Un’immagine di Dio
D. Il mio figlioletto mi chiede
talvolta: Dimmi, papà, che aspetto ha Dio?
R. Gli
risponderei che possiamo immaginarci Dio negli stessi termini in cui l’abbiamo
conosciuto attraverso Gesù Cristo. Cristo ha detto una volta: «Chi vede me vede
il Padre».
E se si considera l’intera storia di Gesù
– dalla nascita alla predicazione pubblica, alle sue grandi e commoventi parole
fino all’ultima cena, alla morte in croce, alla risurrezione e all’invio in
missione degli Apostoli – allora si
riesce a scorgere qualcosa del volto di Dio. Questo volto è da un lato serio e grandioso. Va oltre la nostra
capacità d’immaginazione. Ma, in ultima
analisi, in sostanza i suoi tratti caratteristici sono la bontà, la capacità di
accettarci, la benevolenza.
D. Ma questo non significa anche che non
dovremmo farci alcuna immagine di Dio?
R. Questo
comandamento si e modificato nella misura in cui Dio stesso ci ha fornito un
immagine di sé. Dice di Cristo la lettera agli Efesini: È l’immagine di Dio. E
in lui si realizza ciò che viene detto dell’uomo nella creazione.
Cristo è l’immagine originaria dell’uomo. Certo in questo modo non possiamo rappresentare
Dio stesso nella sua eterna infinità, ma possiamo
vedere l’immagine in cui lui ha rappresentato se stesso. Da quel momento non siamo noi a farci un'immagine
di Dio, ma è Dio stesso che ci ha mostrato la sua immagine. Da questa
immagine ci guarda e ci rivolge la parola.
L’immagine di
Cristo naturalmente non è semplicemente la foto di Dio. In questa immagine del
Crocifisso si scorge piuttosto l’intera biografia di Gesù, e innanzitutto la
sua biografia [19] interiore. Si viene così introdotti a una facoltà del vedere
in cui i sensi si aprono e oltrepassano se stessi.
D. Come
si potrebbe caratterizzare Gesù con poche frasi?
R. Le nostre
parole sono sempre inadeguate. È d’importanza fondamentale il fatto che Gesù è il
Figlio di Dio, è generato da Dio e
contemporaneamente è vero uomo. Egli è colui nel quale non solo si offre a noi
una genialità o una eroicità umana, ma nel quale si manifesta Dio. Si può dire
che nel corpo straziato di Gesù sulla croce vediamo Dio, cioè colui che ci ha fatto
dono di sé fino a questo punto.
D. Gesù era cattolico?
R. Non lo si
può dire sicuramente così, perché Gesù è ben al di sopra di noi. Oggi è in voga
la formula contraria, secondo cui Gesù non era un cristiano ma un ebreo. Questo
è vero solo entro certi limiti. Era ebreo per appartenenza etnica ed era ebreo perché
ha accettato e vissuto la Legge ed era persino, nonostante tutte le sue
critiche, un ebreo devoto che ha rispettato l’ordine del Tempio. E ciò
nonostante ha infranto e superato l’Antico Testamento - con la pienezza dei
poteri che gli deriva dall’essere Figlio di Dio.
Gesù ha compreso se stesso nei termini di un
nuovo, più grande Mosè, che non ha più soltanto interpretato ma anche rinnovato.
Da questo punto di vista, è andato oltre l'esistente e ha così creato qualcosa
di nuovo, ha cioè espanso l’Antico Testamento nell’universalità di un popolo che
abbraccia tutta la terra e che è destinato a crescere sempre più. È dunque colui dal quale cresce la fede, da cui
la Chiesa cattolica sa di essere voluta, ma appunto per questo non è
semplicemente uno di noi.
D. Come e quando ha appreso cosa Dio
vuole da Lei?
R. Penso che lo si debba sempre imparare da
capo. Dio vuole che si vada sempre oltre. Se comunque allude alla decisione
sul cammino professionale ed esistenziale che dovevo e vole[20]vo
intraprendere, si è trattato di un intenso processo di maturazione che è stato
parzialmente anche complicato negli anni in cui ho studiato. Questo percorso mi
ha condotto a incontrare la Chiesa, grazie alla guida di sacerdoti, a compagni
di cammino e alle Sacre Scritture. E stato un groviglio di relazioni che si è
poi gradualmente dipanato.
D. Una volta ha comunque accennato al
fatto che sulla Sua decisione a favore del sacerdozio ha influito un «incontro
reale» con Dio. Come possiamo
allora immaginarci questo incontro tra Dio e il cardinale Ratzinger?
R. In ogni
caso non come ci si immagina un appuntamento tra due esseri umani. Forse lo si può
descrivere come qualcosa che ti investe dall’esterno e che ti si imprime nell’anima.
Si intuisce che ora le cose saranno semplici, che questa è la strada giusta.
Non è stato un incontro nel senso di un’illun1inazione mistica. Questo non è il genere di esperienze di cui io
mi possa vantare. Ma posso dire che questo conflitto interiore mi ha condotto
ad acquisire una consapevolezza chiara e stimolante della volontà di Dio fino a
poterla contemplare intimamente.
D. «Dio ti ha amato per primo!», dice la
dottrina di Cristo. E ti ama a prescindere da origine e significato. Che cosa
significa?
R. Bisognerebbe prendere questa frase tanto più letteralmente possibile, e
anch'io tento di farlo. Perché è davvero la grande forza della nostra vita e la consolazione di cui
abbiamo bisogno. E non è così raro dovervi ricorrere. Mi ha amato per
primo, prima che io stesso fossi in grado di amare. Soltanto perché lui mi
conosceva e mi amava di già sono stato creato. Quindi non sono stato
catapultato nel mondo dal caso, come dice Heidegger, e
non devo ora verificare come posso nuotare in questo oceano, ma sono stato
preceduto da una conoscenza, da un'idea, da un amore di cui si intesse il
fondamento della mia esistenza.
Ciò che conta per ogni uomo, ciò che
solo conferisce im[21]portanza alla sua vita è il sapere di essere amato. Proprio coloro che si trovano in situazioni difficili resistono se sanno
che qualcuno li aspetta, se sanno che qualcuno li vuole e ha bisogno di
loro. Dio esiste fin
dal principio e mi ama. E questo è il fondamento fidato su cui poggia la
mia vita e a partire dal quale posso progettare la mia esistenza.
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