Il diritto alla vita e l’Europa
II.
Il diritto della forza, la forza del diritto
Nelle odierne società
pluralistiche, in cui
coesistono orientamenti religiosi, culturali e ideologici diversi, diventa sempre più difficile garantire una base comune di valori etici
condivisi da tutti, capaci di essere fondamento sufficiente per la democrazia
stessa.
È
d’altra parte convinzione abbastanza diffusa che non si possa prescindere da un
minimo di valori morali riconosciuti e sanciti nella vita sociale; ma quando si
tratta di determinarli attraverso il gioco del consenso che essi devono
ottenere a livello sociale la loro consistenza si riduce sempre più. Un unico valore sembra
indiscusso, fino a diventare il filtro di sele[75]zione per gli altri: il diritto della libertà individuale
a esprimersi senza imposizioni, almeno finché essa non leda il diritto altrui.
E così anche il diritto all’aborto viene invocato come parte
costitutiva del diritto alla libertà per la donna, per l’uomo e per la società. La donna ha il diritto di continuare
l’esercizio della sua professione, di salvaguardare la sua reputazione, di
mantenere un certo regime di vita. L’uomo ha diritto di decidere del suo tenore
di vita, di fare carriera, di godere del suo lavoro. La società ha il diritto
di controllare il livello numerico della popolazione per garantire ai cittadini
un benessere diffuso, attraverso l’equilibrata gestione delle risorse,
dell’occupazione, e così via.
Tutti
questi diritti sono reali e ben fondati. Nessuno nega che talvolta la
situazione concreta di vita in cui matura la scelta dell’aborto può essere
drammatica. Tuttavia [76] il fatto è che l’esercizio di questi diritti reali viene rivendicato a
detrimento della vita di un essere umano innocente, i cui diritti invece non
vengono neppure presi in considerazione.
Si
diventa in tal modo ciechi di fronte al diritto alla vita di un altro, del più piccolo e
del più debole, di chi non ha voce. I diritti di alcuni vengono affermati a
scapito del fondamentale diritto alla vita di un altro. Ogni legalizzazione
dell’aborto implica perciò l’idea che è la forza che fonda il diritto.
Così,
inavvertitamente per i più, ma realmente, vengono minate le basi stesse di un’autentica democrazia
fondata sull’ordine della giustizia.
Le carte costituzionali dei Paesi occidentali, frutto di un complesso processo
di maturazione culturale e di lotte secolari, sono basate sull’idea di un
ordine di giustizia, sulla coscienza di una fondamenta le eguaglianza di tutti
nella comune uma[77]nità Esse esprimono in pari tempo la consapevolezza della
profonda iniquità che vi è nel far prevalere gli interessi reali, ma secondari
di alcuni sui diritti fondamentali di altri.
La
Dichiarazione universale dei diritti
dell'uomo, firmata da quasi tutti i Paesi del mondo nel 1948, dopo la
terribile prova della seconda guerra mondiale, esprime pienamente, perfino nel
suo titolo, la consapevolezza che i diritti umani (di cui il fondamentale è
appunto il diritto alla vita) appartengono all’uomo per natura, che lo Stato li
riconosce, ma non li conferisce, che essi spettano a tutti gli uomini in quanto
uomini e non per altre loro caratteristiche secondarie, che altri avrebbero il
diritto di determinare a loro arbitrio.
Si capisce allora come uno Stato, che si arroghi la prerogativa di definire chi è o chi non
è soggetto di diritti, che di conseguenza riconosca ad alcuni il potere di viola[78]re il fondamentale diritto alla vita di altri,
contraddice l’ideale democratico, al quale pure continua a richiamarsi e mina
le stesse basi su cui si regge. Accettando infatti che si violino i diritti del
più debole, esso accetta anche che il diritto della forza prevalga sulla forza
del diritto.
***
Leggi la prima parte del testo:
"Perché non bisogna rassegnarsi all'aborto?"
http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/2013/05/perche-non-bisogna-arrendersi-allaborto.html
Leggi la terza parte del testo:
"Per vincere l'aborto occorre imparare lo sguardo di amore di Dio su di noi"
http://scrittidijosephratzinger.blogspot.it/2013/05/per-vincere-laborto-occorre-imparare-lo.html
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