprio così all’adempimento delle promesse.</span></b> [96]<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>Il secondo avvenimento</b> di cui si tratta è <b>il riscatto del primogenito</b>, che è proprietà incondizionata di Dio. Il prezzo del riscatto era di cinque sicli e poteva essere pagato in tutto il Paese ad un qualsiasi sacerdote. <b>Luca</b> cita innanzitutto esplicitamente il «diritto di riserva» nei confronti del primogenito: «ogni maschio primogenito sarà sacro [cioè appartenente] al signore» (2,23; cfr. <i>Es</i> 13,2; 13,12s.15).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">La cosa particolare del suo racconto consiste, però, nel fatto che egli poi <b>non parla del riscatto di Gesù, bensì di un terzo fatto, della consegna («presentazione») di Gesù. Evidentemente intende dire: questo bambino non è stato riscattato e non è ritornato nella proprietà dei genitori, ma, tutto al contrario, è stato consegnato nel tempio personalmente a Dio, totalmente dato in proprietà sua.</b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">La parola <i>paristánai</i>, qui tradotta con «presentare», significa anche «offrire», riferito a quanto avviene con i sacrifici nel tempio. <b>Traspare in ciò l’elemento del sacrificio e del sacerdozio.</b> Sull’atto del riscatto, prescritto dalla Legge, Luca non dice nulla. Al suo posto viene evidenziato il contrario: la consegna del Bambino a Dio, al quale dovrà appartenere totalmente. Per nessuno dei menzionati atti prescritti dalla Legge era necessario presentarsi al tempio. <b>Per Luca, invece, proprio questa prima introduzione di Gesù nel tempio, come luogo dell’avvenimento, è essenziale. Qui, nel luogo dell’incontro</b> [97] <b>tra Dio e il suo popolo, invece dell’atto di riprendere il primogenito, avviene l’offerta pubblica di Gesù a Dio, suo Padre.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">A questo atto cultuale, nel senso più profondo della parola, segue in Luca <b><span style="color: red;">una scena profetica</span></b>. <b>Il vecchio profeta Simeone e la profetessa Anna – mossi dallo spirito di Dio – compaiono nel tempio e salutano come rappresentanti dell’Israele credente il «Cristo del Signore»</b> (<i>Lc</i> 2,26).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">Simeone viene descritto con tre qualità: è giusto, è pio e aspetta la consolazione d’Israele.</span></b><b> </b>Nella riflessione sulla figura di san Giuseppe abbiamo visto che cosa sia <b><span style="color: red;">un uomo giusto</span>: un uomo che vive nella e della Parola di Dio, vive nella volontà di Dio, come essa è espressa nella <i>Torà</i>.</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Simeone è «<b><span style="color: red;">pio</span></b>» – egli <b><span style="color: red;">vive in un atteggiamento di intima apertura verso Dio. </span></b>È interiormente vicino al tempio, vive nell’incontro con Dio e attende la «consolazione d’Israele». Vive proteso verso la realtà redentrice, verso Colui che deve venire.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Nella parola «consolazione» (<i>parákl</i><i>ē</i><i>sis</i>) echeggia la parola giovannea sullo Spirito Santo – egli è il Paraclito, il Dio consolatore. <b><span style="color: red;">Simeone è uno che spera e attende, e proprio così riposa su di lui già ora lo «Spirito Santo».</span></b> Potremmo dire che <b>è un uomo spirituale e perciò sensibile alle chiamate di Dio, alla</b> [98] <b>sua presenza. Così parla adesso anche come profeta.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Dapprima prende il bambino Gesù tra le braccia e benedice Dio dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola» (<i>Lc</i> 2,29). Il testo, così come Luca lo trasmette, è già liturgicamente formato. Nelle Chiese dell’Oriente e dell’Occidente, fin dai tempi antichi, esso fa parte della preghiera liturgica della notte. Insieme con il <i>Benedictus</i> e il <i>Magnificat</i>, anch’essi tramandati da Luca nel racconto dell’infanzia, appartiene al patrimonio di preghiere della più antica Chiesa giudeo-cristiana, nella cui vita liturgica, colma di spirito, possiamo qui, per un po’, gettare uno sguardo. Nel discorso rivolto a Dio, il bambino Gesù viene qualificato come «la tua salvezza». Risuona la parola sōtér (salvatore), che avevamo incontrato nel messaggio dell’angelo nella Notte santa.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">In questo inno vengono fatte due affermazioni cristologiche. Gesù è «luce per rivelarti alle genti» ed esiste per la «gloria del tuo popolo Israele» (<i>Lc</i> 2,32). Ambedue le espressioni sono tratte dal profeta Isaia, quella circa la «luce per illuminare le genti» proviene dal primo e dal secondo carme del servo di YHWH (cfr. <i>Is</i> 42,6; 49,6). In questo modo Gesù viene individuato come il servo di YHWH, che nel profeta appare come una figura misteriosa che rimanda al futuro. All’essenza della sua missione appartiene [99] l’universalità, la rivelazione alle nazioni, alle quali il servo porta la luce di Dio. Il riferimento alla gloria di Ssraele si trova nelle parole di consolazione del profeta ed è rivolto all’Israele impaurito, al quale viene annunciato un aiuto mediante la potenza salvifica di Dio (cfr. <i>Is</i> 46,13).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Simeone, con il bambino in braccio, dopo aver lodato Dio, si rivolge con una parola profetica a Maria, alla quale, dopo gli accenni gioiosi a motivo del bambino, annuncia una specie di profezia della Croce (cfr. <i>Lc</i> 2,34s). Gesù «è posto per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione». Infine viene riservata alla madre una predizione molto personale: «A te, una spada trafiggerà l’anima». <b><span style="color: red;">Alla teologia della Gloria è inscindibilmente collegata la teologia della Croce. Appartiene al servo di YHWH la grande missione di essere il portatore della luce di Dio per il mondo. Ma questa missione si compie proprio nel buio della Croce.</span></b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Nello sfondo della parola circa la caduta e la risurrezione di molti c’è l’allusione ad una profezia tratta <b>da <i>Isaia</i> 8,14, nella quale Dio stesso viene indicato come una pietra in cui si inciampa e si cade.</b> Così proprio nell’oracolo sulla Passione appare il profondo legame di Gesù con Dio stesso. <b>Dio e la sua Parola – Gesù, la Parola vivente di Dio – sono «segni» e sfidano alla</b> [100] <b>decisione.</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="color: red;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">L’opposizione dell’uomo contro Dio pervade tutta la storia. Gesù si rivela come il vero segno di Dio proprio prendendo su di sé, attraendo a sé l’opposizione a Dio fino all’opposizione della Croce.<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Qui non si parla del passato. <span style="color: red;">Noi tutti sappiamo quanto Cristo oggi sia segno di una contraddizione che, in ultima analisi, ha di mira Dio stesso. Sempre di nuovo, Dio stesso viene visto come il limite della nostra libertà, un limite da eliminare affinché l’uomo possa essere totalmente se stesso. Dio, con la sua verità, si oppone alla molteplice menzogna dell’uomo, al suo egoismo ed alla sua superbia.<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; color: red;">Dio è amore. Ma l’amore può anche essere odiato, laddove esige che si esca da se stessi per andare al di là di se stessi. L’amore non è un romantico senso di benessere. Redenzione non è <i>wellness</i>, un bagno nell’autocompiacimento, bensì una liberazione dall’essere compressi nel proprio io. Questa liberazione ha come costo la sofferenza della Croce. La profezia sulla luce e la parola circa la Croce vanno insieme.</span></b><b><span style="color: red;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"> <span style="text-indent: 14.2pt;">Alla fine, questo oracolo sulla sofferenza, come abbiamo </span><span style="text-indent: 14.2pt;"> </span><span style="text-indent: 14.2pt;">visto, </span><span style="text-indent: 14.2pt;"> </span><span style="text-indent: 14.2pt;">diventa </span><span style="text-indent: 14.2pt;"> </span><span style="text-indent: 14.2pt;">molto </span><span style="text-indent: 14.2pt;"> </span><span style="text-indent: 14.2pt;">concreto </span><span style="text-indent: 14.2pt;"> </span><span style="text-indent: 14.2pt;">– </span><span style="text-indent: 14.2pt;">una </span><span style="text-indent: 14.2pt;"> </span><span style="text-indent: 14.2pt;">parola rivolta direttamente a Maria: «</span><b style="text-indent: 14.2pt;">A te, una spada trafiggerà l’anima</b><span style="text-indent: 14.2pt;">» </span><span style="text-indent: 14.2pt;"> </span><span style="text-indent: 14.2pt;">(</span><i style="text-indent: 14.2pt;">Lc</i><span style="text-indent: 14.2pt;"> </span><span style="text-indent: 14.2pt;"> </span><span style="text-indent: 14.2pt;">2,35).</span><span style="text-indent: 14.2pt;"> </span><span style="text-indent: 14.2pt;"> Possiamo supporre </span><span style="text-indent: 14.2pt;"> </span><span style="text-indent: 14.2pt;">che questa frase sia stata conservata nell’antica comunità [101] giudeo-cristiana come parola tratta dai ricordi personali di Maria.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Lì si sapeva anche, in base a tale ricordo, quale significato concreto avesse avuto questa frase. Ma pure noi possiamo saperlo, insieme con la Chiesa credente ed orante. <b>L’opposizione contro il Figlio colpisce anche la Madre ed incide nel suo cuore. La croce della contraddizione, divenuta radicale, diventa per lei una spada che le trafigge l’anima. <span style="color: red;">Da Maria possiamo imparare la vera com-passione, libera da ogni sentimentalismo, nell’accogliere la sofferenza altrui come sofferenza propria.<o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>Presso i Padri della Chiesa si considerava l’insensibilità, l’indifferenza di fronte alla sofferenza altrui come tipica del paganesimo.</b> A questo, la fede cristiana oppone il Dio che soffre con gli uomini e così ci attrae nella com-passione. La <i>Mater Dolorosa</i>, la Madre con la spada nel cuore, è il prototipo di questo sentimento di fondo della fede cristiana.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Accanto al profeta Simeone compare <b>la profetessa Anna</b>, una donna di ottantaquattro anni che, dopo un matrimonio di sette, era vissuta per decenni come vedova. «Non si allontanava mai dal tempio, servendo [Dio] notte e giorno con digiuni e preghiere» (<i>Lc</i> 2,37). <b>Ella è l’immagine per eccellenza della persona davvero pia.</b> <b>Nel tempio, lei è semplicemente a casa. Vive presso Dio e per Dio, con corpo e anima.</b> In [102] questo modo è veramente una donna ricolma di spirito, una profetessa.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>Poiché vive nel tempio – nell’adorazione –, è presente nell’ora in cui vi arriva Gesù.</b> «Sopraggiunta in quel momento, si mise […] a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme» (<i>Lc</i> 2,38). <b><span style="color: red;">La sua profezia consiste nel suo annuncio – nella trasmissione della speranza di cui vive.<o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"> <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Luca conclude la sua narrazione circa la nascita di Gesù, di cui faceva parte anche l’adempimento di ogni cosa secondo la Legge (cfr. 2,39), con la comunicazione del ritorno della Santa Famiglia a Nazaret. «Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui» (2,40). [103]</span></div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-12122715327312334732014-01-31T02:28:00.000+01:002014-01-31T02:28:12.276+01:00Non è di una Chiesa più umana che abbiamo bisogno, bensì di una Chiesa più divina; solo allora essa sarà anche veramente umana<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Joseph Ratzinger, </span><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Una compagnia in cammino. La Chiesa e il suo ininterrotto rinnovamento</span></i><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: 14.2pt;">, in </span><i style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: 14.2pt;">Communio. Rivista internazionale
di Teologia e Cultura</i><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: 14.2pt;">, Jaca Book, n. 208-210 (luglio-dicembre 2006) - </span><i style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: 14.2pt;">La vita di Dio per gli uomini,</i><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: 14.2pt;"> </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: 14.2pt;">pp. 336-349.</span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Una compagnia in cammino. </span></i></b><b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">La Chiesa e il suo
ininterrotto rinnovamento.*</span></i></b></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Lo
scontento verso la Chiesa<o:p></o:p></span></i></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Non
c'è bisogno di molta immaginazione per indovinare che <b>la compagnia di cui qui voglio parlare è la Chiesa.</b> Forse si è
evitato di menzionare nel titolo il termine “Chiesa” solo perché esso provoca
spontaneamente, nella maggior parte degli uomini di oggi, reazioni di difesa.
Essi pensano: “di Chiesa abbiamo già sentito parlare fin troppo e per lo più
non si è trattato di niente di piacevole”. La parola e la realtà della Chiesa
sono cadute in discredito. E perciò anche una simile riforma permanente non
sembra poter cambiare qualcosa. <i>O forse
il problema è solamente che finora non è stato scoperto il tipo di riforma che
potrebbe fare della Chiesa una compagnia
che valga davvero la pena di essere vissuta? <o:p></o:p></i></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ma
chiediamoci innanzitutto: <b>perché la
Chiesa riesce sgradita a così tante persone, e addirittura anche a credenti,
anche a persone che fino a ieri potevano essere annoverate tra le più fedeli o
che, pur tra [336] sofferenze, lo sono in qualche modo ancora oggi?</b> I
motivi sono tra loro molto diversi, anzi opposti, a seconda delle posizioni. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<a name='more'></a><br />
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">Alcuni soffrono
perché la Chiesa si è troppo adeguata ai parametri del mondo d'oggi; altri sono
infastiditi perché ne resta ancora troppo estranea.</span></b> <b>Per la maggior parte della gente, la
scontentezza nei confronti della Chiesa comincia col fatto che essa è
un'istituzione come tante altre, e che come tale limita la mia libertà.</b> La
sete di libertà è la forma in cui oggi si esprimono il desiderio di liberazione
e la percezione di non essere liberi, di essere alienati. L'invocazione di
libertà aspira ad un'esistenza che non sia limitata da ciò che è già dato e che
mi ostacola nel mio pieno sviluppo, presentandomi dal di fuori la strada che io
dovrei percorrere. Ma dappertutto andiamo a sbattere contro barriere e blocchi
stradali di questo genere, che ci fermano impedendoci di andare oltre. Gli
sbarramenti che la Chiesa innalza si presentano quindi come doppiamente
pesanti, poiché penetrano fin nella sfera più personale e più intima. Le norme
di vita della Chiesa sono infatti ben di più che una specie di regole del
traffico, affinché la convivenza umana eviti il più possibile gli scontri. Esse
riguardano il mio cammino interiore, e mi dicono come devo comprendere e
configurare la mia libertà. Esse esigono da me decisioni, che non si possono
prendere senza il dolore della rinuncia. Non si vuole forse negarci i frutti
più belli del giardino della vita? Non è forse vero che con la ristrettezza di
così tanti comandi e divieti ci viene sbarrata la strada di un orizzonte
aperto? E il pensiero, non viene forse ostacolato nella sua grandezza, come
pure la volontà? Non deve forse la liberazione essere necessariamente l'uscita
da una simile tutela spirituale? E l'unica vera riforma, non sarebbe forse
quella di respingere tutto ciò? Ma allora cosa rimane ancora di questa
compagnia?<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>L'amarezza contro la Chiesa ha però anche
un motivo specifico. Infatti, in mezzo ad un mondo governato da dura disciplina
e da inesorabili costrizioni, <span style="color: red;">si leva verso la Chiesa
ancora e sempre una silenziosa speranza: essa potrebbe rappresentare in tutto
ciò come una piccola isola di vita migliore, una piccola oasi di libertà, in
cui di tanto in tanto ci si può ritirare.</span></b> L'ira contro la Chiesa o
la delusione nei suoi confronti hanno perciò un carattere particolare, poiché
silenziosamente ci si attende da essa di più che da altre istituzioni mondane. <b>In essa si dovrebbe realizzare il sogno di
un mondo migliore.</b> Quanto meno, si vorrebbe assaporare in essa il gusto
della libertà, dell'essere liberati: quell'uscir fuori dalla caverna, di cui
parla Gregorio Magno ricollegandosi a Platone. [337]<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Tuttavia,
dal momento che la Chiesa nel suo aspetto concreto si è talmente allontanata da
simili sogni, assumendo anch'essa il sapore di una istituzione e di tutto ciò
che è umano, contro di essa sale una collera particolarmente amara. E questa
collera non può venir meno, proprio poiché non si può estinguere quel sogno che
ci aveva rivolti con speranza verso di essa. <b>Siccome la Chiesa non è così come appare nei sogni, si cerca
disperatamente di renderla come la si desidererebbe: un luogo in cui si possano
esprimere tutte le libertà, uno spazio dove siano abbattuti i nostri limiti,
dove si sperimenti quell'utopia che ci dovrà pur essere da qualche parte.</b>
Come nel campo dell'azione politica si vorrebbe finalmente costruire il mondo
migliore, così si pensa, si dovrebbe finalmente (magari come prima tappa sulla
via verso di esso) metter su anche la Chiesa migliore: una Chiesa di piena
umanità, piena di senso fraterno, di generosa creatività, una dimora di
riconciliazione di tutto e per tutti. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Riforma inutile<o:p></o:p></span></i></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ma
in che modo dovrebbe accadere questo? Come può riuscire una simile riforma? <b>Orbene; dobbiamo pur cominciare, si dice.
Lo si dice spesso con l'ingenua presunzione dell'illuminato, il quale è
convinto che le generazioni fino ad ora non abbiano ben compreso la questione,
oppure che siano state troppo timorose e poco illuminate; noi però abbiamo ora
finalmente nello stesso tempo sia il coraggio che l'intelligenza.</b> Per
quanta resistenza possano opporre i reazionari e i "fondamentalisti"
a questa nobile impresa, essa deve venir posta in opera. Almeno c'è una ricetta
oltremodo illuminante per il primo passo. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">La
Chiesa non è una democrazia. Da quanto appare, essa non ha ancora integrato
nella sua costituzione interna quel patrimonio di diritti della libertà che
l'Illuminismo ha elaborato e che da allora è stato riconosciuto come regola
fondamentale delle formazioni sociali e politiche. Così sembra la cosa più
normale del mondo recuperare una buona volta quanto era stato trascurato e
cominciare coll'erigere questo patrimonio fondamentale di strutture di libertà.
Il cammino conduce - come si suol dire - da una Chiesa paternalistica e
distributrice di beni ad una Chiesa-comunità. Si dice che nessuno più dovrebbe
rimanere passivo ricevitore dei doni che fanno esser cristiano. Tutti devono
invece diventare attivi operatori della vita cristiana. La Chiesa non deve più
venir calata giù dall'alto. No! Siamo noi che "facciamo" la Chiesa, e
la facciamo sempre nuova. Così essa diverrà finalmente la "nostra"
Chiesa, e noi i suoi attivi soggetti responsabili. L'aspetto passivo cede a quello
attivo. La Chiesa sorge attraverso discussioni, accordi e decisioni. Nel
dibatti[338]to emerge ciò che ancora oggi può esser richiesto, ciò che oggi può
ancora essere riconosciuto da tutti come appartenente alla fede o come linea
morale direttiva. Vengono coniate nuove "formule di fede" abbreviate.
<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>In Germania, a un livello abbastanza
elevato, è stato detto che anche la Liturgia non deve più corrispondere ad uno
schema previo, già dato, ma deve sorgere invece sul posto, in una data
situazione ad opera della comunità per cui viene celebrata. Anche essa non deve
più essere niente di già precostituito, ma invece qualcosa di fatto da sé,
qualcosa che sia espressione di se stessi.</b> Su questa via si rivela essere
un po’ di ostacolo, per lo più, la parola della Scrittura, alla quale però non
si può rinunciare del tutto. Si deve allora affrontarla con molta libertà di
scelta. Non sono molti però i testi che si lasciano impiegare in modo tale da
adattarsi senza disturbi a quell'auto-realizzazione, alla quale la liturgia ora
sembra essere destinata.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">In
quest'opera di riforma, in cui ora finalmente anche nella Chiesa l’“autogestione”
deve sostituire l'esser guidati da altri, sorgono però presto delle domande.
Chi ha qui propriamente il diritto di prendere le decisioni? Su quale base ciò
avviene? Nella democrazia politica, a questa domanda si risponde con il sistema
della rappresentanza: nelle elezioni i singoli scelgono i loro rappresentanti,
i quali prendono le decisioni per loro. Questo incarico è limitato nel tempo; è
circoscritto anche contenutisticamente in grandi linee dal sistema partitico, e
comprende solo quegli ambiti dell'azione politica che dalla Costituzione sono
assegnati alle entità statali rappresentative. Anche a questo proposito
rimangono delle questioni: la minoranza deve chinarsi alla maggioranza, e
questa minoranza può essere molto grande. Inoltre, non è sempre garantito che
il rappresentante che ho eletto agisca e parli davvero nel senso da me
desiderato, cosicché anche la maggioranza vittoriosa, osservando le cose più da
vicino, ancora una [339] volta non può considerarsi affatto interamente come
soggetto attivo dell'evento politico. Al contrario, essa deve accettare anche “decisioni
prese da altri”, onde perlomeno non mettere in pericolo il sistema nella sua
interezza.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Più
importante per la nostra questione è però un problema generale. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">Tutto quello che
gli uomini fanno, può anche essere annullato da altri. Tutto ciò che proviene
da un gusto umano può non piacere ad altri. Tutto ciò che una maggioranza
decide può venire abrogato da un'altra maggioranza. <span style="background: yellow; mso-highlight: yellow;">Una Chiesa che riposi sulle decisioni di una
maggioranza diventa una Chiesa puramente umana. Essa è ridotta al livello di
ciò che è plausibile, di quanto è frutto della propria azione e delle proprie
intuizioni ed opinioni. L'opinione sostituisce la fede.</span></span></b> Ed
effettivamente, nelle formule di fede coniate da sé che io conosco, il
significato dell'espressione “credo” non va mai al di là del significato “noi
pensiamo”. <b>La Chiesa fatta da sé ha alla
fine il sapore del “se stessi”, che agli altri “se stessi” non è mai gradito e
ben presto rivela la propria piccolezza. Essa si è ritirata nell'ambito
dell'empirico, e così si è dissolta anche come ideale sognato.<o:p></o:p></b></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">L'essenza della vera riforma<o:p></o:p></span></i></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">L'attivista, colui
che vuole costruire tutto da sé, è il contrario di colui che ammira </span></b>(l’“ammiratore”).
<b><span style="color: red;">Egli restringe
l'ambito della propria ragione e perde così di vista il Mistero. Quanto più
nella Chiesa si estende l'ambito delle cose decise da sé e fatte da sé, tanto
più angusta essa diventa per noi tutti.</span></b> In essa la dimensione
grande, liberante, non è costituita da ciò che noi stessi facciamo, ma da
quello che a noi tutti è donato. Quello che non proviene dal nostro volere e
inventare, bensì è un precederci, un venire a noi di ciò che è inimmaginabile,
di ciò che "è più grande del nostro cuore". <b>La <i>reformatio</i>, quella che è
necessaria in ogni tempo, non consiste nel fatto che noi possiamo rimodellarci
sempre di nuovo la "nostra" Chiesa come più ci piace, che noi
possiamo inventarla, bensì nel fatto che noi spazziamo via sempre nuovamente le
nostre proprie costruzioni di sostegno, in favore della luce purissima che
viene dall'alto e che è nello stesso tempo l'irruzione della pura libertà. <o:p></o:p></b></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>Lasciatemi dire con un'immagine ciò che io
intendo, un'immagine che ho trovato in Michelangelo</b>, il quale riprende in
questo da parte sua antiche concezioni della mistica e della filosofia
cristiane. Con lo sguardo dell'artista, Michelangelo vedeva già nella pietra
che gli stava davanti l'immagine-guida che nascostamente attendeva di venir
liberata e messa in luce. Il compito dell'artista - secondo lui - era solo
quello di toglier [340] via ciò che ancora ricopriva l'immagine. Michelangelo
concepiva l'autentica azione artistica come un riportare alla luce, un
rimettere in libertà, non come un fare. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>La stessa idea applicata però all'ambito
antropologico, si trovava già in San Bonaventura</b>, il quale spiega il
cammino attraverso cui l'uomo diviene autenticamente se stesso, prendendo lo
spunto dal paragone con l'intagliatore di immagini, cioè con lo scultore. Lo
scultore non fa qualcosa, dice il grande teologo francescano. La sua opera è
invece una <i>ablatio: </i>essa consiste nell'eliminare, nel togliere via ciò
che è inautentico. In questa maniera, attraverso la <i>ablatio</i>, emerge la <i>nobilis
forma, </i>cioè la figura preziosa. Così <b>anche
l'uomo, affinché risplenda in lui l'immagine di Dio, deve soprattutto e prima
di tutto accogliere quella purificazione, attraverso la quale lo scultore, cioè
Dio, lo libera da tutte quelle scorie che oscurano l'aspetto autentico del suo
essere, facendolo apparire solo come un blocco di pietra grossolano, mentre
invece inabita in lui la forma divina.<o:p></o:p></b></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Se
la intendiamo giustamente, possiamo trovare in questa immagine anche il modello
guida per la riforma ecclesiale. <b><span style="color: red;">Certo, la Chiesa avrà sempre bisogno di nuove strutture umane
di sostegno, per poter parlare e operare ad ogni epoca storica.</span></b> Tali
istituzioni ecclesiastiche, con le loro configurazioni giuridiche, lungi
dall'essere qualcosa di cattivo, sono al contrario, in un certo grado,
semplicemente necessarie e indispensabili. <b><span style="color: red;">Ma esse invecchiano, rischiano di presentarsi come la cosa
più essenziale, e distolgono così lo sguardo da quanto è veramente essenziale.
Per questo esse devono sempre di nuovo venir portate via, come impalcature
divenute superflue.</span></b> Riforma è sempre nuovamente una <i>ablatio</i>:
un toglier via, affinché divenga visibile la <i>nobilis forma, </i>il volto
della Sposa e insieme con esso anche il volto dello Sposo stesso, il Signore vivente.
<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Una
simile <i>ablatio</i>, una simile “teologia negativa”, è una via verso un
traguardo del tutto positivo. Solo così il Divino penetra, e solo così sorge
una <i>congregatio, </i>un'assemblea, un raduno, una purificazione, quella
comunità pura a cui aneliamo: una comunità in cui un “io” non sta più contro un
altro “io”, un “sé” contro un altro “sé”. <b><span style="color: red;">Piuttosto quel do</span></b>[341]<b><span style="color: red;">narsi, quell'affidarsi con fiducia, che fa
parte dell'amore, diventa il reciproco ricevere tutto il bene e tutto ciò che è
puro.</span></b> E così per ciascuno vale la parola del Padre generoso, il
quale al figlio maggiore invidioso richiama alla memoria quanto costituisce il
contenuto di ogni libertà e di ogni utopia realizzata: “<i>Tutto ciò che è mio è tuo...</i>” (Lc 15,31; cfr. Gv 17,1).<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">La
vera riforma è dunque una <i>ablatio, </i>che come tale diviene <i>congregatio.
</i>Cerchiamo di afferrare in modo un po’ più concreto quest'idea di fondo. In
un primo approccio <b>avevamo contrapposto
all'attivista l'ammiratore, e ci eravamo espressi in favore di quest'ultimo.</b>
Ma che cosa esprime questa contrapposizione? <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">L'attivista,
colui che vuol sempre fare, pone la sua propria attività al di sopra di tutto.
Ciò limita il suo orizzonte all'ambito del fattibile, di ciò che può diventare
oggetto del suo fare. Propriamente parlando egli vede soltanto degli oggetti.
Non è affatto in grado di percepire ciò che è più grande di lui, poiché ciò
porrebbe un limite alla sua attività. Egli restringe il mondo a ciò che è
empirico.</span><span style="color: red;"> L'uomo viene amputato. L'attivista si
costruisce da solo una prigione, contro la quale poi egli stesso protesta ad
alta voce.</span></b> <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">Invece l'autentico stupore è un "No" alla
limitazione dentro ciò che è empirico, dentro ciò che è solamente l'al di qua.
Esso prepara l'uomo all'atto della fede</span></b>, che gli spalanca d'innanzi
l'orizzonte dell'Eterno, dell'Infinito. <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">E solamente ciò che
non ha limiti è sufficientemente ampio per la nostra natura, solamente
l'illimitato è adeguato alla vocazione del nostro essere.</span> Dove questo
orizzonte scompare, ogni residuo di libertà diventa troppo piccolo e tutte le
liberazioni, che di conseguenza possono venir proposte, sono un insipido
surrogato, che non basta mai.</b> <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>La prima, fondamentale <i>ablatio</i>, che
è necessaria per la Chiesa, è sempre nuovamente l'atto della fede stessa.</b>
Quell'atto di fede che lacera le barriere del finito e apre così lo spazio per
giungere sino allo sconfinato. La fede ci conduce “lontano, in terre sconfinate”,
come dicono i Salmi. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">Il moderno pensiero
scientifico ci ha sempre più rinchiusi nel carcere del positivismo,
condannandoci così al pragmatismo.</span></b> Per merito suo si possono
raggiungere molte cose; si può viaggiare fin sulla luna e ancora più lontano,
nell'illimitatezza del cosmo. Tuttavia, nonostante questo, si rimane sempre
allo stesso punto, perché la vera e propria frontiera, la frontiera del
quantitativo e del fattibile, non viene oltrepassata. Albert Camus ha descritto
l'assurdità di questa forma di libertà nella figura dell'imperatore Caligola:
tutto è a sua disposizione, ma ogni cosa gli è troppo stretta. Nella sua folle
bramosia di avere sempre di più, e cose sempre più grandi, egli grida: Voglio
avere la luna, datemi la luna! [342]<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"> Ora, nel frattempo, è divenuto per noi
possibile avere in qualche modo anche la luna. Ma finché non si apre la vera e
propria frontiera, la frontiera fra terra e cielo, tra Dio e il mondo, anche la
luna è solamente un ulteriore pezzetto di terra, e il raggiungerla non ci porta
neanche di un passo più vicini alla libertà e alla pienezza che desideriamo.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">La fondamentale
liberazione che la Chiesa può darci è lo stare nell'orizzonte dell'Eterno, è
l'uscir fuori dai limiti del nostro sapere e del nostro potere.</span></b> La
fede stessa, in tutta la sua grandezza e ampiezza, è perciò sempre nuovamente
la riforma essenziale di cui noi abbiamo bisogno; a partire da essa noi dobbiamo
sempre di nuovo mettere alla prova quelle istituzioni che nella Chiesa noi
stessi abbiamo fatto. Ciò significa che <b>la
Chiesa deve essere il ponte della fede</b>, e che essa - specialmente nella sua
vita associazionistica intramondana - non può divenire fine a se stessa. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">È diffusa oggi qua e là, anche in ambienti ecclesiastici
elevati, l'idea che una persona sia tanto più cristiana quanto più è impegnata
in attività ecclesiali.</span></b> <b>Si
spinge ad una specie di terapia ecclesiastica dell'attività, del darsi da fare;
a ciascuno si cerca di assegnare un comitato o, in ogni caso, almeno un qualche
impegno all'interno della Chiesa. In un qualche modo, così si pensa, ci deve
sempre essere un'attività ecclesiale, si deve parlare della Chiesa o si deve
fare qualcosa per essa o in essa. Ma uno specchio che riflette solamente se
stesso non è più uno specchio; una finestra che invece di consentire uno
sguardo libero verso il lontano orizzonte, si frappone come uno schermo fra
l'osservatore ed il mondo, ha perso il suo senso.</b> <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">Può capitare che
qualcuno eserciti ininterrottamente attività associazionistiche ecclesiali e
tuttavia non sia affatto un cristiano. Può capitare invece che qualcun altro
viva solo semplicemente della Parola e del Sacramento e pratichi l'amore che
proviene dalla fede, senza essere mai comparso in comitati ecclesiastici, senza
essersi mai occupato delle novità di politica ecclesiastica, senza aver fatto
parte di sinodi e senza aver votato in essi, e tuttavia egli è un vero
cristiano.</span></b> <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">Non è di una Chiesa più umana che abbiamo bisogno, bensì
di una Chiesa più divina; solo allora essa sarà anche veramente umana.</span></b>
E per questo <b>tutto ciò che è fatto
dall'uomo, all'interno della Chiesa, deve riconoscersi nel suo puro carattere
di servizio e ritrarsi davanti a ciò che più conta e che è l'essenziale.</b> <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">La libertà, che noi
ci aspettiamo con ragione dalla Chiesa e nella Chiesa non si realizza per il
fatto che noi introduciamo in essa il principio della maggioranza.</span></b>
Essa non dipende dal fatto che la maggioranza più ampia possibile prevalga
sulla minoranza più esigua possibile. <b><span style="color: red;">Essa dipende invece dal fatto che nessuno può imporre il suo
proprio volere agli altri, bensì tutti si riconoscono legati alla parola e alla
volontà dell'Unico, che è il nostro Signore e la nostra libertà.</span></b>
Nella Chiesa l'atmosfera diventa angusta e soffocante se i portatori del
ministero dimenticano che il Sacramento non è una spar[343]tizione di potere,
ma è invece espropriazione di me stesso in favore di Colui, nella persona del
quale io devo parlare ed agire. Dove alla sempre maggiore responsabilità
corrisponde la sempre maggiore autoespropriazione, lì nessuno è schiavo
dell'altro; lì domina il Signore e perciò vale il principio che: «Il Signore è
lo Spirito. Dove però c'è lo Spirito del Signore ivi c'è la libertà» (2Cor 3,
17).<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>Quanti più apparati noi costruiamo, siano
anche i più moderni, tanto meno c'è spazio per lo Spirito, tanto meno c'è
spazio per il Signore, e tanto meno c'è libertà. lo penso che noi dovremmo,
sotto questo punto di vista, iniziare nella Chiesa a tutti i livelli un esame
di coscienza senza riserve.</b> A tutti i livelli questo esame di coscienza
dovrebbe avere conseguenze assai concrete, e recare con sé una <i>ablatio </i>che
lasci di nuovo trasparire il volto autentico della Chiesa. Esso potrebbe ridare
a noi tutti il senso della libertà e del trovarsi a casa propria in maniera
completamente nuova.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Morale, perdono ed espiazione: il centro
personale della riforma<o:p></o:p></span></i></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Guardiamo
un attimo, prima di andare avanti, a quanto fin qui abbiamo messo in luce. <b>Abbiamo parlato di un doppio “toglimento”,
di un atto di liberazione, che è un duplice atto: di purificazione e di
rinnovamento.</b> Da prima il discorso ha toccato la fede, che infrange le mura
del finito e libera lo sguardo verso le dimensioni dell'Eterno, e non solo lo
sguardo, ma anche la strada. <b>La fede è
infatti non soltanto riconoscere ma operare; non soltanto una frattura nel
muro, ma una mano che salva, che tira fuori dalla caverna.</b> Da ciò abbiamo
tratto la conseguenza, per le istituzioni, che l'essenziale ordinamento di
fondo della Chiesa ha sì bisogno sempre di nuovi sviluppi concreti e di
concrete configurazioni - affinché la sua vita si possa sviluppare in un tempo
determinato - ma che però queste configurazioni non possono diventare la cosa
essenziale. <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">La Chiesa infatti non esiste allo scopo
di tenerci occupati come una qualsiasi associazione intramondana e di
conservarsi in vita essa stessa, ma esiste invece per divenire in noi tutti
accesso alla vita eterna.</span><span style="color: red;"> <o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ora
dobbiamo compiere un passo ulteriore, e applicare tutto questo non più al
livello generale e oggettivo quale era finora, ma all'ambito personale. Infatti
<b>anche qui, nella sfera personale, è
necessario un "toglimento" che ci liberi. Sul piano personale non è
sempre e senz'altro la "forma preziosa", cioè l'immagine di Dio
inscritta in noi, a balzare all'occhio.</b> <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Come
prima cosa noi vediamo invece soltanto l'immagine di Adamo, l'immagine
dell'uomo non del tutto distrutto, ma pur sempre decaduto. Vediamo le
incrostazioni di polvere e sporcizia, che si sono [344] posate sopra
l'immagine. <b><span style="color: red;">Noi
tutti abbiamo bisogno del vero Scultore, il quale toglie via ciò che deturpa
l'immagine, abbiamo bisogno del perdono, che costituisce il nucleo di ogni vera
riforma.</span></b> Non è certamente un caso che nelle tre tappe decisive del
formarsi della Chiesa, raccontate dai Vangeli, la remissione dei peccati giochi
un ruolo essenziale. C'è in primo luogo la consegna delle chiavi a Pietro. La
potestà a lui conferita di legare e sciogliere, di aprire e chiudere, di cui
qui si parla, è, nel suo nucleo, incarico di lasciar entrare, di accogliere in
casa, di perdonare (Mt 16,19). La stessa cosa si trova di nuovo nell'Ultima
Cena, che inaugura la nuova comunità a partire dal corpo di Cristo e nel corpo
di Cristo. Essa diviene possibile per il fatto che il Signore versa il suo sangue "per i molti,
in remissione dei peccati" (Mt <i>26,28). </i>Infine il Risorto, nella sua
prima apparizione agli Undici, fonda la comunione della sua pace nel fatto che
egli dona loro la potestà di perdonare (Gv <i>20,19-23). </i><b><span style="color: red;">La Chiesa non è una
comunità di coloro che "non hanno bisogno del medico", bensì una
comunità di peccatori convertiti, che vivono della grazia del perdono,
trasmettendola a loro volta ad altri. <o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Se
leggiamo con attenzione il Nuovo Testamento, scopriamo che <b><span style="color: red;">il perdono non ha in sé niente di magico; esso
però non è nemmeno un far finta di dimenticare, non è "un fare come se
non", ma invece un processo di cambiamento del tutto reale</span></b>,
quale lo Scultore lo compie. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>Il toglier via la colpa rimuove davvero
qualcosa; l'avvento del perdono in noi si mostra nel sopraggiungere della
penitenza. Il perdono è in tal senso un processo attivo e passivo: la potente
parola creatrice di Dio su di noi opera il dolore del cambiamento e diventa
così un attivo trasformarsi.</b> Perdono e penitenza, grazia e propria
personale conversione non sono in contraddizione, ma sono invece due facce
dell'unico e medesimo evento. Questa fusione di attività e passività esprime la
forma essenziale dell'esistenza umana. Infatti <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">tutto il
nostro creare comincia con l'essere creati, con il nostro partecipare
all'attività creatrice di Dio.</span></b> <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Qui
siamo giunti ad un punto veramente centrale: <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">credo
infatti che il nucleo della crisi spirituale del nostro tempo abbia le sue
radici nell'oscurarsi della grazia del perdono.</span></b> Notiamo però
dapprima l'aspetto positivo del presente: la dimensione morale comincia
nuovamente a poco a poco a venir tenuta in onore. Si riconosce, anzi è divenuto
evidente, che ogni progresso tecnico è discutibile e ultimamente distruttivo,
se ad esso non corrisponde una crescita morale. Si ricono[345]sce che non c'è
riforma dell'uomo e dell'umanità senza un rinnovamento morale. Ma l'invocazione
di moralità rimane alla fine senza energia, poiché i parametri si nascondono in
una fitta nebbia di discussioni. <b><span style="color: red;">In effetti l'uomo non può sopportare la pura e semplice
morale, non può vivere di essa: essa diviene per lui una "legge", che
provoca il desiderio di contraddirla e genera il peccato.<o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">Perciò là dove il
perdono, il vero perdono pieno di efficacia, non viene riconosciuto o non vi si
crede, la morale deve venir tratteggiata in modo tale che le condizioni del
peccare per il singolo uomo non possano mai propriamente verificarsi. A grandi
linee si può dire che l'odierna discussione morale tende a liberare gli uomini
dalla colpa, facendo sì che non subentrino mai le condizioni della sua
possibilità.</span></b> Viene in mente la mordace frase di Pascal: <i>Ecce patres, qui tollunt peccata mundi!</i>.
