Il presente blog propone estratti dai libri e dagli scritti di Joseph Ratzinger.

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Si invita a segnalare ogni eventuale violazione del diritto d'autore all'indirizzo scrittijosephratzinger@gmail.com.

Inginocchiarsi davanti all’Eucaristia è professione di libertà: chi si inchina a Gesù non può e non deve prostrarsi davanti a nessun potere terreno, per quanto forte. Noi cristiani ci inginocchiamo solo davanti al Santissimo Sacramento

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano
Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo
Giovedì, 22 maggio 2008


Cari fratelli e sorelle!

Dopo il tempo forte dell’anno liturgico, che incentrandosi sulla Pasqua si distende nell’arco di tre mesi – prima i quaranta giorni della Quaresima, poi i cinquanta giorni del Tempo pasquale –, la liturgia ci fa celebrare tre feste che hanno invece un carattere “sintetico”: la Santissima Trinità, quindi il Corpus Domini, e infine il Sacro Cuore di Gesù. Qual è il significato proprio della solennità odierna, del Corpo e Sangue di Cristo?

L'adorazione eucaristica ci permette di recuperare la capacità di silenzio interiore e di raccoglimento non solo intorno all'"io", bensì in compagnia di quel "Tu" pieno d'amore che è Gesù Cristo, "il Dio a noi vicino"

ANGELUS
Piazza San Pietro
Domenica, 10 giugno 2007


Cari fratelli e sorelle!

L'odierna solennità del Corpus Domini, che in Vaticano e in diverse Nazioni è stata già celebrata giovedì scorso, ci invita a contemplare il sommo Mistero della nostra fede: la Santissima Eucaristia, reale presenza del Signore Gesù Cristo nel Sacramento dell'altare.

Ogni volta che il sacerdote rinnova il Sacrificio eucaristico, nella preghiera di consacrazione ripete: "Questo è il mio corpo... questo è il mio sangue". Lo dice prestando la voce, le mani e il cuore a Cristo, che ha voluto restare con noi ed essere il cuore pulsante della Chiesa.

L’Eucaristia resta “segno di contraddizione” e non può non esserlo, perché un Dio che si fa carne e sacrifica se stesso per la vita del mondo pone in crisi la sapienza degli uomini

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano
Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo
Giovedì, 7 giugno 2007


Cari fratelli e sorelle!

Poco fa abbiamo cantato nella Sequenza: “Dogma datur christianis, / quod in carnem transit panis, / et vinum in sanguinem – È certezza a noi cristiani: / si trasforma il pane in carne, / si fa sangue il vino”.

Quest’oggi riaffermiamo con trasporto la nostra fede nell’Eucaristia, il Mistero che costituisce il cuore della Chiesa. Nella recente Esortazione post-sinodale Sacramentum caritatis ho ricordato che il Mistero eucaristico “è il dono che Gesù Cristo fa di se stesso, rivelandoci l’amore infinito di Dio per ogni uomo” (n. 1). Pertanto quella del Corpus Domini è una festa singolare e costituisce un importante appuntamento di fede e di lode per ogni comunità cristiana. È festa che ha avuto origine in un determinato contesto storico e culturale: è nata con lo scopo ben preciso di riaffermare apertamente la fede del Popolo di Dio in Gesù Cristo vivo e realmente presente nel santissimo Sacramento dell’Eucaristia. È festa istituita per adorare, lodare e ringraziare pubblicamente il Signore, che “nel Sacramento eucaristico continua ad amarci ‘fino alla fine’, fino al dono del suo corpo e del suo sangue” (Sacramentum caritatis, 1).

Portando l’Eucaristia nelle strade e nelle piazze, vogliamo immergere il Pane disceso dal cielo nella quotidianità della nostra vita; vogliamo che Gesù cammini dove camminiamo noi, viva dove viviamo noi. Il nostro mondo, le nostre esistenze devono diventare il suo tempio.

ANGELUS
Piazza San Pietro
Domenica, 18 giugno 2006


Cari fratelli e sorelle!

