È già stato tutto
scritto?
D. In arabo esiste un
'espressione che tenta di esprimere uno dei grandi misteri di questo mondo:
«Maktub». La traduzione suona all’incirca cosi: «Sta scritto». Forse davvero è
già stato tutto scritto, la storia del mondo, la storia della mia nascita e
della mia morte. Una volta ho sentito in una Messa queste parole: «Beati coloro
che sono iscritti nel Signore», cioè nel grande libro della vita. Dio traccia in anticipo il cammino che ogni
uomo deve percorrere cosi che ognuno deve solo riconoscere e accettare ciò che
gli è stato destinato?
R.
Credo, per quanto non sia uno specialista della fede islamica, che su questo
punto ci sia un contrasto reale o almeno una differenza tra l’Islam e la fede
cristiana. L’Islam parte da una rigida concezione della predestinazione; ciò
che avviene è predeterminato e io vivo in una rete che limita fortemente i miei
movimenti. La fede cristiana, al
contrario, mette in conto il fattore libertà.
Questo significa che Dio da un lato abbraccia tutto. Sa tutto. Guida il corso
della storia. E tuttavia ha predisposto le cose in modo tale che la libertà vi
trovi il suo posto. In modo tale che io possa per così dire prendere le
distanze dal progetto che Dio ha per me. [49]
D. Può spiegarsi meglio?
È
molto misterioso e complicato. Anche nel cristianesimo è sempre stata viva la
cosiddetta dottrina della predestinazione. Secondo questa dottrina è
prestabilito, predeterminato da sempre chi si salverà e chi sarà dannato. La fede della Chiesa ha sempre respinto questa dottrina.
Perché la concezione secondo cui il singolo non può mutare nulla nel suo
destino – che sia destinato all’inferno o alla salvezza – è estranea alla fede.
Dio ha creato una libertà effettiva e ci permette
anche di scompaginare i suoi piani (per quanto lo faccia in modo tale che dal
disordine scaturisca qualcosa di nuovo). La storia lo dimostra. È dapprima il
peccato di Adamo a sovvertire il progetto di Dio. E Dio risponde mostrandosi
ancora più forte, facendoci dono di se stesso in Cristo.
Questo
è per così dire l’esempio supremo. Ma di esempi minori ce ne sono molti.
Prendiamo il popolo di Israele. Doveva costituire una teocrazia, un ordine
statuale in cui fosse assente la figura di un sovrano umano e il potere fosse
affidato a giudici che applicavano il diritto divino. Ma gli Israeliti volevano
un loro re. Volevano essere come gli altri popoli. E sovvertono il piano. Dio
cede. Dà loro Saul, poi Davide e a partire da questa tappa ridisegna il
successivo cammino che porterà a Cristo, al re che ribalterà ogni regno morendo
in croce.
Le Scritture ci
forniscono qui dei modelli da cui traspare come Dio da un lato accetti
pienamente la libertà e dall'altro sia tanto più grande e capace di trasformare
il rifiuto, la distruzione in un nuovo inizio, che superi in qualche modo
quello precedente e si dimostri migliore e ancora più grande. I più insigni filosofi
e teologi si sono rotti la testa cercando di capire come sia possibile che Dio
sappia tutto e che tuttavia siano possibili altri progetti che non siano i
suoi. Qui si esaurisce la nostra capacità di comprensione perché noi non siamo
Dio e il nostro orizzonte è, in ultima analisi, straordinariamente limitato.
Ma
penso che possiamo comprendere qualcosa di più immediato: Dio ha in mano la storia, ha in mano me, ma mi
la[50]scia la libertà di concedermi completamente al suo amore o di respingerlo.
Da questo punto di vista Dio non ha congelato il mio codice rendendolo
immutabile, ma vi ha impresso quelle variabili che chiamiamo libertà.
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