Ecco i padri, che tolgono i peccati del mondo. Secondo questi "moralisti",
non c'è semplicemente più alcuna colpa. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>Naturalmente, tuttavia, questa maniera di
liberare il mondo dalla colpa è troppo a buon mercato. Dentro di loro, gli
uomini così liberati sanno assai bene che tutto questo non è vero, che il
peccato c'è, che essi stessi sono peccatori e che deve pur esserci una maniera
effettiva di superare il peccato. </b>Anche <b><span style="color: red;">Gesù stesso non chiama infatti coloro che si
sono già liberati da sé e che perciò - come essi ritengono - non hanno bisogno
di Lui, ma chiama invece coloro che si sanno peccatori e che perciò hanno
bisogno di Lui. <o:p></o:p></span></b></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">La morale conserva la sua serietà solamente se c'è il
perdono, un perdono reale, efficace; altrimenti essa ricade nel puro e vuoto
condizionale. Ma il vero perdono c'è solo se c'è il "prezzo d'acquisto",
l'"equivalente nello scambio", se la colpa è stata espiata, se esiste
l'espiazione.</span></b> <b>La circolarità
che esiste tra «morale - perdono –espiazione» non può essere spezzata; se manca
un elemento cade anche tutto il resto.</b> Dall'indivisa esistenza di questo
circolo dipende se per l'uomo c'è redenzione oppure no. Nella <i>Torah</i>, nei
cinque libri di Mosé, questi tre elementi sono indivisibilmente annodati l'uno
all'altro e non è possibile perciò da questo centro compatto appartenente al
Canone dell'An[346]tico Testamento scorporare, alla maniera illuminista, una
legge morale sempre valida, abbandonando tutto il resto alla storia passata.
Questa modalità moralistica di attualizzazione dell'Antico Testamento finisce
necessariamente in un fallimento; in questo punto preciso stava già l'errore di
Pelagio, il quale ha oggi molti più seguaci di quanto non sembri a prima vista.
<b>Gesù ha invece adempiuto a tutta la
Legge, non solamente ad una parte di essa e così l'ha rinnovata dalla base.
Egli stesso, che ha patito espiando ogni colpa, è espiazione e perdono
contemporaneamente, e perciò è anche l'unica sicura e sempre valida base della
nostra morale. <o:p></o:p></b></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>Non si può disgiungere la morale dalla
cristologia, poiché non la si può separare dall'espiazione e dal perdono.<span style="color: red;"> In Cristo tutta quanta la Legge è adempiuta, e quindi la
morale è diventata una vera, adempibile esigenza rivolta nei nostri confronti.</span></b>
A partire dal nucleo della fede, si apre così sempre di nuovo la via del
rinnovamento per il singolo, per la Chiesa nel suo insieme e per l'umanità. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">La sofferenza, il martirio e la gioia della
Redenzione<o:p></o:p></span></i></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Su
questo ci sarebbe ora molto da dire. Cercherò però solo, molto brevemente, di
accennare come conclusione, ancora a ciò che nel nostro contesto mi appare come
la cosa più importante. <b>Il perdono e la
sua realizzazione in me, attraverso la via della penitenza e della sequela, è
in primo luogo il centro del tutto personale di ogni rinnovamento.</b> Ma
proprio perché il perdono concerne la persona nel suo nucleo più intimo, esso è
in grado di raccogliere in unità, ed è anche il centro del rinnovamento della
comunità. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">Se infatti vengono
tolte via da me la polvere e la sporcizia, che rendono irriconoscibile in me
l'immagine di Dio, allora in tal modo io divengo davvero anche simile
all'altro, il quale è anche lui immagine di Dio, e soprattutto io divengo
simile a Cristo, che è l'immagine di Dio senza limite alcuno, il modello
secondo il quale noi tutti siamo stati creati.</span></b> Paolo esprime questo
processo in termini assai drastici: «La vecchia immagine è passata, ecco ne è
sorta una nuova; non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20). Si
tratta di un processo di morte e di nascita. Io sono strappato al mio
isolamento e sono accolto in una nuova comunità-soggetto; il mio "io"
è inserito nell`io" di Cristo e così è unito a quello di tutti i miei
fratelli. <b>Solamente a partire da questa
profondità di rinnovamento del singolo nasce la Chiesa, nasce la comunità che
unisce e sostiene in vita e in morte.</b> Solamente quando prendiamo in
considerazione tutto ciò, vediamo la Chiesa nel suo giusto ordine di grandezza.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>La Chiesa: essa non è soltanto il piccolo
gruppo degli attivisti che si </b>[347]<b> trovano insieme in un certo luogo per dare
avvio ad una vita comunitaria.</b> La Chiesa non è nemmeno semplicemente la
grande schiera di coloro che alla domenica si radunano insieme per celebrare
l'Eucarestia. E infine, la Chiesa è anche di più che Papa, vescovi e preti, di
coloro che sono investiti del ministero sacramentale. Tutti costoro che abbiamo
nominato fanno parte della Chiesa, ma <b><span style="color: red;">il raggio della compagnia in cui entriamo mediante la fede,
va più in là, va persino al di là della morte.</span></b> <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">Di essa fanno parte
tutti i Santi</span></b>, a partire da Abele e da Abramo e da tutti i testimoni
della speranza di cui racconta l'Antico Testamento, passando attraverso Maria,
la Madre del Signore, e i suoi apostoli, attraverso Thomas Becket e Tommaso
Moro, per giungere fino a Massimiliano Kolbe, a Edith Stein, a Piergiorgio
Frassati. Di essa fanno parte tutti gli sconosciuti e i non nominati, la cui
fede nessuno conobbe tranne Dio; di essa fanno parte gli uomini di tutti i
luoghi e tutti i tempi, il cui cuore si protende sperando e amando verso
Cristo, "l'autore e perfezionatore della fede", come lo chiama la
lettera agli Ebrei (12,2). <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">Non sono le maggioranze occasionali che si formano qui o
là nella Chiesa a decidere il suo e il nostro cammino. Essi, i Santi, sono la
vera, determinante maggioranza secondo la quale noi ci orientiamo. Ad essa noi ci
atteniamo! Essi traducono il divino nell'umano, l'eterno nel tempo. Essi sono i
nostri maestri di umanità, che non ci abbandonano nemmeno nel dolore e nella
solitudine, anzi anche nell'ora della morte camminano al nostro fianco.</span><span style="color: red;"><o:p></o:p></span></span></b></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Qui
noi tocchiamo qualcosa di molto importante. <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">Una
visione del mondo che non può dare un senso anche al dolore e renderlo prezioso
non serve a niente. Essa fallisce proprio là dove fa la sua comparsa la
questione decisiva dell'esistenza. Coloro che sul dolore non hanno nient'altro
da dire se non che si deve combatterlo, ci ingannano.</span></b> Certamente
bisogna fare di tutto per alleviare il dolore di tanti innocenti e per limitare
la sofferenza. Ma <b>una vita umana senza
dolore non c'è, e chi non è capace di accettare il dolore, si sottrae a quelle
purificazioni che sole ci fanno diventar maturi. Nella comunione con Cristo il
dolore diventa pieno di significato</b>, non solo per me stesso, come processo
di <i>ablatio</i>, in cui Dio toglie da me le scorie che oscurano la sua
immagine, ma anche al di là di me stesso esso è utile per il tutto, cosicché noi
tutti possiamo dire con San Pao[348]lo: «Perciò sono lieto delle sofferenze che
sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di
Cristo, a favore del suo Corpo che è la Chiesa» (Col 1,24). <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Thomas
Becket, che insieme con l'Ammiratore e con Einstein ci ha guidato nelle
riflessioni di questi giorni, ci incoraggia ancora ad un ultimo passo. <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">La vita va più in là della nostra esistenza biologica.
Dove non c'è più motivo per cui vale la pena morire, là anche la vita non val
più la pena.</span></b> Dove la fede ci ha aperto lo sguardo e ci ha reso il
cuore più grande, ecco che qui acquista tutta la sua forza di illuminazione
anche quest'altra frase di San Paolo: «Nessuno di noi vive per se stesso, e
nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se
moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque
del Signore» (Rom 14,7-8)<i>. <o:p></o:p></i></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>Quanto più noi siamo radicati nella
compagnia con Gesù Cristo e con tutti coloro che a Lui appartengono, tanto più
la nostra vita sarà sostenuta da quella irradiante fiducia cui ancora una volta
San Paolo ha dato espressione:</b> «Di questo io sono certo: né morte né vita,
né angeli né potestà, né presente né futuro, né potenze, né altezza né
profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, che
è in Cristo Gesù nostro Signore» (Rom 8,38-39).<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Cari
amici, da simile fede noi dobbiamo lasciarci riempire! Allora la Chiesa cresce
come comunione nel cammino verso e dentro la vera vita, e allora essa si
rinnova di giorno in giorno. Allora essa diventa la grande casa con tante
dimore; allora la molteplicità dei doni dello Spirito può operare in essa.
Allora noi vedremo «com'è buono e bello che i fratelli vivano insieme. E' come
rugiada dell'Ermon, che scende sul monte di Sion; là il Signore dona
benedizione e vita in eterno» (-Sal 133,1-3)
[349].<span style="text-indent: 14.2pt;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">* Il presente intervento è stato
tenuto dal Cardinal Joseph Ratzinger il 1° settembre 1990, in occasione del <i>IX Meeting per l’amicizia fra i popoli</i> a
Rimini (25 agosto – 1° settembre 1990), sul tema «L’ammiratore. Einstein.
Thomas Becket».</span><o:p></o:p></div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-73288144637684966442014-01-25T20:06:00.000+01:002014-01-25T20:06:41.347+01:00L’agnosticismo del nostro tempo, in apparenza così ragionevole, il quale lascia che Dio sia Dio per fare dell’uomo semplicemente un uomo, si dimostra una idiozia dalla vista corta.<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="text-align: justify;">tratto da </span><span style="font-variant: small-caps; text-align: justify;">Joseph Ratzinger</span><span style="text-align: justify;">, </span><i style="text-align: justify;"><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/p/guardare-cristo-esercizi-di-fede.html" target="_blank">Guardare Cristo. Esercizi di fede, speranza, carità</a></i><span style="text-align: justify;">, Jaca Book, Milano 1989, </span><i style="text-align: justify;">Capitolo I – Fede, § 2. L'agnosticismo è una via d'uscita? Intermezzo: la follia dell'intelligente e le condizioni della vera sapienza</i><span style="text-align: justify;">, pp. 16-21.</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-align: justify;"><br /></span>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><i><span style="color: #222222;">Intermezzo:
la follia dell’intelligente e le condizioni della vera sapienza</span></i></b><b><i><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></i></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br />
</span></span></div>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">A
questo punto vorrei interrompere per un istante la nostra riflessione, forse un
po’ astratta, e inserire una parabola biblica; riprenderemo poi il filo del
nostro pensiero. </span></span><br />
<span style="color: #222222; text-indent: 14.2pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222; text-indent: 14.2pt;">Penso <b>alla
storia raccontata da Gesù e riportata in Luca 12,16-21: </b>«</span><i style="text-indent: 14.2pt;"><span style="color: #222222;">La
campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé:
Che farò poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così:
demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto
il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione
molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio
gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello
che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce
davanti a Dio</span></i><span style="color: #222222; text-indent: 14.2pt;">».</span></span><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">L’uomo
ricco di questa parabola è senza dubbio intelligente; se ne intende dei suoi
affari. </span></b><span style="color: #222222;">Sa calcolare le possibilità di mercato; tiene in considerazione i
fattori di insicurezza nella natura come [16] nel comportamento umano. Le sue
riflessioni sono ben pensate, il successo gli dà ragione. </span><b><span style="color: #222222;">Se è consentito
ampliare un po’ la parabola, possiamo dire che quest’uomo era di sicuro troppo
intelligente per essere un ateo. Ma ha vissuto come un agnostico: «come se Dio
non ci fosse». </span></b><b><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
</div>
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"></span></span><br />
<a name='more'></a><span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"> </span></span><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: #ff2c21;">Di cose
così incerte come l’esistenza di un Dio, un uomo simile non si occupa. Egli
tratta di cose sicure, calcolabili. Perciò anche il fine della sua vita è molto
intramondano, tangibile: il benessere e la felicità del benessere. Ma ecco che
gli succede precisamente ciò che non aveva calcolato: Dio gli parla, e gli
manifesta un evento che egli aveva escluso dal suo calcolo, in quanto troppo
incerto e poco importante: di ciò che succederà alla sua anima quando si troverà
nuda davanti a Dio, di là da possedimenti e da successi.</span></b><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">«<i>Questa
notte stessa ti sarà richiesta la tua vita</i>». </span><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">L’uomo,
che tutti conoscevano come intelligente e fortunato, è un idiota agli occhi di
Dio: «Stolto» gli dice e di fronte all’autentico </span><b><span style="color: #222222;">egli
appare con tutti i suoi calcoli stranamente sciocco e corto di veduta, poiché nei
suoi calcoli aveva dimenticato l’autentico: che la sua anima desiderava non
soltanto averi e gioie, ma che si sarebbe trovata un giorno davanti a Dio. </span></b><b><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: #ff2c21;">Questo
intelligente stolto mi sembra un’immagine molto esatta del comportamento medio
della gente moderna.</span></b><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Le nostre
capacità tecniche ed economiche sono cresciute in modo prima inimmaginabile. La
precisione dei nostri calcoli è meravigliosa. A dispetto di tutti gli orrori
del nostro tempo si consolida in molti l’opinione che siamo vicini a realizzare
la felicità più grande possibile del numero più grande possibile di uomini, e a
dare infine inizio a una nuova fase della storia, una civilizzazione dell’umanità
in cui tutti potranno mangiare, bere e godersela come vuole il cuore. </span><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: #222222;">Ma proprio
in questo apparente avvicinamento all’autoredenzione dell’umanità erompono le
sinistre esplosioni dal profondo dell’insaziata e oppressa anima umana e ci
dicono: Stolto, hai dimenticato te stesso, la tua anima e la sua sete
incolmabile, il suo desiderio di Dio. </span></b><b><span style="color: #222222;"><br />
<!--[if !supportLineBreakNewLine]--></span></b><b><span style="color: #ff2c21;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: #ff2c21;">L’agnosticismo
del nostro tempo, in apparenza così ragionevole, il quale lascia che Dio sia
Dio per fare dell’uomo semplicemente un uomo, si dimostra una idiozia dalla
vista corta</span></b><b><span style="color: #ff2c21;">. </span></b>Ma lo scopo dei nostri
esercizi dovrebbe consistere nell’ascoltare le parole che Dio ci rivolge, nel
[17] percepire il grido della nostra anima e riscoprire, nella sua profondità,
il mistero di Dio.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Soffermiamoci
ancora un istante sulle prospettive che si aprono in questa riflessione prima
di riprendere il filo dei nostri pensieri precedenti. Il proiettarsi dell’uomo
in Dio, la ricerca e la strada verso il fondamento creatore di tutte le cose è qualcosa
di molto diverso dal pensiero «precritico» o non critico.Al contrario, </span><b><span style="color: #222222;">la
negazione della questione di Dio, la rinuncia a questa elevata apertura dell’uomo
è un atto di chiusura, è un dimenticare l’intimo grido del nostro essere.</span></b><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">In questo
contesto Josef Pieper ha citato parole di Esiodo riprese dal cardinal Newman,
nelle quali questa problematica viene all’espressione con inimitabile eleganza
e precisione: «</span><b><i><span style="color: #222222;">L’essere saggio con la testa di qualche altro... è certo più piccolo
che il nostro sapere proprio, ma ha infinitamente più peso dello sterile
orgoglio di colui che non realizza l’indipendenza del sapiente e al tempo
stesso disprezza la dipendenza del credente</span></i></b><span style="color: #222222;">» <span style="line-height: 12.777777671813965px;">[nota 1]</span></span><span style="color: #222222;">.</span><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Nella
stessa direzione va un ragionamento di Newman stesso sul fondamentale rapporto
dell’uomo verso la verità. </span><b><span style="color: #ff2c21;">Troppo spesso gli uomini sono inclini</span></b><span style="color: #222222;"> – così ragiona
il grande filosofo della religione – </span><b><span style="color: #ff2c21;">a starsene tranquilli ad aspettare
se mai arrivino a casa loro dimostrazioni della realtà della rivelazione, come
se essi fossero nella posizione di arbitri e non di bisognosi.</span></b><span style="color: #222222;"> «</span><i><span style="color: #222222;">Essi hanno
deciso di esaminare l’Onnipotente in una maniera appassionata e oggettiva, in
piena imparzialità, con la testa chiara</span></i><span style="color: #222222;">». Ma l’uomo, che in tal modo si
rende signore della verità, s’inganna. A un simile signore essa si sottrae e si
apre soltanto a colui che le si avvicina con rispetto, con umiltà venerante<span style="line-height: 12.777777671813965px;"> [nota 2]</span></span><span style="color: #222222;">.</span><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">«</span><i><span style="color: #222222;">Ha deposto i potenti dal trono, ha innalzato
gli umili</span></i><span style="color: #222222;">». </span><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: #222222;">Vengono
qui alla memoria le parole del Magnificat</span></b><span style="color: #222222;"> e forse è proprio
[18]questa la prospettiva da cui si possono comprendere. Giacché </span><b><span style="color: #ff2c21;">in esse
non si presuppone l’idea della lotta di classe; in esse si esprime invece lo
stupore per le vie di Dio di un uomo toccato da Dio.</span></b><span style="color: #222222;"> Risalta
in primo piano qualcosa di fondamentale. Non si tratta di mutamenti politici,
non almeno in prima linea; si tratta della dignità dell’uomo, della sua rovina
e della sua salvezza. </span><b><span style="color: #222222;">L’uomo che si fa signore della verità e la mette poi da parte
quando non si lascia dominare, colloca il potere sopra la verità. La sua norma
diventa il potere. Ma proprio così egli perde se stesso: il trono su cui si
mette è un trono falso; la sua presunta ascesa al trono è già in realtà la sua
caduta.</span></b><b><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Ma forse
questo ha un suono troppo apocalittico, troppo teologico. Diventa concreto se
noi guardiamo alla strada del pensiero nell’età moderna. </span><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: #222222;">La scienza
della natura in senso moderno inizia quando l’uomo - come si espresse Galilei-
mediante l’esperimento mette la natura, se occorre, sotto tortura e così le
strappa i segreti che essa non vuole mostrare volontariamente.</span></b><span style="color: #222222;"> In questo
modo è indubbiamente venuto alla luce qualcosa d’importante e di utile a tutti.
</span><span style="color: #222222;"><b>Abbiamo così appreso tutto ciò che si può fare alla natura</b><span style="line-height: 12.777777671813965px;"> [nota 3]</span></span><b><span style="color: #222222;">. L’importanza
di questo sapere e del potere così raggiunto non dev’essere attenuata. Solo
che, se noi facciamo valere unicamente questo modo di pensare, il trono del
dominio sulla natura su cui ci siamo posti viene costruito sul nulla;
inevitabilmente cadrà e trascinerà noi e il mondo nella caduta.</span></b><span style="color: #222222;"> Poter
fare è una cosa, poter essere un’altra. </span><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #ff2c21;">Il poter fare non serve a nulla se non sappiamo a
qual fine utilizzarlo, se non ci interroghiamo più su che cosa noi siamo e su
che cos’è la verità delle cose. L’isolamento del sapere di dominio è quel trono
dell’orgoglio, la cui caduta consegue inevitabilmente alla mancanza di terreno
sotto i piedi. Se vale soltanto quel sapere che alla fine si esprime mediante
un poter fare, siamo allora degli stolti di corta veduta che costruiscono su
fondamento inesistente</span></b><b><span style="color: #222222;">. Al</span></b><b><span style="color: #222222;">lora abbiamo innalzato il «potere»
a norma unica e</span></b><span style="color: #222222;"> [19]</span><b><span style="color: #222222;">tradito la nostra autentica vocazione, la verità. La sapienza
dell’orgoglio diventa banale follia.</span></b><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">A una
mentalità «critica», con la quale l’uomo critica tutto eccetto se stesso,
contrapponiamo l’apertura verso l’infinito, la vigilanza e la sensibilità per
la totalità dell’essere; una umiltà del pensiero pronta a piegarsi alla maestà della
verità, davanti alla quale noi non siamo dei giudici ma dei mendicanti. </span><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #ff2c21;">Solo al cuore vigile e umile la verità si mostra</span></b><b><span style="color: #ff2c21;">. </span></b><span style="color: #222222;">Se</span><span style="color: #222222;"> è vero
che i grandi risultati della scienza si aprono soltanto al lavoro lungo, vigile
e paziente, sempre pronto a lasciarsi correggere e istruire, si capisce allora
da sé che </span><b><span style="color: #222222;">le più alte verità esigono una grande costanza e umiltà dell’ascolto.</span></b><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: #222222;">«</span></b><b><i><span style="color: #222222;">Ha
innalzato gli umili</span></i></b><b><span style="color: #222222;">». </span></b><b><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: #222222;">Questo non
è uno slogan da lotta di classe e non è neppure un moralismo primitivo.</span></b><span style="color: #222222;"> Si tratta
degli atteggiamenti primi dell’uomo come tale. </span><b><span style="color: #222222;">Solo alla
percezione umile, che non si lascia scoraggiare da nessuna negazione, né traviare
da nessun applauso e da nessuna contraddizione, e neppure dai desideri e dalle
pieghe del proprio cuore, solo a una simile umiltà del pensiero si apre l’altezza
della verità e in tal modo l’accesso alla vera grandezza dell’uomo.</span></b><span style="color: #222222;"> Questa
apertura per l’infinito, per il Dio infinito, non ha nulla a che fare con la
credulità; esige al contrario la più vigile autocritica. Essa è più aperta e
critica di quella limitazione all’empirico, in cui l’uomo fa della sua volontà di
dominio l’ultimo criterio della conoscenza.</span><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Ecco
allora gli </span><b><span style="color: #222222;">atteggiamenti che dobbiamo contrapporre a un agnosticismo pago
di sé</span></b><span style="color: #222222;"> perché essi soli corrispondono all’inevitabilità della
questione di Dio: </span><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: #ff2c21;">vigilanza per le più profonde
dimensioni del reale; domanda circa la totalità della nostra esistenza umana e
in genere della realtà; umiltà per la grandezza della verità e disponibilità a
lasciarci purificare da essa e per essa</span></b><span style="color: #222222;">. Pi</span><span style="color: #222222;">ù oltre si dimostrerà che
dobbiamo fare spazio a un altro fattore che finora non è entrato nel discorso:
come nelle cose empiriche iniziamo con una specie di fede e abbiamo bisogno
della testimonianza di chi già sa per arrivare noi stessi a sapere, così anche
in questo difficile e a un tempo decisivo settore del nostro conoscere </span><b><span style="color: #222222;">è necessaria
la disponibilità ad ascoltare i grandi testimoni della verità</span></b><span style="color: #222222;">, i
testimoni [20] di Dio, a lasciarci condurre da essi, per giungere sulla strada
della conoscenza. </span><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Inoltre,
come ogni scienza e ogni arte esigono costanza ed esercizio, così è anche nel
cammino verso Dio. Gli organi per la verità possono ottundersi fino al totale
accecamento e alla totale sordità. Già Pio XII ebbe parole di monito per la
perdita del sentimento di Dio, e il Papa attuale [Giovanni Paolo II] ha
ripetuto queste parole. I Padri della Chiesa hanno in tale contesto
frequentemente richiamato le parole di Cristo: «</span><i><span style="color: #222222;">Beati i
puri di cuore perché vedranno Dio</span></i><span style="color: #222222;">» (</span><i><span style="color: #222222;">Mt</span></i><span style="color: #222222;"> 5,8). </span><b><span style="color: #222222;">Il cuore «puro»
è il cuore aperto e umile. Il cuore impuro è viceversa il cuore presuntuoso e
chiuso, del tutto pieno di se stesso, incapace a fare spazio alla maestà della
verità, che richiede rispetto e alla fine adorazione.</span></b><b><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222; line-height: 115%;">Riassumiamo brevemente a questo punto - prima di riprendere il filo
della precedente riflessione - i risultati che si sono rivelati in questo
intermezzo antropologico. </span><b><span style="color: #ff2c21; line-height: 115%;">Abbiamo detto che la questione
di Dio è inevitabile, non possiamo astenerci. Per avvicinarvisi sono
indispensabili alcune virtù fondamentali, che sono per così dire i suoi
presupposti metodologici:</span><span style="color: #222222; line-height: 115%;"> l’ascolto del messaggio che
proviene dalla nostra esistenza e dal mondo nella sua totalità; l’attenzione
rispetto alla conoscenza ed esperienza religiosa dell’umanità; l’impegno deciso
e costante del nostro tempo e della nostra forza interiore per una questione
che concerne ognuno di noi personalmente.</span></b>
</span></div>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: #222222; line-height: 115%;"><br /></span></b></span>
<div>
<!--[if !supportFootnotes]-->
<!--[endif]-->
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="line-height: 12.777777671813965px;">[nota 1] </span><span style="color: #222222;">Pieper, </span><i><span style="color: #222222;">op. cit.</span></i><span style="color: #222222;">, pp. 292 e 372 con rimando a Newman, </span><i><span style="color: #222222;">Philosophie des Glaubens</span></i><span style="color: #222222;"> (trad. da Th. Haecker, München
1921), p. 292 e Aristotele, </span><i><span style="color: #222222;">Etica a Nicomaco</span></i><span style="color: #222222;"> 1,2; 1095 b.</span><o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn2">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="line-height: 12.777777671813965px;">[nota 2]</span>Pieper, <i>op. cit.</i>, p. 318; Newman,
<i>Grammar of Assent, </i>London 1892, p. 425s.<o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn3">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="line-height: 12.777777671813965px;">[nota 3] </span>Cfr. il mio discorso all'Università di
Salisburgo: <i>Konsequenzen des Schopfungglaubens</i>, Salzburg 1980.</span><span style="font-family: Georgia, serif;"><o:p></o:p></span></div>
</div>
</div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-46027983391570043442014-01-19T23:22:00.000+01:002014-01-19T23:24:19.307+01:00Nel momento in cui noi ci segniamo con la croce ci poniamo sotto la protezione della croce, la teniamo davanti a noi come uno scudo che ci protegge nelle tribolazioni del nostre giornate e ci dà il coraggio per andare avanti<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">tratto da <span style="font-variant: small-caps;">Joseph
Ratzinger</span>, <i>Introduzione allo
spirito della liturgia</i>, San Paolo, Cinisello Balsamo 2001, Parte IV - <i>Forma liturgica</i>, Cap. II – <i>Il corpo e la liturgia</i>, § 2. <i>Il segno della croce</i>, pp. 173-180.<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">2. Il
segno della croce</span><o:p></o:p></span></i></b></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Il gesto fondamentale della preghiera del cristiano è e
resta il segno della croce. È una professione, espressa mediante il corpo, di
fede in Cristo Crocifisso, secondo le parole programmatiche di san Paolo: «<i>Noi annunciamo Cristo crocifisso, scandalo
per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma per coloro che sono chiamati, sia
Giudei che Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio</i>» (<i>1Cor 1, 23ss</i>). E ancora: «<i>Io non volli sapere tra di voi se non
Cristo, e questi crocifisso</i>» (2,2). <o:p></o:p></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">Segnare se stessi con il segno della croce è un sì
visibile e pubblico a Colui che ha sofferto per noi; a Colui che nel corpo ha
reso visibile l'amore di Dio fino all’estremo</span></b><span style="color: #222222;">; al Dio che non governa mediante la distruzione, ma
attraverso l’umiltà della sofferenza e dell'amore, che è più forte di tutta la
potenza del mondo e più saggia di tutta l’intelligenza e di tutti i calcoli
dell’uomo. <o:p></o:p></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<br /></div>
<a name='more'></a><br />
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">Il segno della croce è una professione di fede: io credo
in Colui che ha sofferto per me e che è risorto;</span></b><b><span style="color: #222222;"> in Colui che ha trasformato il segno dello scandalo in un
segno di speranza e dell'amore presente di Dio per noi.</span></b> <b><span style="background-color: yellow; color: red;">La professione di
fede è una professione di speranza:</span><span style="color: #222222;"> credo in Colui che nella sua debolezza è
l’Onnipotente; in Colui che, proprio nella apparente assenza ed estrema
debolezza, può salvarmi e mi salverà.</span></b> <span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">Nel momento in cui noi ci segniamo con la croce, ci
poniamo sotto</span></b><span style="color: #222222;"> [173] </span><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">la protezione della
croce, la teniamo davanti a noi come uno scudo che ci protegge nelle tribolazioni
del nostre giornate e ci dà il coraggio per andare avanti.</span></b><span style="color: #222222;"> La prendiamo come un segnale che ci indica la strade da
seguire: «Chi vuol essere mio discepolo, rinneghi se stesso, prenda la sua
croce su di sé e mi segua» (Mc 8,34). </span><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">La croce ci mostra la
strada della vita: la sequela di Cristo.</span></b><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;"></span></b><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: #222222;">Noi leghiamo il
segno della croce con la professione di fede nel Dio Trinità – Padre, Figlio e
Spirito Santo. </span></b><span style="color: #222222;">Esso diventa così ricordo del
battesimo, in maniera ancor più chiara quando lo accompagniamo con l’uso
dell’acqua benedetta. </span><b><span style="color: red;">La croce è un segno della passione, ma è allo stesso tempo
anche segno della resurrezione</span></b><b><span style="color: #222222;">; essa è, per così dire, </span></b><b><span style="color: red;">il bastone della salvezza che Dio ci porge, il ponte su cui
superiamo l’abisso della morte e tutte le minacce del male e possiamo giungere
fino a Lui.</span></b><span style="color: #222222;"> <o:p></o:p></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Essa è resa presente nel battesimo, nel quale diventiamo
contemporanei alla croce e alla resurrezione di Cristo (<i>Rm</i> 6, 1-14). <b>Ogni volta che
ci facciamo il segno della croce rinnoviamo il nostro battesimo</b>; Cristo
dalla croce ci attira fino a se stesso (<i>Gv</i>
12, 32) e fin dentro la comunione con il Dio vivente. Poiché <b>il battesimo e il segno della croce</b>,
che lo rappresenta e rinnova, <b>sono
soprattutto un evento di Dio: lo Spirito Santo ci conduce a Cristo, e Cristo ci
apre la porta verso il Padre.</b> Dio non è più il Dio sconosciuto; ha un nome.
Possiamo chiamarlo, e Lui chiama noi.<o:p></o:p></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Possiamo quindi dire che nel segno della croce, nella sua invocazione trinitaria è
riassunta tutta l’essenza dell’avvenimento cristiano, è presente il tratto distintivo
del cristianesimo. Nello stesso tempo, però, esso ci apre la strada anche
nell’ampiezza della storia [174] delle religioni e nel messaggio di Dio
presente nella creazione. <o:p></o:p></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Già nel 1873 vennero scoperte sul monte degli Ulivi delle
iscrizioni sepolcrali greche ed ebraiche risalenti all’incirca al tempo di
Gesù, che erano accompagnate dal segno della croce; gli archeologi ne dedussero
che si trattava di cristiani delle primissime origini. Intorno al 1945 vennero
fatte numerose scoperte di tombe giudaiche recanti il segno della croce,
risalenti più o meno al primo secolo dopo Cristo. <o:p></o:p></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Tali scoperte non consentivano più di ritenere che si
trattasse di cristiani della prima generazione; <b>si dovette piuttosto riconoscere che i segni della croce erano presenti
anche in ambito giudaico. Che senso aveva tutto questo? La chiave
interpretativa era fornita da <i>Ez</i>
9,4ss. </b><o:p></o:p></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Nella visione ivi descritta Dio stesso dice al suo
messaggero vestito di lino che porta al fianco la borsa da scriba: «<i>Vai in mezzo alla città e i</i></span><i><span style="color: #222222;"></span></i><i><span style="color: #222222;">scrivi </span></i><i><span style="color: #222222;"></span></i><i><span style="color: #222222;">un</span></i><i><span style="color: #222222;"> </span></i><i><span style="color: #222222;">Tau</span></i><i><span style="color: #222222;"> sulla fronte di tutti gli uomini che sospirano e
piangono per tutti gli abomini che vi si compiono</span></i><span style="color: #222222;">». <o:p></o:p></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Nella catastrofe spaventosa che si preannuncia coloro che
non si riconoscono nel peccato del mondo, ma soffrono per esso a motivo di Dio –
soffrono senza potere fare nulla, ma sono appunto lontani dal peccato – devono essere
segnati con l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico, la <i>Tau</i>, che
veniva scritta a forma di croce (T oppure + oppure X). <b>La Tau, che in effetti aveva la forma di una croce, diventa il sigillo
della proprietà di Dio. </b></span><b><span style="color: red;">Risponde al desiderio e al dolore dell’uomo per Dio e lo mette
così sotto la particolare protezione di Dio.</span></b><span style="color: #222222;">
<o:p></o:p></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">E. Dinkler ha potuto dimostrare che la
stigmatizzazione cultuale – sulle mani o sulla fronte – è preannunciata in
diversi modi nell'Antico Testamento e che questa usanza era nota anche in epoca
neotestamentaria; <i>Ap</i> 7,1-8 riprende
nel Nuovo Testamento l’idea fondamentale della visione di Ezechiele. I reperti
tombali, unitamente ai te[175]sti contemporanei, mostrano che<b> </b>in determina
circoli del giudaismo la <i>Tau</i> era diffusa come segno santo, come segno della professione di fede nel Dio di
Israele e, allo stesso tempo, come segno di speranza nella sua protezione. <o:p></o:p></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Dinkler riassume i suoi studi nell’affermazione che nel <i>Tau</i> a forma di croce è «riassunta un’intera
professione di fede in <i>un
solo se</i>gno», che le «realtà credute, sperate, sono riprese in un’immagine
visibile. Un’immagine, certamente, che e più di uno specchio, da cui piuttosto
si spera una forza capace di salvezza...» <o:p></o:p></span><span style="color: #222222; line-height: 115%;">(</span><span style="color: #222222; font-variant: small-caps; line-height: 115%;">E. Dinkler</span><span style="color: #222222; line-height: 115%;">,
</span><i style="color: #222222; line-height: 115%;">Signum crucis. Aufsätze zum Neuen
Testament und zur christlichen Archäologie</i><span style="color: #222222; line-height: 115%;">, J. CB. Mohr, Tubinga 1967,
soprattutto pp. 1-76).</span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="color: #222222; line-height: 115%;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #222222; margin-left: 5px; margin-right: 3px;">
</div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Per quello che possiamo saperne finora, i cristiani non si
sono dapprima richiamati a questo simbolo giudaico, ma hanno trovato il segno
della croce a partire dal profondo della loro fede, potendovi così riconoscere
la somma di tutta la loro fede. In seguito, però, la visione di Ezechiele della
<i>Tau</i> salvifica e tutta la tradizione che su di essa si basava non
dovevano apparire loro come uno sguardo aperto sul futuro? Non veniva forse ora
«svelato» (cfr. <i>2Cor</i> 3,18) ciò che si
era voluto intendere con questo segno misterioso? Non era ora finalmente chiaro
a chi esso apparteneva e da chi riceveva la sua forza? Non dovevano, dunque,
vedere in tutto questo una prefigurazione della croce di Cristo, che aveva
realmente dato alla <i>Tau</i> la forza di salvare?<o:p></o:p></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">[...]</span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="color: #222222; text-indent: 13.45pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222; text-indent: 13.45pt;">«Diventerai una benedizione», aveva
detto Dio ad Abramo al principio della storia della salvezza (Gn 12, 2). </span><b style="color: #222222; text-indent: 13.45pt;">In Cristo, figlio di Abramo, questa parola
è pienamente compiuta. Egli è una benedizione
per l’intera creazione e per tutti gli uomini. </b></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222; text-indent: 13.45pt;">La croce, che è il suo segno nel cielo e
sulla terra, doveva dunque divenire il vero gesto di benedizione dei cristiani.