Oggi, in Italia e in altri Paesi, si celebra la solennità del Corpus Domini, che a Roma ha già avuto il suo momento forte nella processione cittadina di giovedì scorso. È la festa solenne e pubblica dell’Eucaristia, sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo: il mistero istituito nell’ultima Cena e ogni anno commemorato nel Giovedì Santo, in questo giorno viene manifestato a tutti, circondato dal fervore di fede e di devozione della Comunità ecclesiale.

L’Eucaristia costituisce in effetti il "tesoro" della Chiesa, la preziosa eredità che il suo Signore le ha lasciato. E la Chiesa la custodisce con la massima cura, celebrandola quotidianamente nella Santa Messa, adorandola nelle chiese e nelle cappelle, distribuendola ai malati e, come viatico, a quanti partono per l’ultimo viaggio.

Nell'Ultima cena ciò che Gesù dice, non sono semplicemente parole. Ciò che Egli dice, è avvenimento, l'avvenimento centrale della storia del mondo e della nostra vita personale

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano
Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo
Giovedì, 15 giugno 2006


Cari fratelli e sorelle,

nella vigilia della sua Passione, durante la Cena pasquale, il Signore prese il pane nelle sue mani – così abbiamo sentito poco fa nel Vangelo – e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: "Prendete, questo è il mio corpo". Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse: "Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti" (Mc 14, 22-24). Tutta la storia di Dio con gli uomini è riassunta in queste parole. Non è soltanto raccolto ed interpretato il passato, ma anticipato anche il futuro – la venuta del Regno di Dio nel mondo. Ciò che Gesù dice, non sono semplicemente parole. Ciò che Egli dice, è avvenimento, l'avvenimento centrale della storia del mondo e della nostra vita personale. Queste parole sono inesauribili.

Impariamo a vivere sempre in comunione con Cristo crocifisso e risorto, facendoci in questo guidare dalla sua e nostra celeste Madre.

ANGELUS

Spianata Marisabella
Domenica, 29 maggio 2005


Cari fratelli e sorelle,

con questa solenne celebrazione liturgica si conclude il XXIV Congresso Eucaristico della Chiesa che è in Italia. Ho desiderato essere presente anch’io a questa grande testimonianza di fede nella divina Eucaristia. Sono lieto di dirvi ora che mi ha molto colpito la vostra fervida partecipazione. Con profonda devozione vi siete tutti stretti attorno a Gesù Eucaristia, al termine di un’intensa settimana di preghiera, di riflessione e di adorazione. I nostri cuori sono colmi di gratitudine, verso Dio e verso quanti hanno lavorato per la realizzazione di un così straordinario evento ecclesiale, particolarmente significativo perché si svolge nel contesto dell’Anno dell’Eucaristia, che ha avuto nel Congresso un suo momento saliente. 

Prima della benedizione finale, recitiamo ora l’Angelus Domini, contemplando il mistero dell’Incarnazione, al quale il mistero dell’Eucaristia è intimamente connesso. Alla scuola di Maria, “donna eucaristica”, come amava invocarla il compianto Giovanni Paolo II, accogliamo in noi stessi, per opera dello Spirito Santo, la presenza viva di Gesù, per portarlo a tutti nell’amore servizievole. Impariamo a vivere sempre in comunione con Cristo crocifisso e risorto, facendoci in questo guidare dalla sua e nostra celeste Madre. Così, nutrita dalla Parola e dal Pane di vita, la nostra esistenza diventerà interamente eucaristica, e si farà perenne rendimento di grazie al Padre per Cristo nello Spirito Santo.

Abbiamo bisogno di un Dio vicino. Nell'Eucaristia Cristo è realmente presente tra noi. La sua non è una presenza statica. È una presenza dinamica, che ci afferra per farci suoi, per assimilarci a sé.

