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In questo donarsi di Dio nella Persona del Figlio è all’opera l’intera Trinità: il Padre che mette a nostra disposizione quanto ha di più caro; il Figlio che, consenziente col Padre, si spoglia della sua gloria per donarsi a noi; lo Spirito che esce dal pacifico abbraccio divino per irrigare i deserti dell’umanità

CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA IN PIAZZA DEL POPOLO A SAVONA
OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
Solennità della Santissima Trinità
Sabato, 17 maggio 2008


Cari fratelli e sorelle!

È una grande gioia per me trovarmi in mezzo a voi e celebrare per voi l’Eucaristia, nella festa solenne della Santissima Trinità. […]

In questa solennità la liturgia ci invita a lodare Dio non semplicemente per una meraviglia da Lui compiuta, ma per come Lui è; per la bellezza e la bontà del suo essere, da cui discende il suo agire. Siamo invitati a contemplare, per così dire, il Cuore di Dio, la sua realtà più profonda, che è quella di essere Unità nella Trinità, somma e profonda Comunione di amore e di vita. Tutta la Sacra Scrittura ci parla di Lui. Anzi, è Lui stesso che ci parla di Sé nelle Scritture e si rivela, come Creatore dell’universo e Signore della storia. Oggi abbiamo ascoltato un brano del Libro dell’Esodo in cui addirittura – cosa del tutto eccezionale – Dio proclama il proprio nome! Lo fa alla presenza di Mosè, con il quale parlava faccia a faccia, come con un amico. E qual è questo nome di Dio? Ogni volta è commovente ascoltarlo: "Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà" (Es 34,6). Sono parole umane, ma suggerite e quasi pronunciate dallo Spirito Santo. Esse ci dicono la verità su Dio: erano vere ieri, sono vere oggi e saranno vere sempre; ci fanno vedere con gli occhi della mente il volto dell’Invisibile, ci dicono il nome dell’Ineffabile. Questo nome è Misericordia, Grazia, Fedeltà.

Cari amici, trovandomi qui a Savona, come posso non gioire insieme con voi per il fatto che questo nome è proprio quello con cui si è presentata la Vergine Maria, apparendo il 18 marzo 1536 a un contadino, figlio di questa terra? "Madonna di Misericordia" è il titolo con cui è venerata – e di Lei abbiamo da qualche anno una grande immagine anche nei Giardini Vaticani. Ma Maria non parlava di sé, non parla mai di sé, ma sempre di Dio, e lo ha fatto con questo nome così antico e sempre nuovo: misericordia, che è sinonimo di amore, di grazia. E’ qui tutta l’essenza del cristianesimo, perché è l’essenza di Dio stesso. Dio è Uno in quanto è tutto e solo Amore, ma proprio essendo Amore è apertura, accoglienza, dialogo; e nella sua relazione con noi, uomini peccatori, è misericordia, compassione, grazia, perdono. Dio ha creato tutto per l’esistenza e la sua volontà è sempre e soltanto vita.

Per chi si trova nel pericolo, è salvezza. Lo abbiamo ascoltato poco fa nel Vangelo di Giovanni: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Gv 3,16): in questo donarsi di Dio nella Persona del Figlio è all’opera l’intera Trinità: il Padre che mette a nostra disposizione quanto ha di più caro; il Figlio che, consenziente col Padre, si spoglia della sua gloria per donarsi a noi; lo Spirito che esce dal pacifico abbraccio divino per irrigare i deserti dell’umanità. Per quest’opera della sua misericordia Dio, disponendosi a prendere la nostra carne, ha voluto aver bisogno di un "sì" umano, del "sì" di una donna che diventasse la Madre del suo Verbo incarnato, Gesù, il Volto umano della divina Misericordia. Maria è diventata così e rimane per sempre la "Madre della Misericordia", come si è fatta conoscere anche qui, a Savona.