</span><b style="text-indent: 13.45pt;"><span style="background-color: yellow; color: red;">Facciamo su noi stessi il segno della croce ed
entriamo così nella potenza benedicente di Gesù Cristo; tracciamo questo segno
sulle persone per cui desideriamo la benedizione; lo tracciamo anche sulle cose
che ci accompagnano nella vita e che noi vogliamo ricevere nuove dalla mano di
Gesù Cristo. Mediante la croce possiamo divenire gli uni per gli altri dei
benedicenti. </span></b></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="color: #222222; text-indent: 13.45pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222; text-indent: 13.45pt;">Personalmente, non dimenticherò mai con
quale devozione e con quale interiore dedizione mio padre e mia madre segnavano
noi bambini con l’acqua benedetta, facendoci il segno della croce sulla fronte,
sulla bocca e sul petto quando dovevamo partire, tanto più se poi si trattava
di un’assenza particolarmente lunga. </span><b style="color: #222222; text-indent: 13.45pt;">Questa
benedizione era un gesto di accompagnamento, da cui noi ci sapevamo guidati: il
farsi visibile della preghiera dei genitori che ci seguiva e la certezza che
questa preghiera era sostenuta dalla benedizione del Redentore. </b><span style="color: #222222; text-indent: 13.45pt;">La
benedizione era anche un richiamo a noi, a non uscire dallo spazio di questa
benedizione. </span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="color: #222222; line-height: 115%; text-indent: 13.45pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: .75pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-indent: 13.45pt;">
<span style="line-height: 115%; text-indent: 13.45pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Benedire è un gesto sacerdotale: in quel segno della croce
percepivamo il sacerdozio dei genitori, la sua particolare dignità e la sua
forza. </span><b><span style="color: red;">Penso che questo gesto del benedire, come piena e benevola espressione
del sacerdozio universale di tutti i battezzati, debba tornare molto più
fortemente a far parte della vita quotidiana ed abbeverarla con l’energia
dell’amore che proviene dal Signore</span></b><span style="color: #222222;"> [180].</span></span></span></div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-61166501595747775192014-01-19T02:30:00.000+01:002014-01-19T02:30:45.207+01:00Davanti alla questione di Dio non si dà neutralità per l’uomo. Questi può solo dire sì o no, e questo inoltre con tutte le conseguenze fin nelle vicende più piccole della vita<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">tratto da </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-variant: small-caps;">Joseph Ratzinger</span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">, </span><i style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/p/guardare-cristo-esercizi-di-fede.html" target="_blank">Guardare Cristo. Esercizi di fede, speranza, carità</a></i><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">, Jaca Book, Milano 1989, </span><i style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Capitolo I – Fede, § 2. L'agnosticismo è una via d'uscita?</i><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">, pp. 13-16.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">2. L’agnosticismo è una via
d’uscita?<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">In
tutto ciò si aprono varchi verso la fede religiosa, si rendono visibili
somiglianze di struttura. </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: 14.2pt;">Ma
se ora tentiamo il passaggio, </span><b style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: 14.2pt;">la strada
ci viene sbarrata subito da un’obiezione grave e importante, che si può
formulare pressappoco così. </b><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: 14.2pt;">Può
darsi che nella vita sociale dell’uomo sia impossibile che ognuno possa
«sapere» tutto l’utile e necessario alla vita e che il nostro agire si fondi
quindi sulla «fede» nel «sapere» di altri. Ma con questo noi rimaniamo nel
campo del sapere umano che in linea di principio tutti possono acquisire.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Invece,
<b>con la fede nella rivelazione, noi
superiamo i confini del sapere propriamente umano. </b>Anche se l’esistenza di
Dio può forse diventare un «sapere», la rivelazione e i suoi contenuti restano
fede per tutti, qualcosa che sta al di là di quanto è accessibile al nostro
sapere. Qui non esiste nessun riferimento al sapere specializzato di alcuni a
cui potersi affidare, perché conoscono immediatamente le cose in base alla
propria ricerca. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ci
troviamo così, ancora una volta, davanti alla domanda: <b><span style="color: red;">questa specie di fede è conciliabile con la
moderna coscienza critica?</span></b> Non sa[13]<span style="color: #222222;">rebbe più conforme all'uomo del
nostro tempo astenersi dal giudizio su queste materie e aspettare il momento in
cui la scienza avrà in mano risposte definitive anche per questo genere di
questioni? <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">L’atteggiamento che si esprime in simili
domande corrisponde indubbiamente alla coscienza media di un universitario di
oggi. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: #222222;">L’onestà del pensiero e l’umiltà davanti all’ignoto sembrano raccomandare
l’agnosticismo, mentre l’ateismo dichiarato pretende nuovamente di sapere
troppo e porta in sé chiaramente già un elemento dogmatico.</span></b><span style="color: #222222;"> Nessuno può
affermare di «sapere» in senso proprio che Dio non esiste. Si può lavorare con
l’ipotesi che Dio non esista e cercare a partire di qui di spiegarsi
l’universo. La moderna scienza della natura sta fondamentalmente sotto questo
presupposto. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Dove il metodo rispetta i suoi limiti, è
però chiaro che nel caso non può venir superato il campo dell’ipotetico e che
perfino una spiegazione ateistica in apparenza coerente dell’universo non
conduce a una certezza scientifica della non esistenza di Dio. <b>Nessuno può afferrare sperimentalmente la
totalità dell’essere e delle sue condizioni.</b> In questo punto noi
raggiungiamo semplicemente i limiti della «condition humaine», della
possibilità conoscitiva umana in quanto tale, e ciò non solo in rapporto alle
sue condizioni presenti, ma essenzialmente, insuperabilmente. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">Per sua natura la questione di Dio non può venir costretta nei confini
della ricerca scientifica, nel senso stretto della parola.</span></b><span style="color: #222222;"> <b>In questo senso la dichiarazione di «ateismo
scientifico» è una pretesa insensata, ieri come oggi e domani.</b> Tanto più
però si impone il problema di sapere se la questione di Dio non superi i limiti
delle possibilità umane e in questo senso l’agnosticismo sembra sia l’unico
giusto atteggiamento dell’uomo: realistico, leale, anzi «pio» nel senso più
profondo della parola; riconoscimento di dove finiscono la nostra presa e il
nostro campo visivo, rispetto di ciò che non ci è accessibile. La nuova
religiosità del pensiero non dovrebbe forse consistere nel lasciare
l’imperscrutabile e accontentarsi di ciò che è dato a noi?<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">
Chi intende rispondere a questa domanda da autentico credente deve guardarsi
dalla fretta. In effetti, di fronte a questa forma di [14] umiltà e di
religiosità, si impone subito l’obiezione: </span><b><span style="color: red;">la sete di infinito appartiene alla stessa natura dell’uomo, anzi <i>è</i> addirittura la sua essenza. </span></b><b><span style="color: #222222;">Il suo limite può essere unicamente
l’illimitato, e i confini della scienza non possono venire per principio
scambiati con i confini della nostra esistenza.</span></b><span style="color: #222222;"> Questo
sarebbe un’incomprensione tanto della scienza come dell’uomo. <b>Là dove la scienza innalza la pretesa di
esaurire i limiti della conoscenza umana sconfinerebbe nel non scientifico.</b>
Tutto questo mi sembra sì vero, ma, come già detto, a questo punto troppo
frettolosa come risposta.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Dovremmo piuttosto esaminare
pazientemente l’ipotesi dell’agnosticismo nella sua portata per verificare se
essa possa avere consistenza non solo nella scienza, ma nella vita umana. <b>La domanda giustamente posta
all’agnosticismo suona così: il suo proposito è veramente realizzabile?</b> <b>Come uomini possiamo semplicemente lasciar
da parte la domanda su Dio, cioè la questione della nostra origine, del nostro
destino finale e della misura del nostro essere? </b></span><b><span style="color: red;">Possiamo vivere in modo unicamente ipotetico
« come se Dio non esistesse », anche se forse esiste?</span></b><span style="color: red;"> <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;"><br /></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">La questione di Dio non è per
l’uomo un problema teoretico, come ad esempio la domanda se nel sistema
periodico degli elementi ci possono essere altri elementi ignoti e così via. Al
contrario, la domanda di Dio è una questione eminentemente pratica, che ha
conseguenze in tutti i campi della nostra vita.</span></b><span style="color: #222222;"> <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">Se io dunque in teoria faccio valere l’agnosticismo, nella pratica devo
decidermi tra due possibilità: vivere come se Dio non ci fosse, oppure vivere
come se Dio ci fosse e come se egli fosse la realtà normativa per la mia vita.</span></b><span style="color: red;"> <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: #222222;">Se scelgo la prima, ho praticamente adottato una posizione atea e messo a
base di tutta la mia vita un’ipotesi che potrebbe anche essere falsa.</span></b><span style="color: #222222;"> <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Se mi decido per la seconda possibilità,
rimango anche qui in una fede puramente soggettiva, e viene subito in mente
Pascal, la cui battaglia filosofica all’inizio dell’età moderna si muoveva
interamente intorno a questa costellazione speculativa. Ma poiché alla fine
capì che <b>la questione non si poteva
sciogliere di fatto nel puro pensiero, egli raccomandò agli agnostici di osare
con la scelta seconda e di vivere come se Dio ci fosse.</b> Nel corso
dell’esperimento e solo in questo sarebbe arrivato alla con[15]clusione di aver
scelto giustamente <span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: #222222; line-height: 115%;">[nota 3]</span></span><!--[endif]--></span>. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222; font-family: Georgia, serif; line-height: 115%;">Comunque sia, </span><b><span style="color: red; font-family: Georgia, serif; line-height: 115%;">la
luce della soluzione agnostica a un esame più attento non regge. Come pura
teoria sembra molto brillante, ma l’agnosticismo è per sua natura più che una
teoria: è in gioco la pratica della vita.</span></b><span style="color: #222222; font-family: Georgia, serif; line-height: 115%;"> E quando si tenta di «praticarlo»
nella sua vera portata, esso sfugge come una bolla di sapone; si scioglie,
perché non si può sfuggire alla scelta che esso vorrebbe evitare. </span><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red; font-family: Georgia, serif; line-height: 115%;">Davanti
alla questione di Dio non si dà neutralità per l’uomo. Questi può solo dire sì
o no, e questo inoltre con tutte le conseguenze fin nelle vicende più piccole
della vita.</span></b></div>
<br />
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<!--[if !supportFootnotes]-->
<hr size="1" style="text-align: left;" width="33%" />
<!--[endif]-->
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 3]</span></span><!--[endif]--></span> Pensées 451, 4, nell’edizione
curata da J. Chevalier per la Bibliotèque de la Pléiade, Paris 1954, pp.
1215s,; cfr. al riguardo <span style="font-variant: small-caps;">R. Guardini</span>,
<i>Christliches Bewusstsein. Versuche über
Pascal</i>, München 1950<sup>2</sup>, pp. 199-246.</span><o:p></o:p></div>
</div>
</div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-74895353575741770002014-01-18T18:30:00.000+01:002014-01-18T18:43:48.306+01:00La domanda è: la fede è un atteggiamento degno di un uomo moderno e maturo?<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-align: justify;">tratto da </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-variant: small-caps; text-align: justify;">Joseph Ratzinger</span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-align: justify;">, </span><i style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-align: justify;"><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/p/guardare-cristo-esercizi-di-fede.html" target="_blank">Guardare Cristo. Esercizi di fede, speranza, carità</a></i><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-align: justify;">, Jaca Book, Milano 1989, </span><i style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-align: justify;">Capitolo I – Fede, § 1. Fede nella vita quotidiana come atteggiamento fondamentale dell'uomo</i><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-align: justify;">, pp. 11-13.</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<b><i><span style="font-family: "Georgia","serif";"><br /></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<b><i><span style="font-family: "Georgia","serif";"><br /></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<b><i><span style="font-family: "Georgia","serif";">1. Fede nella vita
quotidiana come atteggiamento fondamentale dell’uomo<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Ma
qui non vogliamo entrare in questa discussione; molte cose che saranno dette in
queste conversazioni possono essere però una tranquilla risposta alle domande
che ne risultano. <b><span style="color: red;">Ora ci importa semplicemente di imparare meglio l’atto
fondamentale dell’esistenza cristiana, l’atto della fede.</span></b> Se ci
mettiamo per questa strada, sorge subito un impedimento. Avvertiamo, per così
dire, una di quelle nostre intime rotture, che bloccano il nostro movimento nel
campo della fede. La domanda è: <b><span style="color: red;">la fede è un atteggiamento degno di un uomo moderno e maturo?</span></b></span></div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="font-family: "Georgia","serif";"></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="font-family: "Georgia","serif";">«Credere» ci appare come
qualcosa di provvisorio, di transeunte, da cui si vorrebbe propriamente uscire,
anche se spesso – appunto come atteggiamento transeunte – è inevitabile:
nessuno può realmente sapere e dominare col proprio sapere tutto ciò su cui si
fonda la nostra vita in una civiltà tecnica.</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif";"> Moltissime cose – la maggior parte – noi dobbiamo
accettarle con fiducia nella «scienza», tanto più che questa fiducia appare
sufficientemente confermata anche per il singolo da un’esperienza comune. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Tutti
noi usiamo dalla mattina alla sera prodotti della tecnica, i cui fondamenti
scientifici ci sono ignoti: la statica del grattacielo chi può calcolarla e
accertarsene? Il funzionamento dell’ascensore? Tutto il campo dell’elettricità
e dell’elettronica di cui ci serviamo? Oppure (ciò che è ancora più grave)
l’affidabilità della composizione di una medicina? Si potrebbe continuare. <b><span style="color: red;">Noi viviamo di una
rete di non conoscenze, delle quali ci fidiamo a causa delle esperienze
generalmente positive. Noi «crediamo» che tutto ciò sia giusto ed abbiamo con
questa «fede» parte al prodotto del sapere di altri.<o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="font-family: "Georgia","serif";">Che specie di fede è ora
questa che pratichiamo di solito inconsapevolmente, che anzi è il fondamento
della nostra giornaliera vita comune?</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif";">
Cerchiamo di non cominciare subito con una definizione, ma restiamo a ciò che
si può stabilire immediatamente. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif";">Due opposti
aspetti di questa specie di «fede» saltano agli occhi. <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif";">In primo luogo
possiamo già stabilire che una simile fede è indispensabile </span></b><span style="font-family: "Georgia","serif";">[11]<b><span style="color: red;"> per la nostra vita.</span></b> Ciò vale anzitutto
semplicemente perché nulla più funzionerebbe; ognuno dovrebbe ricominciare da
principio. Ciò vale in profondità anche nel senso che <b>una vita umana diventa impossibile se non si può aver fiducia
dell’altro e degli altri, se non ci si può più affidare alla loro esperienza,
alla loro conoscenza, a quello che ci viene presentato.</b> Questo è uno dei
lati di questa fede, quello positivo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif";">D’altra parte
essa è naturalmente espressione di un’ignoranza e, in questo senso, un
atteggiamento secondario: sapere sarebbe meglio.</span></b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif";"> </span><span style="font-family: "Georgia","serif";">I molti possono affidarsi a tutto il meccanismo di un mondo
tecnico soltanto perché alcuni hanno studiato un settore particolare e lo
conoscono. In questo senso c’è il desiderio di passare, per quanto possibile,
dalla fede al sapere, in ogni caso in questo campo, a un sapere giusto e
significativo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="font-family: "Georgia","serif";">Nonostante siamo ancora
molto lontani dalla zona della religione e ci moviamo nello spazio del dominio
della vita puramente intramondano, quotidiano, abbiamo però guadagnato
intuizioni importanti anche per il fenomeno della fede religiosa e che quindi
vogliamo ancora espressamente precisare. <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Dicevamo
che <b><span style="color: red;">nel quadro
della «fede di ogni giorno» (come la vogliamo chiamare) si devono distinguere
due aspetti:</span></b> vi appartiene <b><span style="color: red;">anzitutto</span></b> <b><span style="color: red;">il carattere dell’insufficiente, del provvisorio; essa è uno
stadio puramente incipiente del sapere, dal quale si cerca di uscire se
possibile.</span></b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Ma
c’è oltre questo qualcosa d’altro: <b><span style="color: red;">una simile «fede» è fiducia reciproca, partecipazione comune
alla comprensione e al dominio di questo mondo; questo aspetto è in genere
essenziale per la formazione della vita umana. Una società senza fiducia non può
vivere.</span></b> Le parole pronunciate da Tommaso d’Aquino, a dire il vero
per un altro piano, valgono anche qui: <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">l’incredulità è
essenzialmente contraria alla natura dell’uomo</span></b><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 11pt; line-height: 115%;"> [nota 1]</span></span><!--[endif]--></span>. Così noi vediamo che i
diversi piani non sono del tutto senza rapporto...<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Abbiamo
fin qui elaborato <b><span style="color: red;">una «struttura assiologica» della fede naturale, ossia
cercato e trovato che una simile fede è un va</span></b>[12]<b><span style="color: red;">lore certamente
minore rispetto al «sapere», ma fondamentale per l’esistenza umana, un valore
senza cui nessuna società può sussistere.</span></b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">In
più possiamo ora elencare anche <b>i
singoli elementi che appartengono a questa fede</b> (la «struttura del suo
atto»). <b>Essi sono tre.</b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif";">Questa fede si
riferisce sempre a qualcuno che «sa»:</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif";">
presuppone la reale cognizione di persone qualificate e degne di fede. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">Vi
si aggiunge, come secondo elemento, <b><span style="color: red;">la fiducia dei «molti» che nel quotidiano uso delle cose si
basano sulla solidità del sapere che sta dietro.</span></b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";"> E infine, come terzo elemento, si deve nominare
<b><span style="color: red;">una certa
verifica del sapere nell’esperienza di ogni giorno.</span></b> Che la corrente
elettrica funzioni correttamente io non posso dimostrarlo scientificamente, ma
il quotidiano funzionamento delle mie lampade mi dimostra che io, benché non
sia uno che sa, non agisco tuttavia in una «fede» pura, del tutto priva di
conferme.<o:p></o:p></span></div>
<div>
<!--[if !supportFootnotes]--><br clear="all" />
<hr align="left" size="1" width="33%" />
<!--[endif]-->
<br />
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText">
<span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "Georgia","serif";"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt; line-height: 115%;">[nota 1]</span></span><!--[endif]--></span></span><span style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;"> <i><span lang="EN-US">S. Theol.</span></i><span lang="EN-US"> II-II q. 10 a. 1 ad 1; cfr. J. Pieper, <i>Lieben, hoffen, glauben</i>, München 1986, pp. 315 e 376.<o:p></o:p></span></span></div>
</div>
</div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-62669448394132490652014-01-18T18:00:00.000+01:002014-01-18T18:30:12.334+01:00Nel «fare» siamo diventati grandi, anzi grandissimi, ma nell’essere, nell’arte dell’esistere le cose stanno diversamente.<span style="text-align: justify;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">tratto da <span style="font-variant: small-caps;">Joseph
Ratzinger</span>, <i><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/p/guardare-cristo-esercizi-di-fede.html" target="_blank">Guardare Cristo. Esercizi di fede, speranza, carità</a></i>, Jaca Book, Milano 1989, <i>Capitolo I – Fede</i>, pp. 9-10.</span></span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br />
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">I. FEDE<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>Le
riflessioni contenute in questo libro non sono solo considerazioni teoriche,
vogliono essere invito a «esercizi spirituali».</b> Che cosa sono precisamente? Che
cosa vi facciamo? </span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">Ci si può «esercitare» solo in qualcosa che già in qualche
modo si possiede; l’esercizio presuppone un fondamento già dato. Ma solo
esercitandomi, la qualità di cui si tratta diventa mia proprio al punto da
poterne disporre e da renderla fruttuosa.</span></b> Un pianista deve esercitarsi nella
sua arte, altrimenti la perde. Uno sportivo deve «allenarsi» perché solo così
egli sarà in piena forma. Dopo la rottura di una gamba devo nuovamente
esercitare l’organo in via di guarigione, perché impari di nuovo a sostenermi e
via dicendo.</span><br />
<a name='more'></a><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Che
cosa dobbiamo «esercitare» in questi giorni? <b><span style="color: red;">Gli «esercizi» sono un’iniziazione
nell’esistenza cristiana, nell’esistenza della fede. Esercitiamo l’esistenza
cristiana.</span></b> Ma poiché l’esistenza cristiana non è una qualunque arte
specifica accanto alle altre, bensì semplicemente l’esistenza vissuta come si
deve, si potrebbe anche dire che vogliamo esercitare l’arte della vita giusta. <b>Vogliamo meglio imparare l’arte delle arti,
l’esistenza umana.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Qui
si impone subito uno sguardo sul panorama della nostra vita quotidiana. Esiste
nella nostra società contemporanea un sistema altamente sviluppato di
formazione professionale che ha por[9]tato al massimo livello le possibilità
del dominio umano sulle cose. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Il
potere dell’uomo, nel senso del dominio del mondo, è giunto a proporzioni quasi
vertiginose. <b><span style="color: red;">Nel
«fare» siamo diventati grandi, anzi grandissimi, ma nell’essere, nell’arte
dell’esistere le cose stanno diversamente. Sappiamo che cosa si può «fare»
delle cose e degli uomini, ma di ciò che le cose sono, di ciò che l’uomo è non
parliamo neppure più.</span></b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Di
quest’arte perduta, dell’arte di saper vivere, si deve trattare in questi
giorni. Quanto a tutto ciò noi ci troviamo nella situazione di uno che si è
rotto in più punti le ossa; dobbiamo un po’ alla volta reimparare l’«andare»
nella fede, l’uso delle nostre energie interne. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Le conferenze possono
essere solo una specie di avvio, una prima spinta verso un intimo impegno personale
e comunitario, che è la cosa veramente importante, se gli «esercizi» vogliono
portare frutto.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>La fede è l’atto
fondamentale dell’esistenza cristiana. Nell’atto di fede si esprime la
struttura essenziale del cristianesimo,
la sua risposta alla domanda come è possibile arrivare alla méta nell’arte
dell’esistenza umana.</b> <o:p></o:p></span></div>
<span style="line-height: 115%;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; line-height: 115%;">Si
danno anche altre risposte. Non tutte le religioni sono «fede». Il buddismo
nella sua forma classica, per esempio, non mira a questo atto di autotrascendenza,
di incontro con il Tutt’Altro: Dio che mi parla e mi invita all’amore. Caratteristico
per il buddismo è invece un atto di radicale interiorizzazione: non uscire da
sé (ex-ire) ma discendere dentro, il che deve condurre alla liberazione dal giogo
dell’individualità, dal peso di essere persona; al ritorno nell’identità comune
di ogni essere. E ciò, in confronto con la nostra esperienza esistenziale, si
può definire come non essere, come nulla, se vogliamo esprimere tutta la sua
alterità</span><span class="MsoFootnoteReference" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; line-height: 115%;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 1]</span></span></span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; line-height: 115%;">. [10]</span></span></div>
<span style="line-height: 115%;">
</span>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<!--[if !supportFootnotes]-->
<br />
<hr size="1" style="text-align: justify;" width="33%" />
<!--[endif]-->
<br />
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify;">
<span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "Georgia","serif";"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt; line-height: 115%;">[nota 1]</span></span><!--[endif]--></span></span><span style="font-family: "Georgia","serif";"> Cfr. in proposito nella collana <i>Die religionen der Menschheit</i> a cura di
Chr. M. Schröder, il vol. 13: <i>Die
Religionen Indiens III</i> di A. Bareau, W. Schubring, Chr. Von Fürer-Haimendorf,
Stuttgart 1964; sul rapporto tra cristianesimo e buddismo H. Bürkle, <i>Einführung in die Theologie der Religionen</i>,
Darmstadt 1977, pp. 63-92, dove si trova dell’altra bibliografia.<o:p></o:p></span></div>
</div>
</div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-38300380586200949932014-01-12T11:27:00.002+01:002014-01-12T11:27:21.741+01:00Che cosa ci si aspetta dal Battesimo? Aspettiamo per i nostri bambini la vita eterna! Questo è lo scopo del Battesimo. Ma Come il Battesimo può dare la vita eterna?<div align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<b><i><span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">OMELIA<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<i><span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">Cappella Sistina<br />
Festa del Battesimo del Signore, <o:p></o:p></span></i></div>
<div align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<i><span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">8 gennaio 2006</span></i><span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<b><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;"> <o:p></o:p></span></b></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<i><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Cari genitori, padrini e
madrine,<br />
Cari fratelli e sorelle!</span></i><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Che cosa succede nel Battesimo? Che cosa ci si
aspetta dal Battesimo?</span></b><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;"> Voi avete dato una risposta sulla soglia di
questa Cappella: </span><b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">aspettiamo per
i nostri bambini la vita eterna. Questo è lo scopo del Battesimo.</span></b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;"> </span><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Ma, come può
essere realizzato? Come il Battesimo può dare la vita eterna? Che cosa è la
vita eterna?<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Si potrebbe dire con parole più semplici:
aspettiamo per questi nostri bambini una vita buona; la vera vita; la felicità
anche in un futuro ancora sconosciuto. Noi non siamo in grado di assicurare questo
dono per tutto l'arco del futuro sconosciuto e, perciò, ci rivolgiamo al
Signore per ottenere da Lui questo dono.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<a name='more'></a><br />
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Alla
domanda: «Come accadrà questo?» possiamo dare due risposte. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">La prima: </span><b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">nel Battesimo ciascun bambino viene inserito in
una compagnia di amici che non lo abbandonerà mai nella vita e nella morte,
perché questa compagnia di amici è la famiglia di Dio, che porta in sé la
promessa dell'eternità.</span></b><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;"> Questa compagnia di amici, questa famiglia di
Dio, nella quale adesso il bambino viene inserito, lo accompagnerà sempre anche
nei giorni della sofferenza, nelle notti oscure della vita; gli darà
consolazione, conforto, luce. Questa compagnia, questa famiglia gli darà parole
di vita eterna. Parole di luce che rispondono alle grandi sfide della vita e
danno l'indicazione giusta circa la strada da prendere. Questa compagnia offre
al bambino consolazione e conforto, l'amore di Dio anche sulla soglia della
morte, nella valle oscura della morte. Gli darà amicizia, gli darà vita. E
questa compagnia, assolutamente affidabile, non scomparirà mai. </span><b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">Nessuno di noi sa che cosa succederà nel nostro
pianeta, nella nostra Europa, nei prossimi cinquanta, sessanta, settanta anni.
Ma, su un punto siamo sicuri: la famiglia di Dio sarà sempre presente e chi
appartiene a questa famiglia non sarà mai solo, avrà sempre l'amicizia sicura
di Colui che è la vita.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">E così siamo
arrivati alla seconda risposta. Questa famiglia di Dio, questa compagnia di
amici è eterna, perché è comunione con Colui che ha vinto la morte, che ha in mano
le chiavi della vita. <b>Essere nella
compagnia, nella famiglia di Dio, significa essere in comunione con Cristo, che
è vita e dà amore eterno oltre la morte.</b> E se possiamo dire che amore e
verità sono fonte di vita, sono la vita - e una vita senza amore non è vita -
possiamo dire che questa compagnia con Colui che è vita realmente, con Colui
che è il Sacramento della vita, risponderà alla vostra aspettativa, alla vostra
speranza.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Sì, il Battesimo inserisce nella comunione con
Cristo e così dà vita, la vita.</span></b><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;"> Abbiamo così interpretato il primo
dialogo che abbiamo avuto qui, sulla soglia della Cappella Sistina. Adesso,
dopo la benedizione dell'acqua, seguirà un secondo dialogo di grande
importanza. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Il contenuto
è questo: il Battesimo — come abbiamo visto — è un dono; il dono della vita. Ma
un dono deve essere accolto, deve essere vissuto. <b>Un dono di amicizia implica un «sì» all'amico e implica un «no» a
quanto non è compatibile con questa amicizia, a quanto è incompatibile con la
vita della famiglia di Dio, con la vita vera in Cristo.</b> <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">E così, in
questo secondo dialogo, vengono pronunciati tre «no» e tre «sì». </span><b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">Si dice «no» e si rinuncia alle tentazioni, al
peccato, al diavolo.</span></b><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;"> Queste cose le conosciamo bene, ma forse proprio perché le
abbiamo sentite troppe volte, queste parole non ci dicono tanto. Allora
dobbiamo un po' approfondire i contenuti di questi «no». </span><b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">A che cosa diciamo «no»?</span></b><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;"> Solo così
possiamo capire a che cosa vogliamo dire «sì».<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Nella Chiesa
antica questi «no» erano riassunti in una parola che per gli uomini di quel
tempo era ben comprensibile: si rinuncia — così si diceva — alla «<i>pompa
diabuli</i>», cioè alla promessa di vita in abbondanza, di quell'apparenza di
vita che sembrava venire dal mondo pagano, dalle sue libertà, dal suo modo di
vivere solo secondo ciò che piaceva. Era quindi un «no» ad una cultura
apparentemente di abbondanza di vita, ma che in realtà era una «anticultura»
della morte. Era il «no» a quegli spettacoli dove la morte, la crudeltà,
la violenza erano diventati divertimento. Pensiamo a quanto si realizzava nel
Colosseo o qui, nei giardini di Nerone, dove gli uomini erano accesi come
torce viventi. La crudeltà e la violenza erano divenuti un motivo di
divertimento, una vera perversione della gioia, del vero senso della vita.
Questa «<i>pompa diabuli</i>», questa «anticultura» della morte era una
perversione della gioia, era amore della menzogna, della truffa, era abuso del
corpo come merce e come commercio.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">E se adesso
riflettiamo, possiamo dire che </span><b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">anche nel
nostro tempo è necessario dire un «no» alla cultura ampiamente dominante della
morte.</span></b><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;"> <b>Un’«anticultura» che si
manifesta, </b>per esempio, <b>nella droga,
nella fuga dal reale verso l’illusorio, verso una felicità falsa che si esprime
nella menzogna, nella truffa, nell’ingiustizia, nel disprezzo dell’altro, della
solidarietà, della responsabilità per i poveri e per i sofferenti; che si
esprime in una sessualità che diventa puro divertimento senza
responsabilità, che diventa una «cosificazione» - per così dire - dell’uomo,
che non è più considerato persona, degno di un amore personale che esige
fedeltà, ma diventa merce, un mero oggetto.</b> A questa promessa di
apparente felicità, a questa «<i>pompa</i>» di una vita apparente che in realtà
è solo strumento di morte, a questa «anticultura» diciamo «no», per coltivare
la cultura della vita. <b><span style="background: yellow; mso-highlight: yellow;">Per questo il «sì» cristiano,
dai tempi antichi fino ad oggi, è un grande «sì» alla vita. Questo è il nostro
«sì» a Cristo, il «sì» al vincitore della morte e il «sì» alla vita nel tempo e
nell’eternità.</span><o:p></o:p></b></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Come in
questo dialogo battesimale il «no» è articolato in tre rinunce, così </span><b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">anche il «sì» è articolato in tre adesioni: «sì»
al Dio vivente, cioè a un Dio creatore</span></b><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">, ad una ragione creatrice che dà
senso al cosmo e alla nostra vita; </span><b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">«sì» a Cristo</span></b><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">, cioè a un
Dio che non è rimasto nascosto ma che ha un nome, che ha parole, che ha corpo e
sangue; a un Dio concreto che ci dà la vita e ci mostra la strada della vita; </span><b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">«sì» alla comunione della Chiesa</span></b><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">, nella
quale Cristo è il Dio vivente, che entra nel nostro tempo, entra nella nostra
professione, entra nella vita di ogni giorno.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><span style="background: yellow; color: red; font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt; mso-highlight: yellow;">Potremmo
anche dire che il volto di Dio, il contenuto di questa cultura della vita, il
contenuto del nostro grande «sì», si esprime nei dieci Comandamenti, che non
sono un pacco di proibizioni, di «no», ma presentano in realtà una grande
visione di vita.</span></b><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;"> Sono un «sì» a un Dio che dà senso al vivere (i tre primi
comandamenti); «sì» alla famiglia (quarto comandamento); «sì» alla vita (quinto
comandamento); «sì» all'amore responsabile (sesto comandamento); «sì» alla
solidarietà, alla responsabilità sociale, alla giustizia (settimo
comandamento); «sì» alla verità (ottavo comandamento), «sì» al rispetto
dell’altro e di ciò che gli è proprio (nono e decimo comandamento). <b>Questa è la filosofia della vita, è la cultura
della vita, che diviene concreta e praticabile e bella nella comunione con
Cristo, il Dio vivente, che cammina con noi nella compagnia dei suoi amici,
nella grande famiglia della Chiesa.</b> Il Battesimo è dono di vita. È un «sì»
alla sfida di vivere veramente la vita, dicendo il «no» all'attacco della morte
che si presenta con la maschera della vita; ed è «sì» al grande dono della vera
vita, che si è fatta presente nel volto di Cristo, il quale si dona a noi nel
Battesimo e poi nell'Eucaristia.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Questo ho detto
come breve commento alle parole che nel dialogo battesimale interpretano quanto
si realizza in questo Sacramento. Oltre alle parole, abbiamo i gesti ed i
simboli, ma sarò molto breve nell'indicarli. Il primo gesto lo abbiamo già
compiuto: è <b>il segno della croce, che ci
viene dato come scudo che deve proteggere questo bambino nella sua vita;
è come un «indicatore» per la strada della vita, perché la croce è il riassunto
della vita di Gesù.</b> <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Poi vi sono
gli elementi: l'acqua, l'unzione con l'olio, il vestito bianco e la fiamma
della candela. </span><b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">L'acqua è
simbolo della vita:</span></b><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;"> il Battesimo è vita nuova in Cristo. </span><b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">L'olio
è simbolo della forza</span></b><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">, della salute, della bellezza, perché realmente è bello vivere in
comunione con Cristo. Poi </span><b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">il vestito
bianco, come espressione della cultura della bellezza, della cultura della
vita.</span></b><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;"> Ed infine </span><b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">la fiamma
della candela, come espressione della verità che risplende nelle oscurità
della storia e ci indica chi siamo, da dove veniamo e dove dobbiamo andare.</span></b><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Cari padrini
e madrine, cari genitori, cari fratelli, ringraziamo in questo giorno il
Signore, perché Dio non si nasconde dietro le nuvole del mistero impenetrabile,
ma, come ha detto il Vangelo di oggi, ha aperto i cieli, si è mostrato, parla
con noi ed è con noi; vive con noi e ci guida nella nostra vita. Ringraziamo il
Signore per questo dono e preghiamo per i nostri bambini, perché abbiano
realmente la vita, quella vera, la vita eterna. Amen.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-20225259697322395642013-08-25T22:37:00.001+02:002013-08-25T22:37:51.357+02:00Che significa questa "porta stretta"? Perché molti non riescono ad entrarvi? Si tratta forse di un passaggio riservato solo ad alcuni eletti? In realtà il messaggio di Cristo va inteso in senso opposto...<div align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">BENEDETTO XVI<o:p></o:p></span></div>
<div align="center" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center;">
<b><i><span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">ANGELUS</span></i></b><span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div align="center" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center;">
<i><span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">Palazzo Apostolico,
Castel Gandolfo<br />
Domenica, 26 agosto 2007</span></i><span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div align="center" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center;">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;"><i> XXI domenica del tempo ordinario - Anno C</i></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">Cari fratelli e sorelle!</span></i><span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">Anche l'odierna liturgia
ci propone una parola di Cristo illuminante e al tempo stesso sconcertante.