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Spianata Marisabella
Domenica, 29 maggio 2005



...Di fronte al mormorio di protesta, Gesù avrebbe potuto ripiegare su parole rassicuranti: "Amici, avrebbe potuto dire, non preoccupatevi! Ho parlato di carne, ma si tratta soltanto di un simbolo. Ciò che intendo è solo una profonda comunione di sentimenti". Ma no, Gesù non ha fatto ricorso a simili addolcimenti. Ha mantenuto ferma la propria affermazione, tutto il suo realismo, anche di fronte alla defezione di molti suoi discepoli...

Non si può "mangiare" il Risorto, presente nella figura del pane, come un semplice pezzo di pane. Mangiare questo pane è comunicare, è entrare nella comunione con la persona del Signore vivo.

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano
Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo
Giovedì, 26 maggio 2005


Nella festa del Corpus Domini, la Chiesa rivive il mistero del Giovedì Santo alla luce della Risurrezione. Anche il Giovedì Santo conosce una sua processione eucaristica, con cui la Chiesa ripete l’esodo di Gesù dal Cenacolo al monte degli Ulivi. In Israele, si celebrava la notte di Pasqua in casa, nell’intimità della famiglia; si faceva così memoria della prima Pasqua, in Egitto – della notte in cui il sangue dell’agnello pasquale, asperso sull’architrave e sugli stipiti delle case, proteggeva contro lo sterminatore. Gesù, in quella notte, esce e si consegna nelle mani del traditore, dello sterminatore e, proprio così, vince la notte, vince le tenebre del male. Solo così, il dono dell’Eucaristia, istituita nel Cenacolo, trova il suo compimento: Gesù dà realmente il suo corpo ed il suo sangue. Attraversando la soglia della morte, diventa Pane vivo, vera manna, nutrimento inesauribile per tutti i secoli. La carne diventa pane di vita.

Angelus e Omelie di Papa Benedetto XVI nella Solennità del Corpus Domini

Elenco degli Angelus e delle Omelie di Papa Benedetto XVI 
pronunciati per la Solennità del Corpus Domini:


(Omelia, 26 maggio 2005)

(Omelia, 29 maggio 2005)

(Angelus, 29 maggio 2005)

(Omelia, 15 giugno 2006)

(Angelus, 18 giugno 2006)

(Omelia, 7 giugno 2007)

(Angelus, 10 giugno 2007)

(Omelia, 22 maggio 2008)

(Angelus, 25 maggio 2008)

(Omelia, 11 giugno 2009)

(Angelus, 14 giugno 2009)

(Omelia, 3 giugno 2010)

(Omelia, 6 giugno 2010)


(Angelus, 6 giugno 2010)

(Omelia, 23 giugno 2011)

(Angelus, 26 giugno 2011)

(Omelia, 7 giugno 2012)

Angelus e Omelie di Papa Benedetto XVI nella Solennità della Santissima Trinità

Elenco degli Angelus e delle Omelie di Papa Benedetto XVI 
pronunciati nella Solennità della Santissima Trinità:


(Angelus, 22 maggio 2005)

(Angelus, 11 giugno 2006)

(Omelia, 3 giugno 2007)

(Omelia, 17 maggio 2008)

(Omelia, 18 maggio 2008)

L’amore è ciò che fa della persona umana l’autentica immagine della Trinità, immagine di Dio.

CELEBRAZIONE EUCARISTICA
OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Parco di Bresso
Domenica, 3 giugno 2012
Solennità della Santissima Trinità


Venerati Fratelli,
Illustri Autorità,
Cari fratelli e sorelle!


E’ un grande momento di gioia e di comunione quello che viviamo questa mattina, celebrando il Sacrificio eucaristico. Una grande assemblea, riunita con il Successore di Pietro, formata da fedeli provenienti da molte nazioni. Essa offre un’immagine espressiva della Chiesa, una e universale, fondata da Cristo e frutto di quella missione, che, come abbiamo ascoltato nel Vangelo, Gesù ha affidato ai suoi Apostoli: andare e fare discepoli tutti i popoli, «battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,18-19). […] E il mio abbraccio caloroso va oggi soprattutto a voi, care famiglie! Grazie della vostra partecipazione!