Nel corso della storia della Chiesa, la Vergine Maria non ha fatto che invitare i suoi figli a ritornare a Dio, ad affidarsi a Lui nella preghiera, a bussare con fiduciosa insistenza alla porta del suo Cuore misericordioso. In verità, altro Egli non desidera che riversare sul mondo la sovrabbondanza della sua Grazia. "Misericordia e non giustizia" ha implorato Maria, sapendo che avrebbe certamente trovato ascolto presso il Figlio suo Gesù, ma altrettanto consapevole della necessità della conversione del cuore dei peccatori. Per questo ha invitato alla preghiera ed alla penitenza. Pertanto, la mia visita a Savona, nel giorno della Santissima Trinità, è anzitutto un pellegrinaggio, mediante Maria, alle sorgenti della fede, della speranza e dell’amore. Un pellegrinaggio che è anche memoria e omaggio al mio venerato predecessore Pio VII, la cui drammatica vicenda è indissolubilmente legata a questa città e al suo Santuario mariano.

A distanza di due secoli, vengo a rinnovare l’espressione della riconoscenza della Santa Sede e di tutta la Chiesa per la fede, l’amore ed il coraggio con cui i vostri concittadini sostennero il Papa nella sua residenza coatta, impostagli da Napoleone Bonaparte, in questa Città. Si conservano numerose testimonianze delle manifestazioni di solidarietà rese al Pontefice dai Savonesi, a volte anche con rischio personale. Sono vicende di cui i Savonesi oggi possono fare memoria con fierezza. Come giustamente ha osservato il vostro Vescovo, quella pagina oscura della storia dell’Europa è diventata, per la forza dello Spirito Santo, ricca di grazie e di insegnamenti, anche per i nostri giorni. Essa ci insegna il coraggio nell’affrontare le sfide del mondo: materialismo, relativismo, laicismo, senza mai cedere a compromessi, disposti a pagare di persona pur di rimanere fedeli al Signore e alla sua Chiesa. L’esempio di serena fermezza dato dal Papa Pio VII ci invita a conservare inalterata nelle prove la fiducia in Dio, consapevoli che Egli, se pur permette per la sua Chiesa momenti difficili, non la abbandona mai. La vicenda vissuta dal grande Pontefice nella vostra terra ci invita a confidare sempre nell’intercessione e nella materna assistenza di Maria Santissima.

L’apparizione della Vergine, in un momento tragico della storia di Savona e l’esperienza tremenda che qui affrontò il Successore di Pietro concorrono a trasmettere alle generazioni cristiane di questo nostro tempo un messaggio di speranza, ci incoraggiano ad avere fiducia negli strumenti della Grazia che il Signore mette a nostra disposizione in ogni situazione. E tra questi mezzi di salvezza, vorrei ricordare anzitutto la preghiera: la preghiera personale, familiare e comunitaria. Nell’odierna festa della Trinità mi piace sottolineare la dimensione della lode, della contemplazione, dell’adorazione. Penso alle giovani famiglie e vorrei invitarle a non aver timore di sperimentare, fin dai primi anni di matrimonio, uno stile semplice di preghiera domestica, favorito dalla presenza dei bambini piccoli, molto portati a rivolgersi spontaneamente al Signore e alla Madonna. Esorto le parrocchie e le associazioni a dare tempo e spazio alla preghiera, perché le attività sono pastoralmente sterili se non vengono precedute, accompagnate e sostenute costantemente dalla preghiera.

E che dire della Celebrazione eucaristica, specialmente della Messa domenicale? Il Giorno del Signore è giustamente al centro dell’attenzione pastorale dei Vescovi italiani: la Domenica va riscoperta nella sua radice cristiana, a partire dalla celebrazione del Signore Risorto, incontrato nella Parola di Dio e riconosciuto allo spezzare del Pane eucaristico. E poi anche il Sacramento della Riconciliazione chiede di essere rivalutato come mezzo fondamentale per la crescita spirituale e per poter affrontare con forza e coraggio le sfide attuali.