Durante la sua ultima salita verso Gerusalemme, un tale gli chiede:
"Signore, sono pochi quelli che si salvano?". E Gesù risponde:
"Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico,
cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno" (<i>Lc </i>13, 23-24). <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">Che significa questa "porta stretta"?
Perché molti non riescono ad entrarvi? Si tratta forse di un passaggio
riservato solo ad alcuni eletti?</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;"> In effetti, questo modo di ragionare degli
interlocutori di Gesù, a ben vedere è sempre attuale: <b>è sempre in agguato la tentazione di interpretare la pratica religiosa
come fonte di privilegi o di sicurezze.</b> <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<a name='more'></a><br />
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">In realtà, il messaggio di Cristo va proprio in
senso opposto: tutti possono entrare nella vita, ma per tutti la porta è
"stretta". Non ci sono privilegiati. Il passaggio alla vita eterna è
aperto a tutti, ma è "stretto" perché è esigente, richiede impegno,
abnegazione, mortificazione del proprio egoismo.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">Ancora una volta, come
nelle scorse domeniche, il Vangelo ci invita a considerare il futuro che ci
attende e al quale ci dobbiamo preparare durante il nostro pellegrinaggio sulla
terra. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">La salvezza, che Gesù ha operato con la sua morte e
risurrezione, è universale. Egli è l'unico Redentore e invita tutti al
banchetto della vita immortale. Ma <span style="background: yellow; mso-highlight: yellow;">ad un'unica e uguale condizione: quella di sforzarsi di seguirlo ed
imitarlo, prendendo su di sé, come Lui ha fatto, la propria croce e dedicando
la vita al servizio dei fratelli.</span> </span></b><span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">Unica e universale, dunque, è questa
condizione per entrare nella vita celeste. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">Nell'ultimo giorno</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;"> - ricorda ancora Gesù nel Vangelo - <b>non è in base a presunti privilegi che
saremo giudicati, ma secondo le nostre opere.</b> Gli "operatori di
iniquità" si troveranno esclusi, mentre saranno accolti quanti avranno
compiuto il bene e cercato la giustizia, a costo di sacrifici. Non basterà
pertanto dichiararsi "amici" di Cristo vantando falsi meriti:
"Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre
piazze" (<i>Lc</i><span class="apple-converted-space"> </span>13, 26). <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">La vera amicizia con Gesù si esprime nel modo di
vivere: si esprime con la bontà del cuore, con l'umiltà, la mitezza e la
misericordia, l'amore per la giustizia e la verità, l'impegno sincero ed onesto
per la pace e la riconciliazione. Questa, potremmo dire, è la "carta
d'identità" che ci qualifica come suoi autentici "amici"; questo
è il "passaporto" che ci permetterà di entrare nella vita eterna.<o:p></o:p></span></b></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">Cari fratelli e sorelle,
se vogliamo anche noi passare per la porta stretta, dobbiamo impegnarci ad
essere piccoli, cioè umili di cuore come Gesù. Come Maria, sua e nostra Madre.
Lei per prima, dietro il Figlio, ha percorso la via della Croce ed è stata
assunta nella gloria del Cielo, come abbiamo ricordato qualche giorno fa. Il
popolo cristiano la invoca quale<span class="apple-converted-space"><i> </i></span><i>Ianua
Caeli</i>, Porta del Cielo. Chiediamole di guidarci, nelle nostre scelte
quotidiane, sulla strada che conduce alla "porta del Cielo".<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt;">Fonte: <a href="http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/angelus/2007/documents/hf_ben-xvi_ang_20070826_it.html">http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/angelus/2007/documents/hf_ben-xvi_ang_20070826_it.html</a><o:p></o:p></span></div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-87464601378152179592013-06-24T12:19:00.001+02:002013-06-24T12:19:22.363+02:00A partire dalla fede cristiana resta assodato che l’uomo non raggiunge veramente se stesso grazie a ciò che fa, bensì grazie a ciò che riceve. Egli deve attendere il dono dell’amore, e non si può accogliere l’amore se non come dono. Non lo si può ‘fare’ da soli, senza l’altro; bisogna attenderlo, permettere che ci venga dato. E non si può divenire integralmente uomini fuorché venendo amati, lasciandosi amare<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Tratto da Joseph Ratzinger, <i>Introduzione
al cristianesimo. Lezioni sul simbolo apostolico</i>. <i>Con un nuovo saggio introduttivo</i>, <i><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/2013/05/quali-sono-le-strutture-dellessere.html">Excursus – Strutture dell’essere-cristiano</a></i>, Queriniana, Brescia
2007<sup>15</sup>, pp. 256-259.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">6. Il
primato del ricevere e la positività cristiana<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">L’uomo viene
redento grazie alla croce; il Crocifisso, in quanto il totalmente aperto, è la
vera redenzione dell’uomo.</span></b><span style="color: red;"> </span>Abbiamo già
cercato, in [256] un diverso contesto, di rendere comprensibile per noi oggi
quest’affermazione centrale della fede cristiana. Esaminiamola ora non nel suo
contenuto, bensì nella sua struttura: essa esprime <b>un primato del ricevere sul fare</b>, sulle proprie prestazioni, là
dove per l’uomo si tratta della realtà ultima. <b>Qui sta forse il più profondo punto di separazione tra il ‘principio
della speranza’ cristiano e la sua trasformazione marxista.</b> Per la verità
anche il principio marxista si basa su un’idea di passività, in quanto – stando
a esso – il proletariato sofferente è il redentore del mondo. Ma questo
travaglio del proletariato, che dovrebbe finalmente portare al cambiamento
costituito dalla società senza classi, deve concretizzarsi nella forma attiva
della lotta di classe. Solo in questo modo esso potrà ‘redimere’, togliendo il
potere alla classe dominante e conducendo all’uguaglianza tra tutti gli uomini.
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"></span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ora,
<b><span style="color: red;">se la croce di
Cristo è un patire-per, la passione del proletariato invece, dal punto di vista
marxista, si pone come una lotta-contro; mentre la croce è essenzialmente opera
di un singolo per il tutto, l’altra passione è invece essenzialmente opera di
una massa, organizzata in partito, per se stessa.</span></b> Sicché, nonostante
la vicinanza nel punto di partenza, le due strade corrono però in direzioni
opposte.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">A partire dalla fede cristiana, quindi, resta assodato:
l’uomo non raggiunge veramente se stesso grazie a ciò che fa, bensì grazie a
ciò che riceve. Egli deve attendere il dono dell’amore, e non si può accogliere
l’amore se non come dono. Non lo si può ‘fare’ da soli, senza l’altro; bisogna
attenderlo, permettere che ci venga dato. E non si può divenire <i>integralmente</i> uomini fuorché <i>venendo</i> amati, lasciandosi amare.</span></b> Il fatto che l’amore rappresenta per
l’uomo la più alta possibilità e al contempo la più profonda necessità, e che
ciò che è più necessario è contemporaneamente la cosa più libera e inesigibile,
significa appunto <b>che l’uomo, per la sua
“salvezza”, è rinviato a un ricevere. Qualora egli rifiuti di accettare tale
dono, distrugge se stesso. Un’attività che si ponesse come assoluta, che
intendesse l’essere uomini co</b>[257]<b>me
frutto di auto-prestazione, sarebbe una contraddizione rispetto alla propria
natura. <o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Louis
Evely ha formulato questa idea in maniera grandiosa: «L’intera storia
dell’umanità è stata fuorviata, ha subìto una frattura per colpa della falsa
idea di Dio che Adamo si è fatta. Egli ha voluto divenire uguale a Dio. Spero
che non abbiate mai visto in questo il peccato di Adamo... Non l’aveva forse
invitato a questo Dio stesso? <b>Solo che
Adamo si è ingannato quanto al modello. Pensò che Dio fosse un essere
indipendente, autonomo, autosufficiente; e per diventare come lui, si è
ribellato, commettendo una disobbedienza. Ma allorché Dio si rivelò, allorché
Dio volle mostrare chi veramente era, si manifestò come amore, tenerezza,
effusione di se stesso, infinito compiacersi in un altro. Simpatia, dipendenza.
Dio si mostrò obbediente, obbediente sino alla morte. Credendo di diventare
Dio, Adamo si allontanò totalmente da lui. Si ritrasse nella solitudine, mentre
Dio era comunione</b>» <span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 48]</span></span><!--[endif]--></span>.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">Tutto ciò significa indubbiamente una relativizzazione
delle opere, del fare.</span></b>
La lotta di Paolo contro la «giustizia basata sulle opere» va compresa a
partire da qui. Bisogna però soggiungere che, <b>in questo classificare l’operare umano come grandezza solo penultima,
sta anche la sua profonda liberazione: l’attività dell’uomo può ora compiersi
in modo tranquillo, con quella scioltezza e libertà che si addice a ciò che è
penultimo. Il primato del ricevere non intende affatto condannare l’uomo alla
passività</b>; non dice che l’uomo possa ora starsene a braccia conserte, come
ci rinfaccia il marxismo. <b><span style="color: red;">Al contrario, esso ci dà piuttosto la possibilità, con
atteggiamento di responsabilità e al contempo senza convulsa agitazione, di
affrontare sereni e liberi le cose di questo mondo, mettendole al servizio dell’amore
che redime.</span></b> [258]<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ma
c’è un’altra conseguenza, che scaturisce da questo punto di partenza. <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">Il primato del ricevere include la positività cristiana e
ne dimostra l’intima necessità.</span></b> Abbiamo constatato come <b>l’uomo non trae da sé ciò che gli è più
proprio; questo gli deve pervenire come ciò che non è stato fatto da lui, che
non è un suo prodotto, bensì come una libertà che gli sta di fronte e che a lui
si dona.</b> Ora, se le cose stanno così, vuol dire <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">anche
che il nostro rapporto con Dio non può, in definitiva, dipendere da un nostro
progetto, da una conoscenza speculativa, ma richiede la positività di ciò che
ci sta di fronte, che giunge a noi come un dono da accogliere.</span></b> A me
pare che, partendo da qui, si possa realizzare, per così dire, la quadratura
del cerchio della teologia, ossia dimostrare l’interna necessità dell’apparente
casualità storica dell’essere-cristiano, la necessità della sua positività, per
noi scandalosa, in quanto evento che accade dall’esterno. L’antitesi, così
energicamente sottolineata da Lessing, tra «<i>vérité
de fait</i>» (casuale verità di fatto) e «<i>vérité
de raison</i>» (necessaria verità di ragione) è in questo modo superabile. Ciò
che è casuale, esterno, è ciò che è necessario all’uomo; solo nel provenire
dall’esterno si dischiude il suo interno. L’incognito di Dio, in quanto uomo
nella storia, è una ‘necessità’ – insieme con la necessità della libertà.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div>
<!--[if !supportFootnotes]--><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br clear="all" />
</span><hr align="left" size="1" width="33%" />
<!--[endif]-->
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 48]</span></span><!--[endif]--></span><span lang="EN-US"> L. <span style="font-variant: small-caps;">Evely</span>, <i>Manifest der Liebe. </i></span><i>Das Vaterunser</i></span><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">, Freiburg 1961<sup>3</sup>, 26 [trad. it., <i>Padre nostro. Alle sorgenti della nostra
fraternità. Riflessioni</i>, Ancora, Milano 1969<sup>5</sup>]; cfr. Y. <span style="font-variant: small-caps;">Congar, </span><i>Le vie del Dio vivo. Teologia e vita spirituale</i>, Morcelliana,
Brescia 1965, 81s.</span><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;"><o:p></o:p></span></div>
</div>
</div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-13093876790001888302013-06-18T08:00:00.000+02:002013-06-18T08:00:01.844+02:00La fiducia che il definitivo c’è già e che proprio in esso è mantenuto aperto il futuro dell’uomo caratterizza tutto l’atteggiamento cristiano nei confronti della realtà: per il cristiano non può valere la posizione dell’attualismo, che si ferma alla situazione del momento e non trova mai il definitivo<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: 18.933332443237305px;">Tratto da Joseph Ratzinger, </span><i style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: 18.933332443237305px;">Introduzione al cristianesimo. Lezioni sul simbolo apostolico</i><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: 18.933332443237305px;">. </span><i style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: 18.933332443237305px;">Con un nuovo saggio introduttivo</i><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: 18.933332443237305px;">, Queriniana, Brescia 2007</span><sup style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: 18.933332443237305px;">15</sup><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: 18.933332443237305px;">, </span><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/2013/05/quali-sono-le-strutture-dellessere.html" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: 18.933332443237305px;" target="_blank"><i>Excursus - Strutture dell'essere-cristiano</i></a><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: 18.933332443237305px;">, pp. 253-256.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: 18.933332443237305px;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">5.
Definitività e speranza<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">La fede cristiana
afferma che in Cristo si è realizzata la salvezza degli uomini, che in lui è
irrevocabilmente cominciato il futuro dell’uomo e in tal modo, pur rimanendo futuro,
esso è però anche passato, parte del nostro presente.</span></b><span style="color: red;"> </span>Questa affermazione include un principio “definitività”, che
è di estrema importanza per la forma dell’esistenza cristiana, e anche per
quella modalità di decisione che l’essere cristiani intende. Tentiamo di
elaborare in maniera più adeguata quanto affermato!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Abbiamo
appena constatato come Cristo sia il futuro già incominciato, lo stadio
definitivo, già inaugurato, dell’essere uomo. Nel linguaggio della teologia
scolastica si era espresso questo concetto dicendo che con Cristo la
rivelazione sarebbe conclusa. Ciò non può ovviamente significare che ormai un
determinato numero di verità è stato comunicato, per cui Dio ha preso la
decisione di non aggiungere più alcuna ulteriore comunicazione. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Significa,
invece, che <b><span style="color: red;">il
dialogo di Dio con l’uomo, l’abbandonarsi di Dio all’umanità ha raggiunto il
suo traguardo in Gesù, l’uomo che è Dio.</span></b> <b>In questo dialogo non si è trattato e non si tratta tanto di dire <i>qualcosa</i>, o tante cose, quanto piuttosto
di dire se stesso attraverso la parola.</b> <b><span style="background-color: yellow; color: red;">Sicché il suo intento non è raggiunto quando è
stata comunicata la maggiore quantità possibile di nozioni, bensì quando grazie
alla parola appare evidente l’amore, quando nella parola i “tu” vengono tra
loro a contatto. </span></b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Il
senso del dialogo non sta in un terzo elemento, in un sapere oggettivo, bensì
negli stessi interlocutori. Si chiama: unione. Ora, però, nell’uomo-Gesù Dio ha
detto definitivamente se stesso: egli <i>è</i>
la sua parola e la sua parola, in quanto tale, è [253] lui. <b><span style="color: red;">La rivelazione non
termina qui perché Dio la conclude fisicamente, bensì perché essa ha raggiunto
il suo scopo.</span></b> Come si espresse Karl Rahner: «Non viene detto più
nulla di nuovo, non sebbene ci sarebbe ancora molto da dire, ma perché tutto è
stato detto, anzi, tutto è stato donato nel Figlio dell’amore, in cui Dio e il
mondo sono divenuti una cosa sola»<span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 46]</span></span><!--[endif]--></span>.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Se
consideriamo con maggiore attenzione quanto abbiamo detto, emerge un altro
aspetto. <b>Il fatto che in Cristo la
rivelazione raggiunga il suo scopo e l’umanità raggiunga la sua mèta ultima,
perché in lui divinità e umanità si toccano e si uniscono, comporta al contempo
che il traguardo raggiunto non sia un limite rigido, bensì uno spazio aperto.</b>
L’unificazione avvenuta in quell”unico punto che è Gesù di Nazaret, infatti,
deve coinvolgere tutta l’umanità, l’intero unico “Adamo”, trasformandolo in “corpo
di Cristo”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Fintanto
che questa totalità non sarà raggiunta, fintanto che resta limitata a quell’unico
punto, l’evento verificatosi in Cristo rimane contemporaneamente un termine e
un inizio.<b><span style="color: red;"> L’umanità
non può spingersi più in là e più in alto di lui, perché Dio è l’Essere più
vasto e più sublime; ogni apparente progresso oltre lui è un salto nel vuoto.
Essa non può oltrepassarlo, in quanto Cristo è già il traguardo finale; ma deve
entrare in lui, in quanto Cristo è solo l’autentico inizio.</span></b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Non
occorre che riflettiamo sull’intreccio fra passato e futuro che ne risulta per
la coscienza cristiana; e nemmeno sul fatto che in tal modo la fede cristiana,
nel suo volgersi indietro al Gesù storico, è rivolta in avanti verso il nuovo
Adamo, ossia verso il futuro che il mondo e l’uomo attendono da Dio. Tutto ciò
l’abbiamo già considerato. Qui si tratta di qualcos’altro. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">Il fatto che la decisione definitiva di Dio nei confronti
dell’uomo sia già stata</span></b>
[254] <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">presa significa che nella storia – secondo la
convinzione della fede – il definitivo c’è già, anche se questo definitivo è
tale che non esclude il futuro, bensì lo schiude.</span></b> Ciò, a sua volta,
ha come conseguenza che il definitivo, l’irrevocabile, è e deve essere presente
anche nella vita dell’uomo, soprattutto là dove egli incontra il definitivo-divino
di cui poc’anzi si parlava. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">La fiducia che il definitivo c’è già e che proprio in
esso è mantenuto aperto il futuro dell’uomo caratterizza tutto l’atteggiamento
cristiano nei confronti della realtà: per il cristiano non può valere la
posizione dell’attualismo, che si ferma alla situazione del momento e non trova
mai il definitivo. Egli, invece, è certo che la storia va avanti, ma il progresso
esige un orientamento definitivo – proprio questo lo sottrae al girare a vuoto
che non conduce a nessuna meta finale.</span></b><b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">La
lotta intorno all’irrevocabilità dell’essere-cristiano è stata sostenuta nel
Medioevo come lotta contro l’idea del “terzo regno”: dopo l’Antico Testamento,
che è il “regno del Padre”, il cristianesimo attuale rappresenterebbe il
secondo regno, il “regno del Figlio”, che sarebbe si già migliore del primo, ma
dovrebbe essere sostituito dal “terzo regno”, che è il “regno dello Spirito”. <b><span style="color: red;">La fede nell’incarnazione
di Dio in Gesù Cristo non può ammettere alcun “terzo regno”; essa crede nella definitività
di quanto è avvenuto e proprio per questo sa di essere aperta al futuro</span></b>. <span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 47]</span></span><!--[endif]--></span> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Che
ciò implichi decisive conseguenze anche per la vita del singolo, l’abbiamo già
rilevato in precedenza. Significa che <b><span style="color: red;">la fede interpella l’uomo in maniera definitiva </span>e non
può, dopo il regno del Padre nell’infanzia e dopo quello del Figlio nella giovinezza,
essere un bel giorno liquidata da un’illuminata età del</b>[255]<b>lo Spirito, che obbedirebbe soltanto alla
propria ragione, spacciandola sotto mano per lo Spirito Santo. Certo, la fede
ha i suoi flussi e riflussi, i suoi gradi, ma proprio in questo modo essa costituisce
il perenne fondamento dell’esistenza dell’uomo, che è soltanto uno.</b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>Ne viene anche che la fede
conosce affermazioni definitive – il dogma e il simbolo – nelle quali articola
la sua interna definitività.</b>
Di nuovo, ciò non significa che quelle formule non comportino, nel corso della
storia, ulteriori aperture e possano essere comprese in modi sempre nuovi,
proprio come ogni singola persona, dalle vicende della sua vita, deve continuamente
imparare a comprendere in modo nuovo la sua fede. Ma significa anche che, in
tale più matura comprensione, non si può né si deve buttare a mare l’insieme di
ciò che è stato compreso.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="line-height: 115%;">Sarebbe,
infine, agevole mostrare come anche il carattere definitivo del vincolo fra due
persone che la fede cristiana ritiene impegnate col “sì” dell’amore, sul quale
si fonda il matrimonio, abbia qui le sue radici. <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">Il
matrimonio indissolubile, in effetti, è comprensibile e sostenibile unicamente grazie
alla fede nella decisione di Dio in Cristo, che nulla può più distruggere, di
un matrimonio con l’umanità</span><span style="color: red;"> </span></b>(cfr.
Ef5,22-33). <b>Tale indissolubilità sta e
cade insieme con questa fede; fuori di essa, a lungo andare, risulta
altrettanto impossibile quanto, dentro di essa, è necessaria.</b> E andrebbe
anche ribadito che <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">proprio questo
apparente fissarsi sulla decisione presa in un dato momento della vita permette
alle persone di andare avanti, di accogliersi passo dopo passo, mentre il
continuo annullare tali decisioni finisce per respingerle indietro, per
riportarle all’inizio, e condannarle a chiudersi nella finzione dell’eterna
giovinezza e quindi al rifiuto di accettare la totalità dell’essere uomini.</span></b></span>
</span></div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br /></span></div>
<!--[if !supportFootnotes]--><hr size="1" style="text-align: left;" width="33%" />
<!--[endif]-->
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 46]</span></span><!--[endif]--></span> <span style="font-variant: small-caps;">K. Rahner</span>, <i>Sul
problema dell’evoluzione del dogma</i>, in <i>Saggi
teologici</i>, Paoline, Roma 1956, 278; cfr. <span style="font-variant: small-caps;">J.
Ratzinger</span>, <i>Kommentar zur
Offenbarungskonstitution</i> [<i>Commento
alla Costituzione “De divina Revelatione”</i>], in <i>LThK</i>, volume integrativo II, 510.<o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn2">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify;">
<span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 47]</span></span><!--[endif]--></span></span><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"> Cfr. <span style="font-variant: small-caps;">A. Dempf</span>, <i>Sacrum Imperium</i>, Darmstandt 1954 (ristampa inalterata della prima
edizione, apparsa nel 1929), 269-398 [trad. it., <i>La filosofia della storia e dello Stato nel Medioevo e nella Rinascenza
politica</i>, Principato, Messina - Milano 1933]; <span style="font-variant: small-caps;">E. Benz</span>, <i>Ecclesia
spiritualis</i>, Stuttgart 1934; <span style="font-variant: small-caps;">J.
Ratzinger</span>, <i>San Bonaventura.
Teologia della storia</i>, Nardini, Firenze 1991.</span><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;"><o:p></o:p></span></div>
</div>
</div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-15425461606016198152013-06-17T01:23:00.001+02:002013-06-17T01:23:46.230+02:00Cristiano è colui che ha la consapevolezza di vivere, dovunque e comunque, innanzitutto dei doni che ha ricevuto; colui che sa che la vera giustizia può stare unicamente nell’essere a sua volta un donatore, simile al mendicante che, grato per quanto ha ricevuto, ridistribuisce con generosità agli altri<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="text-align: justify; text-indent: 18.933332443237305px;">Tratto da Joseph Ratzinger, </span><i style="text-align: justify; text-indent: 18.933332443237305px;">Introduzione al cristianesimo. Lezioni sul simbolo apostolico</i><span style="text-align: justify; text-indent: 18.933332443237305px;">. </span><i style="text-align: justify; text-indent: 18.933332443237305px;">Con un nuovo saggio introduttivo</i><span style="text-align: justify; text-indent: 18.933332443237305px;">, Queriniana, Brescia 2007</span><sup style="text-align: justify; text-indent: 18.933332443237305px;">15</sup><span style="text-align: justify; text-indent: 18.933332443237305px;">, </span><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/2013/05/quali-sono-le-strutture-dellessere.html" style="text-align: justify; text-indent: 18.933332443237305px;" target="_blank"><i>Excursus - Strutture dell'essere-cristiano</i></a><span style="text-align: justify; text-indent: 18.933332443237305px;">, pp. 248-253.</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; text-align: justify; text-indent: 18.933332443237305px;"><br /></span>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; text-align: justify; text-indent: 18.933332443237305px;"><br /></span>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">4. La legge della
sovrabbondanza<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">Nelle
affermazioni etiche del Nuovo Testamento c’è una tensione che sembra insormontabile:
</span></b>tra grazia ed <i>éthos</i>, tra un totale senso di inutilità
e un altrettanto totale sentirsi sotto pressione, tra una completa passività,
tipica di chi riceve tutto gratuitamente perché non è in grado di fare nulla, e
contemporaneamente un totale dover-spendersi, sino all’inaudita richiesta:
«Siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (<i>Mt</i> 5,48). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">Se</span></b>, in questa eccitante polarità, <b><span style="color: red;">si cerca però un
centro unificante, ci si imbatte continuamente</span></b> – soprattutto nella
teologia paolina, ma anche nei primi tre vangeli – <b><span style="color: red;">nella parola “sovrabbondanza” (<i>perísseuma</i>), nella quale il discorso
sulla grazia e quello sulle esigenze risultano intimamente uniti, sino a
convergere uno nell’altro.</span></b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Al
fine di cogliere il principio guida, scegliamo quel passo centrale del discorso
della montagna che rappresenta, per così dire, titolo e il contrassegno
riassuntivo delle sei grandi antitesi («È stato detto agli antichi…, ma io vi
dico...») nelle quali Gesù rielabora la seconda tavola della legge. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Il
testo suona: «Poiché io vi dico: <b><span style="color: red;">se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei
farisei, non entrerete nel regno dei cieli</span></b>» (<i>Mt</i> 5,20). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">Questa affermazione significa innanzitutto che ogni giustizia
umana viene reputata insufficiente. Chi potrebbe onestamente gloriarsi di aver
accolto realmente e senza riserve, nel profondo della sua anima, il senso dei
singoli precetti e di averli adempiuti integralmente in tutta la loro
profondità, o addirittura di averli tradotti in pratica in maniera
“sovrabbondante”?</span></b> Nella
chiesa esiste sì uno “stato di perfezione”, nel quale ci si impegna ad andar
oltre ciò che viene comandato, a una sovrabbondanza. Ma coloro che vi
appartengono saranno gli ultimi a [248] negare di trovarsi continuamente a fare
i primi passi e colmi di insufficienze. <b>Lo
“stato di perfezione' costituisce in realtà la drammatica conferma della
perenne imperfezione dell’uomo.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>Chi non trova sufficiente
questo accenno generico può leggere anche solo i seguenti versetti del discorso
della montagna</b> (<i>Mt</i> 5, 21-48) per sentirsi in dovere di
fare uno sconcertante esame di coscienza. <b><span style="color: red;">In queste affermazioni è evidente che cosa significhi prendere
davvero sul serio i precetti a prima vista apparentemente così semplici della
seconda tavola del decalogo</span></b>, fra i quali ne spieghiamo qui tre: «Non
uccidere. Non commettere adulterio. Non spergiurare». <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">A
prima vista, sembra quanto mai facile sentirsi qui a posto. In fin dei conti,
non si è ammazzato nessuno, non si è commesso adulterio, non si ha alcun
spergiuro da rimproverarsi. <b>Ma quando
Gesù va a fondo nel chiarire queste esigenze, diventa evidente quale parte
abbia l’uomo, abbandonandosi all’ira, all’odio, al rancore, all’invidia e alla
cupidigia, nei processi citati. Appare chiaro fino a qual segno l’uomo, nella sua
apparente giustizia, si trovi irretito in ciò che costituisce l’ingiustizia del
mondo. </b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">Quando si leggano
con serietà le parole del discorso della montagna, si fa esperienza di ciò che
succede a una persona che passa dall’apologetica di un atteggiamento fazioso
alla realtà. Il netto contrasto tra bianco e nero, nel quale si è abituati a
inquadrare le persone, si tramuta nel grigiore di una ambiguità generale.</span></b> Emerge con chiarezza come, nel mondo
degli uomini, non ci sia alcun bianco-nero e come, nonostante l’ampia scala
delle sfumature, tutti si trovino, in un modo o nell’altro, nell’ambiguità. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Utilizzando
un’altra immagine, si potrebbe dire: se le differenze morali degli uomini si
possono totalmente trovare nell’ambito “macroscopico”, tuttavia un'osservazione
quasi micro-fisica, micro-morale, offre anche qui un quadro differenziato, nel
quale le differenze incominciano a divenire problematiche: in ogni caso, non si
potrà più parlare di una sovrabbondanza di giustizia.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Così,
nessun uomo, per quanto si sforzi, potrebbe entrare nel [249] regno dei cieli, vale a dire nella sfera
dell’autentica, piena giustizia. Il regno dei cieli dovrebbe restare una vuota
utopia. E in effetti, <i>dovrà</i> rimanere
una vuota utopia, sintanto che esso dipenderà unicamente dalla buona volontà
degli uomini. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Quante
volte si sente dire: basterebbe un briciolo di buona volontà, perché tutto
diventi bello e buono nel mondo. Ed è vero, il briciolo di buona volontà
basterebbe realmente, ma la tragedia dell’umanità sta proprio nel fatto che
essa non ne ha la forza. Ha quindi ragione A. Camus di scorgere il simbolo dell’umanità
nella figura di Sisifo, che si ostina a rotolare il masso verso la vetta del monte,
per poi doverlo vedere franare sempre di nuovo in basso? <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Per
quanto riguarda il potere umano, la Bibbia è altrettanto disincantata quanto
Camus; essa però non si ferma al suo scetticismo. Per essa il limite della
giustizia umana, delle possibilità umane in genere, si fa espressione del fatto
che <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">l’uomo è rinviato al dono indubbio dell’amore, che
gli si rivela gratuitamente e apre così lui stesso, e senza il quale egli, pur
con tutta la sua “giustizia”, resterebbe chiuso e ingiusto. Unicamente l’uomo
che accetta questo dono può divenire se stesso.</span></b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">In
tal modo, però, <b><span style="color: red;">la
riflessione sulla “giustizia” dell’uomo diventa al contempo rimando alla
giustizia di Dio, la cui sovrabbondanza ha nome Gesù Cristo. Egli è la
giustizia di Dio che supera il dover-essere, che non calcola, ma è veramente
sovrabbondante, è il “tuttavia” del suo amore più grande, grazie al quale egli
sopravanza infinitamente il fallimento dell’uomo.<o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ciononostante,
però, si fraintenderebbe completamente tutto, qualora si volesse dedurne una
svalutazione dell’uomo e dire: allora tutto è assolutamente indifferente e ogni
ricerca della giustizia e della bontà è priva di valore di fronte a Dio.
Nient'affatto, <b>dobbiamo invece
rispondere: malgrado tutto e proprio in base alle considerazioni fatte, c’è e
rimane l’esortazione alla sovrabbondanza, anche se non si riesce a realizzare
la piena giustizia. <o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ma
che cosa significa questo? Non è forse una contraddizione? Per dirla in breve,
ciò significa che <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">non è ancora cristia</span></b>[250]<b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">no colui che si limita a calcolare quanto sia tenuto a
fare per potersi dire a posto e considerarsi, a forza di trucchi della
casistica, persona dai costumi irreprensibili.</span></b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">E
anche chi sta a calcolare dove termini il dovere e come si possa procurare
ulteriori meriti, mediante un <i>opus
supererogatorium</i> (opera in più), è un fariseo, non un cristiano. <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">Essere cristiani non significa adempiere un determinato
dovere e magari ostentare una particolare perfezione, persino oltre la misura
prestabilita dai propri obblighi.<o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Cristiano è piuttosto colui che ha la consapevolezza di
vivere, dovunque e comunque, innanzitutto dei doni che ha ricevuto; colui che
sa che la vera giustizia può stare unicamente nell’essere a sua volta un
donatore, simile al mendicante che, grato per quanto ha ricevuto,
ridistribuisce con generosità agli altri. <o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">Colui che si limita a esser giusto, conteggiando col
bilancino, colui che pensa di procurarsi da solo una veste irreprensibile e di
poter così costruirsi tutto da sé, è un ingiusto. La giustizia umana può
trovare realizzazione unicamente nell’abbandonare le proprie pretese e nella
generosità di fronte agli uomini e a Dio. È la giustizia del «perdona a noi,
come noi abbiamo perdonato».</span></b><b><span style="color: red;"> </span></b>Questa preghiera si dimostra <b><span style="color: red;">la vera e propria
formula della giustizia umana cristianamente intesa: essa consiste nel perdonare
a propria volta, per la semplice ragione che si vive del perdono ricevuto </span></b><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 45]</span></span><!--[endif]--></span>.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Il
tema della sovrabbondanza, considerato alla luce del Nuovo Testamento, conduce
però anche a scoprire un’altra traccia, seguendo la quale il suo significato
diviene perfettamente chiaro. Troviamo questa parola pure nel contesto del
miracolo della moltiplicazione dei pani, ove si parla di una “sovrabbondanza”, di
sette ceste di pani avanzati (<i>Mc</i> 8,8
e par.). <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">È nelle intenzioni centrali del
racconto della moltiplicazione dei pani richiamare</span></b> [251] <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">l’attenzione sull’idea e sulla realtà del sovrabbondante,
del più-del-necessario.</span></b> Qui affiora subito alla mente il ricordo di
un miracolo affine, riportatoci dalla tradizione giovannea: <b>la trasformazione dell’acqua in vino alle
nozze di Cana</b> (<i>Gv</i> 2,1-11). Il termine
sovrabbondanza non vi compare, ma certamente la sostanza: <b>stando ai dati del vangelo, il vino miracoloso raggiunge la misura, per
una festa privata davvero inusuale, di 480-700 litri! </b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ambedue
i racconti hanno per di più a che fare, nell’intenzione degli evangelisti, con
la forma centrale: del culto cristiano, l’eucaristia. Ce la presentano come la
sovrabbondanza divina, che supera infinitamente ogni bisogno e ogni pur giusta
aspirazione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ambedue
i racconti, però, hanno in questo modo, grazie al loro riferimento eucaristico,
a che fare con Cristo stesso e ci riportano in definitiva a lui stesso: <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">Cristo è l’infinita prodigalità di Dio.</span></b> E
ambedue rimandano, come abbiamo riscontrato a proposito del principio del
“per', alla legge strutturale della creazione, in forza della quale la vita
dissipa milioni di germi embrionali per salvare un vivente; in base alla quale
un intero universo viene sprecato allo scopo di preparare, in un punto, un
posto allo spirito, all’uomo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">La sovrabbondanza è l’impronta di Dio nella sua
creazione; sì, giacché «Dio non pone alcuna misura ai suoi doni», come dicono i
Padri.</span></b> <b>La sovrabbondanza è però, al contempo, la
vera base e la forma della storia della salvezza, la quale, in ultima analisi,
non è altro che il processo, davvero tale da togliere il respiro, per cui Dio,
con un atto d’indicibile autoprodigalità, non solo ha profuso un intero
universo, ma addirittura ha dato se stesso per condurre alla salvezza quel
granello di polvere che è l’uomo. <o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Sicché
– ribadiamolo – <b>“sovrabbondanza” è
l'autentica definizione della storia della salvezza. <span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">L’intelletto del gretto calcolatore
troverà per forza eternamente assurdo che per l’uomo Dio stesso si debba
sprecare. Solo chi ama è in grado di comprendere la follia di un amore per il
quale lo spreco è legge, la sovrabbondanza è l’unica misura sufficiente.</span></b>
Or[252]bene, se è vero che la creazione vive di sovrabbondanza, che l’uomo è
quell’essere per il quale il sovrabbondante è il necessario, come potrebbe
meravigliarci il fatto che la Rivelazione sia il sovrabbondante, e proprio così
sia il necessario, il divino, l’Amore in cui si compie il senso dell’universo?<o:p></o:p></span></div>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; text-align: justify; text-indent: 18.933332443237305px;">
</span><br />
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br /></span></div>
<!--[if !supportFootnotes]--><hr size="1" style="text-align: left;" width="33%" />
<!--[endif]-->
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify;">
<span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 45]</span></span><!--[endif]--></span></span><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"> Il tema ‘legge e Vangelo’
andrebbe affrontato proprio prendendo le mosse soprattutto da questo spunto:
cfr. <span style="font-variant: small-caps;">G. Söhngen</span>, <i>Gesetz und Evangelium</i> [<i>Legge e Vangelo</i>], Freiburg 1957, 12-22.</span><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;"><o:p></o:p></span></div>
</div>
</div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-68403695624734218352013-06-16T16:25:00.002+02:002013-06-17T01:25:14.702+02:00Il principio del "vivere per" fa sì che Dio, l’essere primo, l’alfa del mondo, si presenta ora come l'omega, come l’ultima lettera dell’alfabeto della creazione, come la creatura minima<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Tratto da Joseph Ratzinger, <i>Introduzione
al cristianesimo. Lezioni sul simbolo apostolico</i>. <i>Con un nuovo saggio introduttivo</i>, <i><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/2013/05/quali-sono-le-strutture-dellessere.html">Excursus – Strutture dell’essere-cristiano</a></i>, Queriniana, Brescia
2007<sup>15</sup>, pp. 245-248</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">3.