Nella seconda Lettura, l’apostolo Paolo ci ha ricordato che nel Battesimo abbiamo ricevuto lo Spirito Santo, il quale ci unisce a Cristo come fratelli e ci relaziona al Padre come figli, così che possiamo gridare: «Abbà! Padre!» (cfr Rm 8,15.17). In quel momento ci è stato donato un germe di vita nuova, divina, da far crescere fino al compimento definitivo nella gloria celeste; siamo diventati membri della Chiesa, la famiglia di Dio, «sacrarium Trinitatis» – la definisce sant’Ambrogio –, «popolo che – come insegna il Concilio Vaticano II – deriva la sua unità dall’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Cost. Lumen gentium, 4).

«Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà» (Es 34,8): questo è il Volto di Dio.

CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA
OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Stadio di Serravalle - Repubblica di San Marino
Solennità della Santissima Trinità
Domenica, 19 giugno 2011


Cari fratelli e sorelle!

E’ grande la mia gioia nel poter spezzare con voi il pane della Parola di Dio e dell’Eucaristia e potervi indirizzare, cari Sammarinesi, il mio più cordiale saluto. […]

Celebriamo oggi la festa della Santissima Trinità: Dio Padre e Figlio e Spirito Santo, festa di Dio, del centro della nostra fede. Quando si pensa alla Trinità, per lo più viene in mente l’aspetto del mistero: sono Tre e sono Uno, un solo Dio in tre Persone. In realtà Dio non può essere altro che un mistero per noi nella sua grandezza, e tuttavia Egli si è rivelato: possiamo conoscerlo nel suo Figlio, e così anche conoscere il Padre e lo Spirito Santo. La liturgia di oggi, invece, attira la nostra attenzione non tanto sul mistero, ma sulla realtà di amore che è contenuta in questo primo e supremo mistero della nostra fede.

La domenica della Santissima Trinità, in un certo senso, ricapitola la rivelazione di Dio avvenuta nei misteri pasquali: morte e risurrezione di Cristo, sua ascensione alla destra del Padre ed effusione dello Spirito Santo

ANGELUS

Solennità della Santissima Trinità
Piazza San Pietro
Domenica, 30 maggio 2010


Cari fratelli e sorelle!

Dopo il tempo pasquale, concluso domenica scorsa con la Pentecoste, la Liturgia è ritornata al “tempo ordinario”. Ciò non vuol dire però che l’impegno dei cristiani debba diminuire, anzi, entrati nella vita divina mediante i Sacramenti, siamo chiamati quotidianamente ad essere aperti all’azione della Grazia, per progredire nell’amore verso Dio e il prossimo. L’odierna domenica della Santissima Trinità, in un certo senso, ricapitola la rivelazione di Dio avvenuta nei misteri pasquali: morte e risurrezione di Cristo, sua ascensione alla destra del Padre ed effusione dello Spirito Santo. La mente e il linguaggio umani sono inadeguati a spiegare la relazione esistente tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e tuttavia i Padri della Chiesa hanno cercato di illustrare il mistero di Dio Uno e Trino vivendolo nella propria esistenza con profonda fede.

La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati.


ANGELUS

Solennità della Santissima Trinità
Piazza San Pietro
Domenica, 7 giugno 2009


Cari fratelli e sorelle!

Dopo il tempo pasquale, culminato nella festa di Pentecoste, la liturgia prevede queste tre solennità del Signore: oggi, la Santissima Trinità; giovedì prossimo, quella del Corpus Domini, che, in molti Paesi tra cui l’Italia, verrà celebrata domenica prossima; e infine, il venerdì successivo, la festa del Sacro Cuore di Gesù. Ciascuna di queste ricorrenze liturgiche evidenzia una prospettiva dalla quale si abbraccia l’intero mistero della fede cristiana: e cioè rispettivamente la realtà di Dio Uno e Trino, il Sacramento dell’Eucaristia e il centro divino-umano della Persona di Cristo. Sono in verità aspetti dell’unico mistero della salvezza, che in un certo senso riassumono tutto l’itinerario della rivelazione di Gesù, dall’incarnazione alla morte e risurrezione fino all’ascensione e al dono dello Spirito Santo.

