Premessa
La
minaccia alla vita da parte dell’azione dell’uomo, di cui oggi tanto si parla,
ha conferito nuova urgenza al tema della creazione. Nello stesso tempo,
però, assistiamo paradossalmente alla scomparsa quasi totale dell’annuncio
della creazione dalla catechesi, dalla predicazione e perfino dalla teologia [nota 1]. I racconti della creazione vengono taciuti; le
loro affermazioni non sembrano più proponibili.
Di fronte a questa situazione, nella primavera del 1981 mi decisi a tenere quattro prediche quaresimali nella Cattedrale di Nostra Signora di Monaco e a tentare così una catechesi per adulti sulla creazione.
Allora non potei venire incontro al desiderio,
avanzato da molti, di pubblicare le prediche in forma di libri perché non avevo
il tempo di rielaborare le trascrizioni da registratore gentilmente effettuate
da vari fedeli. [9]
Negli anni successivi, dal punto di osservazione
della mia nuova carica, mi è tuttavia diventata ancora più evidente la
situazione di abbandono di questo argomento nell’annuncio dei nostri giorni. Mi
sono sentito perciò spinto a riprendere i vecchi manoscritti e a rielaborarli
per la stampa, senza peraltro modificarne il loto carattere di prediche, con i
limiti che tale genere comporta.
Spero che queste pagine stimoleranno altri a
fare meglio in
modo da restituire al messaggio di Dio creatore il posto che gli spetta nella
nostra predicazione.
Roma, festa di Sant’Agostino 1985
Joseph Ratzinger
[10]
[nota
1] Mi limito a citare due esempi, che
dimostrano come la dottrina della creazione venga accantonata e dimenticata da
una corrente influente della teologia moderna. Un noto manuale (J. Feiner,
L. Vischer, Neues Glaubensbuch. Der gemeinsame
christliche Glaube, Basel-Zürich 1973) relega il tema della creazione in un
capitolo intitolato «Storia e cosmo», inserito nella quarta parte del manuale,
intitolata «Fede e mondo». Prima della quarta parte ci sono: «La questione di
Dio» (prima parte), «Dio in Gesù Cristo» (seconda parte), «L’uomo nuovo» (terza
parte). Se già questa collocazione non lascia sperare molto di positivo, il
testo, di A. Dunas e O. H. [10] Pesch, è peggiore di ogni previsione. Il
lettore viene a sapere che «concetti come “selezione” e “mutazione” sono intellettualmente
molto più onesti del concetto di “creazione”» (p. 433), che «la “creazione” come piano cosmico
è un'idea ormai finita» (p. 433), che
«il concetto di “creazione” è perciò un concetto irreale» (p. 435), che « “creazione”
significa “vocazione” per l'uomo: quanto altro viene ancora detto, anche nella
stessa Bibbia, non è il messaggio della creazione in quanto tale, bensì la sua
formulazione in parte mitologica e apocalittica» (pp. 435-436).
È forse
un giudizio troppo severo affermare, dopo queste premesse, che continuare a
usare il termine «creazione» equivale a una truffa semantica? La stessa
posizione riduzionistica la troviamo, formulata in termini meno perentori, in
M. Legrain (a cura di), La foi des
catholiques. Catéchèse fondamentale, Le Centurion, Paris 1984. L'opera (736
pagine) dedica al tema della creazione solo cinque pagine, collocate nella
terza parte, intitolata «Una umanità secondo il Vangelo» (parte prima: «Una
fede viva»; parte seconda: «La rivelazione cristiana»). La creazione viene
definita in questi termini: «Così, parlando di Dio come creatore, affermiamo
che il senso primo e ultimo della vita si trova in Dio stesso, presente nel più
intimo del nostro essere» (p. 356). Anche
qui il termine «creazione» perde il suo senso letterale originario. Inoltre, con dei caratteri
diversi dal testo corrente, usati di solito per riportare citazioni o testi
complementari, vengono presentate in quattro punti le «obiezioni correnti contro
la creazione». Ma il lettore normale (tra cui mi annovero) non trova nel testo
alcuna risposta, se non che la creazione deve essere interpretata in senso
esistenziale. Questa riduzione «esistenziale» del
tema della creazione comporta però un’enorme (se non totale) perdita di realtà
da parte della fede, il cui Dio non ha più nulla a che fare con la materia. [11]
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