Insieme con la preghiera e i Sacramenti, altri inseparabili strumenti di crescita sono le opere di carità da esercitare con viva fede. Su questo aspetto della vita cristiana ho voluto soffermarmi anche nell’Enciclica Deus caritas est. Nel mondo moderno, che spesso fa della bellezza e dell’efficienza fisica un ideale da perseguire in ogni modo, come cristiani siamo chiamati a trovare il volto di Gesù Cristo, "il più bello tra i figli dell’uomo" (Sal44,3), proprio nelle persone sofferenti ed escluse. Sono numerose, purtroppo, oggi le emergenze morali e materiali che ci preoccupano. A questo proposito, colgo volentieri l’occasione per rivolgere un saluto ai detenuti e al personale dell’Istituto penitenziario "Sant’Agostino" di Savona, che vivono da tempo una situazione di particolare disagio. Un saluto altrettanto caloroso agli ammalati degenti nell’Ospedale, nelle Case di cura o nelle private abitazioni.

Una parola particolare desidero rivolgere a voi, cari sacerdoti, per esprimere apprezzamento per il vostro lavoro silenzioso e l’impegnativa fedeltà con cui lo svolgete. Cari fratelli in Cristo, credete sempre nell’efficacia del vostro quotidiano servizio sacerdotale! Esso è prezioso agli occhi di Dio e dei fedeli, e il suo valore non può essere quantificato in cifre e statistiche: i risultati li conosceremo solo in Paradiso! Molti di voi sono in età avanzata: questo mi fa pensare a quel passo stupendo del profeta Isaia, che dice: "Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi" (Is 40, 30-31). Insieme ai diaconi a servizio della diocesi, vivete la comunione con il Vescovo e tra di voi, esprimendola in un’attiva collaborazione, nel sostegno reciproco e in un condiviso coordinamento pastorale. Portate avanti la testimonianza coraggiosa e gioiosa del vostro servizio. Andate in cerca della gente, come faceva il Signore Gesù: nella visita alle famiglie, nel contatto con i malati, nel dialogo con i giovani, facendovi presenti in ogni ambiente di lavoro e di vita. A voi, cari religiosi e religiose, che ringrazio per la presenza, ribadisco che il mondo ha bisogno della vostra testimonianza e della vostra preghiera. Vivete la vostra vocazione nella fedeltà quotidiana e rendete la vostra vita un’offerta gradita a Dio: la Chiesa vi è grata e vi incoraggia a perseverare nel vostro servizio.

Uno speciale e caloroso saluto voglio riservarlo naturalmente a voi giovani! Cari amici, mettete la vostra giovinezza al servizio di Dio e dei fratelli. Seguire Cristo comporta sempre il coraggio di andare controcorrente. Ne vale però la pena: questa è la via della vera realizzazione personale e quindi della vera felicità. Con Cristo si sperimenta infatti che "c’è più gioia nel dare che nel ricevere" (At 20,35). Ecco perché vi incoraggio a prendere sul serio l’ideale della santità. Un noto scrittore francese ci ha lasciato in una sua opera una frase che vorrei oggi consegnare a voi: "Vi è una sola tristezza: quella di non essere dei santi" (Léon Bloy, La femme pauvre, II, 27). Cari giovani, osate impegnare la vostra vita in scelte coraggiose, non da soli, naturalmente, ma con il Signore! Date a questa Città lo slancio e l’entusiasmo che derivano dalla vostra viva esperienza di fede, un’esperienza che non mortifica le aspettative del vivere umano, ma le esalta nella partecipazione alla stessa esperienza di Cristo.


E questo vale anche per i cristiani di età non più verde. Il mio augurio per tutti è che la fede nel Dio Uno e Trino infonda in ogni persona e in ogni comunità il fervore dell’amore e della speranza, la gioia di amarsi tra fratelli e di mettersi umilmente al servizio degli altri. E’ questo il "lievito" che fa crescere l’umanità, la luce che brilla nel mondo. Maria Santissima, Madre di Misericordia, insieme con tutti i vostri Santi Patroni, vi aiuti a tradurre in vita vissuta l’esortazione dell’Apostolo, che abbiamo poco fa ascoltato. Con grande affetto la faccio mia: "State lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi" (2 Cor 13,11). Amen!


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