Il Dio della Bibbia non è una sorta di monade chiusa in se stessa e soddisfatta della propria autosufficienza, ma è vita che vuole comunicarsi, è apertura, relazione

CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA IN PIAZZA DELLA VITTORIA A GENOVA

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
Solennità della Santissima Trinità
Domenica, 18 maggio 2008


Cari fratelli e sorelle,

al termine di un’intensa giornata trascorsa in questa vostra Città, ci ritroviamo uniti attorno all’altare per celebrare l’Eucaristia, nella solennità della Santissima Trinità. […]

Abbiamo ascoltato, nella prima Lettura (Es 34,4b-6.8-9), un testo biblico che ci presenta la rivelazione del nome di Dio. E’ Dio stesso, l’Eterno e l’Invisibile, che lo proclama, passando davanti a Mosè nella nube, sul monte Sinai. E il suo nome è: “Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà”. San Giovanni, nel nuovo Testamento, riassume questa espressione in una sola parola: “Amore” (cfr 1 Gv 4,8.16).

In questo donarsi di Dio nella Persona del Figlio è all’opera l’intera Trinità: il Padre che mette a nostra disposizione quanto ha di più caro; il Figlio che, consenziente col Padre, si spoglia della sua gloria per donarsi a noi; lo Spirito che esce dal pacifico abbraccio divino per irrigare i deserti dell’umanità

CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA IN PIAZZA DEL POPOLO A SAVONA
OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
Solennità della Santissima Trinità
Sabato, 17 maggio 2008


Cari fratelli e sorelle!

È una grande gioia per me trovarmi in mezzo a voi e celebrare per voi l’Eucaristia, nella festa solenne della Santissima Trinità. […]

In questa solennità la liturgia ci invita a lodare Dio non semplicemente per una meraviglia da Lui compiuta, ma per come Lui è; per la bellezza e la bontà del suo essere, da cui discende il suo agire. Siamo invitati a contemplare, per così dire, il Cuore di Dio, la sua realtà più profonda, che è quella di essere Unità nella Trinità, somma e profonda Comunione di amore e di vita. Tutta la Sacra Scrittura ci parla di Lui. Anzi, è Lui stesso che ci parla di Sé nelle Scritture e si rivela, come Creatore dell’universo e Signore della storia. Oggi abbiamo ascoltato un brano del Libro dell’Esodo in cui addirittura – cosa del tutto eccezionale – Dio proclama il proprio nome! Lo fa alla presenza di Mosè, con il quale parlava faccia a faccia, come con un amico. E qual è questo nome di Dio? Ogni volta è commovente ascoltarlo: "Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà" (Es 34,6). Sono parole umane, ma suggerite e quasi pronunciate dallo Spirito Santo. Esse ci dicono la verità su Dio: erano vere ieri, sono vere oggi e saranno vere sempre; ci fanno vedere con gli occhi della mente il volto dell’Invisibile, ci dicono il nome dell’Ineffabile. Questo nome è Misericordia, Grazia, Fedeltà.

Volgiamo per così dire lo sguardo verso “i cieli aperti” per entrare con gli occhi della fede nelle profondità del mistero di Dio, Uno nella sostanza e Trino nelle persone: Padre e Figlio e Spirito Santo.


OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Piazza San Pietro
Solennità della Santissima Trinità
Domenica, 3 giugno 2007


Cari fratelli e sorelle,

celebriamo oggi la solennità della Santissima Trinità. Dopo il tempo pasquale, dopo aver rivissuto l’avvenimento della Pentecoste, che rinnova il battesimo della Chiesa nello Spirito Santo, volgiamo per così dire lo sguardo verso “i cieli aperti” per entrare con gli occhi della fede nelle profondità del mistero di Dio, Uno nella sostanza e Trino nelle persone: Padre e Figlio e Spirito Santo. […]

Grazie allo Spirito Santo i credenti possono conoscere l'intimità di Dio stesso, scoprendo che Egli non è solitudine infinita, ma comunione di luce e di amore, vita donata e ricevuta in un eterno dialogo tra il Padre e il Figlio nello Spirito Santo


ANGELUS
Piazza San Pietro
Solennità della Santissima Trinità
Domenica, 11 giugno 2006


Cari fratelli e sorelle!