La legge dell’incognito<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Il
fatto che il “per” vada indicato come il principio determinante dell’esistenza
umana e, coincidendo con il principio “amore”, diventi il luogo autentico della
manifestazione del divino nel mondo, comporta un’altra conseguenza. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">Fa sì che
l’essere-totalmente-Altro di Dio, che l’uomo può supporre già a partire da se
stesso, diventi totale alterità, radicale inconoscibilità di Dio.</span></b> <b>Significa
che l’essere nascosto di Dio, ammesso dall’uomo come ovvio, assuma ora la
scandalosa forma della sua tangibilità e visibilità in quanto Crocifisso.</b>
In al[245]tri termini: fa sì che Dio, l’essere primo, l’alfa del mondo, si
presenti ora come l'omega, come l’ultima lettera dell’alfabeto della creazione,
come la creatura minima. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">In
tale contesto Lutero parla del nascondimento di Dio «<i>sub contrario</i>», ossia in ciò che sembra il contrario di Dio. Egli
mette così in rilievo la peculiarità della forma cristiana di teologia negativa
a partire dalla croce, contrapponendola alla teologia negativa del pensiero
filosofico. Già la filosofia, l’autonoma riflessione dell’uomo su Dio, porta a riconoscere
Dio come il totalmente Altro, l’assolutamente nascosto e incomparabile. «Miopi come
gli occhi degli uccelli notturni sono gli occhi nostri di fronte a ciò che è in
sé la realtà più chiara», aveva già detto Aristotele <span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 43]</span></span><!--[endif]--></span>. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>E
in effetti, sulla base della fede in Gesù Cristo, risponderemo anche noi che
Dio è il totalmente Altro, l’Invisibile, l'Inconoscibile. Orbene, se è
realmente apparso così totalmente altro, così invisibile nella sua divinità,
così inconoscibile, non si trattava però del tipo di alterità e di estraneità
da noi previsto e calcolato, e ci è rimasto effettivamente sconosciuto.
Pertanto, non doveva forse proprio questo mostrarlo come il <i>realmente</i> totalmente Altro, che manda
all'aria i nostri calcoli circa l’essere-altro e si manifesta così come il solo
autentico Totalmente-Altro?</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">A
questo proposito, <b><span style="color: red;">in tutta la Bibbia ci si imbatte continuamente nell’idea di
una duplice modalità di manifestazione di Dio nel mondo </span></b><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 44]</span></span><!--[endif]--></span>. <b><span style="color: red;">Dio si manifesta certamente, in primo luogo,
nella potenza cosmica.</span></b> La grandiosità, il <i>l</i><i>ó</i><i>gos</i> del mondo, che supera ogni nostro
sentire e tuttavia lo comprende, ci parla di lui, di cui questo mondo è
pensiero; di lui, di fronte al quale le nazioni non [246] sono che «una goccia
d’acqua da un secchio, un granello di sabbia sulla bilancia» (<i>Is</i> 40,15). C’è realmente il richiamo del
tutto al suo creatore. Per quanto ci opponiamo alle prove dell’esistenza di
Dio, per quanto anche la riflessione filosofica abbia giustamente da obiettare
contro i loro singoli modi di procedere, resta fermo che dal mondo e dalla sua
struttura spirituale traspaiono l’originario pensiero creatore e la sua potenza
fondante. Questa, però, è soltanto una delle maniere in cui Dio si manifesta
nel mondo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">L'altro segno di
presenza, che egli si è imposto e che, mentre più lo nasconde ancor meglio lo
mostra in ciò che gli è più proprio, è il segno dell’infimo</span></b>, che misurato secondo la scala
quantitativo-cosmica è completamente insignificante, addirittura un puro nulla.
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">A
questo proposito andrebbe citata la sequenza: terra - Israele - Nazaret - croce
- chiesa, nella quale Dio sembra gradualmente scomparire nel più piccolo, rivelandosi,
proprio così, sempre più per quello che è. Ecco in primo luogo la terra, un
nulla sperduto nel cosmo, che però sarà il punto focale dell’agire divino nel
cosmo. Ecco poi Israele, un nulla fra le potenze, che sarà il punto della
manifestazione di Dio nel mondo. Ed ecco Nazaret, ancora un nulla all’interno
di Israele, che sarà il punto del suo definitivo avvento. Ecco poi la croce,
alla quale è appeso uno: un'esistenza fallita, che sarà il punto in cui si può
addirittura toccare con mano Dio. Ed ecco infine la chiesa, questa problematica
realtà della nostra storia, che rivendica il diritto di essere il luogo
permanente della sua rivelazione. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Oggi
sappiamo sin troppo bene quanto, anche in essa, rimanga ancora nascosta la
vicinanza di Dio. Proprio nel momento in cui, nel fasto principesco del
Rinascimento, la chiesa riteneva di aver strappato i veli di questo
nascondimento e di poter essere direttamente la «porta del cielo» e la «casa di
Dio», essa era invece diventata ancora una volta e ancor più un “incognito” di
Dio, un travestimento dietro il quale era difficile ritrovarlo. Così ciò che,
dal punto di vista cosmico e del mondo, è infimo rappresenta il genuino segno
di Dio, in cui egli si mostra [247] come il totalmente Altro, che anche nei
confronti delle nostre aspettative si manifesta, di nuovo, come l'assolutamente
inconoscibile. Il nulla cosmico è il vero Tutto, perché l’ “essere per” è la
caratteristica del divino…<b><o:p></o:p></b></span></div>
<br />
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<!--[if !supportFootnotes]--><br />
<hr size="1" style="text-align: left;" width="33%" />
<!--[endif]-->
<br />
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 43]</span></span><!--[endif]--></span> Citazione desunta da <span style="font-variant: small-caps;">H. Meyer</span>, <i>Geschichte
der abendländischen Weltanschauung</i> [<i>Storia
della filosofia occidentale</i>] I, Würzburg
1947, 231 (ed. Bekker, 933b, 9ss.).<o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn2">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify;">
<span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 44]</span></span><!--[endif]--></span></span><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"> </span><span lang="EN-US"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"> Cfr. <span style="font-variant: small-caps;">Ph</span>. <span style="font-variant: small-caps;">Dessauer</span>, <i>Geschöpfe von fremden Welten</i> [<i>Creature d’un mondo estraneo</i>] in <i>Wort und Wahrheit</i> 9 (1954) 569-583; <span style="font-variant: small-caps;">J. Ratzinger</span>, <i>Vom Sinn des Christseins</i>, München 1966<sup>2</sup>, 32ss. [trad.
it., <i>Tempo di Avvento</i>, cit.].</span><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
</div>
</div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-23922652401348524542013-06-10T18:51:00.001+02:002013-06-17T01:19:28.549+02:00Essere cristiani significa essenzialmente il passaggio dall’essere per se stessi all’essere gli uni per gli altri. La decisione cristiana fondamentale, l’accettazione dell’essere cristiani, significa il distacco dall’essere centrati sull’ “io” e l’aggancio all’esistenza di Gesù Cristo, che è rivolta al tutto<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="text-align: justify; text-indent: 18.933332443237305px;">Tratto da Joseph Ratzinger, </span><i style="text-align: justify; text-indent: 18.933332443237305px;">Introduzione al cristianesimo. Lezioni sul simbolo apostolico</i><span style="text-align: justify; text-indent: 18.933332443237305px;">. </span><i style="text-align: justify; text-indent: 18.933332443237305px;">Con un nuovo saggio introduttivo</i><span style="text-align: justify; text-indent: 18.933332443237305px;">, Queriniana, Brescia 2007</span><sup style="text-align: justify; text-indent: 18.933332443237305px;">15</sup><span style="text-align: justify; text-indent: 18.933332443237305px;">, </span><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/2013/05/quali-sono-le-strutture-dellessere.html" style="text-align: justify; text-indent: 18.933332443237305px;" target="_blank"><i>Excursus - Strutture dell'essere-cristiano</i></a><span style="text-align: justify; text-indent: 18.933332443237305px;">, pp. 242-245.</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="text-align: justify; text-indent: 18.933332443237305px;"><br /></span>
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">2.
Il principio del ‘per’<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Siccome
la fede cristiana esige il singolo, ma lo vuole per il tutto e non per se
stesso, <b><span style="color: red;">nella
preposizione “per” si esprime la vera e propria legge fondamentale dell’esistenza
cristiana:</span></b> è la logica conseguenza che scaturisce necessariamente da
quanto detto finora. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>Ecco perché nel principale
sacramento cristiano, che costituisce il centro della liturgia cristiana, l’esistenza
di Gesù Cristo viene presentata come esistenza «per i molti» - «per voi» </b><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 41]</span></span><!--[endif]--></span><b>,
come esistenza aperta, che rende possibile e crea, attraverso la comunicazione
con lui, la comunicazione vicendevole fra tutti.</b> Ecco perché, come già abbiamo visto, l’esistenza
di Cristo si realizza e trova compimento come esistenza esemplare nell’apertura
della croce. Ecco perché egli, preannunciando e spiegando la sua morte, può
affermare: «Va[242]do, ma torno a voi» (<i>Gv</i>
14,28): mentre mi allontano da voi la parete della mia esistenza, che ora mi
limita, viene demolita, sicché questo avvenimento costituisce il mio reale
venire, in cui realizzo ciò che veramente io sono, vale a dire colui che fa
entrare tutti nell’unità del suo nuovo essere, colui che non è più limite,
bensì unità.</span><br />
<a name='more'></a><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">I
Padri della chiesa hanno interpretato in questo senso <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">le braccia
spalancate del Signore sulla croce.</span><span style="color: red;"> <o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Scorgono
in esse in primo luogo la forma originaria del gesto cristiano di preghiera, l’atteggiamento
dell’orante, così come lo incontriamo, in modo toccante, nelle raffigurazioni
delle catacombe. Le braccia del Crocifisso lo mostrano come l’orante, ma nello
stesso tempo danno alla preghiera una nuova dimensione, che costituisce lo specifico
della glorificazione cristiana di Dio: <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">quelle braccia spalancate
sono espressione di preghiera anche e soprattutto in quanto esprimono la
completa dedizione agli uomini, sono il gesto dell’abbraccio, della piena e
indivisa fraternità.</span><span style="color: red;"> </span></b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">A
partire dalla croce, la teologia dei Padri ha visto rappresentata simbolicamente
nel gesto della preghiera cristiana l’unità di preghiera e fraternità, <b>l’inseparabilità del servizio agli uomini e
della glorificazione di Dio.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background: yellow; color: red; font-family: "Georgia","serif"; mso-highlight: yellow;">Essere cristiani significa essenzialmente il passaggio
dall’essere per se stessi all’essere gli uni per gli altri.</span></b> In tal modo si chiarisce anche ciò che
in verità s’intende con il concetto di elezione (“predestinazione”), che spesso
ci risulta così estraneo. Essa non indica una preferenza che lascia che il
singolo viva per se stesso, separandolo dagli altri, bensì l’inserirsi in
quella missione comune di cui si parlava poc’anzi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Di
conseguenza <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">la decisione cristiana fondamentale, l’accettazione
dell’essere cristiani, significa il distacco dall’essere centrati sull’ “io” e
l’aggancio all’esistenza di Gesù Cristo, che è rivolta al tutto.</span></b> La
stessa cosa intende la parola del<b>la
sequela della croce, che non indica affatto una devozione privata, ma esprime l’idea
fondamentale che l’uomo, lasciandosi alle spalle l’isolamento e la tranquillità
del proprio</b> [243] <b>“io”, esca da se
stesso, per seguire, in questo coinvolgersi con gli altri, il Crocifisso ed
esistere per gli altri. <o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Le
grandi immagini della storia salvifica, che rappresentano al contempo le grandi
figure fondamentali del culto cristiano, sono senz’altro forme espressive di
questo principio del “per”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Pensiamo,
per esempio, al<b><span style="color: red;">l’immagine
dell’esodo (“uscita”)</span></b>, che da Abramo in poi e ben oltre il classico
esodo dall’Egitto, narratoci dalla storia sacra, <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">rimane
il pensiero fondamentale all’insegna del quale si svolge l’esistenza del popolo
di Dio e di chi appartiene a esso: ognuno è chiamato al continuo esodo del
superamento di sé.</span></b><span style="color: red;"> <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">La
medesima idea riecheggia <b>nell’immagine
della pasqua, nella quale la fede cristiana ha formulato il collegamento tra il
mistero della croce e della risurrezione di Gesù e l’idea dell’esodo dell’antica
Alleanza.</b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>L’evangelista Giovanni ha
reso di nuovo il tutto con un’immagine mutuata dalla natura. </b>Con essa l’orizzonte si dilata, oltre le
dimensioni antropologica e storico-salvifica, alla dimensione cosmica: <b>ciò che qui viene chiamato una struttura
portante della vita cristiana rappresenta in fondo già <span style="color: red;">il
segno distintivo della creazione stessa.</span></b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">«In
verità vi dico: se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane
solo; se invece muore, produce molto frutto» (<i>Gv</i> 12,24). <b>Già a livello
cosmico vige la legge che solo attraverso la morte, attraverso la perdita di se
stessi, scaturisce la vita.</b> <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">Ciò che così si
annuncia nella creazione, si attua in pieno nell’uomo e, in definitiva, in quell’uomo
esemplare che è Gesù Cristo: nell’accettare la sorte del granello di frumento,
nel passare attraverso l’essere sacrificato, nel lasciarsi squarciare e nel
perdersi, egli inaugura la vera vita.</span><span style="color: red;"> <o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Guardando
alle esperienze della storia delle religioni, che su questo punto collimano
strettamente con la testimonianza della Bibbia, si potrebbe anche affermare:<b> il mondo vive di sacrificio.</b> Quei
grandi miti che esprimono la conoscenza secondo la quale il cosmo sarebbe stato
costruito sulla base di un sacrificio primordiale e continuerebbe a vivere
soltanto grazie all’auto-sacrificio, sareb[244]be <span style="text-indent: 14.2pt;">stabilito
sul sacrificio </span><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 42]</span></span></span><span style="text-indent: 14.2pt;">,
ricevono qui la loro verità e validità.</span></span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>Attraverso queste immagini
mitiche appare chiaro <span style="background: yellow; mso-highlight: yellow;">il
principio cristiano dell’esodo:</span> «Chi ama la sua vita la perde e chi odia
la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna»</b> (<i>Gv</i>
12,25 ; cfr. il testo parallelo di <i>Mc</i>
8,35).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Concludendo,
bisogna anche dire che <b>tutti gli sforzi
di superamento di sé, intrapresi dall’uomo, non possono mai bastare.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">Chi vuol solo dare e non è pronto a ricevere, chi vuol
essere solo per gli altri, senza riconoscere che anch’egli, a sua volta, vive
del dono gratuito e inesigibile del “per” degli altri, misconosce il tratto
fondamentale dell’essere uomini, finendo così per distruggere anche il vero
senso dell’essere per gli altri.</span></b>
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red; line-height: 115%;">Per risultare fruttuosi,
tutti i superamenti di sé hanno bisogno del ricevere da parte degli altri e, in
definitiva, da parte <i>dell’</i>Altro che è
il veramente Altro dell’intera umanità e contemporaneamente totalmente a essa
unita: l’uomo-Dio Gesù Cristo.</span></b>
</span><br />
<div>
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
</div>
</div>
</div>
<div>
<hr align="left" size="1" width="33%" />
<!--[endif]-->
<br />
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 41]</span></span><!--[endif]--></span> Così si legge nel <i>Canone Romano</i> della Messa, che segue il
rito d’istituzione dell’Eucaristia riportato in <i>Mc</i> 14,24.<o:p></o:p></span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 13px;">[nota 42] </span></span></span><span style="text-indent: 18.933332443237305px;">Cfr. il mito Purusa della religione vedica; cfr. in proposito il saggio di <span style="font-variant: small-caps;">C. Régamey</span>, in <span style="font-variant: small-caps;">E Köning</span>, <i>Cristo e le religioni del mondo. Storia comparata delle religioni</i> III, Marietti, Torino 1962, 87ss; dello stesso autore, ancora in <span style="font-variant: small-caps;">E Köning</span>, <i>Religionswissenschaftliches</i> <i>Wörterbuch</i>, Freiburg 1956, 470ss. [trad. it., <i>Dizionario delle religioni</i>, Herder, Roma 1960]; <span style="font-variant: small-caps;">J. Gonda</span>, <i>Le religioni dell’India. Veda e antico Induismo</i>, Jaca Book, Milano 1981, 188ss. Il testo principale a questo riguardo: <i>Rigveda</i> 10, 90.</span></span></div>
</div>
</div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-61721036848067706342013-06-10T11:00:00.000+02:002013-06-10T18:49:31.141+02:00Le strutture dell'essere-cristiano: 1. Il singolo e il tutto<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Tratto da Joseph Ratzinger, <i>Introduzione al cristianesimo. Lezioni sul simbolo apostolico</i>. <i>Con un nuovo saggio introduttivo</i>, Queriniana, Brescia 2007<sup>15</sup>, <a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/2013/05/quali-sono-le-strutture-dellessere.html" target="_blank"><i>Excursus - Strutture dell'essere-cristiano</i></a>, pp. 235-242</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><br /></span></b>
<b><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><br /></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">1.
<i>Il singolo e il tutto</i><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="font-family: "Georgia","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Per
noi uomini di oggi lo scandalo fondamentale dell’essere-cristiano è rappresentato
innanzitutto dall’esteriorità in cui l’esperienza religiosa sembra finita. <span style="color: red;">Ci scandalizza il fatto che Dio debba esser comunicato
mediante apparati esteriori:</span></span></b><span style="font-family: "Georgia","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"> tramite la chiesa, i sacramenti, il
dogma, o anche solo tramite la predicazione (<i>k</i></span><i><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">ḗ</span></i><i><span style="font-family: "Georgia","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">rygma</span></i><span style="font-family: "Georgia","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">), dietro la quale ci si ripara
volentieri per attenuare lo scandalo, ma che resta egualmente qualcosa di
esterno. Di fronte a tutto ciò, <b>ci si
chiede: Dio abita proprio nelle istituzioni, negli eventi o nelle parole?
L’Eterno non tocca forse ciascuno di noi interiormente?</b> </span></span><br />
<a name='more'></a><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="font-family: "Georgia","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Orbene, a questo
interrogativo bisogna rispondere subito e con semplicità in maniera affermativa
e aggiungere: <b><span style="color: red;">se esistesse soltanto</span></b> [235] <b><span style="color: red;">Dio e una somma di singoli, il
cristianesimo non sarebbe necessario. Dio può e potrebbe provvedere alla
salvezza del singolo in quanto singolo direttamente e in maniera immediata,
come di fatto avviene in continuazione.</span></b> Egli non ha bisogno di alcuna mediazione
per entrare nell’anima del singolo, al quale egli è più intimo di quanto il
singolo sia a se stesso; nulla può essere più vicino all’uomo e penetrare più
in profondità se non Lui, che tocca questa creatura nel punto più interiore
della sua interiorità. Per la salvezza del singolo semplicemente non ci sarebbe
stato bisogno né di una chiesa, né di una storia della salvezza, né di una
incarnazione e passione di Dio nel mondo. <b><span style="background-color: yellow; color: red;">Ma proprio a questo punto va aggiunta
l’affermazione successiva: la fede cristiana non proviene dal singolo
atomizzato, ma scaturisce dalla consapevolezza che il singolo semplicemente non
esiste, che l’uomo, piuttosto, è tale solo nella connessione col tutto:
inserito nell’umanità, nella storia, nel cosmo, come a lui, in quanto “spirito
in un corpo”, si addice ed è essenziale.</span></b><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="font-family: "Georgia","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Il
principio “corpo” e “corporeità”, sotto il quale l’uomo sta, significa due
cose: da un lato, il corpo separa gli uomini uno dall’altro, rendendoli
impenetrabili gli uni per gli altri.</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"> Il corpo, in quanto figura estesa nello
spazio e delimitante, rende impossibile che uno sia totalmente nell’altro; esso
traccia una linea divisoria, che segna una distanza e un limite, ci allontana
gli uni dagli altri ed è in questo modo un principio dissociativo. <b>Al tempo stesso, però, l’essere nella
corporeità include necessariamente anche la storia e la vita comunitaria,
giacché, se il puro spirito può essere pensato come rigorosamente a sé stante,
la corporeità attesta il derivare da altri: gli uomini vivono l’uno dell’altro,
in un senso quanto mai reale e al contempo pluristratificato.</b> Infatti, se l’essere
l’uno dall’altro è inteso in primo luogo in senso fisico (e precisamente dalla
procreazione sino ai molteplici intrecci del reciproco prendersi cura), per
colui che è spirito soltanto nel corpo e in quanto corpo, ciò significa che anche
lo spirito - semplicemente l’unico uomo, tutto l’uomo – è [236] profondamente
segnato dalla sua appartenenza al tutto che è l’umanità – l’unico “Adamo”.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">L’uomo appare quindi come quell’essere che può essere solo derivando
da un altro.</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">
Oppure, con una frase del grande teologo di Tubinga, Möhler: «<b>L’uomo, in quanto essere totalmente in relazione,
non diviene consapevole di sé tramite se stesso, quantunque non lo possa
divenire prescindendo da se stesso</b>» [nota 36]. La stessa cosa, in maniera
ancora più acuta, ha espresso un contemporaneo di Möhler, il filosofo Franz von
Baader, di Monaco, il quale afferma che è un controsenso «tanto il volere
dedurre la conoscenza di Dio e la conoscenza di tutte le altre intelligenze e non-intelligenze
dalla conoscenza di sé (dall’autocoscienza), quanto il volere far derivare ogni
amore dall’amore di se stessi» [nota 37]. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Qui viene energicamente rifiutato l’approccio
intellettuale di Descartes, la cui fondazione della filosofia nell’autocoscienza
(«<i>Cogito, ergo sum</i>»: penso, quindi
sono) ha segnato in maniera determinante il destino dello spirito moderno sino
alle più recenti forme della filosofia trascendentale. <b><span style="color: red;">Come l’amore di se stessi non è la forma
originaria dell’amore, bensì tutt’al più una sua forma derivata, e come si può
sperimentare l’amore autentico unicamente intendendolo come relazione, ossia a
partire da un altro, </span>così<span style="color: red;"> anche la conoscenza
umana è realtà unicamente in quanto <i>essere</i>-conosciuti,
nell’essere-portati a conoscenza, e quindi nuovamente ‘a partire da un altro’. <o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">L’uomo reale non viene colto se mi limito a scandagliare la
solitudine dell’‘io’, il solo campo dell’autoconoscenza; così facendo, infatti,
escludo <i>a priori</i> il punto di partenza
del suo poter-prendere-coscienza-di-</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">[237]<b><span style="color: red;">sé e perciò ciò che gli è proprio.</span></b> Ecco perché
Baader ha coscientemente e certo a buon diritto rovesciato il cartesiano «<i>Cogito, ergo sum</i>», trasformandolo in un «<i>Cogitor, ergo sum</i></span>»<span style="font-family: "Georgia","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">: non «Io
penso, quindi sono», bensì «Io sono pensato, quindi sono»; solo a partire dall’essere-conosciuto
l’uomo può concepire il suo conoscere e se stesso.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Facciamo un passo innanzi: <b><span style="color: red;">essere uomini è
essere-con in tutte le dimensioni, non solo nell’attualità del presente, ma in
modo che in ciascun uomo siano presenti pure il passato e il futuro dell’umanità,
la quale quanto più le si presta attenzione tanto più appare realmente come un
unico “Adamo”.</span></b> Non possiamo entrare qui in dettagli. Devono bastare
alcuni brevi accenni. <b>È sufficiente
prendere coscienza che la nostra vita spirituale dipende interamente dal
linguaggio, soggiungendo poi che il linguaggio non è di oggi: esso viene da
lontano</b>, l’intera storia vi ha tessuto intorno e attraverso essa entra in
noi come ineliminabile premessa del nostro presente, anzi, come una sua
componente essenziale. E viceversa: <b>l’uomo
è l’essere che vive proiettato verso il futuro</b>, che nel prendersi cura si
progetta continuamente oltre il momento presente e non potrebbe più esistere se
si trovasse improvvisamente privo di futuro [nota 38]. Dobbiamo quindi dire che
<b>il semplice individuo, la monade-uomo
del Rinascimento, il puro essere del «<i>cogito-ergo-sum</i>»
non esiste. L’uomo può essere tale soltanto in quel complesso intreccio di
storia, che </b>[238]<b> giunge al singolo
attraverso il linguaggio e la comunicazione sociale; </b>il singolo, a sua
volta, realizza la sua esistenza secondo quel modello collettivo nel quale si
trova già previamente inserito e che costituisce lo spazio della sua
auto-realizzazione. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Non è affatto vero che ogni uomo si progetti totalmente da capo partendo
dal grado zero della sua libertà, come si riteneva nell’idealismo tedesco. Egli
non è un essere che ricomincia sempre dal punto zero; può invece sviluppare la
sua peculiarità e novità unicamente in connessione con quanto è a lui
preesistente, con la totalità della realtà umana che gli sta attorno, che lo
segna e gli dà forma.</span></b><b><span style="font-family: "Georgia","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Con ciò torniamo ora alla questione
iniziale. Possiamo adesso dire che <b><span style="color: red;">la chiesa e l’essere cristiani hanno a che fare proprio con l’uomo
così compreso. Perderebbero la loro funzione, qualora esistesse solo la
monade-uomo, l’essere del «<i>Cogito, ergo sum</i>».
Si riferiscono all’uomo che è essere-con ed esiste soltanto negli intrecci
collettivi che scaturiscono dal principio della corporeità.</span></b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Chiesa e cristianesimo esistono
principalmente per la storia, a causa dei nessi collettivi che segnano l’uomo;
e vanno compresi su questo piano. Il loro senso sta nel servizio offerto alla
storia in quanto tale, nell’aprire o nel trasformare la gabbia collettiva che
forma il luogo dell’esistenza umana. Stando alla descrizione della <i>lettera agli Efesini</i>, l’opera salvifica di
Cristo consiste proprio nel mettere in ginocchio le potenze e le dominazioni,
nelle quali Origene, commentando e ampliando questo testo, ha visto le potenze
collettive che incatenano l’uomo: il potere dell’ambiente, della tradizione
nazionale; quel ‘si’ impersonale che opprime e distrugge l’uomo [nota 39]. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Categorie come peccato [239] ereditario,
risurrezione della carne, giudizio universale ecc., si possono intendere
unicamente a partire da qui, perché il luogo del peccato ereditario va individuato
proprio in questo reticolato collettivo che preesiste come dato spirituale all’esistenza
del singolo, non in qualche eredità biologica che si trasmette fra individui
del resto completamente separati gli uni dagli altri. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="font-family: "Georgia","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Parlare
di esso vuole appunto dire che nessun uomo può più cominciare dal punto zero,
da uno <i>status integritatis</i> (=
completamente non toccato dalla storia). Nessuno si trova più in quella situazione
iniziale intatta, in cui non doveva far altro che realizzarsi liberamente e
provvedere al suo bene; ognuno vive invece in un intreccio che è parte della
sua stessa esistenza.</span></b><span style="font-family: "Georgia","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"> <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Il giudizio universale, a sua volta,
rappresenta la risposta a questi intrecci collettivi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">La risurrezione poi esprime l’idea che l’immortalità
dell’uomo può consistere ed essere pensata solo nell’essere gli uni con gli
altri, nell’uomo in quanto essere che vive con altri, come dovremo approfondire
più adeguatamente in seguito. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Infine, <b><span style="color: red;">anche il concetto di redenzione, come già
abbiamo detto, ha il suo senso unicamente su questo piano, perché non si riferisce
a un destino monadico e isolato del singolo.</span></b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Se, dunque, il piano della realtà del
cristianesimo va ricercato qui, in un ambito che, in mancanza di un termine
migliore, possiamo sinteticamente indicare come piano della storicità, possiamo
senz’altro anche esplicitamente affermare:<b>
<span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">essere
cristiani, secondo la sua prima finalità, non è un carisma individuale, bensì
sociale. Non si è cristiani perché soltanto i cristiani pervengono alla
salvezza, ma si è cristiani perché la diaconia cristiana ha senso ed è necessaria
per la storia.</span></b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">A questo punto, però, c’è da fare <b>un altro passo in avanti, quanto mai
decisivo, il quale a tutta prima sembrerebbe segnare addirittura un’inversione
di rotta nella direzione opposta, mentre in realtà non è che la logica
conseguenza delle considerazioni fatte sinora.</b> <b><span style="color: red;">Se, infatti, si è cristiani per partecipare a una
diaconia per il tutto, ciò significa al contempo che il cristia</span></b>[240]<b><span style="color: red;">nesimo, proprio a
causa di questo rapporto col tutto, vive a partire dal <i>singolo</i> e per il <i>singolo</i>,
perché la trasformazione della storia, l’abbattimento della dittatura dell’ambiente
possono avvenire di volta in volta, unicamente a partire dal singolo.</span></b>
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">A mio avviso, su questo si fonda ciò che
continua a essere radicalmente incomprensibile per le altre religioni del mondo
e per gli uomini d’oggi, <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">il fatto che nel
cristianesimo, in definitiva, <i>tutto</i>
dipende da un <i>singolo</i>, dall’uomo Gesù
di Nazaret, che l’ambiente – vale a dire l’opinione pubblica – ha crocifisso e
che con la sua croce ha spezzato proprio il potere del ‘sì’ impersonale, il potere
dell’anonimità, che tiene prigioniero l’uomo.</span></b> Contro tale potere sta
ora il nome di questo singolo: Gesù Cristo, che chiama l’uomo a seguirlo, ossia
a prendere la croce come lui, a vincere da crocifisso il mondo e a contribuire
al rinnovamento della storia. Appunto perché il cristianesimo riguarda la
storia nella sua totalità, il suo appello è radicalmente rivolto al singolo;
proprio per questo motivo esso dipende, nella sua totalità, da <i>quel</i> singolo e unico in cui è avvenuta l’apertura,
con la caduta delle potenze e delle dominazioni. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background: yellow; color: red; font-family: "Georgia","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-highlight: yellow;">Detto ancora una volta in altre
parole: siccome il cristianesimo è riferito al tutto e può essere compreso
soltanto a partire dalla comunità e per essa, siccome esso non è salvezza del
singolo isolato, bensì servizio per il tutto, al quale il singolo non può né
deve sfuggire, appunto per questo il cristianesimo conosce, in tutta la sua
radicalità, un principio del ‘singolo’.</span></b><b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"> <o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background: yellow; color: red; font-family: "Georgia","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-highlight: yellow;">L’inaudito scandalo che un
singolo, un unico – Gesù Cristo –, venga creduto quale salvezza del mondo,
trova <i>qui</i> la base della sua
intrinseca necessità. Il singolo è la salvezza del tutto, e il tutto riceve la
sua salvezza unicamente dal singolo, il quale è <i>realmente</i> la salvezza e proprio in questo cessa di essere solo per
sé.</span></b><b><span style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"> <o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Io penso che da qui risulti comprensibile
anche il fatto che nelle altre religioni non c’è un tale ricorso al singolo. L’induismo
non cerca in definitiva il tutto, bensì il singolo che si salva sfuggendo al
mondo, la ruota di Maja. E proprio perché, secondo la sua più profonda
intenzione, non [241] tende al tutto, ma vuole sottrarre alla rovina unicamente
il singolo, esso non può riconoscere alcun altro singolo come definitivamente
importante per me e determinante per la mia salvezza. La sua svalutazione del
tutto finisce per trasformarsi in una svalutazione anche del singolo, venendo a
mancare la categoria del ‘per’ [nota 40].<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background: yellow; color: red; font-family: "Georgia","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-highlight: yellow;">Riassumendo, come risultato
delle riflessioni sin qui fatte possiamo constatare che il cristianesimo fa
riferimento al principio ‘corporeita’ (storicità), va pensato sul piano del
tutto e unicamente su questo piano ha un senso; ma appunto per questo pone e
deve porre un principio del “singolo”, che rappresenta il suo scandalo, e
tuttavia qui si manifesta in tutta la sua intrinseca necessità e
ragionevolezza.</span></b><b><span style="font-family: "Georgia","serif"; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br />
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">
</span><br />
<hr align="left" noshade="" size="1" style="color: #333333;" width="33%" />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="text-indent: 14.2pt;">[nota 36] Così ci
presenta in maniera riassuntiva le idee sviluppate da Möhler nella </span><i style="text-indent: 14.2pt;">Theologische Quartalschrift</i><span style="text-indent: 14.2pt;"> (1830) 582s.,
lo studioso </span><span style="font-variant: small-caps; text-indent: 14.2pt;">J. R. Geiselmann</span><span style="text-indent: 14.2pt;">, </span><i style="text-indent: 14.2pt;">La Sacra Scrittura e la Tradizione</i><span style="text-indent: 14.2pt;">,
Morcelliana, Brescia 1974, 77. [237]</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">[nota 37] Sempre
citando da <span style="font-variant: small-caps;">Geiselmann</span>, <i>La Sacra Scrittura e la Tradizione</i>,
cit., 76; <span style="font-variant: small-caps;">F. von Baader</span>, <i>Vorlesungen über spekulative Dogmatik</i> [<i>Lezioni di dogmatica speculativa</i>], 1830,
7<sup>a</sup> Lez., in <i>Werke </i>VIII,
231; cfr. <span style="font-variant: small-caps;">Möhler</span>, <i>Theologische
Quartalschrift</i>, cit. [237]<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">[nota 38] Cfr. a
questo proposito l’osservazione fatta da E. Mounier in <i>L’Esprit </i>(gennaio 1947), che racconta il seguente episodio. Un
annunciatore radiofonico era riuscito sin troppo bene a diffondere la notizia
puramente fantastica della catastrofica fine del mondo. Il colmo del
controsenso fu questo: alcune persone si tolsero la vita per non morire. Ora,
questo riflesso palesemente insensato dimostra che noi viviamo assai più del
futuro che non dello stesso presente. Un uomo repentinamente privato del futuro
è un uomo che può già dirsi derubato della vita stessa. Per quanto concerne «l’essere
dell’Esserci in quanto cura», cfr. <span style="font-variant: small-caps;">M.
Heidegger</span>, <i>Essere e tempo</i>,
UTET, Torino 1986<sup>2</sup>, 299-307. [238]<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">[nota 39] Cfr. J. <span style="font-variant: small-caps;">Ratzinger</span>, <i>Menschheit und Staatenbau in der Sicht der frühen Kirch</i> [<i>Umanità e strutturazione dello Stato nella
mente della chiesa primitiva</i>, in <i>Studium
generale</i> 14 (1961) 664-682, specie 666-674; <span style="font-variant: small-caps;">H.
