2. Riflessioni sul comportamento dettato dallo Spirito
La
maggior parte delle grandi feste liturgiche affondano le proprie radici nella
fede di Israele, mentre le feste di Israele, a loro volta, hanno origine dalle
feste della religione naturale, del mondo contadino o nomade, dal quale si sono
sviluppati gradualmente gli aspetti nuovi e particolari della religione
dell’Antico Testamento.
Questi giorni
portano quindi il carico di una lunga storia e proprio in questo sta la loro
bellezza: ci allontanano dalla superficialità e dalla fretta della nostra vita
quotidiana e del nostro modo di passare il tempo libero. Esso
ci annoia sempre più perché vi troviamo sempre le stesse cose, nient’altro che
le nostre invenzioni; non riesce nemmeno quella fuga in qualcosa di
completamente diverso di cui tanto sogniamo.
Le feste cristiane non sono semplicemente occupazioni del
tempo libero; sono indispensabili. In esse, se apriamo gli occhi, scopriamo
quel tanto di completamente diverso, le radici della nostra storia, le
esperienze primordiali dell’umanità e, attraverso queste, l’amore eterno che è
la vera festa dell’uomo.
Osserviamo più da
vicino da questo punto di vista la festa della Pentecoste.
Per la sua
preistoria più antica è una festa del raccolto: nel mese di maggio in Palestina
il grano arrivava a matu[57]razione; la
Pentecoste era la festa di ringraziamento per il raccolto. L’uomo
riconosce la fertilità, che avviene con il concorso di cielo e terra, come il
miracolo che gli dà la vita e riconosce che la gratitudine è la risposta giusta
a questo miracolo. Così il raccolto si trasforma in festa.
Tutto ciò ha davvero perso
oggi il suo significato?
La
nostra immagine del mondo diviene schizofrenica se la parola Spirito Santo ci
fa pensare solo all’interiorità cristiana e il raccolto solo alla tecnica e al
mercato.
La Chiesa recita il giorno di Pentecoste un Salmo che
dice: «Mandaci il tuo Spirito e tutto sarà creato di nuovo». Con queste parole
ci si riferisce innanzitutto allo Spirito creatore, che ha dato vita al mondo e
lo mantiene in vita. Sarebbe importante che il giorno di Pentecoste ci
rendessimo nuovamente conto di questo: lo Spirito Santo che è sceso sugli apostoli è lo stesso Spirito che ha
fatto il mondo.
I problemi del nostro tempo
sono dovuti per buona parte al fatto che abbiamo considerato il mondo solo come
materia e la materia solo come materiale per le nostre produzioni. E non ci deve meravigliare che un mondo
ridotto a semplice materiale diventi inabitabile. Eppure le scienze naturali ci
hanno insegnato in maniera quasi inimmaginabile prima quanto la materia sia
spirito... una matematica sottile di fronte alla cui grandezza il nostro
spirito non può che fermarsi stupito. Quindi è stata proprio la scienza a renderci quasi comprensibile la logica
meravigliosa dello spirito creatore.
La Pentecoste dovrebbe diventare per noi anche una festa
di ringraziamento per la creazione, [58] un momento di
riflessione sulla ragione creatrice che si rivela nella bellezza del mondo
anche amore creatore. Il ringraziamento per la creazione potrebbe quindi
diventare una riflessione sulla creazione una riflessione sul comportamento
conforme alla creazione, che è un comportamento dettato dallo Spirito, un
distacco dal materialismo pratico che abusa del mondo e lo distrugge.
Su
questo sfondo si può allora capire anche che la Pentecoste in Israele fosse la
commemorazione dell’arrivo nel Sinai e la festa dell’alleanza che aveva dato
una guida ad Israele con le tavole della legge. I cristiani hanno visto senz’altro la loro
Pentecoste nel prolungamento di questi pensieri: la nuova legge è l’amore che
apre i confini ed unisce gli esseri umani nella Nuova Alleanza. Ma l’amore non è
mancanza di forma né arbitrio, bensì formazione che viene dall’intimo,
prontezza del cuore che recepisce il ritmo della creazione e lo compie.
Lo Spirito creatore, che ha
chiamato alla vita il mondo, lo Spirito divenuto
parola nel patto di alleanza stretto sul monte Sinai e il dono dello Spirito
fatto agli apostoli il giorno di Pentecoste sono la stessa cosa, si tratta
sempre dello stesso unico Spirito.
La Pentecoste come
inizio della Chiesa è l’allargamento del patto divino a tutte le
creature, a tutti i popoli e a tutti i tempi. L’intera creazione è inserita
nell’ambito dell’alleanza e quindi condotta al suo vero obiettivo: essere un
luogo di amore.
Fino
a poco tempo fa le parole di Paolo secondo cui dalla creazione si leva il grido
di desiderio per la manifestazione dei figli di Dio (Rm [59] 8,19) potevano
apparire dettate da una visione piuttosto antropomorfa e anche antropocentrica,
ma oggi avvertiamo il gemito della
creazione sotto i passi di coloro che non hanno più niente a che fare con Dio e
vogliono cancellarlo dal mondo.
La creazione invoca i figli di Dio... essa è stata creata per l’alleanza. Lo Spirito Santo dell’amore è e rimane lo Spirito creatore «senza il quale non c’è nulla nell’uomo e nulla è salvo» (Sequenza di Pentecoste). La Pentecoste sarà tanto più festa della creazione, ringraziamento e rinnovamento della creazione, quanto più la vivremo come festa del rinnovamento dell’alleanza, quanto più noi diverremo Chiesa secondo ciò che è il suo fondamento e la sua vera essenza: «Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 13,34).
La creazione invoca i figli di Dio... essa è stata creata per l’alleanza. Lo Spirito Santo dell’amore è e rimane lo Spirito creatore «senza il quale non c’è nulla nell’uomo e nulla è salvo» (Sequenza di Pentecoste). La Pentecoste sarà tanto più festa della creazione, ringraziamento e rinnovamento della creazione, quanto più la vivremo come festa del rinnovamento dell’alleanza, quanto più noi diverremo Chiesa secondo ciò che è il suo fondamento e la sua vera essenza: «Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 13,34).
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