In questa domenica che segue la Pentecoste celebriamo la solennità della Santissima Trinità. Grazie allo Spirito Santo, che aiuta a comprendere le parole di Gesù e guida alla verità tutta intera (cfr Gv14, 26; 16, 13), i credenti possono conoscere, per così dire, l'intimità di Dio stesso, scoprendo che Egli non è solitudine infinita, ma comunione di luce e di amore, vita donata e ricevuta in un eterno dialogo tra il Padre e il Figlio nello Spirito Santo - Amante, Amato e Amore, per riecheggiare sant'Agostino.

Dio non è solitudine, ma perfetta comunione. Per questo la persona umana, immagine di Dio, si realizza nell’amore, che è dono sincero di sé.


ANGELUS
Piazza San Pietro
Solennità della Santissima Trinità
Domenica, 22 maggio 2005


Cari fratelli e sorelle!

Oggi la liturgia celebra la solennità della Santissima Trinità, quasi a sottolineare che nella luce del mistero pasquale si rivela appieno il centro del cosmo e della storia: Dio stesso, Amore eterno e infinito. La parola che riassume tutta la rivelazione è questa: "Dio è amore" (1 Gv 4,8.16); e l’amore è sempre un mistero, una realtà che supera la ragione senza contraddirla, anzi, esaltandone le potenzialità. Gesù ci ha rivelato il mistero di Dio: Lui, il Figlio, ci ha fatto conoscere il Padre che è nei Cieli, e ci ha donato lo Spirito Santo, l’Amore del Padre e del Figlio. La teologia cristiana sintetizza la verità su Dio con questa espressione: un'unica sostanza in tre persone. Dio non è solitudine, ma perfetta comunione. Per questo la persona umana, immagine di Dio, si realizza nell’amore, che è dono sincero di sé.

Separarsi dalle grandi forze morali e religiose della propria storia è il suicidio di una civiltà e di una nazione


tratto da Joseph Ratzinger, Cielo e terra. Riflessioni su politica e fede, Piemme, Casale Monferrato 1997, pp. 17-18.


3. Il rispetto di un patrimonio fondamentale di umanità

Torniamo alla domanda di come si possa dare forza al diritto ed al bene nelle nostre società, contro l’ingenuità ed il cinismo, senza dover imporre questa forza dall’esterno o definirla in modo del tutto arbitrario.

Il rigido positivismo espresso nell’assolutizzazione del principio di maggioranza, ad un certo punto, si trasforma inevitabilmente in nichilismo

tratto da Joseph Ratzinger, Cielo e terra. Riflessioni su politica e fede, Piemme, Casale Monferrato 1997, pp. 12-16


2. Libertà individuale e valori collettivi

Ecco la domanda che Sacharov ci pone oggi: come può il mondo libero adempiere alla propria responsabilità morale?

La libertà conserva la pro[12]pria dignità solo se rimane riferita al proprio fondamento morale ed al proprio compito morale; se il suo unico contenuto fosse il soddisfacimento dei bisogni, non sarebbe libertà umana, ma rimarrebbe nella sfera animale. La libertà individuale priva di contenuto annulla se stessa, perché il singolo può rimanere libero solo all’interno di un ordine delle libertà: è necessario un contenuto comune, che potremmo definire la garanzia dei diritti umani.

In altre parole: il concetto di libertà chiede per sua natura di essere integrato da altri due concetti: il diritto ed il bene. Potremmo dire che la libertà include la facoltà della coscienza di riconoscere i valori fondamentali dell’umanità, quelli che riguardano tutti.