Schlier</span>, <i>Principati e potestà nel
Nuovo Testamento</i>, Morcelliana, Brescia 1967, 29s. Circa il ‘si’ impersonale,
cfr. <span style="font-variant: small-caps;">Heidegger</span>, <i>Essere e tempo</i>, cit., 214-220. [239]</span><br />
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">[nota 40] Cfr. in proposito l’istruttiva inchiesta pubblicata da </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-variant: small-caps;">J. Neuner</span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">, </span><i style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Religion und Riten. Die Opferlehre der Bhagavadgita</i><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"> [</span><i style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Religioni e riti. La dottrina sacrificale
della Bhagavadgita</i><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">, in </span><i style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Zeitschrift
für Katholische Theologie</i><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"> 73 (1951) 170-213. [242]</span></div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-88742888625593856392013-06-10T10:30:00.000+02:002013-06-17T01:31:28.851+02:00Quali sono "le strutture dell'essere-cristiano"?<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Tratto
da Joseph Ratzinger, <i>Introduzione al
cristianesimo. Lezioni sul simbolo apostolico</i>. <i>Con un nuovo saggio
introduttivo</i>, Queriniana, Brescia 2007<sup>15</sup>, <i>Excursus - Strutture dell'essere-cristiano</i>, pp. 234-235</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b style="text-indent: 14.2pt;"><i><br /></i></b>
<b style="text-indent: 14.2pt;"><i><br /></i></b>
<b style="text-indent: 14.2pt;"><i>Excursus</i></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Le strutture dell’essere-cristiano<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Prima di accingerci a esaminare le
singole affermazioni cristologiche della professione di fede, che derivano dal
confessare Gesù come il Cristo, sarà bene sostare ancora qualche istante. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Soffermandosi sui problemi singoli, si
finisce troppo facilmente per perdere di vista l’insieme; proprio oggi
constatiamo quanto necessario ci sia questo sguardo d’insieme, soprattutto quando
si tenta d’intavolare il dialogo con i non credenti. Di fronte alla situazione
della teologia odierna si può avere talora l’impressione che essa sia tanto
felice e appagata dei suoi progressi ecumenici – degni peraltro del massimo
encomio – da considerarsi ormai in grado di rimuovere vecchi cippi di confine (per
poi ovviamente ripiantarli per lo più in altri posti), finendo per non prestar
sufficiente attenzione ai problemi immediati degli uomini d’oggi, che spesso
hanno ben poco a che fare con le tradizionali questioni controverse delle varie
confessioni. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">Chi è capace di dire a uno
che lo chiede, in modo comprensibile ma conciso, che cosa propriamente
significhi “essere cristiani”? Chi sa spiegare a un altro, in maniera
comprensibile, perché egli crede, indicando quale sia la direzione chiara, il
centro della decisione della fede?</span></b><b><span style="color: red;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<a name='more'></a><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Da quando, però, in tempi recenti si è
incominciato ad affrontare su vasta scala tali problemi, si finisce non di rado
per stemperare l’essere-cristiano in affermazioni generiche grade[234]voli, che
lusingano sì gli orecchi dei contemporanei (cfr. <i>2 Tm</i> 4,3), ma li privano di quel solido alimento della fede, cui
essi hanno diritto. <b>La teologia non
assolve al proprio compito quando si limita a compiacersi di se stessa e della
propria erudizione; e tradisce ancor più profondamente la sua missione quando
inventa «dottrine a suo capriccio» (2 Tm 4,3), dando in pasto agli uomini
pietre invece di pane:</b> le sue chiacchiere invece della parola di Dio. Il
compito che a essa si pone –navigando fra Scilla e Cariddi – è incommensurabilmente
vasto. Ciononostante, o meglio appunto per questo, <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">tenteremo
di proporre qualche riflessione in questa direzione, sintetizzando in poche
affermazioni, facilmente comprensibili, la forma fondamentale
dell’essere-cristiano.</span><span style="color: red;"> </span></b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Se i risultati in tal modo raggiunti
rimarranno sino a un certo segno insoddisfacenti, avranno però forse il
vantaggio di stimolare altri ad approfondire le indagini, contribuendo così a
proseguire il cammino. [nota 35]<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><i><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/2013/05/le-strutture-dellessere-cristiano-1-il.html" target="_blank">1. Il singolo e il tutto</a><o:p></o:p></i></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/2013/06/essere-cristiani-significa.html">2. Il principio del ‘per’</a><o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/2013/06/il-principio-del-vivere-per-fa-si-che.html">3. La legge dell’incognito</a><o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/2013/06/cristiano-e-colui-che-ha-la.html">4. La legge della sovrabbondanza</a><o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">5. Definitività e speranza<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">6. Il primato del ricevere e la positività
cristiana<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><i><span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">7.
Sintesi: l’«essenza del cristianesimo»</span></span></i></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><i><span style="line-height: 115%;"><br /></span></i></b>
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">
</span><br />
<hr noshade="" size="1" style="color: #333333; text-align: left;" width="33%" />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;"></span><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: 10.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;"><span style="line-height: 115%;">[nota 35] Nelle pagine seguenti, mi riallaccio ampiamente alle idee da
me esposte tempo fa nell’opuscolo </span><i style="line-height: 115%;">Tempo
di Avvento</i><span style="line-height: 115%;">, Queriniana, Brescia 2005, cercando peraltro d’inquadrare
sistematicamente quanto in esso avevo detto, e inserendolo così nel più ampio
contesto delle riflessioni fatte nel presente libro [235].</span></span></div>
<span style="font-family: "Georgia","serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;">
</span>Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-86137428164688261072013-06-09T14:09:00.000+02:002013-06-09T14:09:20.335+02:00Pope Benedict’s Angelus and Homilies about the Holy Trinity<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<b><i><span lang="EN-US" style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Pope Benedict’s Angelus and Homilies about the
Holy Trinity<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: Georgia, serif;">God is not solitude, but perfect
communion. For this reason the human person, the image of God, realizes himself
or herself in love, which is a sincere gift of self.</span><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";"><a href="http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/angelus/2005/documents/hf_ben-xvi_ang_20050522_holy-trinity_en.html"><span lang="EN-US">http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/angelus/2005/documents/hf_ben-xvi_ang_20050522_holy-trinity_en.html</span></a><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: Georgia, serif;">Thanks to the Holy Spirit, who helps us
understand Jesus' words and guides us to the whole truth, believers can
experience, so to speak, the intimacy of God himself, discovering that he is
not infinite solitude but communion of light and love, life given and received
in an eternal dialogue between the Father and the Son in the Holy Spirit</span><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";"><a href="http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/angelus/2006/documents/hf_ben-xvi_ang_20060611_en.html"><span lang="EN-US">http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/angelus/2006/documents/hf_ben-xvi_ang_20060611_en.html</span></a><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: Georgia, serif;">We turn our gaze, so to speak, towards
"the open Heavens", to enter with the eyes of faith into the depths
of the mystery of God, one in substance and three in Persons: Father, Son and
Holy Spirit.</span><span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";"><a href="http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2007/documents/hf_ben-xvi_hom_20070603_canonizations_it.html"><span lang="EN-US">http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2007/documents/hf_ben-xvi_hom_20070603_canonizations_it.html</span></a><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: Georgia, serif;">In God's gift of himself in the Person of
the Son the whole of the Trinity is at work.<span class="apple-converted-space"> </span></span><br style="text-align: -webkit-left;" />
<span style="text-align: -webkit-left;">It is the Father who places at our disposal what
is dearest to him; the Son who, consenting to the Father, empties himself of
his glory in order to give himself to us; the Spirit who leaves the peace of
the divine embrace to water the deserts of humanity.</span><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";"><a href="http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2008/documents/hf_ben-xvi_hom_20080517_savona_en.html"><span lang="EN-US">http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2008/documents/hf_ben-xvi_hom_20080517_savona_en.html</span></a><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: Georgia, serif;">The God of the Bible is not some kind of
monad closed in on itself and satisfied with his own self-sufficiency but he is
life that wants to communicate itself, openness, relationship.</span><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";"><a href="http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2008/documents/hf_ben-xvi_hom_20080518_genova_en.html"><span lang="EN-US">http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2008/documents/hf_ben-xvi_hom_20080518_genova_en.html</span></a><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: Georgia, serif;">The strongest proof that we are made in
the image of the Trinity is this: love alone makes us happy because we live in
a relationship, and we live to love and to be loved. Borrowing an analogy from
biology, we could say that imprinted upon his "genome", the human
being bears a profound mark of the Trinity, of God as Love.</span><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";"><a href="http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/angelus/2009/documents/hf_ben-xvi_ang_20090607_en.html"><span lang="EN-US">http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/angelus/2009/documents/hf_ben-xvi_ang_20090607_en.html</span></a><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: Georgia, serif;">This Sunday of the Most Holy Trinity, in a
certain sense sums up God's revelation which was brought about through the
Paschal Mysteries: Christ's death and Resurrection, his Ascension to the right
hand of the Father and the outpouring of the Holy Spirit.</span><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";"><a href="http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/angelus/2010/documents/hf_ben-xvi_ang_20100530_en.html"><span lang="EN-US">http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/angelus/2010/documents/hf_ben-xvi_ang_20100530_en.html</span></a><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: Georgia, serif;">God did not show his face, but rather
revealed his being, full of goodness, with these words: “The Lord, the Lord, a
merciful and gracious God, slow to anger, abounding in steadfast love and
faithfulness” (Ex 34:6). This is the Face of God. This self-definition of God
expresses his merciful love: a love that triumphs over sin, covers it,
eliminates it. We can always be sure of this goodness which does not abandon
us. There can be no clearer revelation. We have a God who refuses to destroy
sinners and wants to show his love in an even more profound and surprising way
to sinners themselves, in order to always offer them the possibility of
conversion and forgiveness.</span><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";"><a href="http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2011/documents/hf_ben-xvi_hom_20110619_san-marino_en.html"><span lang="EN-US">http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2011/documents/hf_ben-xvi_hom_20110619_san-marino_en.html</span></a><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: Georgia, serif;">God created us male and female, equal in
dignity, but also with respective and complementary characteristics, so that
the two might be a gift for each other, might value each other and might bring
into being a community of love and life. It is love that makes the human person
the authentic image of the Blessed Trinity, image of God.</span><o:p></o:p></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";"><a href="http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2012/documents/hf_ben-xvi_hom_20120603_milano_en.html"><span lang="EN-US">http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2012/documents/hf_ben-xvi_hom_20120603_milano_en.html</span></a></span><span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;"><o:p></o:p></span></div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-66202016395537537572013-06-08T13:56:00.000+02:002013-06-08T13:56:17.252+02:00Substance and Foundation of Devotion to the Sacred Heart - (Excerpt from Behold The Pierced One)<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<b><i><span lang="EN-US" style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">The Mystery of Easter*</span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<b><i><span lang="EN-US" style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;"><br /></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<b><i><span lang="EN-US" style="color: red; font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Substance and Foundation of Devotion to the Sacred
Heart</span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: Georgia, serif; text-align: justify;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: Georgia, serif; text-align: justify;">Excerpt from: Joseph Ratzinger, </span><i style="font-family: Georgia, serif; text-align: justify;">Behold The Pierced One</i><span style="font-family: Georgia, serif; text-align: justify;">, Ignatius Press, San Francisco 1986.</span><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;"> </span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;"><br /></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">1. The Crisis in Devotion to the Sacred Heart In the Age of Liturgical
Reform <o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Although the encyclical Haurietis aquas was written at
a time when devotion to the Sacred Heart was still alive in the forms of the
nineteenth century, a crisis in this kind of devotion was already clearly detectable.
More and more, the spirituality of the liturgical movement was dominating the
Church’s spiritual climate in Central Europe; this spirituality, drawing its
nourishment from the classical shape of the Roman liturgy, deliberately turned
its back on the emotionalistic piety of the nineteenth century and its
symbolism. It saw its model in the strict form of the Roman orationes, in which
feeling is restrained and there is an extreme sobriety of expression, free of
all subjectivity. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Along with this went a theological cast of mind which wanted
to steer entirely by Scripture nd the Fathers, fashioning itself equally strictly
according to the objective structural laws of the Christian edifice. The more emotional
emphases of modern times were to be subordinated once more within this
objective form. This meant, first and foremost, that Marian piety as well as those
modern forms of prayer of a christological stamp, the Stations of the Cross and
devotion to the Sacred Heart, had to retire into the background or else look
for new modes of expression.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Since the rise of the biblical and liturgical movement,
attempts had also been taken in hand to reveal and deepen the biblical and
patristic basis both of devotion to the Sacred Heart and of Marian piety in
order to preserve the inheritance of more recent ages of the Church and involve
it in the return to Christian origins. Hugo Rahner deserves special mention in the
German-speaking area, for he uncovered the connection between Mary and the
Church in the theology of the Fathers and was thus one of the first to prepare
a way for the Mariology of the Second Vatican Council.<sup>1</sup> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">He endeavored to provide a new basis for devotion to
the Sacred Heart by connecting it with the way the Fathers had interpreted John
7:37-39 and John 19:34.<sup>2</sup> Both passages are concerned with the opened
side of Jesus, with the blood and water which flow from it. Both passages are
an expression of the Paschal Mystery: from the Lord’s pierced Heart proceeds
the life-giving stream of the sacraments; the grain of wheat, dying, becomes
the new ear, carrying the fruit of the Church forward through the ages. Both
texts also express the connection between Christology and pneumatology: the
water of life which springs from the Lord’s side is the Holy Spirit, the spring
of life which makes the desert blossom. This also brings out the connection between
Christology, pneumatology and ecclesiology: Christ communicates himself to us
in the Holy Spirit; and it is the Holy Spirit who makes the clay into a living
Body, i.e., fuses isolated men into the one organism of the love of Jesus
Christ. It is also the Holy Spirit who imparts new meaning to Adam’s becoming
“one flesh” with Eve, applying it to the Second Adam: “He who is united to the
Lord becomes one spirit with him” (1 Cor 6:17). The liturgical movement had discovered
the center of Christian spirituality in the Paschal Mystery. In his researches,
Hugo Rahner had tried to show that devotion to the Sacred Heart, too, is
nothing but devotion to the mystery of Easter and thus concentrates on the core
of Christian faith. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">The encyclical Haurietis aquas begins with that
prophetic word of Isaiah 12:3, of which the Lord proclaims himself to be the
fulfillment in his Easter mystery in John 7:37-39. Thus its very opening words link
up with the efforts of men like Hugo Rahner: it too was concerned to overcome the
dangerous dualism between liturgical spirituality and nineteenth-century
devotion, to let each of them stimulate the other to bring forth fruit, to bring
them into a fruitful relationship without simply dissolving the one in the other.
The encyclical was evidently aware that the reflections of HugoRahner alone
would not suffice to provide a new basis for devotion to the Sacred Heart and
to ensure its continued vitality. Doubtless Hugo Rahner had made it abundantly
clear that devotion to the Sacred Heart is in touch with a central biblical
reality—that it is an Easter spirituality. He had shown that tremendous picture
of the opened side of Jesus, from which blood and water flow, and laid it
before the spiritual eyes of Christianity’s Sacred Heart devotion, as the new
devotional image, as it were, the biblical icon. Thus he had invited people, in
meditating on this picture, to fulfill the word of the prophet Zechariah
(12:10) which John himself quotes in this context: “They shall look on him whom
they have pierced” (cf. Jn 19:37; Rev 1:7; also Jn 3:14). Yet two objections
remain which Rahner did not deal with: <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">1. The two passages in John 7 and John 19, on which he
focused as the biblical basis of devotion to the Sacred Heart, do not mention
the word “heart”. The person who accepts devotion to the Sacred Heart as a
reality in the Church can discover in these texts its inner ground and its most
profound substance, since in fact they interpret the mystery of the heart. Of
themselves, however, they cannot explain why it is the Lord’s Heart that is the
center of the Easter image. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">2. But a more radical question can be asked. If
devotion to the Sacred Heart is a mode of Paschal spirituality, what is there
that is specific to it? Surely it is superfluous to behold the Easter mystery
in an emotional way, in a devotional image, when it is possible actually to
participate in it where it is really present in mysterio, in the sacraments, i.e.,
in the Church’s liturgy? Surely this devotional empathizing, this emotional way
of making the Easter mystery real, is a secondary form of Christian spirituality,
a secondary form of mysticism, compared with the primary mysticism of the
“mystery”, i.e., the liturgy? Did it not arise simply because people no longer had
a sense of this primary mysticism, no longer understood it in the fossilization
of the old liturgy? Is it not doomed once this liturgy comes to life again?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">2. The Encyclical Haurietis aquas Indicates The
Elements of a New Rationale for Devotion to the Sacred Heart</span></i></b><span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Questions such as these, in the wake of the Council,
led to the idea that everything expressed prior to the liturgical reform was
now invalidated. And in fact they brought about the disappearance, to a large extent,
of devotion to the Sacred Heart. This is of course a misunderstanding of Vatican
II: the encyclical Haurietis aquas replied to these very questions, and in
terms which were presupposed, not superseded, in the Council’s liturgical
reform. So it is not merely the fact that twenty-five years have passed since
this encyclical appeared that causes us to give it fresh thought; the state of
the Church’s spirituality itself calls for it. My reflections simply trace the encyclical’s
basic answers to these questions, clarifying and drawing out somewhat, in the
light of subsequent theological work, the lines there developed. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">2.1. The devotion’s foundation in a theology of the
Incarnation</span></i></b><span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;"> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">The encyclical develops an anthropology and a theology
of bodily existence, which it regards as the philosophical and psychological
basis of the cult of the Heart of Jesus. The body is not something external to
the spirit, it is the latter’s self-expression, its “image”. The constituents
of biological life are also constitutive of the human person. The person
exercises personhood in the body, and the body is thus the mode of expression;
the invisible presence of the spirit can be discerned in it. Since the body is
the visible form of the person, and the person is the image of God, it follows
that the body, in its whole context of relationships, is the place where the divine
is portrayed, uttered and rendered accessible to our gaze. Thus, from the very
beginning, the Bible represents the mystery of God in the metaphors of the body
and its world. In doing so, it is not making graven images for God, extrinsically,
but using bodily things as illustrations, speaking of God in parables, because
all these things are genuinely images. Thus Scripture, in speaking in parables,
far from distancing itself from the bodily world, actually addresses itself to
it as what is most its own, as the core of what it itself is. By interpreting the
bodily world as a store of images for God’s history with man, Scripture illuminates
its true nature and makes God visible at the place where he really expresses
himself. This is the context, too, in which the Bible understands the
Incarnation. The taking up of the human world, of the human person expressed in
the body, into the biblical word, its transformation into parable and imagery of
the divine by means of the biblical proclamation, is a kind of anticipation of the
Incarnation. In the Incarnation of the Logos we have the fulfillment of something
that has been underway ever since the very beginning in biblical history. It is
as if the Word has continually been drawing flesh toward itself, making it its
own flesh, the sphere of its own self. On the one hand the Incarnation can only
take place because the flesh has always been the Spirit’s outward expression
and hence a possible dwelling for the Word; on the other hand it is only the
Son’s Incarnation that imparts to man and the visible world their ultimate and
innermost meaning<sup>3</sup> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">With this philosophy and theology of corporality the encyclical
complements the Easter aspect which, in Hugo Rahner for instance, had tended to
dominate. The Incarnation, certainly, does not exist for its own sake; of its
very nature it is ordered to transcendence and hence to the dynamism of the Easter
mystery. Its whole basis is the fact that, in his paradoxical love, God
transcends himself and enters the realm of flesh, the realm of the passion of
the human being. Conversely, however, this self- transcendence on the part of
God only serves to bring to light that inner transcendence of the entire creation
which the Creator himself has appointed: body is the self-transcending movement
toward spirit, and, through the spirit, to God. Beholding the invisible in the
visible is an Easter phenomenon. The encyclical sees it summed up in John
20:26-29: doubting Thomas, who needs to be able to see and touch before he can
believe, puts his hand into the Lord’s opened side; in touching, he recognizes
what is beyond touch and yet actually does touch it; he beholds the invisible
and yet really sees it: “My Lord and my God” (20:28). The encyclical illustrates
this with the beautiful passage from Bonaventure’s Mystical Vine, which is a cardinal
element of devotion to the Sacred Heart: “The wound of the body also reveals
the spiritual wound… Let us look through the visible wound to the invisible
wound of love!”<sup>4</sup> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Ultimately, then, everything here has an Easter orientation.
But we can discern the basis of the Easter mystery, the ontological and
psychological situation it presupposes; namely, the connection of body and
spirit, of Logos, Spirit and body, making the incarnate Logos into a “ladder”
which we can climb as we behold, touch and experience. All of us are Thomas,
unbelieving; but, like him, all of us can touch the exposed Heart of Jesus and
thus touch and behold the Logos himself. So, with our hands and eyes fixed upon
this Heart, we can attain to the confession of faith: “My Lord and my God!” <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">2.2. The importance of the senses and the emotions in
spirituality</span></i></b><span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;"> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">What we have just said has already indicated the lines
of the conclusion drawn by the encyclical on the basis of its theology of
corporality and of the Incarnation: man needs to see, he needs this kind of silent
beholding which becomes a touching, if he is to become aware of the mysteries
of God. He must set his foot on the “ladder” of the body in order to climb it
and so find the path along which faith invites him. From the point of view of
our contemporary problems, we could put it like this: the so-called objective
spirituality, which is based on participation in the celebration of the
liturgy, is not enough. The extraordinary spiritual depth which resulted from
medieval mysticism and the ecclesially based piety of modern times cannot be
abandoned as obsolete (let alone deviant) in the name of a rediscovery of the Bible
and the Fathers. The liturgy itself can only be celebrated properly if it is prepared
for, and accompanied by, that meditative “abiding” in which the heart begins to
see and to understand, drawing the senses too into its beholding. For “you only
see properly with your heart”, as Saint-Exupéry’s Little Prince says. (And the Little
Prince can be taken as a symbol for that childlikeness which we must regain if
we are to find our way back out of the clever foolishness of the adult world
and into man’s true nature, which is beyond mere reason.) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">The theology of corporality which the encyclical puts
forward is also, therefore, an apologia for the heart, the senses and the
emotions—precisely in the realm of spirituality. The encyclical bases itself in
part on Ephesians 3:18f.: “that you . . may have power to comprehend with all
the saints what is the breadth and length and height and depth, and to know the
love of Christ which surpasses knowledge. . . .” As long ago as the Fathers, in
particular in the pseudo-Dionysian tradition, this passage had led theologians to
stress that reason had its limits. This is the origin, in the latter tradition,
of the ignote cognoscere, knowing in unknowing, which leads to the concept of
docta ignorantia; thus the mysticism of darkness comes about where love alone
is able to see.<sup>5</sup> Many texts could be quoted here, for instance,
Gregory the Great’s “Amor ipse notitia est”; Hugh of St. Victor’s “Intrat dilectio
et appropinquat, ubi scientia foris est”; or Richard of St. Victor’s beautiful formulation:
“Amor oculus est et amare videre est” (“love is the eye, and to love is to
see”).<sup>6</sup> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">The encyclical concentrates, however, on verse 18, the
“breadth and length and height and depth” and interprets it like this: “We must
realize that God’s love is not only spiritual.” The Old Testament, particularly
in the Psalms and the Song of Songs, bears witness to an entirely spiritual love,
“whereas the lovewhich addresses us in the Gospel, the Acts and the Apocalypse
. . . expresses not merely divine love but also the tangible form of human love
. . . for God’s Word did not assume an imaginary and inconsequential body”.<sup>7</sup>
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Here, therefore, we are explicitly invited to enter into
a spirituality involving the senses, corresponding to the bodily nature of the divine-human
love of Jesus Christ. In the terms of the encyclical, however, spirituality of
the senses is essentially a spirituality of the heart, since the heart is the
hub of all the senses, the place where sense and spirit meet, interpenetrate
and unite. Spirituality of the senses is spirituality in the sense of Cardinal
Newman’s motto: Cor ad cor loquitur (heart speaks to heart), which sums up, in perhaps
the most beautiful way, what spirituality of the heart is, a spirituality
focused on the Heart of Jesus. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">The encyclical adds another important set of motifs to
these reflections on the tradition of devotion to the Sacred Heart. For the heart
is an expression for the human nadry (passions)—i.e.; not only man’s passions but
also the “passion” of being human. Over against the Stoic ideal apatheia, over against
the Aristotelian God, who is Thought thinking itself, the heart is the epitome
of the passions, without which there could have been no Passion on the part of
the Son. The encyclical cites Justin, Basil, Chrysostom, Ambrose, Jerome,
Augustine, John Damascene, exhibiting different variations of the same theme,
which it sees as common ground in patristic Christology:. . . passionum
nostrarum particeps factus est (he has come to share in our “passions”).<sup>8</sup>
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">For the Fathers, who were brought up with the moral
ideal of the Stoa, the ideal of the wise man’s impassivity, where insight and
the will govern and master the irrational emotions, this was one of the places
where it proved most difficult to achieve a synthesis of Greek inheritance and
biblical faith. The God of the Old Testament, with his wrath, compassion and
love, often seemed nearer to the gods of the obsolete religions than to the
lofty concept of God of the ancient philosophy, a concept which had facilitated
the breakthrough of monotheism in the Mediterranean world. From the vantage
point of Cicero’s Hortensius, Augustine could not find the way back to the Bible;
thus there was a very strong temptation to adopt the Gnosticism which separated
the God of the Old Testament from the God of the New Covenant. On the other
hand, however, it was plain enough that the figure of Jesus, who experiences
anguish and anger, joy, hope and despair, is in the Old Testament tradition of
God; in him who is the incarnate Logos, the anthropomorphisms of the Old
Testament are radicalized and attain their ultimate depth of meaning. The Docetic
attempt to make Jesus’ sufferings a mere surface illusion was an option congenial
to Stoic thought. But it must be clear to every unprejudiced reader of the
Bible that such an option would attack the very heart of the biblical testimony
to Christ, i.e., the mystery of Easter. It was impossible to excise Christ’s
sufferings, but there can be no Passion without passions: suffering presupposes
the ability to suffer, it presupposes the faculty of the emotions. In the period
of the Fathers it was doubtless Origen who grasped most profoundly the idea of
the suffering God and made bold to say that it could not be restricted to the
suffering humanity of Jesus but also affected the Christian picture of God. The
Father suffers in allowing the Son to suffer, and the Spirit shares in this
suffering, for Paul says that he groans within us, yearning in us and on our
behalf for full redemption (Rom 8:26f.).<sup>9</sup> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">And it was Origen also who gave the normative definition
of the way in which the theme of the suffering God is to be interpreted: When
you hear someone speak of God’s passions, always apply what is said to love.<sup>10</sup>
<b>So God is a sufferer because he is a
lover; the entire theme of the suffering God flows from that of the loving God
and always points back to it. The actual advance registered by the Christian
idea of God over that of the ancient world lies in its recognition that God is
love.</b><sup>11</sup><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">The topic of the suffering God has become almost
fashionable today, not without reason, as a result of the abandonment of a
theology which was one-sidedly rationalist and as a result of the rejection of a
portrait of Jesus and a concept of God which had been emasculated, where the love
of God haddegenerated into the cheap platitude of a God who was merely kind,
and hence “harmless”.<sup>12</sup> Against such a backdrop Christianity is diminished
to the level of philanthropic world improvement, and Eucharist becomes a brotherly
meal. The theme of the suffering God can only stay sound if it is anchored in
love for God and in prayerful attention to his love. The encyclical Haurietis
aquas sees the passions of Jesus, which are summed up and set forth in the
Heart, as the basis, as the reason why, the human heart, i.e., the capacity for
feeling, the emotional side of love, must be drawn into man’s relationship with
God. Incarnational spirituality must be a spirituality of the passions, a
spirituality of “heart to heart”; in that way, precisely, it is an Easter spirituality,
for the mystery of Easter, the mystery of suffering, is of its very nature a
mystery of the heart. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Developments since the Council have confirmed this
view on the part of the encyclical. Theology today is certainly no longer confronted
with a Stoic ethos of apatheia, but it is faced with a technological
rationalism which pushes man’s emotional side to the irrational periphery and
allots a merely instrumental role to the body. Accordingly, the emotions are
placed under a kind of taboo in spirituality, only to be followed by a wave of
emotionalism which is, however, largely chaotic and incapable of commitment. We
could say that the taboo on pathos renders it pathological, whereas the real
issue is how to integrate it into the totality of human existence, the totality
of our life as we stand before God. Similarly, the neglect of a meditative,
contemplative spirituality in favor of an exclusive, community-based activism
has produced a wave of meditation which largely dissociates itself from the
specifically Christian content, or even finds the latter a hindrance. These
developments show how much has collapsed in the life of the Church at the very
moment when people thought they could cast aside the entire spirituality of the
second Christian millennium as being of no account, thinking they should be
satisfied with what was imagined to be the pure spirituality of the Bible and
of the early centuries. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">2.3. The anthropology and theology of the heart in the
Bible and the Fathers <o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">All this shows that Christian spirituality involves
the senses, which are structured by and united in the heart, and the emotions, which
are focused on the heart. We have shown that this kind of heart- centered
spirituality corresponds to the picture of the Christian God who has a heart.
We have shown that all this is ultimately the expression and elucidation of the
Paschal Mystery which sums up God’s love story with man. However, we must go on
to ask whether this emphasis on the word “heart” accords, not only with the
issue itself, but also with the language of the inherited tradition. For, if
the concept “heart” is as fundamental as we have shown it to be, the word itself
must have a firm foothold, at least, in the Bible and tradition. In reply I
would like to offer two observations: <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">a. As far as I have been able to ascertain, it was
above all the language of the Song of Songs which was the determining factor in
the development of medieval mysticism, e.g., phrases such as “You have ravished
my heart” (4:9) or the verse quoted by the encyclical, “Set me as a seal upon
your heart . . . for love is as strong as death” (8:16). The Fathers, like the
great theologians and men of prayer of the Middle Ages, saw the impassioned
language of this love song as expressing the theme of God’s love for the Church
and the soul and also that of man’s response. Words such as these were thus
fitted to integrate all the passion of human love into man’s relationship with
God. To the extent that, in modern times, under the dominant influence of a
straitened historical mode of thought, people lost the ability to enter into
this movement of transcendence whereby the words lead out to mystery, the
source itself dried up. To that extent, the possibility of a renewal of the
Church and spirituality is also dependent on a recovery of that understanding
of the Bible as a whole, in its historical movement, which, because of one or
two eccentric manifestations, has wrongly been made taboo (and dismissed as
“allegory”).<sup>13</sup><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">However, rather than pursuing this—which, from a
historical point of view, is decisive—I want to mention a passage from the Old
Testament where the “heart” theme is quite plain and where the Old Testament’s
self-transcendence into the New is so obvious as to be unavoidable. I refer to
the eleventh chapter of the Book of Hosea, which Heinrich Gross recently put
beside 1 Corinthians 13, describing it as “the Canticle of the love of God”.<sup>14</sup>
The first verses of this chapter portray the immense proportions of the love
which God has bestowed on Israel from the very morning of its history: “When Israel
was a child, I loved him, and out of Egypt I called my son.” But there is no
response from the people to this unwearying love of God which is always running
after Israel: “The more I called them, the more they went from me. . . .” (v.
2). According to the Deuteronomic principle of justice, action like this on
man’s part must result in a corresponding answer: Israel continually turns away
from its vocation; it is always turning around and going back in spite of the
Pasch which is intent on saving it. So the sentence is uttered: “They shall return
to the land of Egypt”—which means, under the prevailing conditions, “Assyria
shall be their king” (v. 5); once again Israel will be a banished people, under
foreign subjugation. “The sword shall rage against their cities, consume the
bars of their gates and devour them in their fortresses” (v. 6). Suddenly,
however, a change comes over God’s words: Israel may abandon its salvation and
deny its election, but can God go back on it? “How can I give you up, O
Ephraim! How can I hand you over, O Israel! . . . My heart recoils within me,
my compassion grows warm and tender. I will not execute my fierce anger . . .
for I am God and not man, the Holy One in your midst, and I will not come to
destroy” (v. 8f.). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">H. Gross has pointed out that the Old Testament speaks
of God’s Heart twenty-six times.<sup>15</sup> It is regarded as the organ of
his will, against which man is measured. It is because of the pain felt by God’s
Heart on account of the sins of mankind that he decides to send the Flood. Again,
it is the insight into man’s weakness on the part of God’s Heart that restrains
him from ever repeating that kind of judgment. Hosea II takes up this line of
thought and brings it to a completely new level. God ought to revoke Israel’s
election and abandon it to its enemies, but “My heart recoils within me, my compassion
grows warm and tender”. God’s Heart turns around—here the Bible uses the same
word as in the depiction of God’s judgment on the sinful cities of Sodom and
Gomorrha (Gen 19:25); the word expresses a total collapse: not one stone
remains upon another. The same word is applied to the havoc wrought by love in
God’s Heart in favor of his people. “The upheaval occasioned in God’s Heart by the
divine love has the effect of quashing his judicial sentence against Israel;
God’s merciful love conquers his untouchable righteousness (which, in spite of
everything, remains untouchable).”<sup>16</sup> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">But
how can we say that God’s righteousness remains untouchable if love has caused
such an about-face?</span></b><span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;"> Not until the New Testament comes is this made plain.
Here we see the upheaval in the Heart of God as God’s own, genuine Passion. It
consists in God himself, in the person of his Son, suffering Israel’s rejection.
For in Hosea, God speaks of Israel as “my son”, a formula which Matthew will apply
to Christ: “Out of Egypt have I called my son” (11:1; Mt 2:15). God takes the
destiny of love destroyed upon himself; he takes the place of the sinner and
offers the Son’s place to men once more, not only to Israel, but to all
nations. According to Hosea 11, the Passion of Jesus is the drama of the divine
Heart: “My heart recoils within me, my compassion grows warm and tender”. The pierced
Heart of the crucified Son is the literal fulfillment of the prophecy of the Heart
of God, which overthrows its righteousness by mercy and by that very action
remains righteous. We can only discern the full magnitude of the biblical
message of the Heart of God, the Heart of the divine Redeemer, in this
continuity and harmony of Old and New Testament. We see the beginnings of
devotion to the Sacred Heart in Bernard of Clairvaux and his circle because at
that time the two Testaments were read as a unity; in the Song of Songs of the
Old Covenant, people recognized the Canticle of Christ’s love for his Church.
Today too, we can only appreciate the rationale of the devotion if we receive
it once more within the totality of the biblical testimony and so come to
comprehend, as Paul urges us, “thebreadth and length and height and depth” (Eph
3:18). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">b. How do things stand with the Fathers? According to
A. Hamon, the first century is silent on the subject of the “Heart of Jesus”. Apparently,
the word occurs for the first time in Anselm of Canterbury, yet without having acquired
its specific meaning.<sup>17</sup> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">It was Hugo Rahner who, in his analysis of the
patristic interpretation of John 7:37-39 and John 19:34, brought the Fathers
into the history of devotion to the Sacred Heart. As we have already mentioned,
there remains the problem that the Fathers do not use the word “heart” in this
context. Now, while it is true that the phrase “Heart of Jesus” apparently does
not occur in the Fathers, they do provide, beyond what is indicated by H. Rahner,
an important basis for devotion to the Sacred Heart as a result of what can be
called their “theology and philosophy of the heart”. For the latter is so
significant for their whole thought that E. Maxsein, for instance, could publish
a study of Augustine’s <i>philosophia cordis</i>.<sup>18</sup><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Anyone who has read his Confessions knows the great
part played in it by the word “cor” as the center of a dialogical anthropology.
It is quite clear that at this point the stream of biblical terminology, and,
with it, the stream of biblical theology and anthropology, has entered into his
thought and combined with an entirely different, Platonic conception of man, a
conception unacquainted with the notion of “heart” in that sense. We are left
with the question of how far a genuine synthesis has been achieved here. Much
writing on this subject evinces the suspicion that in the Fathers the biblical
world of images and the Platonic world of ideas never actually interpenetrated;
Augustine, for instance, one reads, remained largely a Platonist as far as
concepts were concerned. But people were deeply aware of the problem of the two
anthropologies, as we can see from Jerome, who says on one occasion that
according to Plato and the Platonists it is the intellect which is the center
of man, whereas according to Christ it is the heart.<sup>19</sup> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">If we examine the matter more closely, it becomes apparent
that what we have here is not simply Platonism versus the Bible: the opposition
between Platonic and Stoic anthropology is also involved. The tension between
these two gave the Fathers the opportunity of drawing on the Bible to create a new
anthropological synthesis.<sup>20</sup> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">In Platonic anthropology it is possible to distinguish
individual potencies of the soul, which are related to one another in a hierarchical
order: intellect, will, sensibility. Stoic thought, which conceives of man as the
microcosm exactly corresponding to the macrocosm, rejects this view; the entire
cosmos was fashioned by the primal fire, which is itself formless but adopts
the form of that which it creates out of itself. In the same way the human body
is fashioned and given life by a spark of this divine, primal fire which permeates
it. This single, invigorating energy (</span><span style="font-family: "Georgia","serif";">πνε</span><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">ῦ</span><span style="font-family: "Georgia","serif";">μα</span><span style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;"> </span><span style="font-family: "Georgia","serif";">πυρ</span><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">ῶ</span><span style="font-family: "Georgia","serif";">δες</span><span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">) transforms itself in accord with the various life
functions which serve to preserve and benefit the living being and becomes now
hearing, now sight, now thought, now imagination. It is always the same and yet
operates in different modes, which implies that there is a kind of ladder of
inwardness. The primal fire which sustains the cosmos is called logos; thus its
spark in us is called “the logos in us”.<sup>21</sup> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">It is not hard to see the possibilities yielded by
these ideas for an understanding of the mystery of Christ. The Stoics had
equated this center of the cosmos with the sun, which thus bears the name
“heart of the cosmos”. Correspondingly the spark of the primal fire in man has
its seat in the heart, the organ from which life-giving warmth flows out into
the whole organism. The heart is the body’s sun, it is the logos in us.
