Il presente blog propone estratti dai libri e dagli scritti di Joseph Ratzinger.

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Un'immagine di Dio

tratto da Joseph RatzingerDio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio. In colloquio con Peter Seewald, San Paolo, Cinisello Balsamo 2001,  Prologo - Fede, speranza, carità, Un'immagine di Dio, pp. 19-22.



Un’immagine di Dio

D. Il mio figlioletto mi chiede talvolta: Dimmi, papà, che aspetto ha Dio?
R. Gli risponderei che possiamo immaginarci Dio negli stessi termini in cui l’abbiamo conosciuto attraverso Gesù Cristo. Cristo ha detto una volta: «Chi vede me vede il Padre».
E se si considera l’intera storia di Gesù – dalla nascita alla predicazione pubblica, alle sue grandi e commoventi parole fino all’ultima cena, alla morte in croce, alla risurrezione e all’invio in missione degli Apostoli – allora si riesce a scorgere qualcosa del volto di Dio. Questo volto è da un lato serio e grandioso. Va oltre la nostra capacità d’immaginazione. Ma, in ultima analisi, in sostanza i suoi tratti caratteristici sono la bontà, la capacità di accettarci, la benevolenza.


D. Ma questo non significa anche che non dovremmo farci alcuna immagine di Dio?
R. Questo comandamento si e modificato nella misura in cui Dio stesso ci ha fornito un immagine di sé. Dice di Cristo la lettera agli Efesini: È l’immagine di Dio. E in lui si realizza ciò che viene detto dell’uomo nella creazione.
Cristo è l’immagine originaria dell’uomo. Certo in questo modo non possiamo rappresentare Dio stesso nella sua eterna infinità, ma possiamo vedere l’immagine in cui lui ha rappresentato se stesso. Da quel momento non siamo noi a farci un'immagine di Dio, ma è Dio stesso che ci ha mostrato la sua immagine. Da questa immagine ci guarda e ci rivolge la parola.
L’immagine di Cristo naturalmente non è semplicemente la foto di Dio. In questa immagine del Crocifisso si scorge piuttosto l’intera biografia di Gesù, e innanzitutto la sua biografia [19] interiore. Si viene così introdotti a una facoltà del vedere in cui i sensi si aprono e oltrepassano se stessi.

D. Come si potrebbe caratterizzare Gesù con poche frasi?
R. Le nostre parole sono sempre inadeguate. È d’importanza fondamentale il fatto che Gesù è il Figlio di Dio, è generato da Dio e contemporaneamente è vero uomo. Egli è colui nel quale non solo si offre a noi una genialità o una eroicità umana, ma nel quale si manifesta Dio. Si può dire che nel corpo straziato di Gesù sulla croce vediamo Dio, cioè colui che ci ha fatto dono di sé fino a questo punto.

D. Gesù era cattolico?
R. Non lo si può dire sicuramente così, perché Gesù è ben al di sopra di noi. Oggi è in voga la formula contraria, secondo cui Gesù non era un cristiano ma un ebreo. Questo è vero solo entro certi limiti. Era ebreo per appartenenza etnica ed era ebreo perché ha accettato e vissuto la Legge ed era persino, nonostante tutte le sue critiche, un ebreo devoto che ha rispettato l’ordine del Tempio. E ciò nonostante ha infranto e superato l’Antico Testamento - con la pienezza dei poteri che gli deriva dall’essere Figlio di Dio.

Gesù ha compreso se stesso nei termini di un nuovo, più grande Mosè, che non ha più soltanto interpretato ma anche rinnovato. Da questo punto di vista, è andato oltre l'esistente e ha così creato qualcosa di nuovo, ha cioè espanso l’Antico Testamento nell’universalità di un popolo che abbraccia tutta la terra e che è destinato a crescere sempre più. È dunque colui dal quale cresce la fede, da cui la Chiesa cattolica sa di essere voluta, ma appunto per questo non è semplicemente uno di noi.

D. Come e quando ha appreso cosa Dio vuole da Lei?
R. Penso che lo si debba sempre imparare da capo. Dio vuole che si vada sempre oltre. Se comunque allude alla decisione sul cammino professionale ed esistenziale che dovevo e vole[20]vo intraprendere, si è trattato di un intenso processo di maturazione che è stato parzialmente anche complicato negli anni in cui ho studiato. Questo percorso mi ha condotto a incontrare la Chiesa, grazie alla guida di sacerdoti, a compagni di cammino e alle Sacre Scritture. E stato un groviglio di relazioni che si è poi gradualmente dipanato.

D. Una volta ha comunque accennato al fatto che sulla Sua decisione a favore del sacerdozio ha influito un «incontro reale» con Dio. Come possiamo allora immaginarci questo incontro tra Dio e il cardinale Ratzinger?
R. In ogni caso non come ci si immagina un appuntamento tra due esseri umani. Forse lo si può descrivere come qualcosa che ti investe dall’esterno e che ti si imprime nell’anima. Si intuisce che ora le cose saranno semplici, che questa è la strada giusta. Non è stato un incontro nel senso di un’illun1inazione mistica. Questo non è il genere di esperienze di cui io mi possa vantare. Ma posso dire che questo conflitto interiore mi ha condotto ad acquisire una consapevolezza chiara e stimolante della volontà di Dio fino a poterla contemplare intimamente.

D. «Dio ti ha amato per primo!», dice la dottrina di Cristo. E ti ama a prescindere da origine e significato. Che cosa significa?
R. Bisognerebbe prendere questa frase tanto più letteralmente possibile, e anch'io tento di farlo. Perché è davvero la grande forza della nostra vita e la consolazione di cui abbiamo bisogno. E non è così raro dovervi ricorrere. Mi ha amato per primo, prima che io stesso fossi in grado di amare. Soltanto perché lui mi conosceva e mi amava di già sono stato creato. Quindi non sono stato catapultato nel mondo dal caso, come dice Heidegger, e non devo ora verificare come posso nuotare in questo oceano, ma sono stato preceduto da una conoscenza, da un'idea, da un amore di cui si intesse il fondamento della mia esistenza. 

Ciò che conta per ogni uomo, ciò che solo conferisce im[21]portanza alla sua vita è il sapere di essere amato. Proprio coloro che si trovano in situazioni difficili resistono se sanno che qualcuno li aspetta, se sanno che qualcuno li vuole e ha bisogno di loro. Dio esiste fin dal principio e mi ama. E questo è il fondamento fidato su cui poggia la mia vita e a partire dal quale posso progettare la mia esistenza.

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