Negare la coscienza significa negare l'uomo

tratto da Joseph Ratzinger, Cielo e terra. Riflessioni su politica e fede, Piemme, Casale Monferrato 1997, pp. 10-12


1. Il richiamo pubblico della coscienza

Non so quando e come Sacharov abbia compreso questi rapporti in tutta la loro serietà; un indizio ci è dato da una breve nota su un fatto accaduto nel 1955. Nel novembre di quell’anno furono compiuti esperimenti molto importanti con armi termonucleari, durante i quali accaddero due tragedie: la morte di un giovane soldato e di una bambina di due anni.
La sera dopo, durante un piccolo banchetto, Sacharov brindò esprimendo la speranza che le armi russe non esplodessero mai su delle città. L’alto ufficiale che dirigeva gli esperimenti rispose che il compito degli scienziati era di migliorare le armi; come sarebbero state utilizzate non li riguardava. Il loro intelletto non era qualificato per occuparsene.

La libertà, il diritto e il bene. I principi morali nelle società democratiche

tratto da Joseph Ratzinger, Cielo e terra. Riflessioni su politica e fede, Piemme, Casale Monferrato 1997, p. 9.

La libertà, il diritto e il bene. I principi morali nelle società democratiche*

È per me un grande onore poter appartenere all’Institut de France, come successore della grande figura di Andrej Dimitrievic Sacharov. Vi ringrazio con tutto il cuore. Sacharov era uno dei più importanti rappresentanti della sua disciplina scientifica, la fisica, ma era qualcosa di più di un grande scienziato: era un grande uomo.

Le nefandezze umane non sono mai mancate nella Chiesa cattolica. Se continua a reggere, nonostante i mille scricchiolii, se continua a esistere, se continua a produrre grandi figure di martiri e di credenti, davvero che c’è Qualcun altro che la tiene in piedi.


tratto da Joseph Ratzinger, Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio. In colloquio con Peter Seewald, San Paolo, Cinisello Balsamo 2001, pp. 54-62

Non posso trasformare Cristo in una proprietà privata e pretendere di averlo soltanto per me. Cristo implica anche la scomodità della sua famiglia. Il tramite per cui ci è giunto il dono della fede è questo tessuto di relazioni collettive che è la comunità, non possiamo attingervi in altro modo. Chi ha conosciuto Cristo non può distinguerlo dalla Chiesa, deve vivere Cristo dentro la Chiesa.




Sui miracoli: è importante rendersi conto che Dio non si è ritratto dal mondo dopo averlo creato. No, Dio può agire. Continua ad essere il Creatore e a conservare la capacità di intervenire.


tratto da Joseph Ratzinger, Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio. In colloquio con Peter Seewald, San Paolo, Cinisello Balsamo 2001, pp. 51-54

I miracolo sono veri?

D. Per la fede i miracoli sono possibili in ogni momento e già agli Apostoli, quando erano ancora in vita, era stato offerto del denaro perché rivelassero il segreto della loro capacità di operare miracoli.
Ci sono molte stimolanti testimonianze di fatti inspiegabili che da un lato muovono all’ironia, dall’altro però alla devozione. Nella basilica di Padova, ad esempio, è esposta in una teca la lingua di sant'Antonio, che si dice sia stato un grande predicatore. A Nevers sono conservate le spoglie di Bernadette, a Lisieux quelle di santa Teresa, ed entrambe sono perfettamente intatte. E non sono state trattate chimicamente, a differenza di quanto fecero i comunisti quando vollero santificare Lenin. Com'è possibile? Se adesso potessimo interrogare Dio, cosa ci direbbe a proposito dei miracoli?

R. Non ho la presunzione di azzardare quanto Dio direbbe. Ma la questione del miracolo è nei fatti ed è proprio della fede cristiana presupporre che Dio abbia potere sul mondo e che sia effettivamente in grado di agire.

