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Perché non bisogna rassegnarsi all'aborto?

tratto da L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture, Cantagalli, Siena 2005, parte II – Il diritto alla vita e l’Europa, cap. I – Perché non bisogna rassegnarsi, pp. 69-73

Il diritto alla vita e l’Europa
I. Perché non bisogna rassegnarsi

Ad una diffusa fetta dell'opinione pubblica costituita dai benpensanti può sembrare esagerato e inopportuno – anzi, addirittura fastidioso – che  si continui a riproporre come questione decisiva il problema del rispetto della vita appena concepita e non ancora nata. Dopo i laceranti dibattiti concomitanti alla legalizzazione dell'aborto, avvenuta nell'ultimo quindicennio in quasi tutti i Paesi occidentali, non si dovrebbe considerare ormai risolto il problema ed evitare quindi di riaprire superate contrapposizioni ideologiche? Perché non rassegnarsi ad aver perso questa battaglia e non dedicare invece le nostre energie a iniziative che pos[69]sano trovare il favore di un più grande consenso sociale?


Restando alla superficie delle cose, si potrebbe essere convinti che, in fondo, l'approvazione legale dell'aborto abbia cambiato poco nella nostra vita privata e nella vita delle nostre società. In fondo, tutto sembra continuare esattamente come prima. Ognuno può regolarsi secondo coscienza: chi non vuole abortire non è costretto a farlo, chi lo fa con l'approvazione di una legge – così si dice – forse lo farebbe comunque. Tutto si consuma nel silenzio di una sala operatoria, che almeno garantisce condizioni per una certa sicurezza dell'intervento: il feto che non vedrà mai la luce è come se non fosse mai esistito. Chi se ne accorge? Perché continuare a dare voce pubblica a questo dramma? Non è forse meglio lasciarlo sepolto nel silenzio della coscienza dei singoli protagonisti? [70]

Vi è nel libro della Genesi una pagina di impressionante eloquenza per il nostro problema. Si tratta della benedizione che il Signore Dio dà a Noè e ai suoi figli dopo il diluvio; nella quale vengono ristabilite per sempre quelle leggi che sole possono garantire, dopo il peccato, la continuazione della vita per il genere umano.

Quella creazione, che era uscita assolutamente perfetta dalle mani di Dio, è stata coinvolta nel disordine e nella degenerazione seguiti alla caduta dei progenitori. La violenza e le uccisioni reciproche senza limiti sono dilagate nel mondo, rendendo ormai impossibile la pace di una vita sociale ordinata secondo giustizia. Ora, dopo la grande purificazione del diluvio, Dio depone l'arco della Sua ira e abbraccia di nuovo il mondo nella Sua misericordia, indicandogli, in vista della redenzione futura, le norme essenziali per la sopravvivenza: «E [71] più che mai domanderò conto del vostro sangue, ossia della vostra vita, ne domanderò conto a ogni essere vivente. A ciascun suo simile domanderò conto della vita dell’uomo, a ognuno di suo fratello. Chiunque spargerà il sangue di un uomo, dall’uomo sarà sparso il suo sangue, perché a immagine di Dio l'uomo fu fatto» (Gn 9, 5-6).

Con queste parole Dio rivendica la vita dell'uomo come Suo peculiare possesso: essa rimane sotto la Sua diretta e immediata protezione. È cosa “sacra”. Il sangue dell'uomo che viene versato grida a Lui (cfr. Gn 4, 10), perché l'uomo è fatto a Sua immagine e somiglianza. L'autorità della società e nella società è da Lui istituita precisamente allo scopo di garantire il rispetto di questo diritto fondamentale, messo in pericolo dal cuore cattivo dell'uomo. [72]

Il riconoscimento della sacralità della vita umana e della sua inviolabilità senza eccezioni non è dunque un piccolo problema o una questione che possa essere considerata relativa, in ordine al pluralismo delle opinioni presente nella società moderna.

Il testo della Genesi orienta la nostra riflessione in un duplice senso, che ben corrisponde alla duplice dimensione delle domande che ci eravamo posti all'inizio:

1) non esistono “piccoli omicidi”: il rispetto di ogni vita umana è condizione essenziale perché sia possibile una vita sociale degna di questo nome;

2) quando nella sua coscienza l'uomo perde il rispetto per la vita come cosa sacra, inevitabilmente egli finisce per smarrire anche la sua stessa identità. [73]

***
Leggi la seconda parte del testo: 
"L'aborto: quando il diritto della forza prevale sulla forza del diritto"
http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/2013/05/laborto-quando-il-diritto-della-forza.html

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