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Che significato ha il sabato nella creazione? Esiste una struttura sabbatica di tutta la creazione?

tratto da Joseph Ratzinger, In principio Dio creò il cielo e la terra. Riflessioni sulla creazione e il peccato, Lindau, Torino 2006, Parte II - Il senso dei racconti biblici della creazione, § La struttura sabbatica della creazione, pp. 50-52


La struttura sabbatica della creazione [nota 1]

Facciamo un altro passo ancora e domandiamoci: Come dobbiamo intere più precisamente questo fatto? Il racconto della creazione presenta il sabato come il giorno in cui l’uomo, libero di adorare, partecipa alla libertà, al riposo e così anche alla pace di Dio. Celebrare il sabato significa celebrare l’alleanza, significa tornare all’origine ed eliminare tutte le impurità che la nostra opera vi ha introdotto.
Significa contemporaneamente anticipare un mondo nuovo, in cui non ci saranno più schivi né padroni ma solo figli liberi di Dio, un mondo in cui l’uomo, l’animale e la terra parteciperanno insieme fraternamente alla pace e alla libertà di Dio.

Da questa riflessione si è sviluppata la legislazione sociale dell’Antico Testamento basata sul fondamento che il sabato opera l’uguaglianza di tutti. Ciò viene esteso al di là del sabato settimanale, nel senso che ogni sette anni subentra un anno sabbatico, in cui la terra e gli uomini possono riposare. Quindi ogni sette volte sette anni ricorre il grande anno giubilare, in cui vengono condonati tutti i debiti e si rescindono compere e vendite. [50] Ognuno si ritrova di nuovo all’inizio, il mondo si riceve nuovamente dalle mani di Dio.

L’importanza di questo ordinamento, purtroppo mai tradotto in pratica, risulta forse nel modo migliore da una breve osservazione del libro delle Cronache. Già nel corso della prima meditazione avevo ricordato quanto Israele avesse sofferto per l’esilio, un evento in cui Dio aveva come rinnegato sé stesso cancellando il proprio paese, il proprio tempo e il proprio culto. Dopo l’esilio la riflessione continuò.
Perché Dio ha potuto farci una cosa del genere? Perché questa punizione durissima, con cui Dio castiga quasi sé stesso? (Naturalmente nessuno poteva ancora presagire in quale misura egli si sarebbe accollata ogni punizione sulla croce e si sarebbe lasciato ferire dalla sua storia di amore con l’uomo). come è potuto accadere tutto questo?
La risposta del libro delle Cronache suona: i moltissimi peccati, contro cui erano insorti i profeti, non possono essere stati in ultima analisi un motivo sufficiente per una pena tanto smisurata. Il motivo deve risiedere in qualcosa di ancora più profondo, di ancora più radicale. Il libro delle Cronache risponde: «Finché il paese non abbia sconta[51]to i suoi sabati, esso riposerà durante tutto il tempo della desolazione fino al termine di settanta anni» (2Cr 36, 21).

Ciò significa: l’uomo ha ricusato il riposo di Dio, l’ozio davanti a lui, l’adorazione e la conseguente pace e libertà, ed è così caduto nella schiavitù del fare. Ha trascinato il mondo nella schiavitù del proprio attivismo e si è reso così schiavo. Perciò Dio è stato costretto a imporgli il sabato, ch’egli non voleva più. Con il rifiuto del ritmo della libertà e dell’ozio davanti a Dio l’uomo si è allontanato dalla propria somiglianza con lui e ha così calpestato il mondo. Per questo doveva essere staccato con la forza dall’ottuso attaccamento alla propria opera: per questo Dio doveva riportarlo al suo senso più autentico e liberarlo dal dominio dell’azione. «Operi Dei nihil praeponatur»: prima l’adorazione, la libertà e la pace di Dio. Solo così l’uomo può veramente vivere.




[nota 1] Osservazioni importanti al riguardo in K.-H. Schwarte, Die Vorgeschichte dei augustinischen Weltalterlehre, Bonn 1966, pp. 220-256. [60]

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