Galleria di immagini di Joseph Ratzinger

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Dio ha in mano la storia, ha in mano me, ma mi lascia la libertà di concedermi completamente al suo amore o di respingerlo

tratto da Joseph Ratzinger, Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio. In colloquio con Peter Seewald, San Paolo, Cinisello Balsamo 2001, pp. 49-51

È già stato tutto scritto?

D. In arabo esiste un 'espressione che tenta di esprimere uno dei grandi misteri di questo mondo: «Maktub». La traduzione suona all’incirca cosi: «Sta scritto». Forse davvero è già stato tutto scritto, la storia del mondo, la storia della mia nascita e della mia morte. Una volta ho sentito in una Messa queste parole: «Beati coloro che sono iscritti nel Signore», cioè nel grande libro della vita. Dio traccia in anticipo il cammino che ogni uomo deve percorrere cosi che ognuno deve solo riconoscere e accettare ciò che gli è stato destinato?
R. Credo, per quanto non sia uno specialista della fede islamica, che su questo punto ci sia un contrasto reale o almeno una differenza tra l’Islam e la fede cristiana. L’Islam parte da una rigida concezione della predestinazione; ciò che avviene è predeterminato e io vivo in una rete che limita fortemente i miei movimenti. La fede cristiana, al contrario, mette in conto il fattore libertà. Questo significa che Dio da un lato abbraccia tutto. Sa tutto. Guida il corso della storia. E tuttavia ha predisposto le cose in modo tale che la libertà vi trovi il suo posto. In modo tale che io possa per così dire prendere le distanze dal progetto che Dio ha per me. [49]

La fede è una indicazione di vita, non un mezzo per vivere più comodamente sbarazzandosi di una parte della propria esistenza


tratto da Joseph Ratzinger, Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio. In colloquio con Peter Seewald, San Paolo, Cinisello Balsamo 2001, pp. 47-49

Il mistero

D. Il mondo dei cristiani è un mondo in cui ciò che non si vede è tanto naturale quanto ciò che si vede. I cristiani sono circondati da angeli e angeli custodi. Possono ottenere il soccorso dello Spirito Santo. Possono, se vogliono, invocare consolazione e soccorso dalla Vergine Maria. Il grande studioso cattolico Romano Guardini afferma che si può rendere visibile persino ciò che è spirituale e nascosto. Il metodo consisterebbe nel raccogliere realtà sacre ed esercizi spirituali e poi concentrare tutti i propri pensieri, tutto il proprio animo su questi segni. Si può allora immediatamente avvertire come si crei un [47] ordine sacro dentro di sé. È qualcosa che i non cattolici avvertono come estraneo, quando non lo giudicano addirittura ingenuo.

R. Non lo si deve però intendere in senso superficiale e in ultima analisi superstizioso. Tale per cui ci si vede in un universo animato da forze che ci soccorrono e ci liberano da una parte del nostro fardello esistenziale. È vero che percepiamo nella fede una realtà secondo cui non esistono solamente cose tangibili. In effetti i grandi Santi continuano a vivere. Questa grande famiglia è presente e percepirla significa sentirsi amati e circondati da premure amorose.

Le società possono trascinare l’uomo verso il basso o aiutarlo a innalzarsi

tratto da Joseph Ratzinger, Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio. In colloquio con Peter Seewald, San Paolo, Cinisello Balsamo 2001, pp. 43-47

Una contraddizione

D. Da un lato ci sono i comandamenti di Dio, dall’altro la natura umana. Entrambi hanno origine dalla creazione. E tuttavia è a tutti evidente la difficoltà di conciliare i due elementi. Anche pensare e compiere il male fa parte evidentemente della natura umana. In ogni caso questo paradosso ci fa sentire schiacciati sotto il peso di un dover essere troppo oneroso.
R. La fede cristiana parte dal presupposto che si è verificata una distorsione nella creazione. L'esistenza umana non è più quale è uscita dalle mani del Creatore. È gravata da un altro fattore, la coesistenza, accanto all'innata tensione verso Dio, della tendenza ad allontanarsi da Dio. L’uomo è così lacerato tra la tensione originaria, impressagli all’atto della creazione, e l’eredità storica.