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In principio Dio creò il cielo e la terra. Riflessioni sulla creazione e il peccato - Premessa di Joseph Ratzinger

tratto da Joseph Ratzinger, In principio Dio creò il cielo e la terra. Riflessioni sulla creazione e il peccato, Lindau, Torino 2006, Premessa di Joseph Ratzinger, pp. 9-10

Premessa

La minaccia alla vita da parte dell’azione dell’uomo, di cui oggi tanto si parla, ha conferito nuova urgenza al tema della creazione. Nello stesso tempo, però, assistiamo paradossalmente alla scomparsa quasi totale dell’annuncio della creazione dalla catechesi, dalla predicazione e perfino dalla teologia [nota 1]. I racconti della creazione vengono taciuti; le loro affermazioni non sembrano più proponibili.


Di fronte a questa situazione, nella primavera del 1981 mi decisi a tenere quattro prediche quaresimali nella Cattedrale di Nostra Signora di Monaco e a tentare così una catechesi per adulti sulla creazione.
Allora non potei venire incontro al desiderio, avanzato da molti, di pubblicare le prediche in forma di libri perché non avevo il tempo di rielaborare le trascrizioni da registratore gentilmente effettuate da vari fedeli. [9]

Negli anni successivi, dal punto di osservazione della mia nuova carica, mi è tuttavia diventata ancora più evidente la situazione di abbandono di questo argomento nell’annuncio dei nostri giorni. Mi sono sentito perciò spinto a riprendere i vecchi manoscritti e a rielaborarli per la stampa, senza peraltro modificarne il loto carattere di prediche, con i limiti che tale genere comporta.
Spero che queste pagine stimoleranno altri a fare meglio in modo da restituire al messaggio di Dio creatore il posto che gli spetta nella nostra predicazione.

Roma, festa di Sant’Agostino 1985

Joseph Ratzinger
[10]


[nota 1] Mi limito a citare due esempi, che dimostrano come la dottrina della creazione venga accantonata e dimenticata da una corrente influente della teologia moderna. Un noto manuale (J. Feiner, L. Vischer, Neues Glaubensbuch. Der gemeinsame christliche Glaube, Basel-Zürich 1973) relega il tema della creazione in un capitolo intitolato «Storia e cosmo», inserito nella quarta parte del manuale, intitolata «Fede e mondo». Prima della quarta parte ci sono: «La questione di Dio» (prima parte), «Dio in Gesù Cristo» (seconda parte), «L’uomo nuovo» (terza parte). Se già questa collocazione non lascia sperare molto di positivo, il testo, di A. Dunas e O. H. [10] Pesch, è peggiore di ogni previsione. Il lettore viene a sapere che «concetti come “selezione” e “mutazione” sono intellettualmente molto più onesti del concetto di “creazione”» (p. 433), che «la “creazione” come piano cosmico è un'idea ormai finita» (p. 433),  che «il concetto di “creazione” è perciò un concetto irreale» (p. 435), che « “creazione” significa “vocazione” per l'uomo: quanto altro viene ancora detto, anche nella stessa Bibbia, non è il messaggio della creazione in quanto tale, bensì la sua formulazione in parte mitologica e apocalittica» (pp. 435-436).

È forse un giudizio troppo severo affermare, dopo queste premesse, che continuare a usare il termine «creazione» equivale a una truffa semantica? La stessa posizione riduzionistica la troviamo, formulata in termini meno perentori, in M. Legrain (a cura di), La foi des catholiques. Catéchèse fondamentale, Le Centurion, Paris 1984. L'opera (736 pagine) dedica al tema della creazione solo cinque pagine, collocate nella terza parte, intitolata «Una umanità secondo il Vangelo» (parte prima: «Una fede viva»; parte seconda: «La rivelazione cristiana»). La creazione viene definita in questi termini: «Così, parlando di Dio come creatore, affermiamo che il senso primo e ultimo della vita si trova in Dio stesso, presente nel più intimo del nostro essere» (p. 356). Anche qui il termine «creazione» perde il suo senso letterale originario. Inoltre, con dei caratteri diversi dal testo corrente, usati di solito per riportare citazioni o testi complementari, vengono presentate in quattro punti le «obiezioni correnti contro la creazione». Ma il lettore normale (tra cui mi annovero) non trova nel testo alcuna risposta, se non che la creazione deve essere interpretata in senso esistenziale. Questa riduzione «esistenziale» del tema della creazione comporta però un’enorme (se non totale) perdita di realtà da parte della fede, il cui Dio non ha più nulla a che fare con la materia. [11]

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