Conversely the logos is the heart of the world. Thus Stoic thought has a quite distinctive
theology and anthropology of the heart as compared with the intellectualism of
the Platonists.<sup>22</sup> We must describe the view of the Stoics, taken by
themselves, as a remarkable amalgam of banal naturalism and profound philosophical
intuition. However, they offered the Fathers, engaged in relating the Platonic inheritance
to biblical faith, a magnificent opportunity to achieve a new synthesis. And
again it was Origen who seized this opportunity most energetically. The signal
for himto take up these ideas was the Baptist’s word which has come down to us
in John 1:26: “Among you stands one whom you do not know.” Origen goes on: It
is the Logos which is at the center of us all— without our knowing—for the
center of man is the heart, and in the heart there is the </span><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">ἡ</span><span style="font-family: "Georgia","serif";">γεμονικόν</span><span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">—the guiding energy of the whole, which is the Logos.<sup>23</sup>
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">It is the Logos which enables us to be logic-al, to correspond
to the Logos; he is the image of God after which we were created.<sup>24</sup>
Here the word “heart” has expanded beyond the reason and denotes “a deeper
level of spiritual / intellectual existence where direct contact takes place
with the divine”.<sup>25</sup> It is here, in the heart, that the birth of the
divine Logos in man takes place, that man is united with the personal,
incarnate Word of God.<sup>26</sup> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">E. von Ivánka has given a gripping account of the development,
from these lines of thought in Origen, of that stream of spirituality and
thought which lead to the start of devotion to the Heart of Jesus in William of
St Thierry and among the German nuns of the Middle Ages and in more general terms,
to that mysticism which is aware that the heart takes precedence over reason, love
over knowledge. From there the line continues in a great arch until it reaches Pascal’s
principle. “Dieu sensible au coeur, non à la raison.” “Le coeur a ses raisons,
que la raison ne connaît pas.”<sup>27</sup> And of course Newman’s motto, “cor
ad cor loquitur”, to which we have already referred, stands in the same continuity.
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">To that extent, therefore, the view that the heart is
the locus of the saving encounter with the Logos has a very firm basis in the
new synthesis achieved by patristic thought, as we see, for example, in Augustine’s
exhortation in connection with the Psalms: Redeamus ad cor, ut inveniamus eum (let
us return to the heart, that we may find Him). It would be a very agreeable
task to show how, on this basis, the anthropological foundations of devotion to
the Sacred Heart grow and deepen. Such a task, however, would take us far
beyond the limits we have set ourselves here. One final observation in
conclusion: Stoic thought regards the heart as the sun of the microcosm, the
life force and preserving energy of the human organism and of man as such. It
defines the function of this </span><span style="font-family: "Georgia","serif";">ήγεμονικόν</span><span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">, this
guiding power, as </span><span style="font-family: "Georgia","serif";">συντήρησις</span><span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">, as
that of holding things together. Cicero puts the meaning of this “holding together”
like this: Omne animal . . . id agit, ut se conservet. Seneca expresses it similarly:
…omnia …feruntur in conservationem suam (everything aims at self- preservation).<sup>28</sup>
The task of the heart is self-preservation, holding together what is its own. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">The pierced
Heart of Jesus has also truly “overturned” (cf. Hos 11:8) this definition. This
Heart is not concerned with self-preservation but with self-surrender. It saves
the world by opening itself. </span></b><span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">The collapse of the opened Heart is
the content of the Easter mystery. The Heart saves, indeed, but it saves by giving
itself away. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Thus, in
the Heart of Jesus, the center of Christianity is set before us. It expresses
everything, all that is genuinely new and revolutionary in the New Covenant.
This Heart calls to our heart. It invites us to step forth out of the futile attempt
of self-preservation and, by joining in the task of love, by handing ourselves
over to him and with him, to discover the fullness of love which alone is
eternity and which alone sustains the world. <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">________</span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">* A paper given to the Sacred Heart Congress in
Toulouse, July 24-28, 1981, commemorating the twenty-fifth anniversary of the
encyclical Haurietis aquas. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">1 Cf. esp. Maria und die Kirche (Innsbruck 1951);
Mater Ecclesia. Lobpreis der Kirche am dem ersten Jahrtausend (Einsiedeln
1944). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">2 The relevant articles are collected in H. Rahner,
Symbole der Kirche. Die Ekklesiologie der Vater (Salzburg 1964), 177-235. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">3 Encyclical Haurietas aquas, AAS 38 (1956):316f.; cf.
327; 336; 334 350. What was new in this encyclical, as compared with previous
rationales, is very well presented in F. Hausmann, “Haurietas aquas. Marginalien
zum dogmatischen Verständnis der Herz-Jesu-Verehrung in der Herz-Jesu- Enzyklika
Papst Pius’ XII”, in J. Auer-F. Mussner-G. Schwaiger Gottesherrschaft-Weltherrschaft
(Festschrift R. Graber) (Regensburg 1980), 279-94. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Georgia","serif";">4
Bonaventure, Vitis mystica c 3, 4 (ed. Quaracchi VIII 163 b); cf. Haurietas
aquas, 337.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">5 On this, cf. the important analyses in E. von Ivánka,
Plato christians (Einsiedeln 1964), 309- 85. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">6 PL 196:1203. Cf. Ivánka, 309, 335. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">7 Haurietis aquas II, 322f. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">8 Haurietis aquas, ibid., 325f. The text quoted is
Justin, Apol II, 13 (PG 6:465). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">9 Cf. Origen, Ezech. h. 6, 6 (Baehr. VIII 384f.): “. .
. The Father himself is not without feeling (impassibilis). When we cry to him,
he has mercy and shares in the experience of suffering; because of love he tastes
something which, from the point of view of his sublimity, he cannot experience.”
Gregory Nazianzen writes similarly in his poem on human nature, V. 121f. (PG 37:765).
For aninterpretation of these texts, cf. H. U. von Balthasar, Das Ganze im
Fragment (Einsiedeln 1963), 300f. On the “passion” of the Spirit, cf. die profound
interpretation of Romans 8:26 in H. Schlier, Der Römerbrief (Freiburg 1977),
268ff. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">10 Cf. H. de Lubac, Histoire et esprit: l’intelligence
de I’Écriture d’après Origins (1950). De Lubac situates Origen in the history
of biblical interpretation. He finds a parallel and a development of the ideas
of the Alexandrian scholar in Bernard of Clairvaux’s beautiful dictum:
impassibilis est Deus, sed non incompassibilis (In Cant. cant. 26, n. 5 PL
183:906); he regards Pascal’s “Everything that does not tend toward charity is
a figure” (Pensées 583) as central even to Origen’s hermeneutics. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">11 This must be made absolutely clear, lest the way be
opened for a new Patripassianism, as J. Moltmann seems to be proposing in The
Crucified God (London 1974). On this particular issue, cf. H. U. von Balthasar,
“Zu einer christlichen Theologie der Hoffnung”, in MThZ 32 (1981): 81-102. An important
book arising from the recent debate on the pain of God is J. Galot, Dieu
souffre-t-il? (Paris 1976). H. U. von Balthasar sums up the present position in
Theodramatik IV (Das Endspiel) (Einsiedeln 1983), 191-222. Like Galot,
Balthasar refers in this connection to a remarkable treatise by J. Maritain,
entitled “Quelques réflexions sur le savoir théologique”, in Rev Thorn 77
(1969): 5-27. Von Balthasar (239) cites the following sentence from it: “God
‘suffers’ with us, and in doing so he suffers more than we do; as long as there
is suffering in the world, he shares this suffering, he experiences
‘compassion’.” This once again takes up St. Bernard’s line of thought:
impassibilis-sed non incompassibilis (see note 10 above), which alone is inadequate,
in my view, to Scripture and tradition. The papal encyclical Dives in misericordia
(1980) takes up the very same point (n.b. its highly significant note 52) and seizes
upon the central element uniting theology, Christology and anthropology. An important
article on the philosophical issues here is M. Gervais, “Incarnation et immuabilite
divine”, in Rev des Sciences Rel 50 (1976): 215-43. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">12 Cf. H. Kuhn, “Woran man sich halten kann”, in MThZ
30 (1979): 49-52. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">13 H. de Lubac has presented a thorough discussion of these
issues in his book on Origen (see previous note 10). Cf. also H. de Lubac,
Dergektige Sinn der Schrift (Einsiedeln 1956), reprinted in Geist aus der
Geschichte (Einsiedeln 1968). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">14 H. Gross, “Das Hohelied der Liebe Gottes”, in H. Rossman-J.
Ratzinger (ed.), Mysterium der Gnade (Festschrift J. Auer) (Regensburg 1975),
83-91. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">15 H. Gross (see previous note), 88; cf. H. W. Wolff, Anthropologie
des Alien Testaments (Munich 1973), 90-95. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">16 H. Gross (see note 14), 89. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">17 A. Hamon, “Coeur (Sacre)”, in Diet, de Spiritualite
2:1023-46. 18 A. Maxsein, Philosophia cordis. Das Wesen der Persönlichkeit bei Augustinus
(Salzburg 1966). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">19 . . . quaeritur, ubi sit animae principals Plato in
cerebro, Christus monstrat ess in corde. Epist. 64, I CSEL 54:587; H. Rahner,
in Symbole der Kirche (1964), also points out (148) the related passages in Gregory
of Nyssa, De hominis opificio, c. 12 (PG 44:156 CD) and Lactantius, De opificio
Dei (CSEL 27:51ff.). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">20 On the following remarks, cf. Ivánka (see note 5),
315-51. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">21 Ivánka, 317-21, especially the passages referred to
on 321. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">22 Ivánka (364-85) examines in detail the relationship
between Platonic, Stoic, Origenist and Augustinian elements in this strand of
tradition. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">23 Origen, in Joa GCS IV 94, 18; cf. the fragment GCS
IV 497f.; Ivánka, 325. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">24 Origen, GCS IV 494, 22ff. On the view which we
begin to detect here, of the divine birth from the heart of the Church and the
faithful. cf. H. Rahner, Symbole der Kirche (see note 2), 13-87. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">25 Ivánka, 326. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">26 Ivánka, 325f. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">27 Ivánka 350. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Georgia","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">28 References in Ivánka, 320, where he adduces further
related texts.<o:p></o:p></span></div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-21606715699953330012013-06-08T11:57:00.001+02:002013-06-10T19:02:29.959+02:00Nel cuore di Gesù è posto davanti a noi il centro del cristianesimo. Questo cuore invoca il nostro cuore. Ci invita a uscire dal vano tentativo di autoconservazione ed a trovare nell’amore reciproco, nella donazione di noi stessi a Lui e con Lui, la pienezza dell’amore, che sola è eternità e che sola mantiene il mondo<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222; font-variant: small-caps; line-height: 115%;">Joseph Ratzinger</span><span style="color: #222222; line-height: 115%;">, <i><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/p/mistero-pasquale-e-devozione-al-sacro.html">Mistero pasquale e devozione al Cuore di Gesù</a></i>, Apostolato della Preghiera, Roma 2010, pp. 30-36 </span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222; font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-indent: 14.2pt;">b) Ma come stanno le cose presso i
Padri?</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Secondo Auguste Hamon il primo
millennio non dice nulla sul tema del «cuore di Gesù». Sembra che questa
espressione appaia per la prima volta in Anselmo di Canterbury, senza però che
abbia trovato il suo significato specifico <span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: #222222; line-height: 115%;">[nota 1]</span></span><!--[endif]--></span>. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Con i suoi studi sull’interpretazione
patristica di Gv 7,37-39 e Gv 19,34 Hugo Rahner ha incluso i Padri nella storia
della devozione al Cuore di Gesù; resta però il problema – come abbiamo fatto
già notare – che i Padri non usano il termine «cuore» in questo contesto. Ora <b>è vero che l’espressione «Cuore di Gesù»</b>
[30] <b>apparentemente non compare nei
Padri, ma essi</b>, <b>al di là di quanto
ha detto Hugo Rahner, forniscono un’importante fondazione alla devozione al
Cuore di Gesù attraverso ciò che potremmo chiamare la loro teologia e fìlosofia
del cuore. </b><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Questa ha una tale importanza per
tutto il loro pensiero che, ad esempio, Aston Maxsein ha potuto pubblicare una
ricerca sulla «philosophia cordis» «filosofia del cuore», secondo Agostino <span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: #222222; line-height: 115%;">[nota 2]</span></span><!--[endif]--></span>. <b>Chi ha letto le Confessioni di Agostino, sa quale importanza ha in esse
il termine «cuore» come punto centrale di un'antropologia dialogica.</b> È
chiaro che qui la corrente della terminologia biblica, e con essa la corrente
della teologia e antropologia biblica, è penetrata nel suo pensiero, e si è
unita a una concezione platonica dell’uomo di indole del tutto diversa, nella
quale non c’è un significato simile del concetto di «cuore».<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Resta da chiedersi fino a che punto
qui si sia raggiunta una sintesi concreta. Più volte nella letteratura c’è il
sospetto che nei Padri il mondo biblico delle immagini e il mondo platonico
delle idee non si siano veramente compenetrati; che nell’ambito concettuale
Agostino forse sia rimasto ancora largamente platonico. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Ma che il problema delle due
antropologie sia stato pienamente percepito, lo mostra, ad esempio, un’espres[31]sione
di </span><b><span style="color: red;">san Girolamo</span></b><span style="color: #222222;">,
il quale </span><b><span style="color: red;">afferma che secondo
Plafone e i platonici il centro dell'uomo è il cervello, mentre secondo Cristo è
il cuore </span></b><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 3]</span></span><!--[endif]--></span>.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Se si approfondisce la questione, si
vede che qui <b>non si tratta semplicemente
di un platonismo contrapposto alla Bibbia, ma che nello stesso tempo è
all'opera anche la contrapposizione tra l'antropologia platonica e
l'antropologia stoica, la cui tensione offrì ai Padri la possibilità di delineare
una nuova sintesi antropologica a partire dalla Bibbia </b><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: #222222; line-height: 115%;">[nota 4]</span></span><!--[endif]--></span>.
<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Secondo l'antropologia platonica si possono distinguere tra loro
singole potenze dell’anima, che nello stesso tempo stanno tra loro in un
rapporto gerarchico ordinato: intelletto, volontà e sensibilità. <o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: #222222;">La Stoa, che concepisce l'uomo come un microcosmo in perfetta
corrispondenza con il macrocosmo</span></b><span style="color: #222222;">, respinge questa rappresentazione:
l'intero cosmo è stato formato dal fuoco primordiale, che di per sé è amorfo,
ma si trasforma di volta in volta in ciò che esso produce da sé. Allo stesso
modo il corpo umano è formato e animato da una scintilla di questo fuoco
primordiale divino, che penetra il corpo. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Nello sviluppo delle funzioni vitali,
[32] che sono tutte orientate alla conservazione dell’essere vivente, questa
unica forza vivificante (<i>pneuma pyrodes</i>)
si trasforma subito in udito, in vista, in pensiero. in rappresentazione. È sempre
la stessa realtà, e tuttavia opera in una diversità che rappresenta una specie
di scala dell'interiorità. Il fuoco primordiale, che mantiene il cosmo, si
chiama «Logos», e la sua scintilla in noi si chiama giustamente «il Logos in
noi» <span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: #222222; line-height: 115%;">[nota 5]</span></span><!--[endif]--></span>. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: #222222;">Possiamo facilmente immaginare quali possibilità venissero
offerte da tali rappresentazioni per la comprensione del mistero di Cristo.</span></b><span style="color: #222222;">
La Stoa ha paragonato questo centro del cosmo al sole, che perciò porta anche
il nome di «cuore del cosmo». Corrispondentemente la scintilla del fuoco
primordiale nell’uomo ha la sua sede nel cuore, nell’organo dal quale si
diffonde il calore vitale nell’intero organismo. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Il cuore è il sole del corpo, è il
Logos in noi. E, al contrario, il Logos è il cuore del mondo. In questo senso <b>la Stoa conosce una teologia e
un’antropologia del cuore del tutto particolari nei riguardi
all’intellettualismo dei platonici </b><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: #222222; line-height: 115%;">[nota 6]</span></span><!--[endif]--></span>.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Prese in sé, </span><b><span style="color: red;">le concezioni della Stoa</span></b><span style="color: red;"> </span><span style="color: #222222;">devono
essere designate come uno strano miscuglio di banale naturali[33]smo e profonda
intuizione filosofica. </span><b><span style="color: red;">Per
i Padri esse significavano, in correlazione all’eredità platonica e alla fede
biblica, un’ottima opportunità per una nuova sintesi che fu intrapresa di nuovo
nel modo più energico da Origine. </span></b><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">L'occasione di riprendere questa
concezione ali fu data dall'espressione del Battista riferita in Gv 1, 26: «In
mezzo a voi sta uno che voi non conoscete». A questo proposito egli dice che è
il Logos che senza che noi lo riconosciamo è in mezzo a tutti noi, perché il
centro dell’uomo è il cuore, ma nel cuore c’è l’<i>hegemonikon</i>. la forza che dirige tutto, che è il Logos <span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: #222222; line-height: 115%;">[nota 7]</span></span><!--[endif]--></span>. </span><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">È
il Logos che ci rende capaci di essere conformi a lui; egli infatti è
l'immagine di Dio, secondo la quale siamo stati creati </span></b><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: #222222;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 8]</span></span><!--[endif]--></span></span>.<span style="color: #222222;"> <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Il termine «cuore», andando oltre
l'intelletto, viene ora a designare «un livello più profondo dell’esistenza
spirituale, dove si realizza un contatto immediato con il divino». <span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: #222222; line-height: 115%;">[nota 9]</span></span><!--[endif]--></span> </span><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">È
qui, nel cuore, che avviene la nascita del Logos divino nell'uomo, l’unione
dell’uomo con la Parola di Dio personale e incarnata </span></b><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: #222222;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 10]</span></span><!--[endif]--></span></span><span style="color: #222222;">.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: #222222;">Endre von Ivänka ha mostrato in modo appassionante come a
partire </span></b><b><span style="color: red;">da
queste riflessioni di Origene si sia</span></b><span style="color: #222222;"> [34] </span><b><span style="color: red;">sviluppata</span></b><b><span style="color: #222222;">
quella corrente di devozione e di pensiero che in Guglielmo di Saint-Thierry e
nelle monache tedesche del Medioevo porta alla fioritura della devozione al
Cuore di Gesù e, in generale, a </span></b><b><span style="color: red;">quella</span></b><b><span style="color: #222222;"> </span></b><b><span style="color: red;">mistica che conosce il primato del cuore sulla ragione, dell’amore
sulla conoscenza. <o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Da qui si tende l’arco fino al
principio di Pascal: «Dio sensibile al cuore, non alla ragione»; «Il cuore ha
le sue ragioni, che la ragione non conosce» <span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: #222222; line-height: 115%;">[nota 11]</span></span><!--[endif]--></span>. E naturalmente anche il
detto, già ricordato, di Newman «cor ad cor loquitur» sta in questa linea della
tradizione.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Per questo </span><b><span style="color: red;">il ricorso al cuore come al luogo
dell’incontro salvifico con il Logos si basa profondamente sulla nuova sintesi
del pensiero patristico</span></b><span style="color: #222222;">, come lo formula, ad esempio,
Agostino in riferimento ai salmi: «Redeamus ad cor, ut inveniamus Eum»,
«Ritorniamo al cuore, per trovare Lui». Sarebbe un compito veramente bello
mostrare come a partire da qui i fondamenti antropologici della devozione al
Cuore di Gesù si dilatano e si approfondiscono; ma questo ci porterebbe di gran
lunga al di là dei limiti qui stabiliti. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Infine, mi sia concessa <b>ancora un’osservazione.</b> <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">La Stoa vede nel cuore il sole del
microcosmo, la forza vitale e l’energia conservatrice dell’organismo umano e
dell’uomo in generale. La Stoa definisce la funzione di [35] questo <i>hegemonikon</i>, di questa forza guida, come
<i>synteresis</i>, come compito di «tenere
insieme». Cicerone esprime il senso di queste tenere insieme con la frase: «Omne
animal… id agit ut se conservet», «Ogni essere vivente agisce per conservarsi».
Similmente Seneca afferma: «Omnes ferentur ad conservationem suam», «Tutti sono
portati a conservare la propria vita» <span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: #222222; line-height: 115%;">[nota 12]</span></span><!--[endif]--></span>. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">Il compito del cuore è l’autoconservazione, il tenere insieme ciò
che è proprio. <span style="background: yellow; mso-highlight: yellow;">Il cuore
trafitto di Gesù ha veramente «capovolto» anche questa definizione (cf. Os
11,8).</span></span></b><span style="color: #222222;"> <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">Questo cuore non è
autoconservazione ma donazione di se stesso. Salva il mondo aprendosi.</span></b><span style="color: #222222;">
Il capovolgimento del cuore aperto è il contenuto del mistero pasquale. </span><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">Il
cuore salva davvero, ma salva donandosi.</span></b><span style="color: #222222;"> <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red; line-height: 115%;">Così
nel cuore di Gesù è posto davanti a noi il centro del cristianesimo.</span></b><span style="color: #222222; line-height: 115%;"> In
esso è espressa tutta la novità veramente rivoluzionaria che avviene nella
Nuova Alleanza. </span><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red; line-height: 115%;">Questo cuore invoca il nostro cuore. Ci invita a
uscire dal vano tentativo di autoconservazione ed a trovare nell’amore
reciproco, nella donazione di noi stessi a Lui e con Lui, la pienezza dell’amore,
che sola è eternità e che sola mantiene il mondo.</span></b>
</span></div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br /></span></div>
<!--[if !supportFootnotes]--><br />
<hr size="1" style="text-align: left;" width="33%" />
<!--[endif]-->
<br />
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 1]</span></span><!--[endif]--></span> <span lang="EN-US" style="font-variant: small-caps;">A. Hamon</span><span lang="EN-US">,
«Coeur (Sacrè)», in <i>Dictionnaire de
Spiritualité</i>, II, 1023-1046. [30]<o:p></o:p></span></span></div>
</div>
<div id="ftn2">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 2]</span></span><!--[endif]--></span> <span lang="EN-US" style="font-variant: small-caps;">A. Maxsein</span><span lang="EN-US">, <i>Philosophia cordis, Das Weden der Persönalichkeit
bei Augustinus</i>, Salzburg 1966. [31]<o:p></o:p></span></span></div>
</div>
<div id="ftn3">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 3]</span></span><!--[endif]--></span> «… quaeritur ubi sit
animae principale: Plato in cerebro, Christus monstrat esse in corde» (<span style="font-variant: small-caps;">San Girolamo</span>, <i>Epistulae</i>, 64, 1; CSEL 54, 587). <span style="font-variant: small-caps;">H.
Rahner</span>, <i>Symbole der Kirche. Die
Ekklesiologieder Väter</i> cit., p. 148 rimanda anche a testi simili di <span style="font-variant: small-caps;">Gregorio di Nizza</span>, <i>De hominis opificio</i>, c. 12 (PG 44, 156 CD) e <span style="font-variant: small-caps;">Lattanzio</span>, <i>De opificio Dei</i> (CSEL 27 e 51ss). [32]<o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn4">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 4]</span></span><!--[endif]--></span> Su ciò che segue cfr. <span style="font-variant: small-caps;">E. von Ivánka</span>, <i>Plato christianus</i>, cit., pp. 315-351. [32]<o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn5">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 5]</span></span><!--[endif]--></span> Cfr. <i>Ibid</i>., pp. 317-312; specialmente i testi
citati a pagina 321. [33]<o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn6">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 6]</span></span><!--[endif]--></span> Cfr. <i>Ibid</i>., pp. 364-385, analizza a fondo la
relazione tra gli elementi platonici e stoici, origeniani e agostiniani in
questa corrente di tradizione. [33]<o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn7">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 7]</span></span><!--[endif]--></span> Cfr. <span style="font-variant: small-caps;">Origene</span>, <i>In Ioannem Commentarii</i>, GCS IV, 94, 18. Cfr. il frammento in GCS
IV, 497-498; cfr. <span style="font-variant: small-caps;">E. von Ivánka</span>, <i>Plato christianus</i>, cit., p. 325. [34]<o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn8">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 8]</span></span><!--[endif]--></span> <i>Ibid</i>., GCS IV, 494, 22ss. Sulla dottrina menzionata della nascita
di Dio dal cuore della Chiesa e dei fedeli, cfr. <span style="font-variant: small-caps;">H. Rahner</span>, <i>Symbole der
Kirche</i>, cit., pp. 13-78. <span lang="EN-US">[34]<o:p></o:p></span></span></div>
</div>
<div id="ftn9">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 9]</span></span><!--[endif]--></span> <span lang="EN-US" style="font-variant: small-caps;">E. von Ivánka</span><span lang="EN-US">, <i>Plato christianus</i>, cit.,
p. 326. [34]<o:p></o:p></span></span></div>
</div>
<div id="ftn10">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 10]</span></span><!--[endif]--></span><span lang="EN-US">
Cfr. <i>Ibid</i>., pp. 325-326. [34]<o:p></o:p></span></span></div>
</div>
<div id="ftn11">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 11]</span></span><!--[endif]--></span> Cfr. <i>Ibid</i>., p. 350. [35]<o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn12">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 12]</span></span><!--[endif]--></span>
Riferimenti in <span style="font-variant: small-caps; line-height: 115%;">E. von Ivánka</span><span style="line-height: 115%;">, <i>Plato christianus</i>, cit., pp. 320-321, dove vengono citati altri
testi simili.</span></span><o:p></o:p><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="line-height: 115%;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span lang="EN-US"><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/2013/06/volgeranno-lo-sguardo-colui-che-hanno.html" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; line-height: 18px; text-align: start;" target="_blank">Per leggere la prima parte della conferenza (§1)</a></span></span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span lang="EN-US"></span><br /></span>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.com/2013/06/noi-tutti-siamo-tommaso-lincredulo-ma.html" target="">Per leggere la seconda parte della conferenza (§2 e 2.1)</a></span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/2013/06/dio-e-uno-che-soffre-perche-e-uno-che.html"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Per leggere la terza parte della conferenza (§2.2)</span></a><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.com/2013/06/il-cuore-trafitto-del-crocifisso-e-il.html">Per leggere la quarta parte della conferenza (§2.3 a) )</a></span></div>
</div>
</div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-82483669233929832892013-06-07T11:47:00.001+02:002013-06-10T19:00:47.220+02:00Il cuore trafitto del Crocifisso è il compimento letterale della profezia del cuore di Dio, che capovolge la sua giustizia per compassione, e proprio così rimane giusto<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222; font-variant: small-caps; line-height: 115%;">Joseph Ratzinger</span><span style="color: #222222; line-height: 115%;">, <i><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/p/mistero-pasquale-e-devozione-al-sacro.html">Mistero pasquale e devozione al Cuore di Gesù</a></i>, Apostolato della Preghiera, Roma 2010, pp. 25-30</span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">2.3. Antropologia e teologia del cuore
nella Bibbia e nei Padri<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Con ciò che abbiamo detto abbiamo
mostrato che <b><span style="color: red;">la
devozione cristiana include i sensi, che ricevono il loro ordine e la loro
unità dal cuore, e include i sentimenti, che hanno nel cuore il loro centro.</span></b>
Abbiamo mostrato che <b><span style="color: red;">questa
devozione centrata nel cuore corrisponde all’immagine del Dio cristiano, che ha
un cuore.</span></b> Abbiamo mostrato che <b><span style="color: red;">tutto questo in definitiva è espressione e interpretazione del
mistero pasquale, nel quale la storia d'amore di Dio con l'uomo trova la sua
ricapitolazione.<o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ora però dobbiamo chiederci: <b><span style="background-color: yellow; color: red;">una tale accentuazione del termine
«cuore» corrisponde non soltanto al contenuto, ma anche al linguaggio della
tradizione?</span></b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Infatti, <b>se <span style="color: red;">il concetto di cuore è così fondamentale come lo abbiamo descritto,
anche come vocabolo esso deve trovare almeno un sostegno fondamentale nella
Bibbia e nella tradizione.</span> A questo riguardo vorrei presentare infine due
osservazioni.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
</div>
<a name='more'></a><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br />
a) <b><span style="color: red;">Nella mistica medievale, per quanto posso
vedere, fu determinante per Io sviluppo della devozione al Cuore di Gesù
soprattutto il linguaggio del Cantico dei Cantici</span></b>,
ad esempio l'espressione: «Tu mi hai rapito il cuore» (Ct 4,9), o il versetto
citato dall'enciclica <i>Haurietis aquas</i>:
«Mettimi come un sigillo sul tuo cuore… perché forte come la
morte è l’amore» (Ct 8, 6). I Padri, [25] come pure i grandi teologi e oranti
del Medioevo, <b>nel linguaggio vivace e
appassionato di questo canto di amore hanno visto espresso il tema dell’amore di
Dio per la Chiesa e per l’anima, come pure quello della risposta dell’uomo.</b>
Tali parole erano adatte ad integrare tutta la passione dell’amore umano nella
relazione dell’uomo con Dio.<o:p></o:p></span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Nella misura in cui nell’epoca moderna,
sotto il dominio di una mentalità storica ristretta, scompariva la capacità di
sentire questo trascendimento della parole nel mistero, si esauriva anche la
forza di questa fonte. Pertanto<b> </b><b><span style="color: red;">la possibilità di un rinnovamento della
Chiesa e della devozione dipende certamente anche dal fatto che venga
ristabilita la capacità di quella piena comprensione della Bibbia nel suo
movimento storico</span></b><b>,
che a causa dei singoli eccessi è stata erroneamente interdetta sotto la voce
«allegoria» </b><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: black;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 1]</span></span><!--[endif]--></span></span>.<b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Tuttavia qui non vorrei continuare a
seguire questa pista – decisiva da un punto di vista storico – ma </span><b><span style="color: red;">fare riferimento a un testo dell'Antico
Testamento nel quale il tema del cuore è riconoscibile molto chiaramente</span></b><span style="color: #222222;">,
e anche l'autotrascendimento dell’Antico Testamento nel Nuovo è così manifesto
che difficilmente ci si può sottrarre ad esso. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Mi riferisco al <b><span style="color: red;">capitolo 11 del libro di</span><span style="color: #222222;"> </span></b><span style="color: #222222;">[26]<b> </b></span><b><span style="color: red;">Osea</span></b><span style="color: #222222;">,
che Heinrich Gross ha messo a confronto con 1Cor 13 e ha definito «il cantico
dell’amore di Dio» <span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: #222222; line-height: 115%;">[nota 2]</span></span><!--[endif]--></span>.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">I primi versetti di questo capitolo
descrivono tutta la dimensione dell’amore con cui Dio si è rivolto ad Israele
sin dall’inizio della sua storia: «Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato
e dall’Egitto ho chiamato mio figlio» (v. 1). Ma a questo instancabile amore di
Dio, che addirittura rincorre Israele, non corrisponde nulla da parte del
popolo: «Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me» (v. 2). <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Secondo il principio di giustizia del
Deuteronomio, a un tale comportamento dell’uomo deve far seguito una risposta
adeguata: Israele si allontana continuamente dalla sua vocazione, si trova, per
così dire, continuamente sulla via del ritorno alla condizione precedente la
sua Pasqua salvifica; e conformemente a ciò si dovrebbe dire: «Ritornerà al
paese di Egitto», il che significa, nelle circostanze concrete: «Assur sarà il
suo re». Israele diventa di nuovo un popolo esiliato, un popolo sotto il
dominio straniero, nella schiavitù: «La spada farà strage nelle loro città,
spaccherà la spranga di difesa, l’annienterà al di là dei progetti» (v. 6). <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">Ma improvvisamente questo ragionamento di Dio cambia: <span style="background: yellow; mso-highlight: yellow;">Israele può anche ritornare alla
condizione anteriore alla sua liberazione, può anche rinnegare la sua elezione,</span>
</span></b><span style="color: #222222;">[27]</span><b><span style="color: red;"> <span style="background: yellow; mso-highlight: yellow;">ma Dio lo può fare?</span></span></b><span style="color: #222222;">
<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">«Come potrei abbandonarti Efraim, come
consegnarti ad altri Israele?... Il mio
cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò
sfogo all’ardore della mia ira non tornerò a distruggere Efraim, perché sono
Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò nella mia ira» (vv.
8-9).<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">Heinrich Gross ha fatto
notare che nell’Antico Testamento si parla ventisei volte del «cuore di Dio»</span></b><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;"> [nota 3]</span></span><!--[endif]--></span>.<b><span style="color: red;"> <span style="background: yellow; mso-highlight: yellow;">Esso è considerato l’organo
della sua volontà, in base al quale l'uomo viene giudicato.</span></span></b><span style="color: #222222;"> Il dolore che il cuore di Dio sente per i peccati degli
uomini è il motivo per cui Egli decreta il diluvio. Al contrario, il
riconoscimento da parte del cuore di Dio della debolezza degli uomini è anche
il motivo per cui Egli in futuro non terrà mai più un tale giudizio.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Questa linea di pensiero viene
ripresa da Os 11 e portata a una profondità del tutto nuova. Dio dovrebbe
revocare la chiamata di Israele, consegnarlo ai suoi nemici, ma dice: «Il mio
cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione». </span><b><span style="color: red;">Il cuore si commuove. Qui è adoperato Io
stesso verbo che la Bibbia usa per descrivere il giudizio di Dio sulle città
peccatrici di Sodoma e Gomorra</span></b><span style="color: #222222;"> (cf. Gen 19,25); </span><b><span style="color: red;">esso è l'espressione di un completo
rovesciamento: non resta </span></b><span style="color: #222222;">[28] </span><b><span style="color: red;">pietra su pietra. Questo verbo ora indica il cambiamento dell’amore
nel cuore di Dio in favore del suo popolo.</span></b><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">[28]<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;"><b>«Il cambiamento dell’amore divino nel cuore di Dio annulla... la
sua sentenza contro Israele; l’amore misericordioso di Dio riporta la vittoria
sulla sua inviolabile giustizia, che, nonostante tutto, rimane intatta» </b><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: #222222; line-height: 115%;">[nota 4]</span></span><!--[endif]--></span></span><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="color: red;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ma in che modo in questo cambiamento dell’amore la giustizia rimane
intatta? <o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Questo diventa chiaro solo <b>nel Nuovo Testamento, nel quale il
cambiamento dell’amore effettuato dal cuore di Dio si presenta a noi come reale
passione di Dio; questo cambiamento del cuore consiste nel fatto che ora Dio
stesso sopporta nel suo Figlio il ripudio di Israele</b>, che in Osea viene
chiamato da Dio «mio figlio», con una formula che Matteo applicherà a Cristo:
«Dall’Egitto ho chiamato mio figlio» (Os 11,1; cf. Mt 2,15). <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">Dio stesso prende su di se il
destino dell’amore distrutto, si mette al posto del peccatore, e così lascia di
nuovo libero per gli uomini – non più soltanto per Israele, ma per tutti i
popoli – il posto di figlio.</span></b><span style="color: #222222;"> Secondo Os 11 la passione di Gesù è
il dramma del cuore divino: «Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio
intimo freme di compassione».<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">Il </span></b><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;"></span></b><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">cuore
trafitto del Crocifisso </span></b><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">è</span></b><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;"> il compimento letterale
della profezia del cuore di Dio, che capovolge la sua giustizia per
compassione, e proprio così rimane</span></b><span style="color: #222222;"> [29] </span><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">giusto.</span></b><b><span style="color: red;"> <o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Solo in questo accordo tra Antico e
Nuovo Testamento si può riconoscere in tutta la sua grandezza il messaggio
biblico sul cuore di Dio, sul cuore del divino Redentore. <o:p></o:p></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222; line-height: 115%;">La
devozione al cuore di Gesù ha avuto i suoi inizi nella cerchia di Bernardo di
Chiaravalle, perché in quel tempo si leggevano i due Testamenti nella loro
unità e nel Cantico dei Cantici dell'Antica Alleanza si percepiva il cantico di
amore di Cristo per la sua Chiesa. <b>Questa
devozione può avere anche oggi la sua nuova fondazione, solo se la riceviamo di
nuovo nella totalità della testimonianza biblica e così cogliamo «la larghezza,
la lunghezza, l'altezza e la profondità», che Paolo ci ha incaricato di
comprendere (cf. Ef 3,18).</b></span>
</span></div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br /></span></div>
<!--[if !supportFootnotes]--><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<br />
<hr size="1" style="text-align: left;" width="33%" />
<!--[endif]-->
<br />
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 1]</span></span><!--[endif]--></span> <span style="color: #222222;">H. de Lubac si è confrontato in maniera decisiva con queste
domande nella sua </span><i>Geist und Geschichte</i>. <i>Das Schriftverstandnis der Origenes</i>,
Einsiedeln 1968 (trad. it., <i>Storia e
Spirito, La comprensione della Scrittura secondo Origene</i>, Paoline, Roma
1971).<span style="color: #222222;"> Cfr. anche <span style="font-variant: small-caps;">H. de Lubac</span>, <i>Histoire
et Esprit. L'intelligence de l'Écriture d’après Origène</i>, Paris 2002, pp.
