Il presente blog propone estratti dai libri e dagli scritti di Joseph Ratzinger.

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Nel momento in cui noi ci segniamo con la croce ci poniamo sotto la protezione della croce, la teniamo davanti a noi come uno scudo che ci protegge nelle tribolazioni del nostre giornate e ci dà il coraggio per andare avanti

tratto da Joseph Ratzinger, Introduzione allo spirito della liturgia, San Paolo, Cinisello Balsamo 2001, Parte IV - Forma liturgica, Cap. II – Il corpo e la liturgia, § 2. Il segno della croce, pp. 173-180.

2. Il segno della croce
Il gesto fondamentale della preghiera del cristiano è e resta il segno della croce. È una professione, espressa mediante il corpo, di fede in Cristo Crocifisso, secondo le parole programmatiche di san Paolo: «Noi annunciamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio» (1Cor 1, 23ss). E ancora: «Io non volli sapere tra di voi se non Cristo, e questi crocifisso» (2,2).

Segnare se stessi con il segno della croce è un sì visibile e pubblico a Colui che ha sofferto per noi; a Colui che nel corpo ha reso visibile l'amore di Dio fino all’estremo; al Dio che non governa mediante la distruzione, ma attraverso l’umiltà della sofferenza e dell'amore, che è più forte di tutta la potenza del mondo e più saggia di tutta l’intelligenza e di tutti i calcoli dell’uomo.

La Pentecoste dovrebbe diventare per noi anche una festa di ringraziamento per la creazione

tratto da Joseph Ratzinger, Cercate le cose di lassù. Riflessioni per tutto l’anno,   Paoline 1986, Capitolo La festa dello Spirito, § 2. Riflessioni sul comportamento dettato dallo Spirito, Paoline, Milano 1986, pp. 57-60.

2. Riflessioni sul comportamento dettato dallo Spirito

La maggior parte delle grandi feste liturgiche affondano le proprie radici nella fede di Israele, mentre le feste di Israele, a loro volta, hanno origine dalle feste della religione naturale, del mondo contadino o nomade, dal quale si sono sviluppati gradualmente gli aspetti nuovi e particolari della religione dell’Antico Testamento.
Questi giorni portano quindi il carico di una lunga storia e proprio in questo sta la loro bellezza: ci allontanano dalla superficialità e dalla fretta della nostra vita quotidiana e del nostro modo di passare il tempo libero. Esso ci annoia sempre più perché vi troviamo sempre le stesse cose, nient’altro che le nostre invenzioni; non riesce nemmeno quella fuga in qualcosa di completamente diverso di cui tanto sogniamo.

Il senso della Pentecoste è di destarci all’oggi, alla silenziosa forza della bontà divina che bussa alla nostra esistenza e vorrebbe trasformarla.

tratto da Joseph Ratzinger, Cercate le cose di lassù. Riflessioni per tutto l’anno,  Paoline 1986, Capitolo La festa dello Spirito, § 1. Risvegliarsi alla forza che viene dal silenzio, Paoline, Milano 1986, pp. 51-57.

1. Risvegliarsi alla forza che viene dal silenzio

Pentecoste e Spirito Santo... da quando esiste la cristianità sono parole di una forza quasi magnetica, il cui effetto, proprio nell’età moderna, supera l’ambito dei fedeli praticanti.
Agli inizi, per l’esperienza che la Chiesa terrena faceva dei propri limiti e piccolezze umane, nutriva costantemente il desiderio di una Chiesa dello Spirito, della libertà e dell’amore. Si comincia con i predicatori montanisti del secondo secolo e si giunge fino alle speranze e ai desideri che accompagnarono il Concilio Vaticano II.

La professione di fede della Chiesa e lo Spirito Santo

tratto da Joseph Ratzinger, Vieni, Spirito Creatore. Omelie sulla Pentecoste, §. La professione di fede della Chiesa e lo Spirito Santo, Lindau, Torino 2006, pp. 11-17.


