Il presente blog propone estratti dai libri e dagli scritti di Joseph Ratzinger.

Il blog non è un prodotto editoriale, è realizzato da volontari, ed è senza alcuna finalità di lucro. L'unico obiettivo è quello di fare conoscere in maniera più approfondita gli insegnamenti e le preziosa eredità lasciataci, per essere di invito all'acquisto ed alla lettura delle opere integrali. L'aggiornamento non ha una periodicità fissa.

Si invita a segnalare ogni eventuale violazione del diritto d'autore all'indirizzo scrittijosephratzinger@gmail.com.

La Pentecoste dovrebbe diventare per noi anche una festa di ringraziamento per la creazione

tratto da Joseph Ratzinger, Cercate le cose di lassù. Riflessioni per tutto l’anno,   Paoline 1986, Capitolo La festa dello Spirito, § 2. Riflessioni sul comportamento dettato dallo Spirito, Paoline, Milano 1986, pp. 57-60.

2. Riflessioni sul comportamento dettato dallo Spirito

La maggior parte delle grandi feste liturgiche affondano le proprie radici nella fede di Israele, mentre le feste di Israele, a loro volta, hanno origine dalle feste della religione naturale, del mondo contadino o nomade, dal quale si sono sviluppati gradualmente gli aspetti nuovi e particolari della religione dell’Antico Testamento.
Questi giorni portano quindi il carico di una lunga storia e proprio in questo sta la loro bellezza: ci allontanano dalla superficialità e dalla fretta della nostra vita quotidiana e del nostro modo di passare il tempo libero. Esso ci annoia sempre più perché vi troviamo sempre le stesse cose, nient’altro che le nostre invenzioni; non riesce nemmeno quella fuga in qualcosa di completamente diverso di cui tanto sogniamo.
Le feste cristiane non sono semplicemente occupazioni del tempo libero; sono indispensabili. In esse, se apriamo gli occhi, scopriamo quel tanto di completamente diverso, le radici della nostra storia, le esperienze primordiali dell’umanità e, attraverso queste, l’amore eterno che è la vera festa dell’uomo.

Osserviamo più da vicino da questo punto di vista la festa della Pentecoste.
Per la sua preistoria più antica è una festa del raccolto: nel mese di maggio in Palestina il grano arrivava a matu[57]razione; la Pentecoste era la festa di ringraziamento per il raccolto. L’uomo riconosce la fertilità, che avviene con il concorso di cielo e terra, come il miracolo che gli dà la vita e riconosce che la gratitudine è la risposta giusta a questo miracolo. Così il raccolto si trasforma in festa.

Tutto ciò ha davvero perso oggi il suo significato?
La nostra immagine del mondo diviene schizofrenica se la parola Spirito Santo ci fa pensare solo all’interiorità cristiana e il raccolto solo alla tecnica e al mercato.
La Chiesa recita il giorno di Pentecoste un Salmo che dice: «Mandaci il tuo Spirito e tutto sarà creato di nuovo». Con queste parole ci si riferisce innanzitutto allo Spirito creatore, che ha dato vita al mondo e lo mantiene in vita. Sarebbe importante che il giorno di Pentecoste ci rendessimo nuovamente conto di questo: lo Spirito Santo che è sceso sugli apostoli è lo stesso Spirito che ha fatto il mondo.

I problemi del nostro tempo sono dovuti per buona parte al fatto che abbiamo considerato il mondo solo come materia e la materia solo come materiale per le nostre produzioni. E non ci deve meravigliare che un mondo ridotto a semplice materiale diventi inabitabile. Eppure le scienze naturali ci hanno insegnato in maniera quasi inimmaginabile prima quanto la materia sia spirito... una matematica sottile di fronte alla cui grandezza il nostro spirito non può che fermarsi stupito. Quindi è stata proprio la scienza a renderci quasi comprensibile la logica meravigliosa dello spirito creatore.

La Pentecoste dovrebbe diventare per noi anche una festa di ringraziamento per la creazione, [58] un momento di riflessione sulla ragione creatrice che si rivela nella bellezza del mondo anche amore creatore. Il ringraziamento per la creazione potrebbe quindi diventare una riflessione sulla creazione una riflessione sul comportamento conforme alla creazione, che è un comportamento dettato dallo Spirito, un distacco dal materialismo pratico che abusa del mondo e lo distrugge.

Su questo sfondo si può allora capire anche che la Pentecoste in Israele fosse la commemorazione dell’arrivo nel Sinai e la festa dell’alleanza che aveva dato una guida ad Israele con le tavole della legge. I cristiani hanno visto senz’altro la loro Pentecoste nel prolungamento di questi pensieri: la nuova legge è l’amore che apre i confini ed unisce gli esseri umani nella Nuova Alleanza. Ma l’amore non è mancanza di forma né arbitrio, bensì formazione che viene dall’intimo, prontezza del cuore che recepisce il ritmo della creazione e lo compie.

Lo Spirito creatore, che ha chiamato alla vita il mondo, lo Spirito divenuto parola nel patto di alleanza stretto sul monte Sinai e il dono dello Spirito fatto agli apostoli il giorno di Pentecoste sono la stessa cosa, si tratta sempre dello stesso unico Spirito. La Pentecoste come inizio della Chiesa è l’allargamento del patto divino a tutte le creature, a tutti i popoli e a tutti i tempi. L’intera creazione è inserita nell’ambito dell’alleanza e quindi condotta al suo vero obiettivo: essere un luogo di amore.

Fino a poco tempo fa le parole di Paolo secondo cui dalla creazione si leva il grido di desiderio per la manifestazione dei figli di Dio (Rm [59] 8,19) potevano apparire dettate da una visione piuttosto antropomorfa e anche antropocentrica, ma oggi avvertiamo il gemito della creazione sotto i passi di coloro che non hanno più niente a che fare con Dio e vogliono cancellarlo dal mondo.

La creazione invoca i figli di Dio... essa è stata creata per l’alleanza. Lo Spirito Santo dell’amore è e rimane lo Spirito creatore «senza il quale non c’è nulla nell’uomo e nulla è salvo» (Sequenza di Pentecoste). La Pentecoste sarà tanto più festa della creazione, ringraziamento e rinnovamento della creazione, quanto più la vivremo come festa del rinnovamento dell’alleanza, quanto più noi diverremo Chiesa secondo ciò che è il suo fondamento e la sua vera essenza: «Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 13,34).

Nessun commento:

Posta un commento