310-316 (trad. it., <i>La comprensione della
Scrittura secondo Origene</i>, Roma 1985).</span><o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn2">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 2]</span></span><!--[endif]--></span> <span lang="EN-US" style="font-variant: small-caps;">H. Gross</span><span lang="EN-US">, «Das
Hohelied der Liebe Gottes» in <span style="font-variant: small-caps;">H. Rossman –
J. Ratzinger</span> (edd.), <i>Mysterium der
Gnade</i> (Festschrift für Johann Auer), Regensburg 1975, pp. 83-91.<o:p></o:p></span></span></div>
</div>
<div id="ftn3">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 3]</span></span><!--[endif]--></span> <i><span lang="EN-US">Ibid.</span></i><span lang="EN-US">, p. 88. Cfr. <span style="font-variant: small-caps;">H. W. Wolff</span>,
<i>Anthropologie des Alten Testaments</i>,
München 1973, pp. 90-95.<o:p></o:p></span></span></div>
</div>
<div id="ftn4">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 4]</span></span><!--[endif]--></span> <i><span lang="EN-US">Ibid</span></i><span lang="EN-US">., p. 89<o:p></o:p></span></span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span lang="EN-US"><br /></span>
<span lang="EN-US"><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/2013/06/volgeranno-lo-sguardo-colui-che-hanno.html" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; line-height: 18px; text-align: start;" target="_blank">Per leggere la prima parte della conferenza (§1)</a></span></span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span lang="EN-US"></span><br /></span>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.com/2013/06/noi-tutti-siamo-tommaso-lincredulo-ma.html" target="">Per leggere la seconda parte della conferenza (§2 e 2.1)</a></span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/2013/06/dio-e-uno-che-soffre-perche-e-uno-che.html"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Per leggere la terza parte della conferenza (§2.2)</span></a><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.com/2013/06/nel-cuore-di-gesu-e-posto-davanti-noi.html"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Per leggere l'ultima parte della conferenza (§2.3 b) )</span></a></div>
</div>
</div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-53766876947095578922013-06-05T13:09:00.002+02:002013-06-08T11:50:46.057+02:00Dio è uno che soffre perché è uno che ama; la tematica del Dio sofferente deriva dalla tematica del Dio che ama, e rinvia continuamente ad essa. Il vero superamento del concetto antico di Dio da parte di quello cristiano sta nel riconoscimento che Dio è amore<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222; font-variant: small-caps; line-height: 115%;">Joseph Ratzinger</span><span style="color: #222222; line-height: 115%;">, <i><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/p/mistero-pasquale-e-devozione-al-sacro.html">Mistero pasquale e devozione al Cuore di Gesù</a></i>, Apostolato della Preghiera, Roma 2010, pp. 16-24.</span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><span style="color: #222222; line-height: 115%;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">2.2 L’importanza dei sensi e del
sentimento per la devozione<o:p></o:p></span></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Con quanto abbiamo appena detto
abbiamo già ricordato </span><b><span style="color: red;">la
conclusione essenziale che l’Enciclica [Haurietis aquas] trae dalla sua
teologia della corporeità e dall’incarnazione: <span style="background: yellow; mso-highlight: yellow;">per rendersi conto del mistero di Dio, l’uomo ha bisogno
di guardare, di quel fermarsi a guardare che diventa toccare.</span></span></b><span style="color: #222222;">
Egli deve salire la «scala» del corpo, per trovare su di essa il cammino al
quale lo invita la fede. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: #222222;">A partire dalla problematica attuale si potrebbe dire: la
cosiddetta devozione oggettiva, basata sulla partecipazione alla celebrazione
della liturgia, non basta.</span></b><span style="color: #222222;"> Lo straordinario approfondimento
spirituale che la mistica medievale e la grande devozione ecclesiale dell’età
moderna hanno prodotto, non può, in nome di una riscoperta della Bibbia e dei
Padri, essere messo da parte come superato o addirittura come erroneo. <b>La liturgia stessa può essere celebrata in
conformità alla sua particolare esigenza solo se è preparata e accompagnata dal
«sostare»</b> [16] </span><b>meditativo
nel quale il cuore comincia a vedere e comprendere, e così anche i sensi sono
inclusi nella visione del cuore.</b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Infatti <b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">«solo con il cuore si vede
bene», come fa dire Saint-Exupéry al suo piccolo principe, che può essere preso
anche come un simbolo di quel «diventare come bambini» che dalla dotta follia
del mondo degli adulti ritorna alla vera realtà dell'uomo, che sfugge al puro
intelletto.</span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b style="text-indent: 14.2pt;"><span style="text-align: start;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"></span></span></b></div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
<b style="text-indent: 14.2pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: red;"><br /></span></span></b></div>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b style="text-indent: 14.2pt;"><span style="color: red;"><span style="text-align: start;">Così
la teologia della corporeità esposta dall'Enciclica è al tempo stesso un’apologia
del cuore, dei sensi e del sentimento, anche e proprio nel campo della
devozione.</span></span></b><span style="text-indent: 14.2pt;"> Per questo <b>l'Enciclica
si basa tra l'altro su Ef 3,17-19: «... e così, radicati e fondati nella
carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza,
la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l'amore di Cristo che
supera ogni conoscenza».</b></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Già nei Padri, e in particolare nella
tradizione che proviene dallo Pseudo-Dionigi, questo passo aveva portato a
sottolineare i limiti della ragione. Nella tradizione dionisiana, a partire da
questo nasce l'espressione <b>«ignote
conoscere», «conoscere nel non conoscere», che poi conduce al concetto di
«docta ignorantia»; nasce la mistica dell’oscurità, nella quale solo l'amore
vede ancora </b><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: black; line-height: 115%;">[nota 1]</span></span><!--[endif]--></span>. <b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Qui si potrebbero citare molti testi,
in partico[17]lare l'espressione di san Gregorio Magno: «..Amor ipse notitia
est», «l'amore stesso è conoscenza»; poi quella di Ugo di san Vittore: «Intrat
dilectio et appropinquat, ubi scientia foris est», «l'amore entra e si
avvicina, mentre il sapere resta fuori»; o la bella formula di Riccardo di san
Vittore: «Amor oculus est et amare videre est», «l'amore è l'occhio, e amare è
vedere» <span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: black; line-height: 115%;">[nota 2]</span></span><!--[endif]--></span>.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">Ma l’Enciclica si sofferma qui sul versetto 18, sui termini
«larghezza, lunghezza, altezza e profondità», e ne dà questa interpretazione:
«Occorre tener ben presente che il suo [di Dio] amore non fu unicamente
spirituale».</span></b> Le affermazioni dell’Antico Testamento, in particolare
quelle dei salmi e del Cantico dei cantici, sono espressione di un amore
completamente spirituale, «mentre l’amore che spira dal Vangelo, dalle lettere
degli Apostoli e dalle pagine dell’Apocalisse [...] non comprende soltanto la
carità divina, ma si estende ai sentimenti dell’affetto umano [...]. Il Verbo
di Dio, infatti, non ha assunto un corpo illusorio e fittizio» <span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: black; line-height: 115%;">[nota 3]</span></span><!--[endif]--></span>.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Così qui noi siamo invitati
esplicitamente a una devozione espressa con i sensi, che corrisponde alla
natura corporea dell’amore divino-umano di Gesù Cristo. <o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">Ma per l’Enciclica la devozione
espressa con i sensi è essenzialmente una devozione del cuore, dal momento</span></b> [18] <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">che il cuore è il fondamento riassuntivo dei sensi, il
luogo dell'incontro e della compenetrazione di sensibilità e spirito, che si
unificano in esso.</span><span style="color: red;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: red;">La devozione espressa con i sensi è una devozione che corrisponde al
detto del card. Newman: «Cor ad cor loquitur» («il cuore parla al cuore»),
un'espressione che forse si può riconoscere come la sintesi più bella di ciò
che è la devozione del cuore in quanto devozione rivolta al Cuore di Gesù.</span><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">A queste riflessioni fatte a partire
dalla tradizione della devozione al Cuore di Gesù l’Enciclica aggiunge ancora
un’altra importante serie di motivi: <b>il
cuore è l’espressione delle <i>pathe </i>(«passiones»)
dell'uomo – delle sue passioni, e così della «passione» dell’essere umano in
generale. </b><b><span style="color: red;">Di
fronte all’ideale stoico dell’apatia, di fronte al Dio aristotelico, che è
pensiero del pensiero, il cuore si presenta come l’essenza delle passioni,
senza le quali non ci sarebbe potuta essere la passione del Figlio.</span></b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">L’Enciclica cita Giustino, Basilio,
Crisostomo, Ambrogio, Girolamo, Agostino e Giovanni Damasceno, per vedere
riflessa in diverse variazioni l’unica proposizione come patrimonio comune
della cristologia patristica: «... passionum nostrarum particeps factus est»
(«si è reso partecipe delle nostre umane “passioni”» <span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: black; line-height: 115%;">[nota 4]</span></span><!--[endif]--></span>). [19] <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>Per i Padri che provenivano dall'ideale morale della Stoa, dall'ideale
dell’atarassia del saggio, nel quale intelligenza e volontà dominano e superano
il sentimento irrazionale, era proprio questo uno dei punti nei quali la
sintesi di eredità greca e fede biblica diventava più difficile. </b>Il
Dio dell'Antico Testamento. che si adira, si commuove e ama, talvolta sembrava
più vicino agli dèi delle religioni superato che al sublime concetto di Dio
della filosofia antica, attraverso il quale era stata possibile la penetrazione
del monoteismo nel mondo mediterraneo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Agostino non poté trovare, a partire dall’<i>Hortensius</i> di Cicerone, la via per
ritornare alla Bibbia; così rimase forte la tentazione di quella gnosi che
separava il Dio dell'Antico Testamento dal Dio della Nuova Alleanza. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">D'altra parte, non si doveva neppure
ignorare che la figura di Gesù, il quale prova angoscia, si adira, si rallegra,
spera e si scoraggia, sta nella linea della concezione anticotestamentaria di
Dio, addirittura in lui, che è il Logos incarnato, gli antropomorfismi
dell’Antico Testamento raggiungono la loro estrema radicalizzazione e la loro
massima profondità. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Il tentativo docetista di spiegare la
sofferenza di Gesù come mera apparenza derivava evidentemente dalla Stoa. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ma per chi legge la Bibbia senza
pregiudizi dev’essere chiaro che in questo modo veniva messo in questione il
nucleo della testimonianza biblica di Cristo, il mistero pasquale. Era impossibile
mettere in dubbio la sofferenza di Cristo, ma [20] <b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">non c’è «Passio», Passione,
senza «passiones», passioni. La sofferenza presuppone la capacità di soffrire,
presuppone la forza dei sentimenti.</span></b><b><span style="color: red;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Nell'epoca dei Padri, certamente <b>Origene è stato colui che ha compreso più
profondamente la tematica del Dio sofferente e che ha anche affermato apertamente che questo tema
non può essere ridotto all'umanità sofferente di Gesù, ma tocca la stessa
immagine cristiana di Dio. </b><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">Lasciare soffrire il Figlio è nello
stesso tempo la passione del Padre, e in questo soffre anche lo Spirito</span></b><b><span style="color: red;">, il quale, come dice Paolo, geme in noi e
porta in noi e per noi la passione dell’anelito alla piena redenzione (cf. Rm
8,26-27) </span></b><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[</span></span></span><span style="line-height: 18px;">nota</span><span style="line-height: 18px;"> </span><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">5]</span></span></span><span style="text-indent: 14.2pt;">.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Origene è stato anche colui che ha dato
l'interpretazione autorevole del tema del Dio sofferente: «<b>Quando senti parlare delle passioni di Dio, allora riferisci sem</b>[21]<b>pre questo all’amore</b>» <span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: black; line-height: 115%;">[nota 6]</span></span><!--[endif]--></span>. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">Dio pertanto è uno che soffre
perché è uno che ama; la tematica del Dio sofferente deriva dalla tematica del
Dio che ama, e rinvia continuamente ad essa. Il vero superamento del concetto
antico di Dio da parte di quello cristiano sta nel riconoscimento che Dio è
amore</span></b><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-weight: bold;"><span style="line-height: 115%;"> <span style="font-weight: normal;">[nota 7]. </span></span></span></span></span>[22]<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>Il
tema del Dio sofferente oggi è diventato quasi di moda, per il distacco non
immotivato da una teologia segnata in modo unilaterale dalla ragione e da un
impoverimento sia della figura di Gesù, sia di una rappresentazione di Dio
nella quale l’amore di Dio è degenerato nella benevolenza di «un buon Dio» </b><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 8]</span></span><!--[endif]--></span>.
<b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Su questo sfondo il cristianesimo viene
ridotto a un fattore di miglioramento filantropico del mondo, e l’Eucaristia a
un pasto fraterno. <b><span style="color: red;">Ma
la tematica del Dio sofferente può rimanere pura, solo se è ancorata nell’amore
per Dio e nel volgersi orante al suo amore.</span> </b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>Dal
punto di vista dell’enciclica <i>Haurietis
aquas</i> <span style="color: red;">le passioni di Gesù, che si presentano
contenute e riassunte nel cuore, fondano e giustificano il fatto che nella
relazione dell’uomo con Dio dev’essere incluso anche il cuore, ossia la
capacità di sentire, l’aspetto emotivo dell’amore.</span></b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">Una devozione incarnata
dev’essere una devozione appassionata, una devozione di «cuore a</span></b> [23] <b><span style="background: yellow; color: red; mso-highlight: yellow;">cuore» e proprio cosi è una devozione pasquale, poiché il
mistero della Pasqua, in quanto mistero di sofferenza, è nella sua essenza mistero
del cuore.</span></b><b><span style="color: red;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">L’evoluzione che c’è stata dopo il Concilio
ha confermato questo punto di vista dell’Enciclica. <b>Certamente<span style="color: red;"> la teologia oggi
</span>non si confronta più con nessun <i>ethos</i>
stoico dell'apatia, ma <span style="color: red;">si trova davanti a una
razionalità tecnica che spinge la realtà emozionale dell'uomo nell’irrazionale
e parimenti attribuisce al corpo un ruolo puramente strumentale.</span></b> A
ciò corrisponde un certo disprezzo dell'aspetto emotivo nella devozione, a cui è
seguita nel frattempo un'ondata emozionale, che però spesso è caratterizzata
dall'assenza di ordine e di legami. <b>Si
potrebbe dire che il disprezzo del pathos conduce alla sua patologia, mentre si
dovrebbe andare verso la sua integrazione nella totalità dell'esistenza umana e
del nostro essere davanti a Dio.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="line-height: 115%;">Similmente
</span><b><span style="color: red; line-height: 115%;">la rinuncia a una devozione visiva e
contemplativa in favore di un'attività esclusivamente comunitaria ha provocato
una moda della meditazione, che si affianca ai contenuti del cristianesimo
senza avere alcuna relazione con essi, o che addirittura li sente come un
ostacolo. </span></b><span style="line-height: 115%;">Proprio questi sviluppi mostrano quale perdita si sia avuta nella v ita
della Chiesa nel momento in cui si è creduto di poter mettere da parte come
insignificante l’intera devozione del secondo millennio cristiano e di potersi
accontentare di ciò che si considerava la pura devozione della Bibbia e dei primi secoli. [24]</span></span></div>
<div>
<!--[if !supportFootnotes]--><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br clear="all" />
</span><br />
<hr align="left" size="1" width="33%" />
<!--[endif]-->
<br />
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 1]</span></span><!--[endif]--></span> Su questo, cfr. le
importanti analisi di <span style="font-variant: small-caps;">E. von Ivánka</span>,
<i>Plato christianus</i>, Einsiedeln 1964,
pp. 309-385. [17]<o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn2">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;"><br /></span></span></span></span></div>
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 2]</span></span><!--[endif]--></span> PL 196, 1203. Cfr. <span style="font-variant: small-caps;">E. von Ivánka</span>, <i>Plato christianus</i>, cit., pp. 309. <span lang="EN-US">335.
[18]<o:p></o:p></span></span></div>
</div>
<div id="ftn3">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><br /></span></span></span></div>
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 3]</span></span><a href="file:///D:/GIAN%2032GB/GIANMARIA/BACK-UP/ARGOMENTI%20IMPORTANTI/CHIESA%20CATTOLICA/BENEDETTO%20XVI/LIBRI/Joseph%20Ratzinger%20-%20Mistero%20pasquale%20e%20devozione%20al%20Sacro%20Cuore%20di%20Ges%C3%B9.doc#_ftnref3" name="_ftn3" title=""><!--[endif]--></a></span> <i><span lang="EN-US">Haurietis aquas</span></i><span lang="EN-US">, II, in in AAS 48 (1956), cit., pp. 322-323. [18]<o:p></o:p></span></span></div>
</div>
<div id="ftn4">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><br /></span></span></span></div>
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 4]</span></span><a href="file:///D:/GIAN%2032GB/GIANMARIA/BACK-UP/ARGOMENTI%20IMPORTANTI/CHIESA%20CATTOLICA/BENEDETTO%20XVI/LIBRI/Joseph%20Ratzinger%20-%20Mistero%20pasquale%20e%20devozione%20al%20Sacro%20Cuore%20di%20Ges%C3%B9.doc#_ftnref4" name="_ftn4" title=""><!--[endif]--></a></span> <i><span lang="EN-US">Ibid.</span></i><span lang="EN-US">,<i> </i>pp. 325-326. [19]<o:p></o:p></span></span></div>
</div>
<div id="ftn5">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><br /></span></span></span></div>
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 5]</span></span><a href="file:///D:/GIAN%2032GB/GIANMARIA/BACK-UP/ARGOMENTI%20IMPORTANTI/CHIESA%20CATTOLICA/BENEDETTO%20XVI/LIBRI/Joseph%20Ratzinger%20-%20Mistero%20pasquale%20e%20devozione%20al%20Sacro%20Cuore%20di%20Ges%C3%B9.doc#_ftnref5" name="_ftn5" title=""><!--[endif]--></a></span> Cfr. <span style="font-variant: small-caps;">Origene</span>, <i>In Ezechielem Homiliae,</i> 6,6 (ed.
Baehrens, VIII, 384-385): <b>«Nemmeno il
Padre è impassibile (<i>impassibilis</i>).
Se lo preghiamo, prova pietà e misericordia, soffre di amore e s’immedesima nei
sentimenti che sono incompatibili con la grandezza della sua natura»</b>. In
modo simile si esprime Gregorio Nazianzeno nella poesia sulla natura umana (vv.
121-122: PG 37, 765). Per l’interpretazione di questo testo, cfr. <span style="font-variant: small-caps;">H. U. von Balthasar</span>, <i>Das Ganze im Fragment</i>, Einsiedeln 1963,
pp. 330-333 (trad. it., <i>Il tutto nel
frammento</i>, Jaca Book, Milano 1970). Sulla «passione» dello Spirito, cfr. la
profonda interpretazione di Rm 8,26 in <span style="font-variant: small-caps;">H.
Schlier</span>, <i>Der Römerbrief</i>,
Friburgo 1977, pp. 368 ss. (trad. it, <i>La
lettera ai Romani</i>, Paideia, Brescia 1982). [21]<o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn6">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><br /></span></span></span></div>
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 6]</span></span><a href="file:///D:/GIAN%2032GB/GIANMARIA/BACK-UP/ARGOMENTI%20IMPORTANTI/CHIESA%20CATTOLICA/BENEDETTO%20XVI/LIBRI/Joseph%20Ratzinger%20-%20Mistero%20pasquale%20e%20devozione%20al%20Sacro%20Cuore%20di%20Ges%C3%B9.doc#_ftnref6" name="_ftn6" title=""><!--[endif]--></a></span> <span lang="EN-US">Cfr. <span style="font-variant: small-caps;">H. De Lubac</span></span><span lang="EN-US">, <i>Geist und Geschichte</i>. </span><i>Das Schriftverstandnis der Origenes</i>, Einsiedeln 1968, pp. 284-289 (trad. it., <i>Storia e Spirito, La comprensione della Scrittura secondo Origene</i>,
Paoline, Roma 1971). De Lubac colloca Origene nella storia dell’interpretazione
della Bibbia e trova una corrispondenza di contenuto e uno sviluppo dell’idea dell’Alessandrino
nella <b>bella espressione di san Bernardo
di Chiaravalle: «<i>Impassibilis est Deus,
sed non incompassibilis</i>»</b> (<i>In
Cantica Canticorum</i>, 26, n. 5: PL 183, 906); e vede nell’espressione di
Pascal: «<i>Tutto ciò che non mira alla
carità, è figura</i>» (<i>Pensées</i>, ed.
Brunschvicg, n. 670; trad. it., <i>Pensieri</i>,
Roma 1992), il nucleo dell’ermeneutica anche di Origene. [22]<o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn7">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><br /></span></span></span></div>
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 7]</span></span><a href="file:///D:/GIAN%2032GB/GIANMARIA/BACK-UP/ARGOMENTI%20IMPORTANTI/CHIESA%20CATTOLICA/BENEDETTO%20XVI/LIBRI/Joseph%20Ratzinger%20-%20Mistero%20pasquale%20e%20devozione%20al%20Sacro%20Cuore%20di%20Ges%C3%B9.doc#_ftnref7" name="_ftn7" title=""><!--[endif]--></a></span> Questo dev’essere chiaramente fissato, per non favorire un nuovo
patripassianismo, come quello che sembra presentarsi in <span style="font-variant: small-caps;">J. Moltmann</span>, <i>Der
gekreuzigte Gott</i>, München 1972 (trad. it., <i>Il Dio crocifisso</i>, Queriniana, Brescia 1974). Sulla discussione
riguardo a questo punto, cfr. <i>H. U. von
Balthasar</i>, «Zu einer christlichen Theologie der Hoffnung», in <i>Münchener Theologische Zeitschrift </i>32 (
1981 ) 81-102. Per la discussione più recente sulla sofferenza di Dio, è
importante <span style="font-variant: small-caps;">J. Galot</span>, <i>Dieu souffre-t-il?</i>, Paris 1976. <span style="font-variant: small-caps;">H. U. von Balthasar</span>, <i>Theodramatik IV (Das Endspiel),</i> Einsiedeln
1983, pp. 191-222 (trad. it., <i>Teodrammatica
IV [L'ultimo atto]</i>, Jaca Book, Milano 1986) fa una specie di bilancio. Come
Galot, anche von Balthasar in questo contesto rimanda a un significativo
scritto di Maritain: «Quelques réflexions sur le savoir théologique», in <i>Revue Thomiste</i> 11 (1969) 5-27, di cui
von Balthasar cita la frase: «Dio soffre con noi e più di noi; “compatisce”,
finché c’è sofferenza [22] nel mondo» ( p. 239). Così viene ripresa la
linea di san Bernardo: «Impassibilis sed non incompassibilis» (cfr. la nota
precedente), che a me sembra essere particolarmente conforme alla Bibbia e alla
tradizione. L’Enciclica del Papa Giovanni Paolo II <i><a href="http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_30111980_dives-in-misericordia_it.html">Dives
in Misericordia<span style="font-style: normal;">, del 30 novembre 1980</span></a></i>,
riprende proprio questo punto (importante è la nota 52, ricca di contenuto) e
così coglie il motivo centrale che collega teologia, cristologia e
antropologia. Sui problemi filosofici della nostra questione, è importante <span style="font-variant: small-caps;">M. Gervais</span>, «Incarnation et immutabilité
divine», in <i>Revue de Sciences Religieuses</i>
50 (1976) 215-243. [23]<o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn8">
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><br /></span></span></span></div>
<div class="MsoFootnoteText" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 8]</span></span><a href="file:///D:/GIAN%2032GB/GIANMARIA/BACK-UP/ARGOMENTI%20IMPORTANTI/CHIESA%20CATTOLICA/BENEDETTO%20XVI/LIBRI/Joseph%20Ratzinger%20-%20Mistero%20pasquale%20e%20devozione%20al%20Sacro%20Cuore%20di%20Ges%C3%B9.doc#_ftnref8" name="_ftn8" title=""><!--[endif]--></a></span> <span lang="EN-US">Cfr. <span style="font-variant: small-caps;">H. Kung</span>, «Woran
man sich halten kann», in <i>Münchener
Theologische Zeitschrift</i> 30 (1979) 49-52.<o:p></o:p></span></span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span lang="EN-US"><br /></span>
<span lang="EN-US"><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/2013/06/volgeranno-lo-sguardo-colui-che-hanno.html" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; line-height: 18px; text-align: start;" target="_blank">Per leggere la prima parte della conferenza (§1)</a></span></span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.com/2013/06/noi-tutti-siamo-tommaso-lincredulo-ma.html" target="">Per leggere la seconda parte della conferenza (§2 e 2.1)</a></span><br />
<br />
<a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/2013/06/il-cuore-trafitto-del-crocifisso-e-il.html" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Per leggere la continuazione della conferenza (§2.3 a) )</a></div>
</div>
</div>
Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4935046081764101467.post-90136620749391804552013-06-03T15:36:00.000+02:002013-06-06T11:37:40.649+02:00Noi tutti siamo Tommaso, l'incredulo; ma noi tutti possiamo, come lui, toccare il Cuore scoperto di Gesù; quindi toccare, guardare il Logos stesso, e così, con la mano e gli occhi rivolti a questo cuore, giungere alla confessione di fede: «Mio Signore e mio Dio!»<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b style="text-indent: 14.2pt;"><span style="color: #222222; font-variant: small-caps; line-height: 115%;">Joseph Ratzinger</span></b><b style="text-indent: 0px;"><span style="color: #222222; font-family: "Georgia","serif"; font-size: 11.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;">, <i><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/p/mistero-pasquale-e-devozione-al-sacro.html" target="_blank">Mistero pasquale e devozione al Cuore di Gesù</a></i>, Apostolato della Preghiera, Roma 2010, pp. 12-16</span></b></span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><a href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=4935046081764101467" name="nuovafonazionedevozioneSacroCuore"></a><b><i>2. Elementi per una nuova fondazione
della devozione al Cuore di Gesù a partire dall’enciclica </i></b><b>Haurietis
aquas</b><b><span style="color: #222222;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Queste domande dopo il Concilio hanno
portato alla considerazione che tutto ciò che era stato detto prima della
riforma liturgica poi sia decaduto. Così esse hanno causato realmente un’ampia
scomparsa della devozione al Cuore di Gesù. </span><b><span style="color: red;">Questo è senza dubbio un fraintendimento del Vaticano II:
l’enciclica <i>Haurietis aquas</i> aveva già
dato una risposta a queste domande, una risposta che viene presupposta e che
non è stata superata dalla riforma liturgica del Concilio.</span></b><span style="color: #222222;">
<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Così non è solo la circostanza
esterna del venticinquesimo anniversario della pubblicazione di questa
Enciclica che ci spinge a riflettere di nuovo sul suo messaggio, ma lo esige la
situazione stessa della devozione nella Chiesa. <b>Nelle mie riflessioni vorrei semplicemente cercare di riprendere le risposte
essenziali dell’Enciclica a queste domande, e chiarire ed esplicitare un po’ di
più il suo modo di procedere, alla luce del successivo lavoro teologico.</b></span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"></span></span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br style="text-align: start;" />
<a href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=4935046081764101467" name="fondazionenellateologiadellaincarnazione"></a><b><i><span style="text-align: start;">2.1. Fondazione della devozione in una teologia dell’incarnazione</span><o:p></o:p></i></b></span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">L’Enciclica sviluppa un’antropologia e una teologia della
corporeità, nella quale essa vede il fondamento fi</span></b><span style="color: #222222;">[12]</span><b><span style="color: red;">losofìco e anche psicologico del culto al
Cuore di Gesù:</span></b><span style="color: #222222;"> <b>il corpo non sta
accanto allo spirito come qualcosa di esteriore, ma è l'autoespressione dello
spirito, la sua «immagine». <o:p></o:p></b></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Ciò che costituisce la vita biologica, nell'uomo è costitutivo
anche della persona. La persona si realizza nel corpo, e pertanto il corpo ne è
l’espressione; in esso si può vedere la realtà invisibile dello spirito.</span><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;"><br />
</span><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;"><span style="text-align: start;">Dal momento che il corpo è l'aspetto visibile
della persona, e la persona è immagine di Dio, il corpo è al tempo stesso, in
tutto il suo contesto relazionale, lo spazio nel quale il divino si raffigura,
diventa esprimibile e visibile.</span></span></b><span style="color: #222222;"> <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;"><span style="text-align: start;"><br /></span></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: #222222;">Perciò la Bibbia sin dall’inizio ha rappresentato il mistero di
Dio con le immagini del corpo e del mondo ordinato ad esso.</span></b><span style="color: #222222;">
Così facendo, </span><b><span style="color: red;">essa
non crea immagini esteriori al posto di Dio, ma sa servirsi delle realtà
corporee come di immagini, sa parlare di Dio in parabole, perché tutte queste
cose <i>sono</i> veramente immagini.</span></b><span style="color: #222222;">
Con tale discorso parabolico la Scrittura non stravolge il mondo corporeo, ma
ne designa l’elemento peculiare, il nucleo di ciò che esso è. Interpretandolo
come una riserva di immagini per la storia di Dio con l’uomo, ne mostra la vera
essenza e rende Dio visibile in ciò in cui Egli si esprime realmente.</span> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">È in questo contesto che la Bibbia
intende anche l’incarnazione: </span><b><span style="color: red;">l’assunzione
del mondo umano e della persona umana, che si esprime nel corpo, nella parola
biblica, la sua trasformazione in somiglianza e immagi</span></b><span style="color: #222222;">[13]</span><b><span style="color: red;">ne di Dio attraverso l’annuncio biblico
è, per così dire, già un’anticipazione dell’incarnazione.</span></b><span style="color: #222222;">
<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">Nell’incarnazione del Logos
si perfeziona ciò che si è andato attuando sin dall’inizio nella storia
biblica. La Parola, per così dire, trae a sé continuamente la carne, la fa
diventare propria carne, spazio vitale per se stessa.</span></b><span style="color: #222222;">
<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b>Da una parte, l’incarnazione può avvenire soltanto perché la
carne è da sempre forma in cui si esprime lo spirito, e quindi possibile dimora
della Parola; d’altra parte, l’incarnazione del Figlio conferisce in modo
definitivo all’uomo e al mondo visibile il loro vero significato </b><span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: #222222; line-height: 115%;">[nota 1]</span></span><!--[endif]--></span>.<b><o:p></o:p></b></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Con questa filosofia e teologia della
corporeità l’Enciclica completa quell’aspetto pasquale che in qualche modo in
Hugo Rahner era dominante: certamente </span><b><span style="color: red;">l’incarnazione non esiste per conto proprio, perché per sua natura
essa è ordinata al trascendimento, e quindi alla dinamica del mistero pasquale.</span></b><span style="color: red;"> <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Essa si basa sul fatto che </span><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">Dio
nel suo amore paradossale si trascende nella carne e, pertanto, nella passione
dell’esistenza umana;</span></b><span style="color: #222222;"> [14] </span><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red;">ma in questo trascendersi di
Dio si manifesta solo inversamente quell’intimo trascendimento dell’intera
creazione che è stato posto in essa dal Creatore: il corpo è movimento di
trascendimento di se stesso nello spirito, e lo spirito è movimento di
trascendimento di se stesso in Dio.</span></b><b><span style="color: red;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="color: red;">La visione dell'invisibile nel visibile è un evento pasquale.</span></b><span style="color: #222222;">
L’Enciclica lo vede rappresentato in forma sintetica <b>in Gv 20,26-29: l’incredulo Tommaso, che ha bisogno di vedere e di
toccare per poter credere, mette la sua mano nel costato aperto del Signore, e
ora, nel toccare, riconosce l’intoccabile e lo tocca realmente; guarda
l’invisibile e lo vede realmente: «Mio Signore e mio Dio!» </b>(Gv 20,28). <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">L’Enciclica illustra ciò con le belle
espressioni della «Vite mistica» di san Bonaventura, che costituiscono uno dei
punti di riferimento permanenti di ogni devozione al Cuore di Gesù: «La ferita
del corpo mostra dunque la ferita spirituale... Vediamo, attraverso la ferita
visibile, la ferita invisibile dell’amore!» <span class="MsoFootnoteReference"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="color: #222222; line-height: 115%;">[nota 2]</span></span><!--[endif]--></span>.</span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="color: #222222;">Così qui tutto, in definitiva, rimane
orientato alla Pasqua. Ma <b>nello stesso
tempo si chiarisce qual è il fondamento del mistero pasquale, quale situazione
ontologica e psicologica esso presuppone:</b> </span><b><span style="color: red;">la connessione di corpo e spirito, di Logos, spirito e corpo, che fa
del Verbo in</span></b><span style="color: #222222;">[15]</span><b><span style="color: red;">carnato
la «scala» sulla quale possiamo salire guardando, sentendo e sperimentando.</span></b><span style="color: #222222;">
<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><b><span style="background-color: yellow; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; color: red; line-height: 115%;">Noi
tutti siamo Tommaso, l'incredulo; ma noi tutti possiamo, come lui, </span><span style="background-color: yellow; color: red;"><span style="background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; line-height: 115%;">toccare</span>
il Cuore scoperto di Gesù; quindi toccare, guardare il Logos stesso, e così,
con la mano e gli occhi rivolti a questo cuore, giungere alla confessione di
fede: «Mio Signore e mio Dio!».</span></b>
</span></div>
<div>
<!--[if !supportFootnotes]--><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br clear="all" />
</span><br />
<hr align="left" size="1" width="33%" />
<!--[endif]-->
<br />
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 1]</span></span><!--[endif]--></span></span><span style="line-height: 115%;"> <span lang="EN-US">Enciclica <i><a href="http://www.vatican.va/archive/aas/documents/AAS%2048%20%5b1956%5d%20-%20ocr.pdf">Haurietis
aquas</a></i>, in AAS 48 (1956) pp. 316-317; cfr. anche 327, 334, 336, 350. </span></span><span style="line-height: 115%;">La
novità che questa Enciclica ha portato riguardo alla precedente fondazione
della devozione al Cuore di Gesù è esposta molto bene da <span style="font-variant: small-caps;">F. Hausmann</span>, <i>Haurietis aquas. Marginalien zum dogmatischen Verständnis der
Herz-Jesu-Verehrung in der Herz-Jesu-Enzyklika Papst Pius XII</i>, in <span style="font-variant: small-caps;">J. Auer – F. Mussner – G. Schwaiger, </span><i>Gottesherrschaft – Weltherrschaft</i> (Festschrift
R. Graber), Regensburg 1980, pp. 279-294.<o:p></o:p></span></span></div>
</div>
<div id="ftn2">
<div class="MsoFootnoteText">
<span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></span></span></span></div>
<div class="MsoFootnoteText">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="line-height: 115%;">[nota 2]</span></span><a href="file:///D:/GIAN%2032GB/GIANMARIA/BACK-UP/ARGOMENTI%20IMPORTANTI/CHIESA%20CATTOLICA/BENEDETTO%20XVI/LIBRI/Joseph%20Ratzinger%20-%20Mistero%20pasquale%20e%20devozione%20al%20Sacro%20Cuore%20di%20Ges%C3%B9.doc#_ftnref2" name="_ftn2" title=""><!--[endif]--></a></span></span><span style="line-height: 115%;"> <span style="font-variant: small-caps;">San Bonaventura</span>, <i>Vitis mystica</i>, c. 3, 4, ed Quaracchi VIII, p. 163 b. Cfr. <i>Haurietis aquas</i>, cit., p. 337<o:p></o:p></span></span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="line-height: 115%;"><br /></span>
<span style="line-height: 115%;"><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/2013/06/volgeranno-lo-sguardo-colui-che-hanno.html" target="_blank">Per leggere la prima parte della conferenza (§1)</a></span></span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; line-height: 115%;"><br /></span>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; line-height: 115%;"><a href="http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/2013/06/dio-e-uno-che-soffre-perche-e-uno-che.html" target="_blank">Per leggere la continuazione della conferenza (§2.2)</a></span></div>
</div>
</div>
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Scritti di Joseph Ratzingerhttp://www.blogger.com/profile/14799124513139043086noreply@blogger.com0