La professione di fede della Chiesa e lo Spirito Santo

La Grazia della festa di Pentecoste risponde a una domanda che di questi tempi è diventata addirittura una questione di sopravvivenza. La Pentecoste è la festa dell’unione, della comprensione e della convivenza umana. Noi però viviamo in un tempo in cui, anche se siamo sempre più vicini uno all’altro e se le distanze nel mondo svaniscono e sembrano contare appena, tuttavia la comprensione tra gli uomini si fa sempre più difficoltosa. Il primo, il secondo e il terzo mondo si contrappongono, le generazioni si contrappongono, [11] e quotidianamente ci rendiamo contro di come gli uomini diventino reciprocamente sempre più aggressivi, scontrosi e cattivi, e la comprensione diventi sempre più difficile. Come può esserci quell’unità di cui abbiamo tanto bisogno? Come mai le cose tra noi vanno spesso così male?

L'intelletto, lo spirito e l'amore. Una meditazione sulla Pentecoste

tratto da Joseph Ratzinger, Dogma e predicazioneCapitolo terzo – Meditazioni e prediche, § L’anno del Signore, n. 8. L’intelletto, lo spirito e l’amore. Una meditazione sulla Pentecoste, Queriniana, Brescia 20054, pp. 299-303. Pubblicato originariamente in Die Rheinische Post, Düsseldorf 1969.


8. L’intelletto, lo spirito e l'amore. Una meditazione sulla Pentecoste

Vale davvero la pena, nelle solennità, fermarsi un po’ sul loro e riflettere così sul significato della propria esistenza, sulle sue irrequietezze, speranze ed angosce, o si tratta unicamente di un’abitudine borghese, del desiderio di un po’ di fronzoli, di una devota trasfigurazione della vita, rifacendosi a tempi passati che si dovrebbero definitivamente abbandonare?


Il rapporto tra lo Spirito Santo e la Chiesa

tratto da Joseph Ratzinger, Immagini di speranza. Percorsi attraverso i tempi e i luoghi del Giubileo, San Paolo, Cinisello Balsamo 1999, Capitolo VIII. PENTECOSTE – Lo Spirito Santo e la Chiesa, pp. 57-66


VIII. PENTECOSTE
Lo Spirito Santo e la Chiesa

Capita spesso di sentir lamentare che nella Chiesa si parla troppo poco dello Spirito Santo. Talvolta questa lamentela arriva sino all’idea che dovrebbe esistere una certa simmetria tra il discorso su Cristo e quello sullo Spirito Santo; a tutto quello che si dice di Cristo dovrebbe corrispondere un discorso analogo sullo Spirito Santo. Chi pretende questo, dimentica però che Cristo e lo Spirito sono parte del Dio Trinità. Dimentica che la Trinità non può essere pensata come una serie di presenze parallele e simmetriche. Se fosse così, allora noi crederemmo in tre divinità e con ciò sarebbe radicalmente misconosciuto quel che intende la confessione cristiana dell’unico Dio in tre persone. 

Il dono dello Spirito Santo come frutto della croce


tratto da Joseph Ratzinger, Chi ci aiuta a vivere? Su Dio e l’uomo, Queriniana, Brescia 2006, parte 4. - Celebrare la fede, § 10. Il dono dello Spirito come frutto della croce, pp. 129-130. Pubblicato originariamente in Joseph Ratzinger, Speranza del grano di senape. Meditazioni per ogni mese dell'anno, Queriniana, Brescia 1974, 33-35 [trad. di Antonio Bonora].


10. Il dono dello Spirito come frutto della croce

Durante i discorsi di addio Gesù promette l’assistenza continua del Paraclito; l’apostolo Giuda Taddeo pone al Signore la domanda che si impone sempre nuovamente all’uomo che cerca: «Perché tu ti riveli a noi e non al mondo?» (Gv 14,22). Perché non ti mostri pieno di potenza e irresistibile agli occhi di coloro che non ti conoscono?

Meditazione sullo Spirito Santo (da 'Il Dio di Gesù Cristo')


tratto da Joseph Ratzinger, Il Dio di Gesù Cristo. Meditazioni sul Dio Uno e Trino, Queriniana, Brescia 20114, parte 3. – Lo Spirito Santo, pp. 117-129


3. Lo Spirito Santo

Noi crediamo in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, in Dio uno trino.
Mentre, però, sul Padre e sul Figlio possiamo dire relativamente molto, lo Spirito Santo è rimasto largamente il Dio sconosciuto. Nella storia della chiesa ci si è continuamente appellati a lui, questo è certo, ma è anche vero che i movimenti che ne sono nati hanno contribuito notevolmente a far sì che il discorso sullo Spirito Santo, nella chiesa, sia diventato ancor più sommesso.