Volgiamo
ancora una volta il nostro sguardo al lato aperto del Cristo crocifisso,
giacché questo sguardo costituisce il senso intimo del Venerdì santo che vuole
riportare i nostri occhi via da tutte le attrazioni del mondo, dalla fata
Morgana delle sue promesse in vetrina, al vero punto direzionale che unico ci
può garantire il cammino [61] in mezzo al groviglio di viuzze che girano sempre
attorno allo stesso posto.
Giovanni
ha espresso in maniera ancora diversa, rispetto a quella precedentemente
considerata, il pensiero che la chiesa deve la sua origine più profonda al
fianco trafitto di Cristo. Egli accenna al fatto che dalla ferita del fianco
sono usciti sangue ed acqua.
Sangue
ed acqua stanno ad indicare per lui i due sacramenti fondamentali, battesimo ed
eucaristia, che a loro volta costituiscono il contenuto autentico
dell’esser-chiesa della chiesa.
Battesimo
ed eucaristia sono i due modi in cui gli uomini possono essere inseriti nello
spazio vitale di Gesù Cristo. Il battesimo sta a significare
infatti che un uomo diventa cristiano e si pone sotto il nome di Gesù Cristo. E
questo stare sotto un nome significa molto di più che un puro gioco di parole;
ciò che sta a significare può essere visto un po’ attraverso l’evento del
matrimonio e la comunità di nome che si istituisce tra due persone come
espressione dell’unione vicendevole del loro essere, che avviene appunto nel
matrimonio.
Il
battesimo che, come attuazione sacramentale del divenire cristiani, ci unisce
al nome di Cristo, sta a significare esattamente un evento simile al
matrimonio: compenetrazione della nostra esistenza con la sua, inserimento
della nostra vita nella sua, che diventa cosi criterio e spazio del mio essere
umano.