1. Fede nella vita
quotidiana come atteggiamento fondamentale dell’uomo
Ma
qui non vogliamo entrare in questa discussione; molte cose che saranno dette in
queste conversazioni possono essere però una tranquilla risposta alle domande
che ne risultano. Ora ci importa semplicemente di imparare meglio l’atto
fondamentale dell’esistenza cristiana, l’atto della fede. Se ci
mettiamo per questa strada, sorge subito un impedimento. Avvertiamo, per così
dire, una di quelle nostre intime rotture, che bloccano il nostro movimento nel
campo della fede. La domanda è: la fede è un atteggiamento degno di un uomo moderno e maturo?
«Credere» ci appare come
qualcosa di provvisorio, di transeunte, da cui si vorrebbe propriamente uscire,
anche se spesso – appunto come atteggiamento transeunte – è inevitabile:
nessuno può realmente sapere e dominare col proprio sapere tutto ciò su cui si
fonda la nostra vita in una civiltà tecnica. Moltissime cose – la maggior parte – noi dobbiamo
accettarle con fiducia nella «scienza», tanto più che questa fiducia appare
sufficientemente confermata anche per il singolo da un’esperienza comune.
Tutti
noi usiamo dalla mattina alla sera prodotti della tecnica, i cui fondamenti
scientifici ci sono ignoti: la statica del grattacielo chi può calcolarla e
accertarsene? Il funzionamento dell’ascensore? Tutto il campo dell’elettricità
e dell’elettronica di cui ci serviamo? Oppure (ciò che è ancora più grave)
l’affidabilità della composizione di una medicina? Si potrebbe continuare. Noi viviamo di una
rete di non conoscenze, delle quali ci fidiamo a causa delle esperienze
generalmente positive. Noi «crediamo» che tutto ciò sia giusto ed abbiamo con
questa «fede» parte al prodotto del sapere di altri.
Che specie di fede è ora
questa che pratichiamo di solito inconsapevolmente, che anzi è il fondamento
della nostra giornaliera vita comune?
Cerchiamo di non cominciare subito con una definizione, ma restiamo a ciò che
si può stabilire immediatamente.
Due opposti
aspetti di questa specie di «fede» saltano agli occhi.
In primo luogo
possiamo già stabilire che una simile fede è indispensabile [11] per la nostra vita. Ciò vale anzitutto
semplicemente perché nulla più funzionerebbe; ognuno dovrebbe ricominciare da
principio. Ciò vale in profondità anche nel senso che una vita umana diventa impossibile se non si può aver fiducia
dell’altro e degli altri, se non ci si può più affidare alla loro esperienza,
alla loro conoscenza, a quello che ci viene presentato. Questo è uno dei
lati di questa fede, quello positivo.
D’altra parte
essa è naturalmente espressione di un’ignoranza e, in questo senso, un
atteggiamento secondario: sapere sarebbe meglio. I molti possono affidarsi a tutto il meccanismo di un mondo
tecnico soltanto perché alcuni hanno studiato un settore particolare e lo
conoscono. In questo senso c’è il desiderio di passare, per quanto possibile,
dalla fede al sapere, in ogni caso in questo campo, a un sapere giusto e
significativo.
Nonostante siamo ancora
molto lontani dalla zona della religione e ci moviamo nello spazio del dominio
della vita puramente intramondano, quotidiano, abbiamo però guadagnato
intuizioni importanti anche per il fenomeno della fede religiosa e che quindi
vogliamo ancora espressamente precisare.
Dicevamo
che nel quadro
della «fede di ogni giorno» (come la vogliamo chiamare) si devono distinguere
due aspetti: vi appartiene anzitutto il carattere dell’insufficiente, del provvisorio; essa è uno
stadio puramente incipiente del sapere, dal quale si cerca di uscire se
possibile.
Ma
c’è oltre questo qualcosa d’altro: una simile «fede» è fiducia reciproca, partecipazione comune
alla comprensione e al dominio di questo mondo; questo aspetto è in genere
essenziale per la formazione della vita umana. Una società senza fiducia non può
vivere. Le parole pronunciate da Tommaso d’Aquino, a dire il vero
per un altro piano, valgono anche qui: l’incredulità è
essenzialmente contraria alla natura dell’uomo [nota 1]. Così noi vediamo che i
diversi piani non sono del tutto senza rapporto...
Abbiamo
fin qui elaborato una «struttura assiologica» della fede naturale, ossia
cercato e trovato che una simile fede è un va[12]lore certamente
minore rispetto al «sapere», ma fondamentale per l’esistenza umana, un valore
senza cui nessuna società può sussistere.
In
più possiamo ora elencare anche i
singoli elementi che appartengono a questa fede (la «struttura del suo
atto»). Essi sono tre.
Questa fede si
riferisce sempre a qualcuno che «sa»:
presuppone la reale cognizione di persone qualificate e degne di fede.
Vi
si aggiunge, come secondo elemento, la fiducia dei «molti» che nel quotidiano uso delle cose si
basano sulla solidità del sapere che sta dietro.
E infine, come terzo elemento, si deve nominare
una certa
verifica del sapere nell’esperienza di ogni giorno. Che la corrente
elettrica funzioni correttamente io non posso dimostrarlo scientificamente, ma
il quotidiano funzionamento delle mie lampade mi dimostra che io, benché non
sia uno che sa, non agisco tuttavia in una «fede» pura, del tutto priva di
conferme.
[nota 1] S. Theol. II-II q. 10 a. 1 ad 1; cfr. J. Pieper, Lieben, hoffen, glauben, München 1986, pp. 315 e 376.
La Fede è entrata nella mia quotidianità attraverso l'ascolto di persone appartenenti alla Chiesa Cattolica, che Dio mi ha inviato per farmi conoscere la persona presente e viva di Gesù. E' stato quest'incontro intimo con Gesù, che ha cambiato la mia vita, e la fede in Gesù e nelle sue promesse, è nata perchè s'è instaurato un dialogo concreto con lo Spirito Santo nella preghiera giornaliera. Grazie per aver aperto questo blog che ci permette di far luce alla ns debole fede!
RispondiEliminaGrazie a Lei per la sua testimonianza Ignazio!
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